Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio (Roma)
Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio | |
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Roma, Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Scala dell'Arce Capitolina, 12 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69763839 |
Fax | +39 06 69763820 |
Posta elettronica | basilica.aracoeli@gmail.com |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. |
Fondatore | san Gregorio Magno |
Data fondazione | VI secolo, fine |
Architetto | |
Stile architettonico | Romanico, gotico, rinascimento, barocco |
Inizio della costruzione | XII secolo, metà |
Completamento | XVII secolo, fine |
Data di consacrazione | 1291 |
Titolo | Santa Maria in Ara Coeli (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Tempio di Giunone Moneta e Auguraculum |
Pianta | basilicale |
Materiali | laterizi |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Campitelli: questa è la chiesa regionale del SENATUS POPULUSQUE ROMANUS (Comune di Roma).
Toponimo
L'origine del toponimo Aracoeli ("Altare, del cielo") è tutta nel termine latino Arx, prima volgarizzato in "Arce" e poi divenuto, per corruzione intorno al XIV secolo, "Arceli": la grafia alla latina "Aracoeli" venne più tardi, probabilmente ad opera di alcuni eruditi che ritenevano che questo traesse origine dalla suggestiva leggenda, riportata anche dai Mirabilia Urbis Romae,[1] secondo cui in questo sito l'imperatore Ottaviano Augusto (63 a.C.–14 d.C.) aveva costruito un'ara dopo aver ricevuto l'apparizione della Sibilla Tiburtina che gli indicava una Donna in cielo con il Figlio tra le braccia - è Maria Vergine con Gesù Bambino - e aver udito una voce che gli diceva:
(LA) | (IT) | ||||
« | Ecce ara primogeniti Dei. » | « | Questa è l'ara del Figlio di Dio. » |
Storia
Origini e preesistenze romane
La chiesa fu costruita probabilmente sui resti del Tempio di Giunone Moneta (ossia, "ammonitrice") e dell'Auguraculum,[2] (ovvero, l'area sacra nella quale gli Auguri prendevano gli auspici osservando il volo degli uccelli), che secondo le fonti antiche sorgevano sull'Arx, la sommità settentrionale del colle capitolino.
Dal Medioevo al Rinascimento
Per tradizione si assegna la fondazione della chiesa a san Gregorio Magno (540 ca.-604), che l'avrebbe consacrata nel 590; i primi dati certi tuttavia non sembrano risalire oltre il VII - VIII secolo, all'epoca cioè della fondazione del monastero detto della Santa Madre di Dio, affidato ai monaci greci passato poi all'inizio del X secolo ai benedettini con il nome di Santa Maria in Capitolio.
La prima chiesa vera e propria fu costruita a metà del XII secolo, in stile romanico, sull'area dell'attuale transetto, guardando con la facciata verso piazza del Campidoglio: questa doveva avere l'altare maggiore dove ora è la cappella di Sant'Elena (10) e dove un tempo era collocata l'icona della Madonna avvocata. A questa chiesa primitiva appartenevano anche i pergami di Lorenzo di Cosma e del figlio Jacopo, della fine del XII secolo, riutilizzati nell'odierna aula liturgica.
Nel 1249 papa Innocenzo IV (1243-1254) assegnò Santa Maria in Capitolio, in grave stato di degrado, ai francescani, che vi stabilirono la propria sede generalizia e intrapresero la ricostruzione dell'intero complesso. La chiesa primitiva, che divenne il transetto del nuovo edificio, fu ricostruita nel 1285-1287 grazie al finanziamento dalla famiglia Savelli - forse su progetto di Arnolfo di Cambio - e consacrata ancora incompleta nel 1291. Ed è proprio al tempo dell'insediamento dei francescani che compare il nuovo appellativo di Santa Maria in Aracoeli. I lavori proseguirono per tutta la metà del secolo successivo, peraltro in condizioni di gravi difficoltà economiche e politiche anche perché il papato, nel 1306, aveva trasferito la sua sede ad Avignone.
