Arcidiocesi di Mérida-Badajoz

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Arcidiocesi di Mérida-Badajoz
Archidioecesis Emeritensis Augustana-Pacensis
Chiesa latina
Catedral de San Juan Bautista, Badajoz, España, 2020-07-22, DD 05.jpg
Arcivescovo metropolita José Rodríguez Carballo, O.F.M.
Sede Badajoz
Escudo de la Archidiócesis de Mérida-Badajoz.svg
Stemma
Archidiócesis de Mérida-Badajoz.svg
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Spagna
diocesi suffraganee
Coria-Cáceres, Plasencia
Parrocchie 202
Sacerdoti 216 di cui 216 secolari
2.682 battezzati per sacerdote
5 religiosi 535 religiose
603.640 abitanti in 17.405 km²
579.495 battezzati (96,0% del totale)
Eretta III secolo (Augusta Emerita)
1255 (Badajoz)
Rito romano
Cattedrale San Giovanni Battista
Concattedrale Santa Maria Maggiore
Santi patroni San Giovanni Battista
Indirizzo
Sáncho Pérez, 4, 06800 Mérida, España.
Obispo San Juan de Ribera 13, 06002 Badajoz, España.
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2021 (gc ch)
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Spagna
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L'arcidiocesi di Mérida-Badajoz (in latino: Archidioecesis Emeritensis Augustana-Pacensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Spagna.

Il patrono dell'arcidiocesi è san Giovanni Battista.

Territorio

L'arcidiocesi comprende tutta la provincia di Badajoz, ad eccezione di un lembo nord-orientale.

Sede arcivescovile è la città di Badajoz, dove si trova la cattedrale di San Giovanni Battista. A Mérida sorgono la concattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica minore di Sant'Eulalia.

Il territorio si estende su 17.405 km².

Provincia ecclesiastica

La provincia ecclesiastica di Mérida-Badajoz, istituita nel 1994, comprende due suffraganee:

Storia

Augusta Emerita, l'odierna città spagnola di Mérida, in epoca romana era la capitale della provincia della Lusitania. Il cristianesimo si affermò ben presto come pure le prime strutture ecclesiastiche. Il primo vescovo noto della diocesi di Augusta Emerita è Marziale, il cui nome appare in una lettera di San Cipriano di Cartagine della metà del III secolo.

In quanto capitale della provincia romana lusitana, Augusta Emerita divenne ben presto, probabilmente a partire dal IV secolo, sede metropolitana ecclesiastica: il primo prelato che portò il titolo di metropolita è stato Fiorenzo. Dalla provincia ecclesiastica emeritense dipendevano dodici diocesi suffraganee: Abila, Caliabria, Coria, Conimbriga, Ebora, Egitania, Lamego, Olisipo, Ossonoba, Pace, Salamanca e Viseu.[1]

Tra gli arcivescovi di Augusta Emerita, si ricordano in particolare: Idacio, fine del IV secolo, come ebbe tanta parte nell'avversare l'eresia priscillianista; e Mausona, che lottò contro l'arianesimo e nel Concilio di Toledo (589) favorì la conversione del re goto Recaredo dall'arianesimo all'ortodossia cattolica.

Sono tre i concili provinciali che si celebrarono ad Augusta Emerita, ma di uno solo di questi sono giunti fino a noi gli atti, e cioè il Concilio di Merida (666). Gli altri due concili sono noti per via indiretta; il primo si celebrò probabilmente dopo il 325 e prima del Concilio di Toledo (400); il secondo ebbe luogo poco dopo il 650.[2]

Nel 714 Mérida fu conquistata dai berberi africani al comando di Mussa-Ibn-Nusair, ma la successione episcopale fu probabilmente mantenuta, visto che nell'862 si trova indicato il nome di Arnulfo. Nel 1120 papa Callisto II istituì la metropolia di Santiago di Compostela, che ereditò i diritti metropolitici dell'antica sede di Mérida.

Attorno all'875 fu fondata da Ibn Marwan la città araba di Badajoz, popolata da molti fuoriusciti, sia musulmani che cristiani, venuti da Mérida. Secondo storici recenti, nella nuova città di Badajoz si operò un fatto unico nella Spagna mozarabica, ossia la creazione di una diocesi ex novo, che le fonti arabe menzionano come la tredicesima della provincia ecclesiastica di Mérida.[3] Gli stessi storici non escludono che l'arcivescovo di Mérida abbia trasferito la sua sede a Badajoz, essendo Mérida divenuta oramai insicura per le continue lotte interne del califfato arabo e per le guerre contro i cristiani del nord. Sono noti i nomi di tre vescovi di questa diocesi: Teudocuto (904), Julio (932) e Daniel (1000), che probabilmente governavano una piccola comunità cristiana in un contesto a maggioranza musulmano. Dopo il X secolo non si conosce più nulla di questa primitiva diocesi di Badajoz.

Nel 1228 Badajoz fu riconquistata da Alfonso IX di León, con l'aiuto preponderante degli ordini militari cavallereschi di Santiago e di Alcántara. Questi acquisirono in cambio ampi possedimenti, che ottennero ben presto l'esenzione ecclesiastica, costituendosi nel tempo come vere e proprie diocesi nullius, indipendenti dall'autorità dei vescovi locali, nella fattispecie dei vescovi di Badajoz; questo determinò continui conflitti di giurisdizione e competenza, che si protrassero fino all'Ottocento.

Il 29 ottobre 1230 papa Gregorio IX scrisse all'arcivescovo di Santiago di Compostela per invitarlo a ricostituire le due diocesi nei territori recentemente sottratti agli Arabi, ossia le sedi di Mérida e di Badajoz. In realtà, i territori di competenza degli arcivescovi di Mérida furono concessi, tramite privilegi confermati in seguito dai papi, ai priori degli ordini militari. Anche la ricostituzione della diocesi mozarabica di Badajoz incontrò delle difficoltà, se è vero che il primo vescovo noto, Pedro Pérez, appare per la prima volta solo nel 1255, venticinque anni dopo la lettera di Gregorio IX.

Fin dalla sua fondazione, la diocesi assunse il nome ecclesiastico di dioecesis Pacensis, per l'errata convinzione che Badajoz corrispondesse all'antica città romana di Pax Iulia, che in epoca visigota aveva assunto il nome di Pace. Oggi non ci sono più dubbi sul fatto che la civitas Pacensis corrisponda in realtà alla portoghese Beja, a circa 160 km da Badajoz.[4]

I primi vescovi organizzarono la nuova diocesi, entrando spesso in conflitto con gli ordini militari, istituirono il capitolo dei canonici e dettero avvio alla costruzione della cattedrale. La diocesi fu divisa in due arcipreture, Alburquerque e La Parra, e cinque vicariati: Fregenal, Burguillos, Barcarrota, Jerez de los Caballeros e Olivenza, sostituita quest'ultima da Villagarcia nel XV secolo. Alcune parrocchie, appartenenti oggi al Portogallo, fecero parte inizialmente della diocesi e furono in seguito cedute.[5]

Come consuetudine i vescovi erano eletti dal capitolo della cattedrale e confermati dal metropolita di Santiago di Compostela, di cui la diocesi era suffraganea. Bernardo fu il primo vescovo nominato dalla Santa Sede nel 1300; Gómez Suárez de Figueroa invece fu l'ultimo vescovo eletto dal capitolo nel 1480, prerogativa che da questo momento fu assegnata ai re spagnoli.

Il 3 maggio 1664 fu istituito il seminario diocesano, dedicato a sant'Attone, di cui nel 1754 si inaugurò il nuovo edificio.

Nel 1873 la bolla Quo gravius di papa Pio IX soppresse i priorati degli ordini militari di Santiago (Llerena) e Alcántara (Magacela e Zalamea de la Serena), i cui vasti territori giurisdizionali furono, per la maggior parte, integrati nella diocesi di Badajoz; aumentando la sua area territoriale e la sua popolazione di oltre cinque volte. Con questa decisione il pontefice dette attuazione ai provvedimenti del concordato del 1851[6], che erano rimasti lettera morta per l'opposizione degli ordini militari. Fu in questa occasione che l'antica città di Mérida entrò a far parte a pieno titolo della diocesi di Badajoz; contestualmente la diocesi divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Siviglia.

