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Stefano Brancaccio (Napoli, 18 gennaio 1618; † Viterbo, 8 settembre 1682) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nato a Napoli. Figlio di Carlo Brancaccio, consigliere regio, e di Mariana de Pisa Ossorio, fu destinato alla vita ecclesiastica. Fratello di Emmanuele Brancaccio, vescovo di Ariano. Il suo cognome è anche elencato come Brancati. Nipote del cardinale Francesco Maria Brancaccio (1633). Gli altri cinque cardinali della famiglia furono: Landolfo Brancaccio (1294); Niccolò Brancaccio, pseudocardinale dell'antipapa Clemente VII (1378); Rinaldo Brancaccio (1384); Luigi Bonito (1408); e Tommaso Brancaccio, pseudocardinale dell'antipapa Giovanni XXIII (1411).
Formazione e attività prelatizia
Giovanissimo si trasferì a Roma, dove studiò sotto la tutela dello zio cardinale. Ottenne il dottorato in utroque iure, diritto canonico e diritto civile, nel 1640.
Governatore di Cesena, dicembre 1643, Spoleto, 1644-1648; Camerino, dal 29 gennaio 1648 al dicembre 1649; Jesi, dal dicembre 1651 al 1654; Perugia, 23 ottobre 1658. Referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica di Giustizia e di Grazia, elettore dal 1659. Prelato della S.C. della Sacra Consulta. Nominato inquisitore a Malta, il 9 dicembre 1654, non occupò mai l'incarico perché mentre si apprestava a recarsi sull'isola, si ammalò a Napoli e poi, il papa morì, e nella primavera del 1645, tornò a Roma. Prelato Domestico. Assistente alla cappella papale.
Episcopato
Ordinato presbitero in data sconosciuta, fu eletto arcivescovo titolare di Adrianopoli il 5 maggio 1660, consacrato il 9 maggio 1660, nella Chiesa di San Lorenzo in Damaso, dal cardinale Francesco Barberini seniore. Nunzio apostolico nel Granducato di Toscana, 9 giugno 1660; arrivò nelle sue nunziature il 19 giugno successivo.
Abate commendatario di Sant'Angelo de Frigillo, 1662. Nunzio a Venezia, 17 luglio 1666, ne prese possesso il 19 agosto successivo. Consultore della Sacra Consulta; del Sant'Uffizio, Congregazione della visita apostolica e Congregazione della disciplina regolare, segretario della Congregazione del Concilio Tridentino, 1668-1670. Trasferito alla sede di Viterbo e Toscanella, con titolo personale di arcivescovo, il 2 giugno 1670; succedette allo zio cardinale Francesco Maria, il quale, essendosi dimesso volontariamente, trattenne la maggior parte delle rendite del vescovado.
Ne inaugurò l'episcopato con la pubblicazione di una lettera pastorale stampata a Viterbo nel 1670. Successivamente, restaurò la cattedrale a proprie spese e la dotò di alcune entrate.
Cardinalato
Creato cardinale presbitero nel concistoro del 1º settembre 1681, ricevette la berretta rossa e il titolo di Santa Maria della Pace, il 22 settembre 1681.
Morte
Morto l'8 settembre 1682, alle ore 22, a Viterbo. Esposto e sepolto nel Duomo di Viterbo. I suoi eredi eressero un monumento funebre in sua memoria e quella di suo zio, il cardinale Francesco Maria, nella Chiesa di Sant'Angelo in Nido, a Napoli. Il 29 ottobre 1690, nell'edificio adiacente a quella chiesa, fu inaugurata, in conformità alle loro disposizioni testamentarie, la Brancacciana, che fu la prima biblioteca pubblica di Napoli.
I suoi fondi furono costituiti dalle ricche raccolte librarie dei due cardinali.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi