Santa Gemma Galgani

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Santa Gemma Galgani
Vergine · Mistica
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al secolo
battezzata
Santa
Vergine
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 25 anni
Nascita Borgo Nuovo di Camigliano - Lucca
12 marzo 1878
Morte Lucca
11 aprile 1903
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Extra Santa Gemma Galgani
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 14 maggio 1933, da Pio XI
Canonizzazione 2 maggio 1940, da Pio XII
Ricorrenza 11 aprile
Altre ricorrenze
Santuario principale Monastero-Santuario di Santa Gemma, Lucca
Attributi Abito e segni Passionisti, giglio.
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di Movimento Laicale Passionista, paracadutisti, farmacisti della diocesi di Lucca
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
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Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 11 aprile, n. 11:
« A Lucca, santa Gemma Galgani, vergine, che, insigne nella contemplazione della Passione del Signore e nella paziente sopportazione dei dolori, a venticinque anni nel Sabato Santo concluse la sua angelica esistenza. »

Santa Gemma Galgani (Borgo Nuovo di Camigliano - Lucca, 12 marzo 1878; † Lucca, 11 aprile 1903) è stata una mistica e vergine italiana. La prima santa stigmatizzata del XX secolo.

Pur non facendone parte dal punto di vista giuridico, appartiene alla Famiglia spirituale Passionista che comprende la Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti), le Monache Passioniste di clausura, Congregazioni di Suore di varie epoche, nazioni e denominazioni, Istituti secolari e Movimenti laicali.

Biografia

La famiglia Galgani

Gemma è nata martedì 12 marzo 1878 dal dottore farmacista Enrico Galgani, nativo di Porcari e da Aurelia Landi originaria di San Gennaro, della provincia di Lucca. Quinta di otto figli venne battezzata il giorno seguente nella parrocchia di San Michele a Camigliano, diocesi di Lucca. Al nome di Gemma, praticamente sconosciuto nelle consuetudini onomastiche della lucchesia, il padrino, lo zio Maurizio, fece aggiungere i nomi di Umberta e Pia. Il parroco della vicina Gragnano, don Olivo Dinelli, ebbe a dire: "Le gemme sono in paradiso. Speriamo che anche questa bambina sia una Gemma di paradiso". Profezia che divenne realtà. Diverso tempo dopo la nascita della "maggiorina" (la prima figlia femmina) i Galgani si trasferirono a Lucca. Enrico cercava una migliore sistemazione per la famiglia che cresceva; Aurelia cominciava ad avere gravi problemi di salute (tisi tubercolare) che ben presto la porteranno alla tomba ad appena 39 anni, quando Gemma ne aveva appena sette. Durante il rito della confermazione, ricevuto da Gemma il 26 maggio 1885 nella chiesa di San Michele in Foro, una arcana voce le chiese se voleva darle "volentieri" la mamma. Gemma, nella sua Autobiografia, scritta diversi anni dopo, dirà che fu "costretta a rispondere di sì". Mamma Aurelia morirà nel settembre dello stesso anno.

Il periodo formativo, difficoltà economiche, lutti

Dopo aver frequentato l'asilo-scuola delle sorelle Vallini in piazza San Francesco a Lucca, Gemma iniziò la frequenza delle scuole elementari-medie presso le Suore Oblate dello Spirito Santo (comunemente dette Istituto di Santa Zita o Zitine) fondate qualche anno prima dalla beata Elena Guerra (Lucca, 23 giugno 1835 - 11 aprile 1914).

Il 19 giugno 1887 ricevette la prima comunione nella parrocchia di san Frediano, dopo essere stata adeguatamente preparata dalle suore e da monsignor Giovanni Volpi, che sarà sempre il suo confessore e direttore spirituale. Questo prelato sarà nominato, qualche anno dopo, vescovo ausiliare di Lucca e in seguito vescovo di Arezzo.

Interrotti gli studi presso le Zitine per ragioni di salute e per scarsa disponibilità economica della famiglia, Gemma frequentò le scuole notturne della Dottrina Cristiana, molto incoraggiate dall'arcivescovo Nicola Ghilardi; in esse eccelse riportandone premi e apprezzamenti dalla madrina contessa Guinigi.