In seguito al concordato del 1953, nel 1958 i confini territoriali furono modificati: la diocesi acquisì l'arcipresbiterato di Castuera dalla diocesi di Cordova e le parrocchie di San Vicente de Alcántara e di Puebla de Obando dalla diocesi di Coria-Cáceres; ed insieme cedette alla medesima diocesi di Coria-Cáceres l'arcipresbiterato di Montánchez.[7]

Il 28 luglio 1994 la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana con la bolla Universae Ecclesiae di papa Giovanni Paolo II; contestualmente la chiesa di Santa María la Mayor di Mérida è stata assunta al rango di concattedrale e l'arcidiocesi ha preso il nome attuale, a ricordo dell'antica sede metropolitana di epoca romana e visigotica.

Cronotassi dei vescovi

Arcivescovi di Augusta Emerita

  • Marziale † (menzionato nel 252 circa)
  • Felice † (dopo il 252)
  • Liberio † (fine III secolo - dopo il 314)
  • Fiorenzo † (prima del 347 circa - circa 357 deceduto)
  • Idazio † (menzionato nel 380)
  • Patruino † (menzionato nel 400)[8]
  • Gregorio † (menzionato nel 408/409 circa)[8]
  • Antonino † (prima del 445 - dopo il 448)[8]
  • Zenone † (menzionato nel 483)[9]
  • San Paolo † (circa 530 - circa 560)
  • San Fedele † (circa 560 - circa 571)[10]
  • San Masona † (prima del 573 - dopo febbraio 606)[11]
  • Sant'Innocenzo † (menzionato nel 610)
  • San Renovato †
  • Stefano I † (menzionato nel 633)
  • Oronzo † (prima del 638 - dopo il 661)[12]
  • Proficio † (menzionato nel 666)
  • Festo † (menzionato nel 672 circa)
  • Stefano II † (prima del 681 - dopo il 684)
  • Massimo † (prima del 688 - dopo il 693)
  • Arnulfo † (prima dell'839 - dopo l'862)

Vescovi di Badajoz

Arcivescovi di Mérida-Badajoz

Statistiche

Note
  1. España Sagrada, pp. 258-259.
  2. España Sagrada, pp. 259-262.
  3. Lambert, op. cit., col. 100.
  4. Américo Castro, Acerca del nombre de Badajoz, in Revista de Filología Española, XII, 1925.
  5. Lambert, op. cit., col. 106.
  6. Angelo Mercati (a cura di), Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le Autorità Civili, Roma, 1919, pp. 772-775.
  7. Decreto Quum sollemnibus, AAS 50 (1958), pp. 707-709.
  8. 8,0 8,1 8,2 Fabian D. Zuk, De episcopis Hispaniarum: agents of continuity in the long fifth century, Montreal, 2015, pp. 161 e seguenti.
  9. Fabian D. Zuk, De episcopis Hispaniarum: agents of continuity in the long fifth century, Montreal, 2015, p. 182. Alcuni autori confondono questo Zenone con l'omonimo e contemporaneo vescovo di Siviglia. Questo vescovo è assente in España Sagrada, la quale invece menziona uno Zenone alla fine del VII secolo, dopo Stefano II.
  10. Per i vescovi Paolo e Fedele, la cronologia riportata da España Sagrada è puramente ipotetica, non essendoci documenti a confermarla.
  11. Cronologia documentata da España Sagrada, pp. 201-206.
  12. Luis A. García Moreno, Prosopografía del reino visigodo de Toledo, Universidad de Salamanca, 1974, pp. 171-172.
  13. A questa data la sede di Badajoz era vacante.
  14. Eubel, sulla scia di Gams, distingue due vescovi di nome Gil, Gil Colonia e Gil Ruíz, separati da due vescovi apocrifi, o intrusi, Juan (menzionato nel 1286) e Alfonso (menzionato nel 1287); in realtà, come documenta Lambert (op. cit., coll. 107-108), si tratta di un unico e solo vescovo.
  15. Oppure Ordine dei frati minori.
  16. Secondo Teodoro Agustín López, non ricevette mai la consacrazione episcopale.
  17. Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, pp. 581-590.
  18. Vescovo dell'obbedienza romana. Tutti gli altri vescovi di questo periodo (scisma d'Occidente) appartengono all'obbedienza avignonese.
  19. La nomina (regia?) a Saragozza non ebbe effetto.
  20. Lazcano, o.c., vol. I, pp. 591-592.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni