Evangelii Gaudium

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Evangelii Gaudium
Esortazione apostolica di Francesco
I di questo papa
StemmaPapaFrancesco 18-03-2013.jpg
Data 24 novembre 2013
(I di pontificato)
Traduzione del titolo La gioia del Vangelo
Argomenti trattati sull'annuncio del vangelo nel mondo attuale
Esortazione apostolica successiva Amoris Laetitia

(IT) Testo integrale sul sito della Santa Sede.
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Tutte le Esortazioni apostoliche

Virgolette aperte.png
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.

Non lasciamoci rubare la gioia dell'evangelizzazione!

Virgolette chiuse.png
(Evangelii Gaudium, n. 1, 83)
Lo schema

La Gioia del Vangelo (1)

I. Gioia che si rinnova e si comunica (2-8)
II. La dolce e confortante gioia di evangelizzare (9-13)
Un'eterna novità (11-13)
III. La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede (14-18)
Proposta e limiti di questa Esortazione (16-18)

Capitolo primo
La trasformazione missionaria della Chiesa

I. Una Chiesa in uscita (20-24)
Prendere l'iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare (24)
II. Pastorale in conversione (25-33)
Un improrogabile rinnovamento ecclesiale (27-33)
III. Dal cuore del Vangelo (34-39)
IV. La missione che si incarna nei limiti umani (40-45)
V. Una madre dal cuore aperto (46-49)

Capitolo secondo
Nella crisi dell'impegno comunitario

I. Alcune sfide del mondo attuale (52-75)
No a un'economia dell'esclusione (53-54)
No alla nuova idolatria del denaro (55-56)
No a un denaro che governa invece di servire (57-58)
No all'iniquità che genera violenza (59-60)
Alcune sfide culturali (61-67)
Sfide dell'inculturazione della fede (68-70)
Sfide delle culture urbane (71-75)
II. Tentazioni degli operatori pastorali (76-109)
Sì alla sfida di una spiritualità missionaria (78-80)
No all'accidia egoista (81-83)
No al pessimismo sterile (84-86)
Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo (87-92)
No alla mondanità spirituale (93-97)
No alla guerra tra di noi (98-101)
Altre sfide ecclesiali (102-109)

Capitolo terzo
L'annuncio del vangelo

I. Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo (111-134)
Un popolo per tutti (112-114)
Un popolo dai molti volti (115-118)
Tutti siamo discepoli missionari (119-121)
La forza evangelizzatrice della pietà popolare (122-126)
Da persona a persona (127-129)
Carismi al servizio della comunione evangelizzatrice (130-131)
Cultura, pensiero ed educazione (132-134)
II. L'omelia (135-144)
Il contesto liturgico (137-138)
La conversazione di una madre (139-141)
Parole che fanno ardere i cuori (142-144)
III. La preparazione della predicazione (145-159)
Il culto della verità (146-148)
La personalizzazione della Parola (149-151)
La lettura spirituale (152-153)
In ascolto del popolo (154-155)
Strumenti pedagogici (156-159)
IV. Un'evangelizzazione per l'approfondimento del kerygma (160-175)
Una catechesi kerygmatica e mistagogica (163-168)
L'accompagnamento personale dei processi di crescita (169-173)
Circa la Parola di Dio (174-175)

Capitolo quarto
La dimensione sociale dell'evangelizzazione

I. Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygma (177-185)
Confessione della fede e impegno sociale (178-179)
Il Regno che ci chiama (180-181)
L'insegnamento della Chiesa sulle questioni sociali (182-185)
II. L'inclusione sociale dei poveri (186-216)
Uniti a Dio ascoltiamo un grido (187-192)
Fedeltà al Vangelo per non correre invano (193-196)
Il posto privilegiato dei poveri nel Popolo di Dio (197-201)
Economia e distribuzione delle entrate (202-208)
Avere cura della fragilità (209-216)
III. Il bene comune e la pace sociale (217-237)
Il tempo è superiore allo spazio (222-225)
L'unità prevale sul conflitto (226-230)
La realtà è più importante dell'idea (231-233)
Il tutto è superiore alla parte (234-237)
IV. Il dialogo sociale come contributo per la pace (238-258)
Il dialogo tra la fede, la ragione e le scienze (242-243)
Il dialogo ecumenico (244-246)
Le relazioni con l'Ebraismo (247-249)
Il dialogo interreligioso (250-254)
Il dialogo sociale in un contesto di libertà religiosa (255-258)