Dopo la morte della mamma, altri gravi lutti si susseguirono nella famiglia Galgani. Nel 1894 morì, a soli diciotto anni, il fratello Gino che studiava da seminarista. Gemma sentì profondamente questo vuoto affettivo e spirituale lasciatole dal fratello da cui si riprese a fatica, ispirata anche dalla voce dell'angelo che la esortava a essere davvero sposa di un Re Crocifisso. Aiutò la famiglia nell'asilo tenuto dalle sorelle Baccheretti (tra piazza Scarpellini e Corte Compagni) e anche nella scuola di taglio delle signorine Sbaraglia in via Nuova. Nel 1896 per una incidentale carie ossea al piede destro ne subì il raschiamento senza anestesia. Il coraggio della ragazza stupì i chirurghi. Nel Natale di quest'anno emise il voto di castità.

Nel novembre 1897 si spense anche il papà Enrico per un cancro alla gola a soli 57 anni di età. Egli lasciava la famiglia in un gravissimo frangente finanziario, tanto grave che i figli e le sorelle dello scomparso vennero cacciati di casa e costretti e dormire sul lastrico. Nei primi tempi furono aiutati dalla generosità di buone persone e la disponibilità di vari parenti.

Gemma venne accolta dalla zia paterna Carolina Galgani, sposata Lencioni, che aveva casa e negozio a Camaiore, a pochi km da Lucca. Si prestò nel negozio di chincaglierie degli zii, senza mai rallentare la propria vita di preghiera e di frequenza dei sacramenti,specialmente nella vicina e solitaria Badia di San Pietro. Diversi ragazzi non restarono insensibili alla sua virginea bellezza; anche la zia Carolina desiderava vederla accasata. Avrebbe così risolto tutti i suoi problemi. Gemma, però, preferì troncare questi progetti e queste richieste inopportune e tornò alla miseria di Lucca, in via del Biscione, dove si erano trasferiti i fratelli con le sorelle e le due zie paterne (Elena ed Elisa).

La lunga malattia mortale

La permanenza a Camaiore si prolungò per vari mesi tra l'inverno e la primavera del 1897 - 1898. Nell'ultimo periodo nella cittadina rivierasca Gemma avvertì già i primi sintomi della malattia che si aggraverà molto presto, con varie patologie (osteite alle vertebre lombari e otite mastoidea). Fu costretta a rimanere a letto semiparalizzata per lunghi mesi.I medici che si avvicendarono al suo capezzale cercarono di risolvere le sue patologie secondo i metodi empirici dell'epoca. Veniva amorevolmente assistita dalle zie, dalle Suore Ministre degli Infermi di San Camillo (dette anche Barbantine, dal nome della loro Fondatrice la beata Maria Domenica Brun Barbantini). Monsignor Volpi e altri ecclesiastici la confortavano e animavano nei suoi dolori. L'8 dicembre 1898 emise il voto di verginità.

Da persone amiche e devote le venne data da leggere la biografia di san Gabriele dell'Addolorata (ancora venerabile) imprestata dalla signora Cecilia Giannini. Dopo aver ricevuto il viatico, le apparve il giovane passionista che la chiamò con affetto "sorella mia!". Ispirata da Gabriele la giovane invocò la allora beata Santa Margherita Maria Alacoque Il 2 marzo 1899, dopo la novena rivolta alla beata delle Visitandine, guarì istantaneamente. Per tutta Lucca Gemma divenne "la ragazzina del miracolo".

La grazia grandissima: le stimmate

Il periodo susseguente alla guarigione miracolosa si contraddistinse per una sempre più profonda immersione nella contemplazione di Gesù Crocifisso. Sentì di voler essere sola e tutta di Gesù. Cercò di farsi religiosa claustrale ma per varie ragioni, soprattutto per il grave stato di deperimento da cui si era appena ripresa e la grave indigenza economica che le impediva di formarsi la dote necessaria al suo ingresso in una monastero di clausura, questo suo ardente desiderio venne sempre frustrato. A nulla valsero anche le rassicurazioni celesti che la volevano monaca.

