Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio (Roma)

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Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Basilica Aracoeli facciata.jpg
Roma, Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio

Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Località
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Scala dell'Arce Capitolina, 12
00186 Roma (RM)
Telefono +39 06 69763839
Fax +39 06 69763820
Posta elettronica basilica.aracoeli@gmail.com
Sito web

[http:// Sito ufficiale]

Sito web 2
Proprietà Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Maria Vergine
Vescovo
Sigla Ordine qualificante O.F.M.
Sigla Ordine reggente O.F.M.
Fondatore san Gregorio Magno
Data fondazione VI secolo, fine
Architetto

Arnolfo di Cambio

Stile architettonico Romanico, gotico, rinascimento, barocco
Inizio della costruzione XII secolo, metà
Completamento XVII secolo, fine
Distruzione
Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione 1291
Consacrato da
Data di sconsacrazione {{{Sconsacrazione}}}
Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo Santa Maria in Ara Coeli (titolo cardinalizio)
Strutture preesistenti Tempio di Giunone Moneta e Auguraculum
Pianta basilicale
Tecnica costruttiva
Materiali laterizi
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore {{{Nome scopritore}}}
Datazione scavi {{{Datazione scavi}}}
Scavi condotti da {{{Scavi condotti da}}}
Altezza Massima
Larghezza Massima
Lunghezza Massima {{{LunghezzaMassima}}}
Profondità Massima
Diametro Massimo {{{DiametroMassimo}}}
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine {{{Altitudine}}}
Iscrizioni
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
41°53′38″N 12°28′00″E / 41.893889, 12.483333 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Maria in Ara Coeli
Basilica di S. Maria in Ara Coeli
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Scheda UNESCO
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La Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Campitelli: questa è la chiesa regionale del SENATUS POPULUSQUE ROMANUS (Comune di Roma).

Toponimo

L'origine del toponimo Aracoeli ("Altare, del cielo") è tutta nel termine latino Arx, prima volgarizzato in "Arce" e poi divenuto, per corruzione intorno al XIV secolo, "Arceli": la grafia alla latina "Aracoeli" venne più tardi, probabilmente ad opera di alcuni eruditi che ritenevano che questo traesse origine dalla suggestiva leggenda, riportata anche dai Mirabilia Urbis Romae,[1] secondo cui in questo sito l'imperatore Ottaviano Augusto (63 a.C.14 d.C.) aveva costruito un'ara dopo aver ricevuto l'apparizione della Sibilla Tiburtina che gli indicava una Donna in cielo con il Figlio tra le braccia - è Maria Vergine con Gesù Bambino - e aver udito una voce che gli diceva:

(LA) (IT)
« Ecce ara primogeniti Dei. » « Questa è l'ara del Figlio di Dio»

Storia

Origini e preesistenze romane

La chiesa fu costruita probabilmente sui resti del Tempio di Giunone Moneta (ossia, "ammonitrice") e dell'Auguraculum,[2] (ovvero, l'area sacra nella quale gli Auguri prendevano gli auspici osservando il volo degli uccelli), che secondo le fonti antiche sorgevano sull'Arx, la sommità settentrionale del colle capitolino.

Dal Medioevo al Rinascimento

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio (interno)

Per tradizione si assegna la fondazione della chiesa a san Gregorio Magno (540 ca.-604), che l'avrebbe consacrata nel 590; i primi dati certi tuttavia non sembrano risalire oltre il VII - VIII secolo, all'epoca cioè della fondazione del monastero detto della Santa Madre di Dio, affidato ai monaci greci passato poi all'inizio del X secolo ai benedettini con il nome di Santa Maria in Capitolio.

La prima chiesa vera e propria fu costruita a metà del XII secolo, in stile romanico, sull'area dell'attuale transetto, guardando con la facciata verso piazza del Campidoglio: questa doveva avere l'altare maggiore dove ora è la cappella di Sant'Elena (10) e dove un tempo era collocata l'icona della Madonna avvocata. A questa chiesa primitiva appartenevano anche i pergami di Lorenzo di Cosma e del figlio Jacopo, della fine del XII secolo, riutilizzati nell'odierna aula liturgica.

Nel 1249 papa Innocenzo IV (1243-1254) assegnò Santa Maria in Capitolio, in grave stato di degrado, ai francescani, che vi stabilirono la propria sede generalizia e intrapresero la ricostruzione dell'intero complesso. La chiesa primitiva, che divenne il transetto del nuovo edificio, fu ricostruita nel 1285-1287 grazie al finanziamento dalla famiglia Savelli - forse su progetto di Arnolfo di Cambio - e consacrata ancora incompleta nel 1291. Ed è proprio al tempo dell'insediamento dei francescani che compare il nuovo appellativo di Santa Maria in Aracoeli. I lavori proseguirono per tutta la metà del secolo successivo, peraltro in condizioni di gravi difficoltà economiche e politiche anche perché il papato, nel 1306, aveva trasferito la sua sede ad Avignone.

La chiesa, in questo periodo, divenne il cuore politico e sociale di Roma: il re Carlo d'Angiò (12261285) vi tenne parlamento con i Romani; i guelfi vi si difesero contro l'imperatore Arrigo VII (12751313); il condottiero e tribuno Cola di Rienzo (1313-1354) vi parlò al popolo; vi si tenevano anche le elezioni dei caporioni della città e le assemblee del libero comune. La consonanza con l'Urbe, inoltre, si manifestò concretamente sia nella modifica del suo orientamento, non più verso il palazzo Senatorio e il Foro, ma in direzione del rione Campo Marzio e del nuovo centro d'attrazione costituito da San Pietro, sia nella costruzione della nuova imponente scalinata, commissionata nel 1348 come ex voto a Maria Vergine per aver liberato Roma dalla pestilenza e realizzata da Lorenzo di Simone Andreotti con materiale di spoglio proveniente dalle rovine lì attorno, ed inaugurata nel medesimo anno proprio da Cola di Rienzo.

Tra il 1467 e il 1472, per volere del cardinale Oliviero Carafa (1430-1511), la basilica fu oggetto di importanti lavori di restauro.

Pio IV (1559-1565), poco prima della sua morte, fece demolire l'abside duecentesca, causando purtroppo la perdita dei dipinti murali absidali opera di Pietro Cavallini (1240 ca.-1330 ca.), per l'ampliamento del coro e fece spostare l'ingresso laterale in corrispondenza della cappella Felici, dove tuttora si trova.

Nel 1571 per decreto del popolo romano venne costruito il soffitto ligneo della navata centrale e nel 1577 quello del transetto, in ringraziamento a Maria Vergine per la vittoria riportata dalla flotta cristiana contro quella turca nel golfo di Lepanto.

Età moderna e contemporanea

Nel 1689 la basilica venne completamente restaurata, arricchita di decori barocchi e modificata all'interno con la chiusura quasi completa delle finestre, di forme gotiche, che davano luce all'interno.

Durante l'occupazione di Roma da parte dei francesi, nel 1797, questi si impossessarono dell'intero colle, espulsero i frati francescani e adibirono la chiesa a stalla: in quest'occasione andarono distrutte gran parte delle decorazioni cosmatesche che la impreziosivano.

Dopo l'unità d'Italia, nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[3], che vi insediò la caserma e il comando dei Vigili Urbani, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Durante i lavori di costruzione del Vittoriano, deliberato nel 1882 e inaugurato nel 1911, furono distrutti in vari anni, e in più riprese, tutti gli edifici che insistevano tra il versante meridionale del colle capitolino e l'imbocco di via del Corso, tra cui l'intero complesso conventuale annesso alla chiesa e tutte le persistenze romane e medioevali del sito, alterando così per sempre la fisionomia dell'area.

La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della Parrocchia di San Marco Evangelista al Campidoglio.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria in Ara Coeli, istituito da Leone X il 10 luglio 1517: l'attuale titolare è il cardinale Salvatore De Giorgi.