La chiesa, in questo periodo, divenne il cuore politico e sociale di Roma: il re Carlo d'Angiò (1226–1285) vi tenne parlamento con i Romani; i guelfi vi si difesero contro l'imperatore Arrigo VII (1275–1313); il condottiero e tribuno Cola di Rienzo (1313-1354) vi parlò al popolo; vi si tenevano anche le elezioni dei caporioni della città e le assemblee del libero comune. La consonanza con l'Urbe, inoltre, si manifestò concretamente sia nella modifica del suo orientamento, non più verso il palazzo Senatorio e il Foro, ma in direzione del rione Campo Marzio e del nuovo centro d'attrazione costituito da San Pietro, sia nella costruzione della nuova imponente scalinata, commissionata nel 1348 come ex voto a Maria Vergine per aver liberato Roma dalla pestilenza e realizzata da Lorenzo di Simone Andreotti con materiale di spoglio proveniente dalle rovine lì attorno, ed inaugurata nel medesimo anno proprio da Cola di Rienzo.
Tra il 1467 e il 1472, per volere del cardinale Oliviero Carafa (1430-1511), la basilica fu oggetto di importanti lavori di restauro.
Pio IV (1559-1565), poco prima della sua morte, fece demolire l'abside duecentesca, causando purtroppo la perdita dei dipinti murali absidali opera di Pietro Cavallini (1240 ca.-1330 ca.), per l'ampliamento del coro e fece spostare l'ingresso laterale in corrispondenza della cappella Felici, dove tuttora si trova.
Nel 1571 per decreto del popolo romano venne costruito il soffitto ligneo della navata centrale e nel 1577 quello del transetto, in ringraziamento a Maria Vergine per la vittoria riportata dalla flotta cristiana contro quella turca nel golfo di Lepanto.
Età moderna e contemporanea
Nel 1689 la basilica venne completamente restaurata, arricchita di decori barocchi e modificata all'interno con la chiusura quasi completa delle finestre, di forme gotiche, che davano luce all'interno.
Durante l'occupazione di Roma da parte dei francesi, nel 1797, questi si impossessarono dell'intero colle, espulsero i frati francescani e adibirono la chiesa a stalla: in quest'occasione andarono distrutte gran parte delle decorazioni cosmatesche che la impreziosivano.
Dopo l'unità d'Italia, nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[3], che vi insediò la caserma e il comando dei Vigili Urbani, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
Durante i lavori di costruzione del Vittoriano, deliberato nel 1882 e inaugurato nel 1911, furono distrutti in vari anni, e in più riprese, tutti gli edifici che insistevano tra il versante meridionale del colle capitolino e l'imbocco di via del Corso, tra cui l'intero complesso conventuale annesso alla chiesa e tutte le persistenze romane e medioevali del sito, alterando così per sempre la fisionomia dell'area.
La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della Parrocchia di San Marco Evangelista al Campidoglio.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria in Ara Coeli, istituito da Leone X il 10 luglio 1517: l'attuale titolare è il cardinale Salvatore De Giorgi.
Descrizione
Esterno
Scalinate
Si accede alla basilica dalla ripida scalinata (restaurata l'ultima volta nel 1964), scandita da 125 gradini raggruppati in serie di otto, realizzata nel 1348 da Lorenzo di Simone Andreotti, a spese del popolo romano, come ringraziamento a Maria Vergine per aver salvato la città dalla peste, come ricorda la lapide collocata sulla facciata della chiesa a sinistra del portale centrale:
« | MAGISTER LAURENTIUS SIMEONI ANDREOTII ANDREA KAROLI FABRICATOR DE ROMA DE REGIONE COLUMPNE FUNDAVIT PROSECUTUS EST EL CONSUMAVIT UT PRINCIPALIS MAGISTER HOC OPUS SCALARUM INCEPTUM ANNO DOMINI ANN. CCCXL VIII DIE XXV OCTOBRIS. » |
Dalla piazza del Campidoglio, inoltre, due scalinate costruite su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola tra il 1547 e il 1552 conducono, rispettivamente al Capitolium e al convento francescano, e all'ingresso laterale della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, ricavato nel 1564 alla base del campanile romanico del XII secolo - di cui restano due ordini - sormontato da una lunetta con un mosaico raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino fra due angeli (prima metà del XIV secolo), attribuito a Jacopo Torriti o a un artista di scuola cavalliniana.
Facciata
La facciata, a guscio in laterizi di spoglio, di diverso formato e colore, databile al XIII secolo, è coronata da un timpano orizzontale segnato da due gole, stretto tra i due spioventi laterali ornati da una cornice marmorea a denti di sega; questa presentava una decorazione musiva di cui rimangono ancora visibili nella gola di destra, alcuni frammenti raffiguranti:
- Sogno di Innocenzo III (fine del XIII secolo), mosaico attribuito a Jacopo Torriti.
In basso, si aprono i tre portali del XIV secolo, rimaneggiati tra il XV e il XVI secolo. Nelle lunette ogivali degli ingressi laterali, appartenenti all'originario prospetto della facciata, insieme ai soprastanti rosoncini a raggiera, sono inseriti due bassorilievi del XVI secolo raffiguranti:
- a sinistra, San Giovanni evangelista
- a destra, San Matteo.
Il prospetto originariamente era ricoperto di mosaici e dipinti murali ad affresco, purtroppo andati perduti; vi erano anche tre rosoni sopra i portali, ma quello centrale, a croce gerosolimitana, fu tolto durante il pontificato di Urbano VIII (1623 - 1644) per l'inserimento di una finestra con vetrata a colori, con le api simbolo dei Barberini, famiglia del pontefice, che possiamo ammirare ancora oggi. Non vi è rimasto neppure l'orologio pubblico, il primo installato a Roma nel 1412, spostato nel 1728 al centro della facciata, nella parte superiore, e nel 1806 sulla torre capitolina.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una pianta basilicale, divisa in tre navate da ventidue colonne antiche di spoglio, di marmi diversi, con abside quadrangolare, con nove cappelle a sinistra e otto a destra.
Il piano di calpestio della navata centrale e del transetto sono ricoperti da uno splendido pavimento con Motivi decorativi geometrici (seconda metà del XIII secolo), in pietra e marmo dei Cosmati:[4] l'opera, caratterizzata da grandi lastre rettangolari in marmo bianco riquadrati da fasce mosaicate, è un capolavoro dei celebri marmorari romani; in esso alloggiano numerose lastre tombali databili al XIV e XV secolo.
La navata centrale è coperta da un magnifico soffitto ligneo a cassettoni, eseguito nel 1572-1575 da Girolamo Siciolante detto il Sermoneta e da Cesare Trapassi: l'opera fu commissionata come ringraziamento per la vittoria sui turchi a Lepanto guidata dall'ammiraglio Marcantonio Colonna (1535 - 1584), che celebrò qui il suo trionfo, presenta:
- al centro, Madonna con Gesù Bambino;
- ai lati, Stemmi di Gregorio XIII, Pio V e del Senato romano.
Nella navata centrale, inoltre, si notano:
- alle pareti, sopra il cornicione, ciclo di dipinti murali ad affresco con Storie della vita di Maria Vergine e dell'infanzia di Gesù e Profeti eseguiti, tra il 1686 e il 1691, da vari artisti, tra i quali si notano:
- Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto e Davide di Giovanni Odazzi;
- Transito di Maria Vergine, Assunzione di Maria di Giuseppe Passeri;
- Immacolata Concezione, Nascita di Maria Vergine, Presentazione al Tempio, Annunciazione, Visitazione, Adorazione dei pastori e Isaia di Umile da Foligno.
