Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio (Roma)
Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio | |
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Roma, Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio | |
Altre denominazioni | Chiesa della Trinità dei Monti |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza Trinità dei Monti, 3 00187 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 6794179 |
Posta elettronica | secretariat.tdm@emmanuelco.org |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | Trinità |
Fondatore | Carlo VIII di Francia, san Francesco di Paola |
Data fondazione | 1495 |
Architetti |
Annibale Lippi |
Stile architettonico | Gotico, tardobarocco e neoclassico |
Inizio della costruzione | 1502 |
Completamento | 1816 |
Data di consacrazione | 1585 |
Consacrato da | papa Sisto V |
Titolo | Santissima Trinità al Monte Pincio (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Horti Luculliani |
Iscrizioni | S[anctae] TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA ET P(r)IOR ELE(e)MOSYNIS ADIUTA MINIMORUM SODALITAS STRUXIT AC DD ANNO D(omini) MDLXX |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa della Santissima Trinità al Monte Pincio, detta anche Chiesa della Trinità dei Monti, è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Campo Marzio, prospiciente la celebre scalinata di piazza di Spagna: questa è la chiesa nazionale dei francesi.
Storia
Preesistenze romane
Una grandiosa villa sorgeva nel punto dove l'Acqua Vergine usciva dal condotto sotterraneo per attraversare su arcate il Campo Marzio: erano gli Horti Luculliani, una delle più splendide e ricche residenze romane, costruita nel 63 a.C. dal generale Lucio Licinio Lucullo (117 a.C.-56 a.C.), dopo il suo trionfo su Mitridate, del Ponto.[1] Il nucleo centrale occupava il sito dove oggi sorge il complesso monumentale della Santissima Trinità al Monte Pincio.
Dalla fondazione al Cinquecento
La storia della chiesa, un tempo denominata Trinità del Monte (in riferimento al Pincio), ebbe inizio nel 1495, durante il pontificato di Alessandro VI (1492-1503), con l'acquisizione di un terreno da parte del re Carlo VIII di Francia (1470-1498), in memoria della sua entrata in Roma (31 dicembre 1494-6 gennaio 1495) e con la donazione di 347 scudi, affinché san Francesco da Paola (1416-1507) potesse costituirvi un convento per l'Ordine da lui fondato, che secondo l'intenzione del sovrano doveva essere:
(FR) | (IT) | ||||
« | Une fabrique propre à loger commodément six religieux » | « | Una fabbrica adeguata per ospitare comodamente sei religiosi » |
I lavori iniziarono nel 1502, durante il regno del successore Luigi XII (1462-1515) e proseguirono per buona parte del XVI secolo. La prima parte della chiesa fu costruita tra il 1502 e il 1519 in stile gotico, coperta da volte a crociera ogivali e fu realizzata dagli architetti Annibale Lippi e Gregorio Caronica. L'area destinata alla costruzione era tuttavia stretta e angusta, per cui i religiosi avevano a disposizione solo un piccolo convento con oratorio. Per questo in occasione dei lavori di restauro per i danni provocati dal Sacco di Roma del 1527, si rese necessaria la costruzione di un complesso adeguato. Dopo l'acquisizione di una serie di terreni limitrofi, nel 1530 iniziarono i lavori di ristrutturazione e ampliamento. Un grande impulso all'opera fu dato sicuramente dal cardinale Georges D'Armagnac (1501-1585), che a partire dal conclave del 1550 e nel biennio successivo, insieme agli altri cardinali francesi convenuti a Roma fecero costruire a loro spese gran parte del chiostro. I lavori, ultimati nel 1570, consegnarono ai Minimi un convento più grande e una chiesa con una nuova impostazione strutturale, coperta da volta a botte e chiusa da una facciata a due campanili simmetrici, opera di Giacomo della Porta (1532-1602) e Carlo Maderno (1556-1629).
La chiesa, consacrata nel 1585 da papa Sisto V, fu costruita per volontà del re Luigi XII con le pietre provenienti dalla città francese di Narbonne.