Furono mesi di profonda vita mistica. L'8 giugno 1899 (era l'ottava del Corpus Domini e vigilia della festa del Sacro Cuore di Gesù) riceve la "grandissima grazia" delle stimmate, in via del Biscione. L'arcano fenomeno, come verrà definito da Pio XII nella bolla di canonizzazione, si ripeterà periodicamente ogni giovedì dalle ore 20 alle 15 del venerdì successivo. Le stimmate, comunque, si manifesteranno quasi tutti i giorni negli anni 1901- 1902, sia di giorno che di notte.

L'incontro con i passionisti e l'ospitalità dai Giannini

Altra foto della santa

La ragazza non ebbe il coraggio di manifestare le stimmate al suo confessore, monsignor Giovanni Volpi; faceva fatica a celarle anche ai suoi famigliari che non apprezzavano per nulla la sua vita di devozione. Gemma frequentava volentieri il monastero della Visitandine, situato in via Elisa, nel quale sperava di poter entrare. Al termine del mese del Sacro Cuore venne a sapere che nella cattedrale di san Martino si tenevano le missioni popolari predicate dai Passionisti in preparazione all'anno giubilare del 1900.

Entrò in duomo e riconobbe nell'abito i religiosi confratelli di san Gabriele dell'Addolorata. Una locuzione interiore la spinse finalmente ad aprirsi con uno di loro, padre Gaetano Guidi. Questi le credette e la mise in contatto con Cecilia Giannini, donna pia, nubile, che viveva con la famiglia del fratello, Matteo, farmacista, il quale aveva casa in via del Seminario, dietro il duomo. La frequentazione con i Giannini si intensificò finché Gemma venne accolta come ospite fissa, anzi come una figlia, della pur numerosa famiglia.

I dubbi del prelato e le rassicurazioni di padre Germano

Finalmente Gemma riuscì a parlare delle stimmate anche con monsignor Volpi. Questi, però, molto perplesso, volle sottoporre a esame medico la giovane mentre era in estasi dolorosa con le stimmate e altri segni cruenti della Passione, sanguinanti. Il dottor Pietro Pfanner. che accompagnava il prelato, diede parere negativo del fenomeno quando al tocco di una pezzuola inumidita scomparvero immediatamente. Seguirono mesi di perplessità e di angoscia. In visione, Gemma vide verso la fine dell'anno un sacerdote passionista piuttosto anziano, con i capelli bianchi, che pregava in una chiesa. Gesù le disse che quella persona avrebbe conosciuto in lei le meraviglie della sua grazia. Era il padre Germano Ruoppolo, postulatore generale dei Passionisti, grande studioso di mistica.

La giovane gli scrisse molte lettere a iniziare dal mese di gennaio 1900. Iniziava così uno degli epistolari più ricchi e interessanti della storia della mistica cattolica. Germano giunse a Lucca solo nel settembre dello stesso anno. Sottopose la giovane a vari esami per smascherare qualsiasi tentativo di simulazione o di protagonismo, anche inconsapevoli. Alla fine si convinse della assoluta integrità morale della giovane e della sua cristallina vita interiore, totalmente aperta all'influsso del soprannaturale, della Grazia. Sempre Germano cercò di rassicurare monsignor Volpi della sincerità ed equilibrio della giovane mistica. Suggestionato anche da alcuni ecclesiastici, prevenuti contro la giovane, forte anche del parere negativo del dottor Pfanner, il prelato non sciolse mai in modo chiaro i suoi dubbi e le sue perplessità. Ciò fu origine di un amaro conflitto attorno alla giovane stigmatizzata che non si risolse mai compiutamente. Solo molti anni dopo, in occasione dei processi di canonizzazione, il vescovo ammise di essere stato troppo dubbioso e che davvero la Galgani era "un' anima privilegiata".