- alla terza colonna a sinistra, Epigrafe con l'iscrizione latina, collegata secondo la tradizione alla leggenda della visione mariana dell'imperatore Augusto, nella quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | A CUBICULO AUGUSTORUM » | « | Dalla stanza da letto di Augusto » |
- alla quarta colonna a sinistra, Madonna con Gesù Bambino detta Madonna del Rifugio o della Colonna (XV secolo), affresco di ambito viterbese: l'opera è collocata in un altare realizzato all'inizio del XVIII secolo da Girolamo Fabi.
- alla congiunzione tra la navata e il transetto, Pergami (fine del XII secolo), in marmi policromi di Lorenzo di Cosma e del figlio Jacopo.
Lungo la navata sinistra si aprono nove pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata all'Immacolata Concezione (1), detta anche Cappella Serlupi, decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1551 - 1554 da Francesco Pichi, si notano:
- alla parete sinistra, Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre e Madonna che calpesta il serpente, Madonna dell'Apocalisse;[5]
- alla parete destra, Gesù Cristo e la Madonna tra Adamo ed Eva, ignudi e astanti, Adorazione di Maria Vergine come Immacolata Concezione.[6]
- nella seconda cappella, dedicata all'Natività di Gesù (2), è esposto:
- Presepio composto da statue a grandezza naturale databili tra il XVIII e il XIX secolo.
- tra la seconda e la terza cappella, Statua di papa Paolo III in cattedra (terzo quarto del XVI secolo), in marmo di Guglielmo Della Porta, proveniente dal Palazzo dei Conservatori e trasportata qui nel 1876.[7]
- nella terza cappella, dedicata a sant'Antonio di Padova (3), detta anche Cappella Albertoni, si conservano:
- all'altare, Sant'Antonio di Padova con angeli e donatori (1447 - 1449), affresco staccato di Benozzo Gozzoli: l'opera è l'unica parte rimasta dei dipinti murali realizzati dal celebre artista toscano che decoravano originariamente l'intera cappella.[8]
- alle pareti laterali, Storie della vita di sant'Antonio di Padova (1626 ca.), affreschi attribuiti a Charles Mellin;
- alla parete destra, in basso, Monumento funebre di Antonio Albertoni (1509), in marmo, di ambito romano;
- nella volta, Paradiso (1582), affresco di Nicolò Martinelli detto il Trometta.
- nella quarta cappella, dedicata a sant'Anna (4), detta anche Cappella Colapace, è collocata:
- all'altare, pala con Sacra Famiglia appare alla beata Serafina Sforza (1730), olio su tela di Francesco Trevisani.
- nella quinta cappella, dedicata a san Paolo (5), detta anche Cappella Della Valle, sono custoditi:
- all'altare, pala con San Paolo apostolo (1583), olio su tela di Girolamo Muziano.
- alle pareti laterali, Storie della vita di san Paolo apostolo (1584 - 1586), affreschi di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio;
- alla parete sinistra, in basso, Monumento funebre di Filippo Della Valle (1494), in marmo attribuito ad Andrea Briosco.
- la sesta cappella, dedicata all'Ascensione di Gesù (6), detta anche Cappella Orsini, fu progettata nel 1582 da Onorio Longhi e decorata con stucchi e dipinti murali da Nicolò Martinelli detto il Trometta. All'interno si conservano:
- all'altare, pala con Ascensione di Gesù Cristo (1582 - 1584), olio su tela di Girolamo Muziano.[9]
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Camillo Pardo Orsini (1553), in marmo attribuito ad Onorio Longhi.
- nella settima cappella, dedicata a san Michele (7), realizzata nel XVII secolo su progetto di Carlo Rainaldi, si nota:
- a destra, Monumento funebre del cardinale Luigi Marini (1838), in marmo di Alessandro Massimiliano Laboureur.
- nell'ottava cappella, dedicata a santa Margherita da Cortona (8), detta anche Cappella Rossi, sono collocati:
- all'altare, pala con Santa Margherita da Cortona (1827), olio su tela di Giuseppe Sales.