Capitolo quinto
Evangelizzatori con spirito

I. Motivazioni per un rinnovato impulso missionario (262-283)
L'incontro personale con l'amore di Gesù che ci salva (264-267)
Il piacere spirituale di essere popolo (268-274)
L'azione misteriosa del Risorto e del suo Spirito (275-280)
La forza missionaria dell'intercessione (281-283)
II. Maria, la Madre dell'evangelizzazione (284-288)
Il dono di Gesù al suo popolo (285-286)
La Stella della nuova evangelizzazione (287-288)

La Evangelii Gaudium (latino, "La gioia del Vangelo") è la prima esortazione apostolica di papa Francesco, da lui elaborata a partire dalle propositiones ("proposte") formulate dai vescovi nel Sinodo tenutosi in Vaticano nei giorni 7-28 ottobre 2012 (XIII Assemblea Generale Ordinaria) sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.

Il documento è un annuncio di gioia che il papa fa ai cristiani discepoli e missionari e a tutta l'umanità. Il centro del documento è il tema della missionarietà, a tutto campo.[1] Ciò che colpisce fin dalle prime pagine è la presentazione gioiosa del Vangelo[2] che si esprime tra l'altro con la ripetizione della parola "gioia" per ben 59 volte nel corso del testo.

Fonti

Il testo scaturisce senz'altro dall'esperienza del Sinodo dei Vescovi del 2012, alle cui propositiones il papa fa continuamento riferimento: sono ventisette le citazioni di esse.

Le propositiones del Sinodo sono però state rielaborate dal papa in maniera personale, e di fatto il testo "va oltre l'esperienza del Sinodo. Il Papa imprime in queste pagine non solo la sua esperienza pastorale precedente, ma soprattutto il suo richiamo a cogliere il momento di grazia che la Chiesa sta vivendo per intraprendere con fede, convinzione, ed entusiasmo la nuova tappa del cammino di evangelizzazione"[3].

L'esortazione si sviluppa in un solido quadro dottrinale, fondato sui riferimenti biblici e magisteriali. Sono frequenti i rimandi ai padri della Chiesa: tra gli altri sant'Ireneo, sant'Ambrogio e sant'Agostino; non mancano i riferimenti ai maestri medioevali: il beato Isacco della Stella, san Tommaso d'Aquino e Tommaso da Kempis; tra i teologi moderni sono citati il beato John Henry Newman, Henri de Lubac e Romano Guardini, nonché altri scrittori, tra cui Georges Bernanos.

Ne è uscito un documento programmatico ed esortativo, che prolunga gli analoghi insegnamenti precedenti: anzitutto dell'Evangelii Nuntiandi di Paolo VI (1975), citata tredici volte; sono poi presenti riferimenti a Christifideles Laici, Familiaris Consortio, Pastores Dabo Vobis, Ecclesia in Africa, Ecclesia in Asia, Ecclesia in Oceania, Ecclesia in America, Ecclesia in Medio Oriente, Ecclesia in Europa, Verbum Domini.

Si registra poi l'attenzione ai pronunciamenti degli episcopati latinoamericani, come ai documenti di Puebla e di Aparecida; a quello dei patriarchi cattolici del Medio Oriente nella XVI assemblea sinodale; a quelli delle Conferenze Episcopali di India, Stati Uniti d'America, Francia, Brasile, Filippine e Congo.

Articolazione

L'esortazione apostolica si articola sulla tensione tra universale e particolare; essa segna tutta la trama dell'Esortazione Apostolica[3]:

  • da una parte il Papa si rivolge alle Chiese particolari perché, tenendo presenti le sfide e le opportunità del proprio contesto culturale, sviluppino gli aspetti peculiari della nuova evangelizzazione nei loro Paesi;
  • dall'altra traccia un denominatore comune perché l'impegno di evangelizzazione sia un cammino partecipato, condiviso e mai isolato.

Nei cinque capitoli dell'esortazione il papa delinea sette punti focali, che costituiscono le colonne fondanti della sua visione per la nuova evangelizzazione (n. 17):

Le varie tematiche sono mantenute insieme dall'annuncio dell'amore misericordioso di Dio che va incontro a ogni persona per manifestare il cuore della sua rivelazione: la vita di ogni persona acquista senso nell'incontro con Gesù Cristo e nella gioia di condividere questa esperienza di amore con gli altri (n. 8).