Inoltre, lo stesso pontefice nel 1585-1586 incaricò Domenico Fontana (1543–1607) di aprire una strada che collegasse il Pincio con la Basilica di Santa Maria Maggiore, che dal nome di battesimo del papa, ossia Felice Peretti, fu denominata "strada Felice", oggi suddivisa in via Sistina, via delle Quattro Fontane, via Agostino Depretis, via Carlo Alberto, via Conte Verde e via di S. Croce in Gerusalemme. Al termine dei lavori, però, il piano stradale era divenuto decisamente inferiore rispetto all'ingresso del complesso per gli sbancamenti effettuati per livellare il tracciato. Per ovviare al problema l'architetto progettò e costruì nel 1587 la scalinata a due rampe convergenti che conduce alla chiesa.
Dal Seicento a oggi
Tra il 1617 e il 1622 il convento venne completamente ricostruito nelle forme attuali dall'architetto Bartolomeo Breccioli (XVII secolo–1637). Nel corso del tempo, notevole divenne la fama della comunità religiosa insediatavi per gli studi di carattere scientifico compiuti dai Minimi, che vi allestirono anche una ricca biblioteca nel campo della biologia, matematica, fisica e scienze naturali.
Tutta l'area della Trinità dei Monti fu, a partire dal XVI secolo, un'area d'influenza transalpina; anche la scalinata di Piazza di Spagna, realizzata nel 1723-1726 da Francesco De Sanctis (1679-1731) per volontà di papa Innocenzo III (1721-1724), ma inaugurata nel 1725 dal successore Benedetto XIII (1724-1730), che dava definitiva sistemazione al forte dislivello collegando la piazza spagnola (che deve il nome proprio alla presenza dell'ambasciata iberica) e la chiesa francese venne finanziata con cospicui contributi francesi, per celebrare la pace tra le due grandi nazioni cattoliche.
Nel 1774-1775, l'interno della chiesa fu restaurato da Giuseppe Pannini (1720-1812) in forme tardobarocche e neoclassiche, coprendo in parte le strutture gotiche, ormai visibili solo nel transetto.
Davanti alla Trinità dei Monti, nel 1789, papa Pio VI (1775-1799) fece innalzare dall'architetto Giovanni Antinori (1734-1792) l'Obelisco Sallustiano, proveniente dagli omonimi horti: i geroglifici sono un'imitazione romana di quelli dell'Obelisco Flaminio.
Il 12 febbraio 1798 il complesso venne occupato dalle truppe francesi e subì gravi danni, anche per la confisca delle opere d'arte e del libri della biblioteca. Inoltre, artisti francesi si insediarono negli ambienti conventuali creandovi autentici studi, con la stessa chiesa adibita a galleria. Dopo la caduta di Napoleone, gli artisti furono sfrattati e tutto il complesso fu restaurato nel 1816 dall'architetto François-Charles Mazois (1783-1826) per volere Luigi XVIII, re di Francia, per riparare i danni subiti durante l'occupazione delle truppe napoleoniche.
Nel 1828, poiché il ramo francese del Minimi fu soppresso, il complesso venne affidato, con un accordo tra la Santa Sede e la Francia, alle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù, congregazione fondata da santa Madeleine-Sophie Barat (1779-1865). Nel 2006 la cura passò alle Fraternità Monastiche di Gerusalemme, fondate dal sacerdote Pierre-Marie Delfieux (1934-2013)
Dal luglio 2016, la gestione della Trinità dei Monti è affidata alla Comunità dell'Emmanuele, sorta per opera di Pierre Goursat e Martine Laffitte-Catta.
La chiesa attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Sant'Andrea delle Fratte.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio della Santissima Trinità al Monte Pincio, istituito il 13 aprile 1587 da papa Sisto V: l'attuale titolare è il cardinale Philippe Barbarin.
Descrizione
Esterno
Scalinata
Il prospetto frontale è preceduto da una scalinata a due rampe convergenti realizzata nel 1587 da Domenico Fontana: i pilastri posti alle due estremità presentano lo stemma della famiglia Peretti, e, sopra ad altrettanti capitelli antichi, due erme con bassorilievi del XVI secolo), raffiguranti :
- a sinistra, San Luigi IX di Francia: la figura fu scolpita in onore di Luigi XII.
- a destra, San Francesco da Paola.
Facciata
La facciata, a due campanili simmetrici, completata nel 1584 da Giacomo della Porta, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, partito da lesene doriche, presenta un portale inquadrato da due colonne ioniche che sostengono una trabeazione e un timpano triangolare; il superiore, è aperto finestra termale al centro e concluso da un attico con balaustra.
La cornice marcapiano, che separa i due ordini, reca l'iscrizione dedicatoria:[2]
(LA) | (IT) | ||||
« | S[anctae] TRINITATI REGUM GALLIAE MUNIFICENTIA ET P(r)IOR ELE(e)MOSYNIS ADIUTA MINIMORUM SODALITAS STRUXIT AC DD ANNO D(omini) MDLXX » | « | L'Ordine dei Minimi, con la generosità dei re di Francia e prima aiutata dalle elemosine, eresse e dedicò alla Santa Trinità nell'anno del Signore 1570 » |
Campanili
I campanili simmetrici con cupolino ottagonale, che si articolano in tre ordini, presentano una cella campanaria aperta su ogni lato da una monofora con balaustra e, al centro, uno l'orologio (a sinistra) e l'altro la meridiana (a destra).
Interno
L'interno a navata unica (1) coperta da volta a botte, con sei cappelle per lato, è diviso da una cancellata in ferro battuto che originariamente era collocata all'altezza della crociera, allo scopo di tenere separata la zona della clausura da quella pubblica, mentre oggi, posta all'altezza della quarta campata, separa la parte più antica, coperta da volte a crociera ogivali che conserva elementi della primitiva architettura tardo-gotica nell'arco trionfale, nel presbiterio e nel transetto.
Lato sinistro
Lungo il lato sinistro si aprono sei pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata alla Madonna addolorata (2), detta anche Cappella Borghese, costruita intorno al 1570 e concessa nel 1574 a Marcantonio Borghese (1504-1574), all'epoca legale del convento e padre del futuro papa Paolo V, si conservano:
- all'altare, Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (metà del XIX secolo), in gesso: l'opera è una copia del coevo gruppo scultureo, in marmo, eseguito da Wilhelm Achtermann, collocato nella Cattedrale di San Paolo a Münster (Germania), andato distrutto durante la Seconda guerra mondiale.
- ai lati dell'altare, San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena (1590 ca.), affreschi di Cesare Nebbia.[3][4]
- sulla volta, Lavanda dei piedi, Ultima Cena, Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani, Cattura di Gesù Cristo e Gesù Cristo davanti ad Erode Antipa (1590 ca.), affreschi di Cesare Nebbia.[5]
- sulle lunette, Flagellazione di Gesù Cristo, Gesù Cristo incontra santa Veronica e Sibille (1590 ca.), affreschi di Cesare Nebbia.[6][7][8]
- nella seconda cappella, dedicata alla Deposizione di Gesù Cristo (3), detta anche Cappella Aldobrandini o Bonfil, si possono ammirare:
- all'altare, pala con Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (1545-1547), affresco staccato trasportato su tela, di Daniele da Volterra:[9] il dipinto murale, uno dei più importanti capolavori dell'allievo di Michelangelo, era originariamente ubicato nella Cappella Orsini.
- sulla volta, Quattro evangelisti (1571-1577), affresco di Cesare Arbasia e Pablo de Céspedes.[10]
- sulle lunette, Storie della vita di Maria Vergine e Putti (1571-1577), affreschi di Cesare Arbasia e Pablo de Céspedes.[11] [12]
- alle pareti laterali, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre e Natività di Gesù (1571-1577), affreschi di Cesare Arbasia e Pablo de Céspedes.[13][14]
- nella terza cappella, dedicata all'Immacolata Concezione (4), detta anche Cappella Orsini, che presentava una splendido apparato decorativo eseguito da Daniele da Volterra nel 1545, andato perduto durante l'occupazione francese, si nota:
- all'altare, pala con Immacolata Concezione (1830), olio su tela di Filippo Veit.