- alle pareti laterali, Santa Margherita da Cortona ritrova il corpo dell'amato e Morte di santa Margherita da Cortona (1729 - 1732 ca.), olio su tela di Marco Benefial.[10]
- nella nona cappella, dedicata alla Madonna di Loreto (9), detta anche Cappella Colonna, si conserva:
- all'altare, pala con Madonna di Loreto (1613), olio su tela di Marzio Ganassini.
- alle pareti, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di Maria Vergine (1613), affreschi di Marzio Ganassini.
Transetto sinistro
Nel transetto sinistro (10) sono collocati:
- alla parete sinistra,
- Statua di papa Leone X in cattedra (1518 - 1521), in marmo di Domenico Aimo.[11]
- Monumento funebre del cardinale Alessandro Crivelli (1571), in marmo di Jacopo del Duca.
- nel terminale del transetto, Monumento funebre del cardinale Matteo d'Acquasparta (1302 - 1303 ca.), in marmo, mosaico e affresco di Giovanni di Cosma e Pietro Cavallini:[12] la struttura ad edicola è composta da due parti, realizzate con tecniche e materiali diversi, raffiguranti:
- in alto, entro lunetta, Gesù Cristo redentore benedicente e Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Matteo evangelista e san Francesco d'Assisi;
- in basso, Ritratto funebre giacente del cardinale Matteo d'Acquasparta e Angeli reggicortina.
- al centro, Cappella di Sant'Elena, eretta nel 1605 per volontà del vescovo Girolamo Centelles, distrutta nel 1798 e ricostruita nel 1833 da Pietro Holl (1780 - 1850): è costituita da un'edicola a pianta circolare con otto colonnine che sostengono una cupoletta, cui fa da altare un'urna di porfido nella quale sono custodite le spoglie della santa, che furono qui traslate nel XII secolo; sotto ad essa, più in basso rispetto al pavimento attuale, è visibile attraverso un vetro:
- Altare, detto Altare di Augusto o Ara Coeli, decorato con Motivi geometrici e vegetali, Visione di Augusto, Agnello di Dio (seconda metà del XII secolo), in marmo e mosaico di ambito cosmatesco:[13] l'altare, rimasto semisepolto a causa del rialzamento del pavimento del presbiterio, è oggi posto sotto il livello del piano di calpestio attuale; si tratta di una raffinata opera del XII secolo, in marmo con inserzioni cosmatesche e la rappresentazione nei pennacchi dell'arco dell'Apparizione della Madonna con Gesù Bambino ad Augusto.[14]
Dal transetto sinistro si accede a due cappelle:
- Cappella di Gesù Bambino (11), nella quale è visibile:
- all'altare, entro teca, Statua di Gesù Bambino detta anche Santo Bambino (fine del XV secolo), in legno scolpito e intagliato policromo: l'opera, secondo la tradizione, fu modellata da un frate francescano, che viveva a Gerusalemme, utilizzando il legno d'ulivo del Getsemani, e battezzata nel fiume Giordano, per questo è ritenuta miracolosa e i fedeli vi si recano per chiedere la grazia di guarigione da un male o di salvezza da una disgrazia, ricoprendola così di preziosi ex voto. Nella cappella, inoltre, vengono custodite le lettere che i bambini di tutto il mondo scrivono a Gesù Bambino. La statua originale, purtroppo, è stata trafugata il 1 febbraio 1994 e mai più ritrovata; attualmente al suo posto è collocata una copia. A Natale il Santo Bambino viene inserito al centro del presepe, esposto nella cappella della Natività (2).
- Cappella di San Gregorio Magno (12), eretta nel XIV secolo per la famiglia Orsini passata successivamente ai Cavellieri, dove si nota:
- all'altare, pala con Madonna con san Gregorio Magno e san Francesco d'Assisi.
- sotto la mensa d'altare, entro urna, Spoglie di san Giovanni da Triora (1760 - 1816).