Descrizione

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio, pianta
Legenda: 1 - Cappella dell'Immacolata Concezione; 2 - Cappella della Natività; 3 - Cappella di S. Antonio di Padova; 4 - Cappella di S. Anna; 5 - Cappella di S. Paolo; 6 - Cappella dell'Ascensione; 7 - Cappella di S. Michele; 8 - Cappella di S. Margherita da Cortona; 9 - Cappella della Madonna di Loreto; 10 - Transetto sinistro; 11 - Cappella di Gesù Bambino; 12 - Cappella di S. Gregorio Magno; 13 - Presbiterio; 14 - Cappella del SS. Sacramento; 15 - Cappella di S. Rosa da Viterbo; 16 - Transetto destro; 17 - Cappella di S. Pasquale Baylon; 18 - Ingresso laterale; 19 - Cappella di S. Diego d'Alcalà; 20 - Cappella di S. Pietro d'Alcantara; 21 - Cappella di S. Matteo; 22 - Cappella del SS. Crocifisso; 23 - Cappella di S. Girolamo; 24 - Cappella della Madonna Addolorata; 25 - Cappella di S. Bernardino da Siena.

Esterno

Scalinate

Si accede alla basilica dalla ripida scalinata (restaurata l'ultima volta nel 1964), scandita da 125 gradini raggruppati in serie di otto, realizzata nel 1348 da Lorenzo di Simone Andreotti, a spese del popolo romano, come ringraziamento a Maria Vergine per aver salvato la città dalla peste, come ricorda la lapide collocata sulla facciata della chiesa a sinistra del portale centrale:

« MAGISTER LAURENTIUS SIMEONI ANDREOTII ANDREA KAROLI FABRICATOR DE ROMA DE REGIONE COLUMPNE FUNDAVIT PROSECUTUS EST EL CONSUMAVIT UT PRINCIPALIS MAGISTER HOC OPUS SCALARUM INCEPTUM ANNO DOMINI ANN. CCCXL VIII DIE XXV OCTOBRIS. »

Dalla piazza del Campidoglio, inoltre, due scalinate costruite su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola tra il 1547 e il 1552 conducono, rispettivamente al Capitolium e al convento francescano, e all'ingresso laterale della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, ricavato nel 1564 alla base del campanile romanico del XII secolo - di cui restano due ordini - sormontato da una lunetta con un mosaico raffigurante:

Facciata

La facciata, a guscio in laterizi di spoglio, di diverso formato e colore, databile al XIII secolo, è coronata da un timpano orizzontale segnato da due gole, stretto tra i due spioventi laterali ornati da una cornice marmorea a denti di sega; questa presentava una decorazione musiva di cui rimangono ancora visibili nella gola di destra, alcuni frammenti raffiguranti:

In basso, si aprono i tre portali del XIV secolo, rimaneggiati tra il XV e il XVI secolo. Nelle lunette ogivali degli ingressi laterali, appartenenti all'originario prospetto della facciata, insieme ai soprastanti rosoncini a raggiera, sono inseriti due bassorilievi del XVI secolo raffiguranti:

Il prospetto originariamente era ricoperto di mosaici e dipinti murali ad affresco, purtroppo andati perduti; vi erano anche tre rosoni sopra i portali, ma quello centrale, a croce gerosolimitana, fu tolto durante il pontificato di Urbano VIII (1623 - 1644) per l'inserimento di una finestra con vetrata a colori, con le api simbolo dei Barberini, famiglia del pontefice, che possiamo ammirare ancora oggi. Non vi è rimasto neppure l'orologio pubblico, il primo installato a Roma nel 1412, spostato nel 1728 al centro della facciata, nella parte superiore, e nel 1806 sulla torre capitolina.

Interno

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una pianta basilicale, divisa in tre navate da ventidue colonne antiche di spoglio, di marmi diversi, con abside quadrangolare, con nove cappelle a sinistra e otto a destra.