- alle pareti laterali, Annunciazione e Visitazione (1830), affreschi di Joseph Ernst Tunner.
- nella quarta cappella, dedicata a san Giuseppe (5), detta anche Cappella Cardelli, è collocato:
- all'altare, San Michele arcangelo sconfigge satana (1758), olio su tela di Domenico Corvi.
- nella quinta cappella, dedicata a santa Maria Maddalena (6), detta anche Cappella Massimo, era ubicato uno straordinario apparato decorativo eseguito da Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e Perin del Vaga, ma dopo il crollo della volta nel 1837 i dipinti murali vennero staccati e oggi sono dispersi in vari musei europei. All'interno oggi è collocato:
- all'altare, San Michele arcangelo (1758), olio su tela di Domenico Corvi.
- nella sesta cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù (7), detta anche Cappella Turchi, costruita nel 1532, si conservano:
- sulla volta e nelle lunette, Storie della vita dei santi Gioacchino e Anna e Storie della vita di Maria Vergine (metà del XVI secolo), affreschi, attribuiti a Michele Grechi.[15][16]
- alle pareti laterali, Vergini sagge e vergini stolte e Ritorno del figliol prodigo (1858), affreschi di Alexander Maximilian Seitz.
Transetto sinistro
Nel transetto sinistro è posta la cappella, dedicata a Nostra Signora del Cielo (8), detta anche Cappella Pucci-Cauco, che presenta uno splendido ciclo di dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1523-1527 da Perin del Vaga per volontà del cardinale Lorenzo Pucci (1458–1531). Nel 1527 il pittore fuggì dalla città a seguito del Sacco di Roma e la decorazione rimase incompiuta. Nel 1562 il patronato della cappella passò all'arcivescovo di Corfù, Giacomo Cauco (1490 ca. – 1565), che affidò a Taddeo Zuccari la prosecuzione dei lavori pittorici, che alla sua morte nel 1566, fu completata dal fratello Federico Zuccari. All'interno si possono ammirare:
- sulla volta, Storie della vita di Adamo ed Eva e Storie della vita di Maria Vergine (1523-1527), di Perin del Vaga.[17]
- nella lunetta sopra l'altare, Visitazione (1523-1527), di Perin del Vaga.
- nella lunetta destra, Visione di Ottaviano Augusto (1564-1589), dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari.[18]
- all'altare, Assunzione di Maria (1564-1589), dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari.[19]
- alla parete sinistra, Gesù Cristo in pietà sorretto da Dio Padre e angeli con simboli della Passione (1564-1589), di Federico Zuccari.[20]
- alla parete destra, Transito della Madonna (1564-1589), dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari.[21]
Presbiterio e coro
Nel presbiterio (9), rialzato di alcuni gradini, è ubicata un'interessante mostra d'altare eretta nella seconda metà del XVII secolo su disegno di Jean de Champagne, dietro alla quale, nel coro, è collocata:
- pala con Crocifissione di Gesù Cristo (1590 ca.), olio su tela di Cesare Nebbia:[22] l'opera era originariamente collocata sull'altare della Cappella Borghese.