Sintesi

Il documento inizia invitando a vivere una nuova tappa evangelizzatrice marcata dalla gioia (n. 1). Il consumismo genera tristezza individualistica (n. 2); l'incontro personale con Gesù Cristo, che accoglie e perdona con misericordia, è la fonte della gioia (n. 3). La Sacra Scrittura invita alla gioia, ed essa è connessa all'esperienza dell'incontro con Gesù; perché allora "non entrare anche noi in questo fiume di gioia?" (n. 6). La società tecnologica non può darla, al più può dare il piacere.

L'impegno evangelizzatore porta con sé una "dolce e confortante gioia" (titoletto al n. 9); l'impegno evangelizzatore è il "vero dinamismo della realizzazione personale" (n. 9). Ma l'opera dell'evangelizzazione è anzitutto opera di Dio, e Gesù è il "primo e più grande evangelizzatore" (n. 12).

Rifacendosi alle propositiones del Sinodo dei Vescovi del 2012 sulla nuova evangelizzazione, papa Francesco mette a fuoco che la nuova evangelizzazione si realizza fondamentalmente in tre ambiti (n. 14):

  • la pastorale ordinaria, orientata alla crescita dei credenti;
  • l'impegno perché le "persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo [..] vivano una conversione che restituisca loro la gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo";
  • "la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato".

In effetti "l'annunzio a coloro che stanno lontani da Cristo [..] è il compito primo della Chiesa" (n. 15).

Primo capitolo

Questo capitolo si sviluppa alla luce della riforma in chiave missionaria della Chiesa, chiamata a uscire da se stessa per incontrare gli altri: è la "dinamica dell'esodo e del dono dell'uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre" (n. 21). La Chiesa che deve fare sua "l'intimità di Gesù che è un'intimità itinerante" (n. 23). Il Papa indugia in espressioni a effetto e crea neologismi[4] per far cogliere la natura dell'azione evangelizzatrice: essa ripercorre le orme stesse di Cristo (cfr. 1Pt 2,21 ), e questo le dà la certezza del cammino da compiere.

La Chiesa sa che deve "andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un inesauribile desiderio di offrire misericordia" (n. 24). Perché questo avvenga, Papa Francesco ripropone con forza la richiesta della "conversione pastorale": passare da una visione burocratica, statica e amministrativa della pastorale a una prospettiva missionaria, a una pastorale in stato permanente di evangelizzazione (n. 25).

Come, infatti, ci sono strutture che facilitano e sostengono la pastorale missionaria, purtroppo "ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore" (n. 26). La presenza di prassi pastorali stantie e rancide obbliga, quindi, all'audacia, di essere creativi, per ripensare l'evangelizzazione. In questo senso il Papa afferma che "un'individuazione dei fini senza un'adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia" (n. 33).

È necessario, pertanto, "concentrarsi sull'essenziale" (n. 35) e sapere che solo una dimensione sistematica, cioè unitaria, progressiva e proporzionata della fede può essere di vero aiuto. Ciò comporta per la Chiesa la capacità di evidenziare la "gerarchia delle verità" e il suo adeguato riferimento con il cuore del Vangelo (nn. 37-39). Ciò evita di cadere nel pericolo di una presentazione della fede fatta solo alla luce di alcune questioni morali, come se queste prescindessero dal loro rapporto con la centralità dell'amore. Fuori da questa prospettiva, "l'edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo è il nostro peggior pericolo" (n. 39). C'è un forte richiamo, quindi, perché si giunga a un sano equilibrio tra il contenuto della fede e il linguaggio che lo esprime. Può accadere, a volte, che la rigidità con cui si intende conservare la precisione del linguaggio, vada a danno del contenuto, compromettendo la visione genuina della fede (n. 41).

Un passaggio certamente importante, in questo capitolo, è il n. 32, dove Papa Francesco mostra l'urgenza di portare a termine alcune prospettive indicate dal Concilio Vaticano II. In particolare il compito dell'esercizio del Primato del Successore di Pietro, e delle Conferenze episcopali. Già Giovanni Paolo II nella Ut Unum Sint, aveva avanzato una richiesta di aiuto per comprendere meglio i compiti del Papa nel dialogo ecumenico. Papa Francesco riprende la stessa richiesta, e vede che una più coerente forma di aiuto potrebbe giungere se si sviluppasse ulteriormente lo statuto delle Conferenze episcopali.

