Francesco Maria Brancaccio
Francesco Maria Brancaccio Cardinale | |
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Età alla morte | 82 anni |
Nascita | Canneto [1] 15 aprile 1592 |
Morte | Roma 9 gennaio 1675 |
Sepoltura | Chiesa del Santissimo Nome di Gesù |
Ordinazione presbiterale | Napoli, 21 settembre 1619 |
Nominato vescovo | 9 agosto 1627 da papa Urbano VIII |
Consacrazione vescovile | Basilica di Sant'Andrea della Valle (Roma), 8 settembre 1627 dal card. arc. Cosimo de Torres |
Creato Cardinale |
28 novembre 1633 da Urbano VIII (vedi) |
Cardinale per | 41 anni, 1 mese e 11 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Francesco Maria Brancaccio (Canneto [1], 15 aprile 1592; † Roma, 9 gennaio 1675) è stato un vescovo e cardinale italiano.
Cenni biografici
Francesco Maria nacque il 15 aprile 1592 a Canneto di Bari, figlio di Muzio, signore di Pistaso e barone di San Cipriano, che ricopriva in quel momento la carica di governatore di Bari, e della moglie Zenobia di Costanza. La nobile famiglia napoletana annoverava tra gli antenati molti porporati, anche il nipote Stefano Brancaccio divenne cardinale nel 1681.
Educato a Napoli presso i gesuiti, il 5 novembre 1611 si addottorò in utroque iure. Dopo alcuni anni di pratica legale nel 1619 ricevette l'ordinazione sacerdotale e l'anno seguente il 30 settembre ricevette il dottorato in teologia. Si trasferì subito dopo a Roma e sotto il pontificato di Gregorio XV. Negli anni dal 1621 al 1623 fu referendario delle due Segnature. Sotto Urbano VIII fu inviato governatore a Fabriano e poi a Todi.
Ministero episcopale
Trasferito quindi a Terni nel 1627 papa Urbano VIII lo nominò vescovo di Capaccio. Fu consacrato nella chiesa romana di sant'Andrea della Valle dal cardinal Cosimo de Torres, coadiuvato da mons. Giuseppe Acquaviva (Ch), arcivescovo titolare di Tebe, e da mons. Francesco Nappi (Ch), vescovo di Polignano.
La guida della diocesi fu contrassegnata da molti conflitti, il più grave ebbe luogo nel 1632. Nel marzo il governatore spagnolo di Sala, che aveva imprigionato un sacerdote, fu ucciso da persone vicine al vicario del Brancaccio, il quale fu citato dal viceré a Napoli, ma si sottrasse all'arresto riparando nel territorio pontificio. Mentre Sala, dove si trovava la sede vescovile, veniva saccheggiata dalla milizia spagnola, un fratello del Brancaccio fu arrestato e al vescovo furono sottratte le rendite della mensa vescovile.
A Roma il giovane e oscuro prelato napoletano trovò l'appoggio del cardinale nipote Antonio Barberini.
Cardinalato
Papa Urbano VIII lo nominò cardinale nel concistoro del 28 novembre 1633 e il 9 gennaio seguente ricevette la berretta rossa con il titolo di cardinale presbitero dei santi XII Apostoli. La repentina nomina fu letta come un affronto deliberato del papa alla Spagna. Cosicché la stessa rinuncia al vescovato di Capaccio nel 1635 non ne migliorarono i rapporti con il viceré che nel 1638, alla morte dell'arcivescovo di Bari Ascanio Gesualdo (Ch), gli negò l'exequatur alla successione. Questa circostanza lo spinse definitivamente nel partito filo-francese in quel momento assai attivo nella Curia: egli del resto già nel 1633, aveva collaborato con il cardinale Antonio Barberini a progetti di infiltrazione contro il governo spagnolo di Napoli.
Sfumata questa nomina, nel settembre di quell'anno Urbano VIII lo nominò alla guida del vescovado di Viterbo e Toscanella, e il 25 settembre fece il solenne ingresso in Viterbo. Nel corso del suo più che trentennale episcopato tenne almeno sette sinodi diocesani, completò la costruzione del seminario, restaurò e ampliò il palazzo vescovile e si prodigò nell'assistenza ai poveri. Il 30 maggio 1670 rinunciò al vescovato a favore del nipote Stefano Brancaccio.
