San Severino Boezio
San Severino Boezio Laico · Martire | |
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al secolo Anicio Manlio Torquato | |
Santo | |
Padre della Chiesa | |
Miniatura con San Severino Boezio, tratta da un manoscritto del 1385 | |
Età alla morte | 49 anni |
Nascita | Roma 476 |
Morte | Pavia 23 ottobre 525 |
Ricorrenza | 23 ottobre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 23 ottobre, n. 6:
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San Severino Boezio, al secolo Anicio Manlio Torquato in latino: Anicius Manlius Torquatus Severinus Boethius (Roma, 476; † Pavia, 23 ottobre 525) è stato un filosofo, senatore e martire latino. È uno dei Padri della Chiesa..
Vita
Nacque da famiglia senatoriale. Era coetaneo di san Benedetto e di qualche anno più giovane di Cassiodoro. Rimase orfano nella fanciullezza, fu educato da nobili romani legati al padre per censo, parentela e attività politico-culturali. Trascorse l'adolescenza tra dotti studiosi e senatori, dai quali ancora giovanissimo fu scelto per la declamazione del panegirico a Teodorico nel primo ingresso che costui fece in Senato, a Roma.
Presto fu chiamato a Ravenna come consigliere privato di Teodorico e nel 510 fu acclamato senatore in Roma; ma per aver difeso l'innocenza di un senatore Albino e rivendicato la dignità del Senato, accusato di complotto contro il re barbaro e ariano in favore dell'impero d'oriente, fu sospettato di tradimento e per ordine dello stesso Teodorico imprigionato. Fu chiuso da Eusebio, prefetto di Pavia, nel battistero della vecchia cattedrale in Agro Calventiano allora adibito a carcere, ove morì nel 525, probabilmente decapitato.
Pensiero
Nel campo della filosofia, Boezio oltre a rappresentare l'anello di congiunzione tra la Patristica e la Scolastica, viene anche considerato un pensatore critico che tenta di trasferire il patrimonio della filosofia greca nella lingua e nel pensiero di Roma.
Tradusse in lingua latina e commentò le opere dei pensatori greci, cercando di stabilire un filo logico-critico che in tanta varietà di opinioni, li teneva uniti in forza di quell'unità di base che è costituita dal senso comune e che già era stata intuita da sant'Agostino. Con queste traduzioni Boezio tentò il trapianto della civiltà greca, ormai spenta, nella civiltà latina, per fecondarla con la saggezza di Platone e di Aristotele.
A tale opera, con altrettanta passione, Boezio unisce lo studio critico dei latini, specialmente di Seneca e di Cicerone, mirando anche qui a cogliere l'elemento comune che unisce i geni del pensiero, quale valore costruttivo ed efficace per la conquista e il possesso del vero.
Il suo influsso sui filosofi e teologi dei secoli successivi si deve ai diversi aspetti della sua produzione: egli infatti trasmise al Medioevo il rigore e l'efficacia dialettica della logica aristotelica. In metafisica elaborò alcune definizioni che poi rimasero patrimonio stabile della cultura scolastica (ad esempio, la definizione di "persona", quella di "eternità", e altre ancora) e trasmise alla letteratura cristiana medioevale (come si vede nella Divina Commedia di Dante) la sapienza agostiniana sotto forma allegorica, la filosofia come donna angelica che guida e consola.
Opere
Le prime opere di Boezio furono di matematica; dopo, il suo interesse prevalente fu la logica ; scrisse infine opere teologiche e la celeberrima Consolatio philosophiae.
Boezio tradusse e commentò quasi tutte le opere che compongono l'Organon aristotelico; particolarmente importanti sono i commenti alle Categorie e al libro Sull'interpretazione. Sulla base dell'Isagoge di Porfirio, Boezio impostò in modo definitivo il problema degli universali .
Per quanto riguarda le opere teologiche, il corpus boeziano ne comprende cinque:
- Quomodo Trinitas unus Deus (detto comunemente De Trinitate);
- Ad Iohannem diaconum utrum Pater et Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur (De Trinitate, II);
- Ad eundem quomodo substantiae in eo quod sint, bonae sint, cum non sint substantialia bona (De Trinitate, III: nel Medioevo questo opuscolo fu conosciuto col titolo De hebdomadibus e fu molto studiato e commentato);
- Liber contra Eutychen et Nestorium (De persona et duabus naturis in Christo);
- De fide catholica.
Negli scritti teologici il cristianesimo di Boezio, malgrado le evidenti influenze agostiniane, appare rigidamente e freddamente dialettico, con un disdegno talvolta marcato per la gente incolta e incapace di apprezzare le altezze degli iniziati. Siamo nel pieno dominio della logica e della metafisica. Gli Opuscola furono commentati da molti teologi nell'alto Medioevo, e anche da san Tommaso.
La Consolazione della filosofia (Consolatio philosophiae) è l'ultima del nostro; scritta durante la prigionia, essa è la sintesi piena della sua vita e del suo pensiero. In cinque libri, essa è il suo testamento politico, morale e spirituale. Riafferma, di fronte alla barbarie e all'ingiustizia, la fede nella libertà e nel giusto; armonizza nel suo pensiero Platone, Aristotele, i Neoplatonici e la tradizione latina; fonde filosofia e letteratura; placa la mente e la innalza al cielo. È una delle opere più grandi della spiritualità di ogni tempo, e questo ne spiega la larghissima fama. A Boezio che si lamenta per le tribolazioni appare la filosofia a dimostrargli che quelli terreni non sono veri beni, ma falsi o falsificate immagini del vero bene che è Dio. Qui giunti, si dibatte il grande problema della libertà umana, della prescienza divina e della loro conciliazione.
Fonti | |
- Santi e beati del martirologio del 23 ottobre
- Laici latini
- Laici per nome
- Martiri latini
- Martiri per nome
- Tutti i Santi
- Santi latini
- Santi del V secolo
- Santi del VI secolo
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- San Severino Boezio
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