Transetto destro
Nel transetto destro è posta la cappella, dedicata a san Michele arcangelo (10), detta anche Cappella Chateauvillain, concessa a Louis de Chateauvillain, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Nel 1739 venne demolita la parete di fondo per costruire una cappella, dedicata a san Francesco di Sales, che comportò purtroppo la perdita del dipinto murale raffigurante la Caduta degli angeli ribelli, ricordato dalle fonti come opera di un collaboratore siciliano di Michelangelo. L'ambiente è decorato da pregevoli dipinti murali, ad affresco, eseguiti tra il secondo e terzo quarto del XVI secolo, attribuiti a Jacopo Siculo, raffiguranti:
- sulla volta, Sibille e profeti;[23]
- nelle lunette, Storie della fondazione del Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano;[24][25]
- parete sinistra, Annunciazione;[26]
- parete destra, San Michele arcangelo appare a Castel Sant'Angelo.[27]
Lato destro
Lungo il lato destro si aprono sei pregevoli cappelle:
- nella prima cappella (16), dedicata a san Giovanni Battista, detta anche Cappella Altoviti, realizzata nel 1570 dall'architetto Giovanni Antonio Dosio, ha un apparato decorativo con Storie della vita di san Giovanni Battista, eseguite nel 1577-1580 da Giovanni Battista Naldini, raffiguranti:
- all'altare, pala con Battesimo di Gesù Cristo, tavola;[28]
- ai lati dell'altare, Zaccaria e Isaia, affreschi;[29][30]
- sulla volta, Visitazione, Nascita di san Giovanni Battista, San Giovanni Battista si ritira nel deserto, San Giovanni Battista predica nel deserto, affreschi;[31]
- nelle lunette, San Giovanni Battista in prigione e Decapitazione di san Giovanni Battista, affreschi;[32][33]
- alla parete sinistra, Danza di Salome, affresco.[34]
- nella seconda cappella, dedicata a san Francesco da Paola (15), detta anche Cappella Simonetta, eretta nel 1521 ma che attualmente ha un aspetto ottocentesco, si nota:
- all'altare, San Francesco da Paola (XIX secolo), tavola di ambito romano: l'opera venne realizzata utilizzando le tavole che, secondo la tradizione, costituirono il giaciglio del santo.
- nella terza cappella, dedicata all'Assunzione di Maria (14), costruita nel 1548 per volontà di Lucrezia della Rovere e decorata con uno splendido ciclo di dipinti murali ad affresco, eseguiti nel 1548-1552, raffiguranti:
- all'altare, Assunzione di Maria (1550-1552) di Daniele da Volterra;[35]
- sulla volta, Incontro di sant'Anna e san Gioacchino alla Porta Aurea, Incoronazione di Maria Vergine, Riposo nella fuga in Egitto (1548-1550) di Pellegrino Tibaldi e Marco da Siena;[36]
- nel sottarco, Davide decapita Golia, Emblemi di casa Della Rovere, Creazione di Eva, Giuditta decapita Oloferne (1548-1550) di Pellegrino Tibaldi e Marco da Siena;[37]
- nella lunetta della parete di fondo, Annunciazione (1548-1550) di Daniele da Volterra;[38]
- nella lunetta sinistra, Presentazione di Gesù al Tempio (1548-1550) di Giovanni Paolo Rossetti;[39]
- nella lunetta destra, Nascita di Maria Vergine (1548-1550) di Gaspar Becerra;[40]
- alla parete sinistra, Strage degli innocenti (1550-1552) di Michele Alberti;[41]
- alla parete destra, Presentazione di Maria Vergine al Tempio (1550-1552) di Daniele da Volterra;[42]
- nella quarta cappella, dedicata alla Flagellazione di Gesù Cristo (13), detta anche Cappella Orsini, acquistata nel 1537 da Cecilia Caetani Orsini e decorata con pregevoli dipinti murali ad affresco, eseguiti nel 1570-1580 da Paris Nogari, raffiguranti:
- sulla volta, Storie della Passione di Gesù Cristo;[43]
- nella lunetta sinistra, Flagellazione di Gesù Cristo;[44]
- nella lunetta destra, Salita di Gesù Cristo al monte Calvario.[45]
- nella quinta cappella, dedicata alla Natività di Gesù (12), detta anche Cappella Marciac, eretta nel 1534 si conservano:
- all'altare, Natività di Gesù con san Pietro, san Paolo e il committente Pierre Marciac (metà del XVI secolo), affresco, attribuito a Pietro Negroni.
- sulla volta, Geremia, Isaia, Davide, Daniele (XVI secolo), affresco di ambito romano.[46]
- alla parete sinistra, Circoncisione di Gesù (1540-1560), affresco di Michele Grechi.[47]
- alla parete destra, Adorazione dei Magi (metà del XVI secolo), affresco di ambito romano.
- nella sesta cappella, dedicata all'Ascensione di Gesù (11), detta anche Cappella Guerreri, concessa nel 1513 a Melchiorre Guerrieri (1468–1525), custode della Cancelleria Apostolica, decorata da un interessante ciclo di dipinti murali ad affresco con Storie della vita di Gesù Cristo eseguiti nel primo quarto del XVI secolo da un pittore di ambito umbro-romano, raffiguranti:
- all'altare, Ascensione di Gesù Cristo;[48]
- sulla volta, Dottori della Chiesa;[49]
- nella lunette, Annunciazione, Natività di Gesù, Adorazione dei Magi, Storie della Passione di Gesù Cristo, Motivi decorativi vegetali e grottesca;[50][51][52]
- alla parete sinistra, Risurrezione di Gesù Cristo;[53]
- alla parete destra, Pentecoste.
Convento
A sinistra della chiesa è situato il convento, che tra il 1617 e il 1622 fu completamente ricostruito nelle forme attuali dall'architetto Bartolomeo Breccioli. La struttura che si articola attorno al chiostro ed è costituito da vari ambienti tra i quali si evidenziano:
- chiostro,
- refettorio,
- cappella della Mater Admirabilis.
Chiostro
Il chiostro rettangolare è circondato da portici con arcate a tutto sesto, nove nei lati lunghi e sette nei corti, sorrette da pilastri dorici. Soltanto l’arcata centrale di ogni lato permette l'accesso al cortile interno, dove si trova un pozzo ottagonale; tutte le altre sono invece chiuse alla base da una caratteristica balaustra. Sotto i portici le lunette delle pareti sono decorate con un ciclo di dipinti murali che raffigurano Storie della vita di san Francesco da Paola eseguiti nell'ultimo quarto del XVI secolo dal Cavalier d'Arpino, da Paris Nogari, dal Pomarancio, da Girolamo Massei, Giacomo Semenza e Marco da Faenza, tra i quali si nota:
- Canonizzazione di san Francesco da Paola (1584 - 1585), affresco di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino.[54]
I corridoi del piano superiore del chiostro furono decorati dagli stessi Minimi con interessanti dipinti murali, ad affresco, a carattere scientifico raffiguranti:
- Astrolabio che offre allo sguardo una porzione di cielo, quella che si estende dallo zenit di Roma all'orizzonte, rimanendo contenuta tra i punti del Sole che sorge e tramonta.
- Anamorfosi, ossia opere che offrono due immagini diverse a seconda dei punti di osservazione.
Cappella della Mater Admirabilis
In uno dei corridoi superiori del chiostro è posta la Cappella della Mater Admirabilis, dove è ubicato il dipinto murale raffigurante:
- entro nicchia, Maria Vergine adolescente detto anche Mater Admirabilis (1844), affresco di Pauline Perdrau: l'opera, che raffigura una giovanissima Maria con accanto un fuso mentre è assorta in preghiera nel Tempio di Gerusalemme, venne fatta coprire con un telo dalla Madre Superiora delle Suore del Sacro Cuore di Gesù perché riteneva che i colori fossero troppo brillanti. Il 20 ottobre 1846 Pio IX (1846-1878), in visita al convento, incuriosito chiese di vedere cosa vi si nascondesse, il quale vedendo il dipinto ne rimase affascinato tanto da esclamare:
(LA) | (IT) | ||||
« | Mater admirabilis! » | « | Madre ammirabile! » |
Il pontefice ordinò non soltanto che questa opera rimanesse visibile ma autorizzò anche la trasformazione della nicchia in cappella. In breve tempo il dipinto divenne meta di molti pellegrinaggi di fedeli, fra cui anche santa Teresa del Bambino Gesù, anche in concomitanza con il diffondersi di racconti di grazie e di conversioni dovute alla sua intercessione.
Refettorio
Il soffitto del refettorio presenta pregevoli dipinti murali, ad affresco, eseguiti nel 1694 da Andrea Pozzo raffiguranti:
- Gloria della Trinità e santi.
- San Francesco da Paola e san Francesco di Sales in gloria.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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