Presbiterio e altare maggiore
Nel presbiterio (13), rialzato di alcuni gradini e delimitato da una balaustra, si notano:
- all'altare maggiore, Madonna avvocata (X secolo), tavola di ambito romano.[15][16]
- sulla volta, entro cornici in stucco, Maria Vergine in gloria tra angeli musicanti e Storie della vita di Maria Vergine e della leggenda augustea (1568), affreschi di Nicolò Martinelli detto il Trometta: opera eseguita su commissione di Flaminia Margani in sostituzione dei dipinti murali ad affresco di Pietro Cavallini, andati distrutti nel rifacimento voluto nel 1561 da Pio IV.
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Giovanni Battista Savelli (1498), in marmo di Andrea Bregno.[17]
Transetto destro
Nel terminale del transetto destro (16) è posta la cappella, dedicata a san Francesco d'Assisi, detta anche Cappella Savelli, edificata nel XIII secolo ma rinnovata nel 1727 dall'architetto Filippo Raguzzini (1690 – 1771), dove si conservano:
- all'altare, Estasi di san Francesco d'Assisi (1729), olio su tela di Francesco Trevisani.[18]
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Luca Savelli (1287 ca.), in marmo e mosaico, attribuito ai Cosmati o ad Arnolfo di Cambio.[19]
- alla parete destra, Monumento funebre di papa Onorio IV e della madre Giovanna Aldobrandeschi (1287 ca.), in marmo e mosaico, attribuito ai Cosmati.[20]
Dal transetto destro si accede a due cappelle:
- Cappella del Santissimo Sacramento (14), realizzata e decorata nella seconda metà del XVII secolo da Antonio Gherardi, dove si notano:
- all'altare, Statua dell'Immacolata Concezione (XVIII secolo), in legno intagliato policromo di ambito napoletano.
- alla parete sinistra, Morte di san Francesco Solano (1675), olio su tela di Antonio Gherardi.[21]
- Cappella di Santa Rosa da Viterbo (15), a pianta ottagonale, nel quale è collocato:
- alla parete sinistra, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Francesco d'Assisi, san Giovanni Battista e donatore (seconda metà del XIII secolo), mosaico a tessere vitree e marmoree, attribuito a Jacopo Torriti:[22]
- alla parete destra, Predica di santa Rosa da Viterbo (1674 - 1686), olio su tela di Pasqualino Rossi.[23] l'opera forse fu commissionata dal senatore Giacomo Capocci, morto nel 1254.
Lungo la navata destra si aprono otto pregevoli cappelle:
- la prima cappella, dedicata a san Bernardino da Siena (25), detta anche Cappella Bufalini, è decorata con uno splendido ciclo di dipinti murali ad affresco con Storie della vita di san Bernardino da Siena, eseguiti nel 1482 - 1485, da Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, tra i quali si possono ammirare:
- alla parete di fondo, Incoronazione di san Bernardino da Siena tra san Ludovico di Tolosa e sant'Antonio da Padova con Gesù Cristo redentore in gloria tra angeli;[24]
- alla parete destra, San Francesco d'Assisi riceve le stimmate e Vestizione di san Bernardino da Siena;[25][26]
- alla parete sinistra, San Bernardino da Siena penitente presso Porta Tufi e Funerali di san Bernardino da Siena;[27][28]
- nella volta, Evangelisti e simboli;[29]
- nella seconda cappella, dedicata alla Madonna Addolorata (24), detta anche Cappella Morelli, si conservano:
- all'altare, pala con Pietà (1568 - 1570), tavola di Marco Pino;
- alle pareti laterali, Storie della Passione di Gesù Cristo (1588 - 1590), affreschi di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio.
- tra la seconda e la terza cappella, Statua di papa Gregorio XIII in cattedra (1588 - 1590 ca.), in marmo di Pier Paolo Olivieri, proveniente dal Palazzo dei Conservatori e trasportata qui nel 1876.[30]
- nella terza cappella, dedicata a san Girolamo (23), detta anche Cappella Delfini, sono collocati:
- all'altare, pala con San Girolamo penitente (1573), olio su lavagna di Giovanni de' Vecchi.
