Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio (Roma)

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Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Léglise de la Trinità dei Monti (Rome) (5977766836).jpg
Roma, Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio
Altre denominazioni Chiesa della Trinità dei Monti
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio

Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Località
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Piazza Trinità dei Monti, 3
00187 Roma (RM)
Telefono +39 06 6794179
Fax
Posta elettronica secretariat.tdm@emmanuelco.org
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione rettoria
Dedicazione Trinità
Vescovo
Fondatore Carlo VIII di Francia, san Francesco di Paola
Data fondazione 1495
Architetti

Annibale Lippi
Gregorio Caronica
Carlo Maderno
Giacomo Della Porta
Domenico Fontana (scalinata d'accesso)
Bartolomeo Breccioli (ricostruzione del convento nel XVII secolo)
Giuseppe Pannini (restauro interno del XVIII secolo)
François-Charles Mazois (restauro del XIX secolo)

Stile architettonico Gotico, tardobarocco e neoclassico
Inizio della costruzione 1502
Completamento 1816
Distruzione
Soppressione
Ripristino
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Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione 1585
Consacrato da papa Sisto V
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo Santissima Trinità al Monte Pincio (titolo cardinalizio)
Strutture preesistenti Horti Luculliani
Pianta
Tecnica costruttiva
Materiali
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore {{{Nome scopritore}}}
Datazione scavi {{{Datazione scavi}}}
Scavi condotti da {{{Scavi condotti da}}}
Altezza Massima
Larghezza Massima
Lunghezza Massima {{{LunghezzaMassima}}}
Profondità Massima
Diametro Massimo {{{DiametroMassimo}}}
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine {{{Altitudine}}}
Iscrizioni S[anctae] TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA ET P(r)IOR ELE(e)MOSYNIS ADIUTA MINIMORUM SODALITAS STRUXIT AC DD ANNO D(omini) MDLXX
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
41°54′23″N 12°29′01″E / 41.906389, 12.483611 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Chiesa della SS. Trinità
Chiesa della SS. Trinità
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Scheda UNESCO
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La Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio, detta anche Chiesa della Trinità dei Monti, è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Campo Marzio, prospiciente la celebre scalinata di piazza di Spagna: questa è la chiesa nazionale dei francesi.

Storia

Preesistenze romane

Una grandiosa villa sorgeva nel punto dove l'Acqua Vergine usciva dal condotto sotterraneo per attraversare su arcate il Campo Marzio: erano gli Horti Luculliani, una delle più splendide e ricche residenze romane, costruita nel 63 a.C. dal generale Lucio Licinio Lucullo (117 a.C.-56 a.C.), dopo il suo trionfo su Mitridate, del Ponto.[1] Il nucleo centrale occupava il sito dove oggi sorge il complesso monumentale della Santissima Trinità al Monte Pincio.

Dalla fondazione al Cinquecento

La storia della chiesa, un tempo denominata Trinità del Monte (in riferimento al Pincio), ebbe inizio nel 1495, durante il pontificato di Alessandro VI (1492-1503), con l'acquisizione di un terreno da parte del re Carlo VIII di Francia (1470-1498), in memoria della sua entrata in Roma (31 dicembre 1494-6 gennaio 1495) e con la donazione di 347 scudi, affinché san Francesco da Paola (1416-1507) potesse costituirvi un convento per l'Ordine da lui fondato, che secondo l'intenzione del sovrano doveva essere:

(FR) (IT)
« Une fabrique propre à loger commodément six religieux » « Una fabbrica adeguata per ospitare comodamente sei religiosi »

I lavori iniziarono nel 1502, durante il regno del successore Luigi XII (1462-1515) e proseguirono per buona parte del XVI secolo. La prima parte della chiesa fu costruita tra il 1502 e il 1519 in stile gotico, coperta da volte a crociera ogivali e fu realizzata dagli architetti Annibale Lippi e Gregorio Caronica. L'area destinata alla costruzione era tuttavia stretta e angusta, per cui i religiosi avevano a disposizione solo un piccolo convento con oratorio. Per questo in occasione dei lavori di restauro per i danni provocati dal Sacco di Roma del 1527, si rese necessaria la costruzione di un complesso adeguato. Dopo l'acquisizione di una serie di terreni limitrofi, nel 1530 iniziarono i lavori di ristrutturazione e ampliamento. Un grande impulso all'opera fu dato sicuramente dal cardinale Georges D'Armagnac (1501-1585), che a partire dal conclave del 1550 e nel biennio successivo, insieme agli altri cardinali francesi convenuti a Roma fecero costruire a loro spese gran parte del chiostro. I lavori, ultimati nel 1570, consegnarono ai Minimi un convento più grande e una chiesa con una nuova impostazione strutturale, coperta da volta a botte e chiusa da una facciata a due campanili simmetrici, opera di Giacomo della Porta (1532-1602) e Carlo Maderno (1556-1629).

La chiesa, consacrata nel 1585 da papa Sisto V, fu costruita per volontà del re Luigi XII con le pietre provenienti dalla città francese di Narbonne.

Inoltre, lo stesso pontefice nel 1585-1586 incaricò Domenico Fontana (15431607) di aprire una strada che collegasse il Pincio con la Basilica di Santa Maria Maggiore, che dal nome di battesimo del papa, ossia Felice Peretti, fu denominata "strada Felice", oggi suddivisa in via Sistina, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, via Carlo Alberto, via Conte Verde e via di S. Croce in Gerusalemme. Al termine dei lavori, però, il piano stradale era divenuto decisamente inferiore rispetto all'ingresso del complesso per gli sbancamenti effettuati per livellare il tracciato. Per ovviare al problema l'architetto progettò e costruì nel 1587 la scalinata a due rampe convergenti che conduce alla chiesa.

Dal Seicento a oggi

Tra il 1617 e il 1622 il convento venne completamente ricostruito nelle forme attuali dall'architetto Bartolomeo Breccioli (XVII secolo1637). Nel corso del tempo, notevole divenne la fama della comunità religiosa insediatavi per gli studi di carattere scientifico compiuti dai Minimi, che vi allestirono anche una ricca biblioteca nel campo della biologia, matematica, fisica e scienze naturali.

Tutta l'area della Trinità dei Monti fu, a partire dal XVI secolo, un'area d'influenza transalpina; anche la scalinata di Piazza di Spagna, realizzata nel 1723-1726 da Francesco De Sanctis (1679-1731) per volontà di papa Innocenzo III (1721-1724), ma inaugurata nel 1725 dal successore Benedetto XIII (1724-1730), che dava definitiva sistemazione al forte dislivello collegando la piazza spagnola (che deve il nome proprio alla presenza dell'ambasciata iberica) e la chiesa francese venne finanziata con cospicui contributi francesi, per celebrare la pace tra le due grandi nazioni cattoliche.

Nel 1774-1775, l'interno della chiesa fu restaurato da Giuseppe Pannini (1720-1812) in forme tardobarocche e neoclassiche, coprendo in parte le strutture gotiche, ormai visibili solo nel transetto.

Davanti alla Trinità dei Monti, nel 1789, papa Pio VI (1775-1799) fece innalzare dall'architetto Giovanni Antinori (1734-1792) l'Obelisco Sallustiano, proveniente dagli omonimi horti: i geroglifici sono un'imitazione romana di quelli dell'Obelisco Flaminio.

Il 12 febbraio 1798 il complesso venne occupato dalle truppe francesi e subì gravi danni, anche per la confisca delle opere d'arte e del libri della biblioteca. Inoltre, artisti francesi si insediarono negli ambienti conventuali creandovi autentici studi, con la stessa chiesa adibita a galleria. Dopo la caduta di Napoleone, gli artisti furono sfrattati e tutto il complesso fu restaurato nel 1816 dall'architetto François-Charles Mazois (1783-1826) per volere Luigi XVIII, re di Francia, per riparare i danni subiti durante l'occupazione delle truppe napoleoniche.

Nel 1828, poiché il ramo francese del Minimi fu soppresso, il complesso venne affidato, con un accordo tra la Santa Sede e la Francia, alle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù, congregazione fondata da santa Madeleine-Sophie Barat (1779-1865). Nel 2006 la cura passò alle Fraternità Monastiche di Gerusalemme, fondate dal sacerdote Pierre-Marie Delfieux (1934-2013)

Dal luglio 2016, la gestione della Trinità dei Monti è affidata alla Comunità dell'Emmanuele, sorta per opera di Pierre Goursat e Martine Laffitte-Catta.

La chiesa attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Sant'Andrea delle Fratte.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio della Santissima Trinità al Monte Pincio, istituito il 13 aprile 1587 da papa Sisto V: l'attuale titolare è il cardinale Philippe Barbarin.

Descrizione

Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio, pianta
Legenda: 1 - Navata; 2 - Cappella della Madonna Addolorata; 3 - Cappella della Deposizione di Cristo; 4 - Cappella dell'Immacolata Concezione; 5 - Cappella di S. Giuseppe; 6 - Cappella di S. Maria Maddalena; 7 - Cappella del Sacro Cuore di Gesù; 8 - Cappella di Nostra Signora del Cielo; 9 - Presbiterio e coro; 10 - Cappella di S. Michele Arcangelo; 11 - Cappella dell'Ascensione di Gesù; 12 - Cappella della Natività di Gesù; 13 - Cappella della Flagellazione; 14 - Cappella dell'Assunzione di Maria; 15 - Cappella di S. Francesco da Paola; 16 - Cappella di S. Giovanni Battista; 17 - Chiostro

Esterno

Scalinata

Il prospetto frontale è preceduto da una scalinata a due rampe convergenti realizzata nel 1587 da Domenico Fontana: i pilastri posti alle due estremità presentano lo stemma della famiglia Peretti, e, sopra ad altrettanti capitelli antichi, due erme con bassorilievi del XVI secolo), raffiguranti :

Facciata

La facciata, a due campanili simmetrici, completata nel 1584 da Giacomo della Porta, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, partito da lesene doriche, presenta un portale inquadrato da due colonne ioniche che sostengono una trabeazione e un timpano triangolare; il superiore, è aperto finestra termale al centro e concluso da un attico con balaustra.

La cornice marcapiano, che separa i due ordini, reca l'iscrizione dedicatoria:[2]

(LA) (IT)
« S[anctae] TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA ET P(r)IOR ELE(e)MOSYNIS ADIUTA MINIMORUM SODALITAS STRUXIT AC DD ANNO D(omini) MDLXX » « L'Ordine dei Minimi, con la generosità dei re di Francia e prima aiutata dalle elemosine, eresse e dedicò alla Santa Trinità nell'anno del Signore 1570 »

Campanili

I campanili simmetrici con cupolino ottagonale, che si articolano in tre ordini, presentano una cella campanaria aperta su ogni lato da una monofora con balaustra e, al centro, uno l'orologio (a sinistra) e l'altro la meridiana (a destra).

Interno

Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio (interno)

L'interno a navata unica (1) coperta da volta a botte, con sei cappelle per lato, è diviso da una cancellata in ferro battuto che originariamente era collocata all'altezza della crociera, allo scopo di tenere separata la zona della clausura da quella pubblica, mentre oggi, posta all'altezza della quarta campata, separa la parte più antica, coperta da volte a crociera ogivali che conserva elementi della primitiva architettura tardo-gotica nell'arco trionfale, nel presbiterio e nel transetto.

Lato sinistro

Lungo il lato sinistro si aprono sei pregevoli cappelle:

Daniele da Volterra, Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (1545-1547), affresco staccato riportato su tela

Transetto sinistro

Nel transetto sinistro è posta la cappella, dedicata a Nostra Signora del Cielo (8), detta anche Cappella Pucci-Cauco, che presenta uno splendido ciclo di dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1523-1527 da Perin del Vaga per volontà del cardinale Lorenzo Pucci (14581531). Nel 1527 il pittore fuggì dalla città a seguito del Sacco di Roma e la decorazione rimase incompiuta. Nel 1562 il patronato della cappella passò all'arcivescovo di Corfù, Giacomo Cauco (1490 ca. – 1565), che affidò a Taddeo Zuccari la prosecuzione dei lavori pittorici, che alla sua morte nel 1566, fu completata dal fratello Federico Zuccari. All'interno si possono ammirare:

Presbiterio e coro

Nel presbiterio (9), rialzato di alcuni gradini, è ubicata un'interessante mostra d'altare eretta nella seconda metà del XVII secolo su disegno di Jean de Champagne, dietro alla quale, nel coro, è collocata:

Transetto destro

Nel transetto destro è posta la cappella, dedicata a san Michele arcangelo (10), detta anche Cappella Chateauvillain, concessa a Louis de Chateauvillain, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Nel 1739 venne demolita la parete di fondo per costruire una cappella, dedicata a san Francesco di Sales, che comportò purtroppo la perdita del dipinto murale raffigurante la Caduta degli angeli ribelli, ricordato dalle fonti come opera di un collaboratore siciliano di Michelangelo. L'ambiente è decorato da pregevoli dipinti murali, ad affresco, eseguiti tra il secondo e terzo quarto del XVI secolo, attribuiti a Jacopo Siculo, raffiguranti:

Lato destro

Lungo il lato destro si aprono sei pregevoli cappelle:

Ambito umbro-romano, Dottori della Chiesa (primo quarto del XVI secolo), affresco

Convento

A sinistra della chiesa è situato il convento, che tra il 1617 e il 1622 fu completamente ricostruito nelle forme attuali dall'architetto Bartolomeo Breccioli. La struttura che si articola attorno al chiostro ed è costituito da vari ambienti tra i quali si evidenziano:

Chiostro

Il chiostro rettangolare è circondato da portici con arcate a tutto sesto, nove nei lati lunghi e sette nei corti, sorrette da pilastri dorici. Soltanto l’arcata centrale di ogni lato permette l'accesso al cortile interno, dove si trova un pozzo ottagonale; tutte le altre sono invece chiuse alla base da una caratteristica balaustra. Sotto i portici le lunette delle pareti sono decorate con un ciclo di dipinti murali che raffigurano Storie della vita di san Francesco da Paola eseguiti nell'ultimo quarto del XVI secolo dal Cavalier d'Arpino, da Paris Nogari, dal Pomarancio, da Girolamo Massei, Giacomo Semenza e Marco da Faenza, tra i quali si nota:

I corridoi del piano superiore del chiostro furono decorati dagli stessi Minimi con interessanti dipinti murali, ad affresco, a carattere scientifico raffiguranti:

  • Astrolabio che offre allo sguardo una porzione di cielo, quella che si estende dallo zenit di Roma all'orizzonte, rimanendo contenuta tra i punti del Sole che sorge e tramonta.
  • Anamorfosi, ossia opere che offrono due immagini diverse a seconda dei punti di osservazione.

Cappella della Mater Admirabilis

In uno dei corridoi superiori del chiostro è posta la Cappella della Mater Admirabilis, dove è ubicato il dipinto murale raffigurante:

(LA) (IT)
« Mater admirabilis! » « Madre ammirabile! »

Il pontefice ordinò non soltanto che questa opera rimanesse visibile ma autorizzò anche la trasformazione della nicchia in cappella. In breve tempo il dipinto divenne meta di molti pellegrinaggi di fedeli, fra cui anche santa Teresa del Bambino Gesù, anche in concomitanza con il diffondersi di racconti di grazie e di conversioni dovute alla sua intercessione.

Refettorio

Il soffitto del refettorio presenta pregevoli dipinti murali, ad affresco, eseguiti nel 1694 da Andrea Pozzo raffiguranti:

Note
  1. Filippo Coarelli, Roma, col. "Guide Archeologiche", Laterza, Bari, 1989, p. 263, ISBN 9888842016993
  2. In occasione del restauro dell'inizio del XIX secolo l'architetto coprì l'iscrizione originaria, S(ANCTAE) TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA ET P(R)IOR ELE(E)MOSYNIS ADIUTA MINIMORUM SODALITAS STRUXIT AC DD ANNO D(OMINI) MDLXX, ovvero L'Ordine dei Minimi, con la generosità dei Re di Francia e prima aiutata dalle elemosine, eresse e dedicò alla Santa Trinità nell'Anno del Signore 1570, trasformandola in S.TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA LUDOVICUS XVIII RESTITUIT ANNO MDCCCXVI, ovvero Ludovico XVIII (ossia Luigi XVIII) restituì alla Santa Trinità con la generosità dei Re di Francia nell'anno 1816: in pratica la costruzione del complesso non risultava più opera dei Minimi grazie alla "munificentia" del re di Francia, ma veniva evidenziata solo la generosità dei sovrani transalpini, in particolare di Luigi XVIII. L'epigrafe sarà poi riportata alla dizione originale pochi decenni dopo, in occasione del restauro del 1871, come tuttora si vede.
  3. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.05.2020
  4. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  5. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  6. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  7. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  8. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  9. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  10. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  11. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  12. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  13. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  14. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  15. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  16. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  17. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  18. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  19. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  20. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  21. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  22. Ibidem . URL consultato il 24.05.2020
  23. Ibidem . URL consultato il 25.05.2020
  24. Ibidem . URL consultato il 25.05.2020
  25. Ibidem . URL consultato il 25.05.2020
  26. Ibidem . URL consultato il 25.05.2020
  27. Ibidem . URL consultato il 25.05.2020
  28. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  29. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  30. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  31. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  32. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  33. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  34. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  35. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  36. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  37. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  38. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  39. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  40. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  41. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  42. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  43. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  44. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  45. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  46. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  47. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  48. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  49. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  50. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  51. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  52. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  53. Ibidem . URL consultato il 26.05.2020
  54. Ibidem . URL consultato il 27.05.2020
Bibliografia
  • Colette Di Matteo, Sebastiano Roberto (a cura di), La chiesa e il convento della Trinità dei Monti: ricerche, nuove letture, restauri, De Luca, Roma, 2016, ISBN 9788865573044
  • Luigi Salerno, Chiesa e convento della Santissima Trinità dei Monti in Roma, Il Resto del Carlino, Bologna, 1968
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, p. 130
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 362-365, ISBN 9788854188358
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 371-372, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 20 maggio 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.