I colloqui estatici e le vessazioni diaboliche

La relativa tranquillità di casa Giannini permetteva a Gemma di potersi dedicare quasi del tutto esclusivamente alla preghiera. Spesso era colta da estasi, durante le quali colloquiava con celesti interlocutori. A sua insaputa i Giannini, Cecilia, oppure Eufemia o Annetta, trascrivevano come meglio potevano quanto la mistica diceva in questi colloqui. Essi ci sono stati conservati e formano, insieme con l'epistolario, il Diario e l'Autobiografia, i testi fondamentali per conoscere la sua profonda e straordinaria vita mistica, tutta conformata a Cristo crocifisso. In questi colloqui estatici, come pure dall'epistolario e da serie testimonianze si viene a sapere anche delle vessazioni diaboliche che la tormentarono per anni, fino alla fine della sua breve esistenza. L'Autobiografia, addirittura, scomparve dal tiretto dove era stata chiusa a chiave; quando ricomparve era tutta affumicata e come ustionata in alcune sue parti si conserva presso la Casa generalizia dei Passionisti a Roma.

Gli ultimi mesi e la morte: 11 aprile 1903

Il 1902 fu un annus horribilis per la famiglia Galgani. In pochi mesi morirono la zia Elena, poi il fratello Tonino e infine la sorellina Giulia, tutti colpiti dalla stessa malattia che aveva portato alla tomba mamma Aurelia. Anche Gemma cominciò a manifestare i segni di etisia anche se i medici non ne erano del tutto certi. Per sicurezza, a salvaguardia della salute dei bambini più piccoli dei Giannini, Gemma fu trasferita, nel gennaio 1903, in un appartamentino al secondo piano di via della Rosa, strada parallela a via del Seminario. In questi ultimi mesi di vita Gemma sperimentò fino in fondo la derelizione e l'abbandono del Calvario. Morì placidamente, assistita da vari sacerdoti, dalla zia superstite, Elisa e da quasi tutta la famiglia Giannini alle 13.45 del sabato santo, 11 aprile 1903. Come si usava nella liturgia dell'epoca, già le campane avevano annunziato la risurrezione di Cristo.

La salma fu trasportata nel cimitero comunale di Sant'Anna nel pomeriggio di Pasqua. Quindici giorni dopo, padre Germano chiese e ottenne di far fare l'autopsia del corpo della giovane. Venne trovato il sangue ancora vivo e fluido. Il cuore, fresco, leggermente schiacciato ai lati, fu espiantato e portato a Roma dal padre Germano stesso. Ora si trova nel santuario della santa a Madrid, esposto alla venerazione dei fedeli.

Il culto

I resti mortali della santa furono posti in venerazione nel santuario di Lucca, fuori Porta Elisa. Iniziato nel 1935 fu terminato nel 1953, cinquantesimo della sua morte. Ha la caratteristica di essere un santuario-monastero. Esso è infatti circondato dagli edifici monastici delle claustrali passioniste che ne curano il culto e ne diffondono la devozione. Le monache passioniste con le quali Gemma desiderava essere aggregata, giunsero a Lucca il 16 marzo 1905. Dopo alcune sistemazioni provvisorie si stabilirono fuori Porta Elisa nel 1922, nella zona detta dell'Arancio, dove costruirono un piccolo oratorio che accolse l'urna della santa fino alla sistemazione definitiva del santuario.

Altri santuari a lei dedicati si trovano a Madrid (dove si venera il suo cuore) e a Barcellona. Oltre la Spagna, dove la santa è particolarmente invocata,centri di culto a lei dedicati si trovano in America Latina, specialmente a Montevideo (Uruguay), Medellin (Colombia), Guayaquil (Ecuador), Vistamar (Puerto Rico), Santiago (Cile), nonché in Perù, Argentina e Venezuela. In Africa la devozione a santa Gemma è presente a Lodja, nella Repubblica del Congo (ex-Zaire) e in Tanzania. Nel santuario dell'Immacolata Concezione a Washington vi è un suo ritratto voluto dalle Donne Cattoliche, perché modello di santità in famiglia. Gemma fu particolarmente invocata dai missionari passionisti in Cina (provincia dello Hunan) dal 1922 alla fine degli anni '50 del '900, tramite la Lega Santa Gemma per le missioni costituita tra i laici collaboratori dei missionari.

È la patrona del Movimento Laicale Passionista; dei paracadutisti e dei farmacisti di Lucca.

La sua memoria liturgica è celebrata il 16 maggio.