Il cuore del Vangelo "si incarna nei limiti del linguaggio umano" (nn. 38-45). La dottrina, cioè, si inserisce nella "gabbia del linguaggio"[5]: ciò comporta l'esigenza di un reale discernimento tra la povertà e i limiti del linguaggio con la ricchezza, spesso ancora sconosciuta, del contenuto di fede. Il pericolo che la Chiesa possa a volte non considerare questa dinamica è reale; può succedere, quindi, che su alcune posizioni vi sia un arroccamento ingiustificato con il rischio di sclerotizzare il messaggio evangelico senza percepirne più la dinamica propria dello sviluppo.

Secondo capitolo

Il secondo capitolo analizza le sfide del mondo contemporaneo e le tentazioni che minano la nuova evangelizzazione.

Il papa ribadisce la necessità di recuperare la propria identità senza complessi di inferiorità che portino a "occultare la propria identità e le convinzioni", "che finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri e per avere quello che gli altri possiedono" (n. 79). Ciò fa cadere i cristiani in un "relativismo ancora più pericoloso di quello dottrinale" (n. 80), perché intacca direttamente lo stile di vita dei credenti. Questo può portare a una pastorale dove al primo posto viene messa l'iniziativa e non la persona. Le sfide nell'evangelizzazione dovrebbero essere accolte più come una chance per crescere, che non come un motivo per cadere in depressione. Bando quindi al "senso della sconfitta" (n. 85). È necessario recuperare il rapporto interpersonale perché abbia il primato sulla tecnologia dell'incontro (n. 88). Tra le sfide da affrontare è necessario cogliere quelle che hanno una valenza più diretta nella vita:

  • il senso di "quotidiana precarietà, con conseguenze funeste";
  • le varie forme di "disparità sociale";
  • il "feticismo del denaro e la dittatura di un'economia senza volto";
  • la "esasperazione del consumo" e il "consumismo sfrenato".

In tutto ciò si è dinanzi a una "globalizzazione dell'indifferenza" e a un "disprezzo beffardo" nei confronti dell'etica, con un permanente tentativo di emarginare ogni richiamo critico nei confronti del predominio del mercato che con la sua teoria della "ricaduta favorevole" illude sulla reale possibilità di andare a favore dei poveri (cfr. nn. 52-64). Se la Chiesa oggi appare ancora fortemente credibile in tanti Paesi del mondo, anche là dove è minoranza, questo è dovuto alla sua opera di carità e solidarietà (n. 65).

Nell'evangelizzazione per il nostro tempo, e soprattutto dinanzi alle sfide delle grandi "culture urbane" (n. 71), i cristiani sono invitati a fuggire da due espressioni che ne minano la natura stessa, e che Papa Francesco definisce "mondanità" (n. 93). Esse sono:

  • il "fascino dello gnosticismo", cioè una fede rinchiusa in se stessa, nelle sue certezze dottrinali, e che fa delle proprie esperienze il criterio di verità per il giudizio degli altri;
  • il "neopelagianesino autoreferenziale e prometeico" di quanti ritengono che la grazia sia solo un accessorio mentre ciò che crea progresso è solo il proprio impegno e le proprie forze".

Tutto questo contraddice l'evangelizzazione e crea una sorta di "elitarismo narcisista" che deve essere evitato (n. 94). Si tratta di scegliere se si vuole essere "generali di eserciti sconfitti" oppure "semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere". Il rischio di una "Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali" (n. 96), non è nascosto ma reale. Occorre, quindi, non soccombere a queste tentazioni, ma offrire la testimonianza della comunione (n. 99). A partire da questa considerazione, Papa Francesco espone l'esigenza della promozione del laicato e della donna, e dell'impegno per le vocazioni, evitando la mentalità del potere, e facendo crescere quella del servizio per la costruzione unitaria della Chiesa (nn. 102-108).

Terzo capitolo

L'evangelizzazione è un compito di tutto il popolo di Dio, nessuno escluso; essa non è riservata né può essere delegata a un gruppo particolare: tutti i battezzati vi sono direttamente coinvolti.

Chiedendosi come essa si può sviluppare e quali tappe ne esprimono il progresso, il papa evidenzia anzitutto il "primato della grazia" che opera instancabilmente nella vita ogni evangelizzatore (n. 112). Sviluppa, inoltre, il tema del grande ruolo svolto dalle varie culture nel loro processo di inculturazione del Vangelo, e addita il rischio di cadere nella "vanitosa sacralizzazione della propria cultura" (n. 117). Indica poi il percorso fondamentale della nuova evangelizzazione nell'incontro interpersonale (nn. 127-129) e nella testimonianza di vita (n. 121). Insiste, infine, perché si valorizzi la pietà popolare, perché essa esprime la fede genuina di tante persone che in questo modo danno vera testimonianza dell'incontro semplice con l'amore di Dio (nn. 122-126).