- alle pareti laterali, Storie della vita di san Girolamo (1573), affreschi di Giovanni de' Vecchi.
- nella quarta cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso (22), detta anche Cappella Rangoni, è visibile:
- all'altare, Gesù Cristo crocifisso (fine del XVII secolo), in legno intagliato policromo di Vincenzo da Bassiano;
- alla parete destra, pala con Trasfigurazione di Gesù Cristo (1573 - 1575), olio su tavola di Girolamo Siciolante detto il Sermoneta.[31]
- nella quinta cappella, dedicata a san Matteo (21), detta anche Cappella Mattei, sono custoditi:
- all'altare e alle pareti, Storie della vita di san Matteo evangelista (1586 - 1589), olio su tela di Girolamo Muziano.[32]
- nella sesta cappella, dedicata a san Pietro d'Alcantara (20), detta anche Cappella De Angelis, progettata nel 1684 da Giovanni Battista Contini, si segnalano:
- all'altare, gruppo scultoreo con San Pietro d'Alcantara in estasi davanti alla croce (1682 ca.), in marmo di Michele Maglia.[33]
- alle pareti laterali, Angeli che reggono medaglioni con san Giuseppe e santo Stefano (1682 ca.), in marmo di Michele Maglia.[34][35]
- nella settima cappella, dedicata a san Diego d'Alcalá (19), si notano:
- all'altare, pala con San Diego d'Alcalá guarisce un cieco (1610), olio su lavagna di Giovanni De Vecchi.[36]
- alla parete destra, San Diego d'Alcalá guarisce un ossesso (1610 - 1615), affresco di Vespasiano Strada.[37]
- nell'ambiente interno all'ingresso laterale (18), già cappella della Madonna, sono collocati:
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Pietro Manzi (1504), in marmo, attribuita ad Andrea Sansovino;
- alla parete destra, Monumento funebre di Cecchino Bracci (1545), in marmo, realizzata da Francesco Amadori su disegno di Michelangelo.
- l'ottava cappella, dedicata a san Pasquale Baylon (17), già intitolata a san Giovanni Battista, detta anche Cappella Busi, fu interamente decorata nel XVII secolo, obliterando l'originaria struttura e l'apparato decorativo gotico. All'interno si notano:
- all'altare, Madonna con Gesù Bambino tra san Giovanni Battista e san Giovanni evangelista (1290 ca.), affresco attribuito a Pietro Cavallini: lo splendido dipinto è stato rinvenuto durante i lavori di restauro, avviati in occasione del Giubileo del 2000, dopo la rimozione della pala con San Pasquale Baylon in adorazione del calice (fine del XVII secolo), olio su tela di Vincenzo Vittoria.[38]
- alle pareti laterali, Miracoli di san Pasquale Baylon (1690 ca.), olio su tela di Daniel Seyter.[39][40]
Controfacciata
La controfacciata presenta di particolare interesse storico-artistico:
- sopra il portale, rilievo con Allegoria della Fama e iscrizione commemorativa per papa Urbano VIII (1634 - 1636 ca.), in marmo e stucco di Gian Lorenzo Bernini e bottega.[41]
- a sinistra del portale, Tomba di Ludovico Grato Margoni (XVI secolo), in marmo di un seguace di Andrea Sansovino.
- a destra del portale,
- in alto, rilievo con Allegoria della "Ecclesia militans e triunfans" con iscrizione commemorativa per Carlo Barberini (1630), in marmo di di Gian Lorenzo Bernini e bottega.[42]
- in basso, Monumento funebre del cardinale Ludovico d'Albret (1466 - 1468 ca.), in marmo dipinto di Andrea Bregno:[43] l'opera conserva tracce della policromia originale.
- nel pilastro laterale, Lastra tombale di Giovanni Crivelli (1432), in marmo di Donatello:[44] l'opera era stata progettata per essere collocata nel pavimento, ma nel 1881 fu inserita nel muro.
Galleria fotografica
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Note | |
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