I processi di canonizzazione

Quattro anni dopo la morte di Gemma, apparve la prima biografia, scritta da padre Germano. Ebbe un successo immediato e clamoroso (cinque edizioni in due anni, per 23.000 copie, per un totale, nel 1913, di 52.000 copie). Si stamparono più di 8.000 copie delle Lettere ed estasi. Oltre un milione di immaginette diffusero in tutto il mondo il vero volto della stimmatizzata lucchese. I processi Ordinari per la canonizzazione si aprirono a Lucca il 3 ottobre 1907. Ebbero un difficile "iter" per via dei fenomeni mistici straordinari e per gli scritti della giovane che traboccavano di soprannaturale. I Passionisti presero a cuore la causa di Gemma, riuscendo a dimostrare che nella storia dell'agiografia vi erano stati casi analoghi al suo. I processi vennero ripresi e trasferiti a Pisa il 20 gennaio 1922 fino alla conclusione. La beatificazione fu celebrata il 14 maggio 1933 da Pio XI, dopo un supplemento di indagine teologica seguito direttamente dal papa. Il 2 maggio 1940 il nuovo papa, Pio XII, la canonizzava dichiarandola 'stella del suo pontificato'.

I miracoli per la beatificazione e la canonizzazione

Nel caso di santa Gemma Galgani, la Chiesa ha riconosciuto e approvato quattro miracoli di guarigione, attribuiti alla sua intercessione, due per la beatificazione e due per la canonizzazione.

Il primo miracolo approvato per la beatificazione riguarda Maria Menicucci, nata nel 1849 in provincia di Viterbo: a trentacinque anni fu colpita da una grave forma di artro-sinovite traumatica e i medici pensavano di amputarle la gamba. Si recò allora a Lucca, accompagnata da una parente che aveva deciso di entrare nel locale convento delle Passioniste. Dopo aver ricevuto una reliquia di Gemma e averla posta sul ginocchio malato, la sera stessa, iniziata una novena, improvvisamente guarì.

La seconda guarigione riguarda un sacerdote di Caprarola (Viterbo), don Ulisse Fabrizi: a settantasei anni era affetto da una grave ulcera varicosa. La sera del 26 novembre 1919 pregò Gemma e la mattina dopo si svegliò perfettamente guarito: la piaga era scomparsa e la pelle era ritornata "sana e rosea".

Il primo miracolo approvato per la canonizzazione avvenne il giorno stesso della beatificazione di Gemma: il 14 maggio 1933 Elisa Scarpelli, una bambina di Lappano, in provincia di Cosenza, affetta da lupus vulgaris al volto, aggravato da un'adenite ulcerosa, dopo aver invocato la beata Gemma e aver posto una sua immagine sulla guancia malata, guarì improvvisamente, scoprendosi allo specchio la pelle del viso intatta.

Il secondo miracolo avvenne due anni dopo, sempre a Lappano: uno zio di Elisa, Natale Scarpelli, affetto da un'ulcera varicosa resistente a ogni cura, a causa della quale aveva perso il lavoro, la sera del 30 maggio 1935 pregò Gemma insieme alla famiglia Scarpelli, mentre la gamba fu benedetta con una reliquia della beata. La mattina dopo, al risveglio, scoprì di essere guarito e, due giorni dopo, riprese il lavoro[1].

Il "caso Gemma" e san Pio da Pietrelcina

Santuario convento Santa Gemma Galgani - Lucca

Le stimmate di Gemma furono per il suo direttore spirituale un cruccio e causa di grandi perplessità. Il giudizio formulato dal dottor Pietro Pfanner l'8 settembre 1899 di "isterismo" pesò come un macigno nelle considerazioni successive sulla personalità della santa. Questo giudizio, formulato in modo affrettato e superficiale, fu l'origine di una vera e propria leggenda nera nei confronti dell'equilibrio della giovane stigmatizzata lucchese che si trascina tuttora. Eminenti teologi, psicologi e psichiatri, come Cornelio Fabro, Domenico Mucci, Giuseppe Esposito, Silvana Consiglio, Paolo Marianeschi, Vittorino Andreoli e altri,per citare solo i più recenti, si sono divisi nella valutazione del "caso Gemma"[2].

Un riferimento a parte merita la singolare colleganza della giovane stimmatizzata lucchese con san Pio da Pietrelcina. Il santo del Gargano conobbe molto presto gli scritti di Gemma, tanto da usarne gli stessi concetti e la stessa fraseologia per spiegare al suo direttore spirituale i fenomeni mistici straordinari, specialmente quelli passiopatici, che sperimentava nella sua persona. In questo caso non si può parlare di plagio, più o meno consapevole, ma di profonda consonanza mistica, riespressa con linguaggio analogo.

Un altro riferimento che non può essere trascurato, di questo straordinario collegamento dei due santi stimmatizzati, è dato dalla loro specifica missione nella Chiesa.

Gli stigmatizzati, riconosciuti come autentici dal magistero ecclesiastico, hanno svolto una specifica missione nella Chiesa del loro tempo che si prolunga anche dopo la loro morte. Gemma fu chiamata dal Signore a offrire sé stessa per la conversione dei peccatori e la santificazione del clero. Come segno e centro di irradiazione di questa offerta doveva essere costruito il monastero delle passioniste in Lucca. Questo desiderio si poté realizzare solo dopo la sua morte. San Pio da Pietrelcina svolse la duplice missione di stigmatizzato con la costituzione del Gruppi di preghiera e con la erezione dell'Ospedale Casa sollievo della sofferenza[3], accanto al suo convento e al santuario che ora ne custodisce le spoglie. Gli stigmatizzati non vanno visti solo come immagini stampate di Gesù Crocifisso, per citare una espressione di Paolo VI usata nei confronti di Padre Pio da Pietrelcina, ma possono essere compresi in modo adeguato solo se inseriti nel contesto della missione della Chiesa secondo i suoi molteplici aspetti che si riducono, in fondo, nella pratica delle opere di misericordia e nella preghiera di intercessione.[4]

Opere

  • Lettere e scritti personali e lettere a lei o in riferimento a lei (a cura di Fabiano Giorgini), San Gabriele edizioni, San Gabriele (TE), 2004;
  • Sola con Gesù solo. Colloqui estatici della stimmatizzata di Lucca,(a cura di Tito Paolo Zecca) San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2003.
Note
  1. Piero Vigorelli, Miracoli, Edizioni Piemme, 2004, pp.58-61
  2. Vedi specialmente il volume Mistica,salvezza e redenzione nell'esperienza di Gemma Galgani, a cura di P. CIARDELLA, Città Nuova, Roma 2005
  3. http://www.operapadrepio.it/
  4. Vedi Luca Lucchini, Nella comunione dei santi. Santa Gemma Galgani a San Pio da Pietralcina, Libreria Editrice Vaticana, 2005.
Bibliografia
  • François-Marie Lethel, Tito Zecca, Fabiano Giorgini, Una grazia grandissima. Le stigmate di santa Gemma Galgani, Lucca 2000
  • Piero Ciardella (a cura di), Mistica, salvezza e redenzione nell'esperienza di Gemma Galgani, Città Nuova, Roma, 2005, Atti del convegno di Lucca del 19-21 febbraio 2004
  • Piero Ciardella (a cura di), Identità femminile e testimonianza del Vangelo a Lucca tra Ottocento e Novecento: Maria Domenica Brun Barbantini, Elena Guerra e Gemma Galgani, Lucca 2004
  • P. Germano di San Stanislao, Santa Gemma Galgani, Passionisti, Roma 1992 (biografia fondamentale)
  • Jean-François Villepelée, La follia della croce. Gemma Galgani, Città Nuova, Roma 1983
  • Tito Paolo Zecca, Santa Gemma Galgani, San Paolo, Cinisello B. (MI) 2003
  • Tito Paolo Zecca, Gli angeli nella vita e negli scritti di Gemma Galgani, Paoline Ed., Milano 2005
  • Tito Paolo Zecca, Meditiamo 15 giorni con Gemma Galgani, Paoline Ed., Milano 2005
  • Enrico Zoffoli, La povera Gemma, Roma 1957 (studi fondamentali)
  • Cornelio Fabro, Gemma Galgani: Testimone del soprannaturale, CIPI, Roma, s.d. (studio filosofico-teologico del "caso Gemma")
Voci correlate
Collegamenti esterni