Da ultimo, il Papa invita i teologi a studiare le mediazioni necessarie per giungere alla valorizzazione delle varie forme di evangelizzazione (n. 133), mentre si sofferma più a lungo sul tema dell'omelia come forma privilegiata dell'evangelizzazione; l'omelia richiede una autentica passione e amore per la Parola di Dio e per il popolo che ci è affidato (nn. 135-158).

Quarto capitolo

Il quarto capitolo è dedicato alla dimensione sociale dell'evangelizzazione: "se questa dimensione non viene debitamente esplicitata, si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice" (n. 176). È il grande tema del legame tra l'annuncio del Vangelo e la promozione della vita umana in tutte le sue espressioni. La promozione integrale di ogni persona impedisce di rinchiudere la religione come un fatto privato senza alcuna incidenza nella vita sociale e pubblica. Una "fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo" (n. 183). Due grandi tematiche appartengono a questa sezione dell'esortazione: "l'inclusione sociale dei poveri", e "la pace e il dialogo sociale".

L'inclusione sociale dei poveri

La Chiesa impegnata nella nuova evangelizzazione sente come propria missione quella di "collaborare per risolvere le cause strumentali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri", come pure quella di "gesti semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete" che ogni giorno sono dinanzi ai nostri occhi (n. 188).

Il papa invita a riconoscere la "forza salvifica" che i poveri possiedono, e che deve essere posta al centro della vita della Chiesa con la nuova evangelizzazione (n. 198). Ciò significa, prima ancora di ogni esperienza concreta, riconoscere l'urgenza di questa tematica.

L'opzione fondamentale verso i poveri che preme di essere realizzata è primariamente quella di una "attenzione spirituale" e religiosa; essa è prioritaria su ogni altra forma (n. 200): un "Pastore di una Chiesa senza frontiere" (n. 210), non può permettersi di volgere lo sguardo altrove.

Concretamente, il documento chiede con forza di considerare il tema dei migranti, e denuncia le nuove forme di schiavitù: "Dov'è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete di prostituzione, nei bambini che utilizzi per l'accattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perché non è stato regolarizzato? Non facciamo finta di niente. Ci sono molte complicità" (n. 211). Con altrettanta forza viene difeso il valore della vita umana nel suo primo inizio e la dignità di ogni essere vivente (n. 213).

La pace e il dialogo sociale

Qui vengono enucleati quattro principi che sono come il denominatore comune per la crescita nella pace e la sua concreta applicazione sociale; attingendo forse a Romano Guardini il papa ricorda che:

  • "il tempo è superiore allo spazio";
  • "l'unità prevale sul conflitto";
  • la "realtà è più importante dell'idea;
  • il "tutto è superiore alla parte".

Questi principi si aprono alla dimensione del dialogo come primo contributo per la pace. Esso si estende nel corso della esortazione all'ambito della scienza, fino a toccare il tema dell'ecumenismo e delle religioni non cristiane.

Quinto capitolo

L'ultimo capitolo intende esprimere lo "spirito della nuova evangelizzazione" (n. 260). Esso si sviluppa sotto il primato dell'azione dello Spirito Santo che infonde sempre e di nuovo l'impulso missionario a partire dalla vita di preghiera, dove la contemplazione occupa il posto centrale (n. 264).

A conclusione è presentata la Vergine Maria, "stella della nuova evangelizzazione", icona della genuina azione di annuncio e trasmissione del Vangelo che la Chiesa è chiamata a compiere nei prossimi decenni con entusiasmo forte e immutato amore per il Signore Gesù.

Note
  1. Lorenzo Baldisseri (2013).
  2. Appunto per questo il titolo del documento è Evangelii gaudium, "la gioia del Vangelo".
  3. 3,0 3,1 Rino Fisichella (2013).
  4. Tra i neologismi è da segnalare l'espressione "spagnoleggiante" primerear, in riferimento al fatto che Dio ci precede (in spagnolo "nos primerea") nell'amore.
  5. L'espressione era cara a Ludwig Wittgenstein.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni