Apparizione di san Francesco d'Assisi a frate Agostino e al vescovo Guido di Assisi (Giotto)

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Giotto - Legend of St Francis - -21- - Apparition to Fra Agostino and to Bishop Guido of Arezzo.jpg

Giotto di Bondone, Apparizione di san Francesco d'Assisi a frate Agostino e al vescovo Guido di Assisi (1290 - 1295), affresco
Apparizione a frate Agostino ed al Vescovo di Assisi
Opera d'arte
Stato bandiera Italia
Regione Flag of Umbria.svg Umbria
Regione ecclesiastica Umbria
Provincia Perugia
Comune Stemma Assisi
Diocesi Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino
Parrocchia o Ente ecclesiastico Sacro Convento
Ubicazione specifica Basilica di San Francesco, Chiesa superiore, navata, parete meridionale, registro inferiore
Uso liturgico quotidiano
Luogo di provenienza ubicazione originaria
Oggetto dipinto murale
Soggetto Apparizione di san Francesco d'Assisi a frate Agostino e al vescovo Guido di Assisi
Datazione 1290 - 1295 ca.
Ambito culturale
Autore Giotto di Bondone
Materia e tecnica affresco
Misure h. 230, l. 270
Virgolette aperte.png
Il ministro, in Terra di Lavoro, infermo e presso alla fine e già da tempo avendo perduto la loquela, gridò e disse: «Aspettami, padre, vengo teco»; e subito spirato, seguì il Santo padre. Oltre a ciò, essendo il vescovo sopra il monte di San Michele Arcangelo, vide il beato Francesco che gli diceva: «Ecco che salgo in cielo»; e in tale ora fu così trovato.
Virgolette chiuse.png

L’Apparizione di san Francesco d'Assisi a frate Agostino e al vescovo Guido di Assisi è un dipinto murale, eseguito tra il 1290 e il 1295 circa, ad affresco, attribuito a Giotto di Bondone (1267 ca. - 1337), ubicato nella parete meridionale della navata nella Basilica Superiore di San Francesco in Assisi (Perugia).

Il dipinto murale è la ventunesima delle ventotto scene del ciclo che raffigura le Storie di san Francesco d'Assisi.

Descrizione

Soggetto

Particolarmente complessa è l'architettura nella quale è collocata la scena, che presenta tre navate gotiche, entro le quali è collocato il giaciglio di frate Agostino, che si sveglia di soprassalto in preda alla visione.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

Nella Storie di san Francesco d'Assisi, Giotto usa uno schema narrativo ternario, accorpando gli episodi secondo una tematica comune, come le scene di cui fa parte questo dipinto, che affrontano il tema della morte del Santo e della sua analogia con Gesù Cristo, resa esplicita attraverso le stigmate:

Iscrizione

Il dipinto è descritto da un'iscrizione latina (detta titulo), posta sotto la scena, nella quale si legge:[1]

« Il ministro, in Terra di Lavoro, infermo e presso alla fine e già da tempo avendo perduto la loquela, gridò e disse: "Aspettami, padre, vengo teco"; e subito spirato, seguì il Santo padre. Oltre a ciò, essendo il Vescovo sopra il monte di San Michele Arcangelo, vide il beato Francesco che gli diceva: "Ecco che salgo in cielo"; e in tale ora fu così trovato. »

Notizie storico-critiche

L'episodio raffigurato si riferisce ad un avvenimento narrato nella Legenda Maior (XIV,6), che costituiva la biografia ufficiale di san Francesco d'Assisi, scritta tra il 1260 ed il 1263 da san Bonaventura da Bagnoregio.

Note
  1. La traduzione del titulo, qui presentata, è la versione pubblicata da Edi Bacceschi, Giotto. L'opera completa, Editore Rizzoli, 1966, schede 20 - 44, pp. 91 - 94
Bibliografia
  • Pier Maurizio Della Porta et al., Assisi: storia e arte, Minerva Editore, Assisi 1998, p. 76
  • Monica Girardi, Giotto. La fiducia nell'uomo e nella storia, Leonardo Arte Editore, Milano 1999, pp. 42 - 43, ISBN 9788878131101
  • Gianfranco Malafarina, La Basilica di San Francesco ad Assisi, Franco Cosimo Panini Editore, Modena 2005, p. 176, ISBN 9788882907655
  • Bruno Zanardi (a cura di), Giotto e Pietro Cavallini. La questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco, Editore Skira, Milano 2002
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 6 ottobre 2015 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.