Dopo la sua elevazione al cardinalato il Brancaccio fu attivo in quasi tutte le congregazioni cardinalizie, tra cui quella del Concilio e Propaganda Fide; dal 1643 in quella dei vescovi e regolari e poi in quella dell'immunità.
Prese parte a tutti i conclavi del suo cardinalato. Nel conclave del 1655 fu considerato papabile ma solo nel conclave del 1667 la sua candidatura ebbe un peso effettivo; contro di essa tuttavia gravava la minaccia di un veto spagnolo, facilmente prevedibile anche a causa del fatto che egli riceveva segretamente una pensione francese. Particolare favore sembrò godere la sua candidatura nel corso del lungo conclave del 1669-1670. Malgrado l'appoggio di Francesco e Antonio Barberini, della regina Cristina di Svezia, del cardinale Decio Azzolini e del suo squadrone volante, essa fallì per il veto opposto di sua iniziativa dall'ambasciatore spagnolo Astorga. A nulla valsero le garanzie incondizionate che egli offrì alla Spagna: una smentita della corte di Madrid, che in precedenza aveva dato istruzioni poco precise al suo ambasciatore, arrivò troppo tardi a Roma, quando già era stata concordata l'elezione del papa Altieri, Clemente X, con il decisivo appoggio dello stesso Brancaccio.
Morì a Roma il 9 gennaio 1675.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B. Clun.
- Papa Sisto IV
- Papa Giulio II
- Cardinale Raffaele Sansone Riario
- Papa Leone X
- Papa Clemente VII
- Cardinale Antonio Sanseverino, O.S.Io.Hieros.
- Cardinale Giovanni Michele Saraceni
- Papa Pio V
- Cardinale Innico d'Avalos d'Aragona, O.S.
- Cardinale Scipione Gonzaga
- Patriarca Fabio Biondi
- Papa Urbano VIII
- Cardinale Cosimo de Torres
- Cardinale Francesco Maria Brancaccio
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Capaccio | Successore: | |
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Pedro de Mata y Haro, C.R. (Ch) | 9 agosto 1627 - 12 febbraio 1635 | Luigi Pappacoda (Ch) |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi XII Apostoli | Successore: | |
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Desiderio Scaglia, O.P. | 9 gennaio 1634 - 2 luglio 1663 | Paluzzo Altieri |
Predecessore: | Vescovo di Viterbo e Tuscania | Successore: | |
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Alessandro Cesarini (Jr.) | 13 settembre 1638 - 2 giugno 1670 | Stefano Brancaccio |
Predecessore: | Cardinale protopresbitero | Successore: | |
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Giovanni Battista Maria Pallotta | 2 luglio 1663 - 11 ottobre 1666 | Stefano Durazzo |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Lorenzo in Lucina | Successore: | |
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Giovanni Battista Maria Pallotta | 2 luglio 1663 - 11 ottobre 1666 | Stefano Durazzo |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Marzio Ginetti | 11 ottobre 1666 - 30 gennaio 1668 | Giulio Gabrielli |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Frascati | Successore: | |
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Giovanni Battista Maria Pallotta | 30 gennaio 1668 - 18 marzo 1671 | Ulderico Carpegna |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Porto-Santa Rufina | Successore: | |
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Marzio Ginetti | 18 marzo 1671 - 9 gennaio 1675 | Ulderico Carpegna |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Vescovi di Capaccio
- Cardinali presbiteri dei Santi XII Apostoli
- Vescovi di Viterbo
- Cardinali presbiteri di San Lorenzo in Lucina
- Cardinali vescovi di Sabina-Poggio Mirteto
- Cardinali vescovi di Frascati
- Cardinali vescovi di Porto-Santa Rufina
- Presbiteri ordinati nel 1619
- Presbiteri italiani del XVII secolo
- Italiani del XVII secolo
- Presbiteri del XVII secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1627
- Vescovi italiani del XVII secolo
- Vescovi del XVII secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Cosimo de Torres
- Concistoro 28 novembre 1633
- Cardinali italiani del XVII secolo
- Cardinali del XVII secolo
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