Il piano di calpestio della navata centrale e del transetto sono ricoperti da uno splendido pavimento con Motivi decorativi geometrici (seconda metà del XIII secolo), in pietra e marmo dei Cosmati:[4] l'opera, caratterizzata da grandi lastre rettangolari in marmo bianco riquadrati da fasce mosaicate, è un capolavoro dei celebri marmorari romani; in esso alloggiano numerose lastre tombali databili al XIV e XV secolo.

Navata centrale

Sermoneta e Cesare Trapassi, Madonna con Gesù Bambino (part. dal Soffitto ligneo a cassettoni), 1572-1575, legno intagliato e dorato

La navata centrale è coperta da un magnifico soffitto ligneo a cassettoni, eseguito nel 1572-1575 da Girolamo Siciolante detto il Sermoneta e da Cesare Trapassi: l'opera fu commissionata come ringraziamento per la vittoria sui turchi a Lepanto guidata dall'ammiraglio Marcantonio Colonna (1535 - 1584), che celebrò qui il suo trionfo, presenta:

Nella navata centrale, inoltre, si notano:

(LA) (IT)
« A CUBICULO AUGUSTORUM » « Dalla stanza da letto di Augusto »

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si aprono nove pregevoli cappelle:

Benozzo Gozzoli, Sant'Antonio di Padova con angeli e donatori (1447 - 1449), affresco staccato

Transetto sinistro

Nel transetto sinistro (10) sono collocati:

Ambito francescano, Statua di Gesù Bambino detta anche Santo Bambino (fine del XV secolo), in legno intagliato policromo

Dal transetto sinistro si accede a due cappelle:

Presbiterio e altare maggiore

Nel presbiterio (13), rialzato di alcuni gradini e delimitato da una balaustra, si notano:

Transetto destro

Cosmati, Monumento funebre di papa Onorio IV e della madre Giovanna Aldobrandeschi (1287 ca.), marmo e mosaico

Nel terminale del transetto destro (16) è posta la cappella, dedicata a san Francesco d'Assisi, detta anche Cappella Savelli, edificata nel XIII secolo ma rinnovata nel 1727 dall'architetto Filippo Raguzzini (16901771), dove si conservano:

Dal transetto destro si accede a due cappelle:

Navata destra

Lungo la navata destra si aprono otto pregevoli cappelle:

Controfacciata

La controfacciata presenta di particolare interesse storico-artistico:

Galleria fotografica

Note
  1. I Mirabilia Urbis Romae, facenti parte della letteratura periegetica, erano l'equivalente delle moderne guide di viaggio, che servivano ai pellegrini che si recavano a Roma e li guidavano per tutto il percorso. I primi Mirabilia nascono nel XII secolo e si manterranno fino all'epoca barocca: successivamente il titolo rimarrà lo stesso ma si avranno modifiche nei contenuti.
  2. Nel piccolo giardino ai piedi di Santa Maria in Ara Coeli si possono ancora vedere strutture di varie epoche. Si tratta di un muro arcaico, in cappellaccio e di altri resti in opera quadrata di peperino e in cementizio, che sono probabilmente da riferirsi al Tempio di Giunone Moneta, mentre le strutture più arcaiche possono appartenere all'Auguraculum.
  3. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  4. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 15.02.2020
  5. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  6. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  7. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  8. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  9. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  10. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  11. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  12. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  13. Ibidem . URL consultato il 13.02.2020
  14. Nel 1963 è stato effettuato un sondaggio che ha dato la certezza che dietro l'altare cosmatesco vi era un luogo di culto antichissimo, fondato su muri romani. Qui forse era l'Auguraculum e con esso è da ricollegare la colonna proveniente dal cubiculo Augustorum.
  15. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 13.02.2020
  16. Sull'altare maggiore, dal 1512 al 1565, al posto dell'icona fu collocata la celebre pala della Madonna di Foligno (1511-1512), capolavoro di Raffaello Sanzio, attualmente conservata alla Pinacoteca Vaticana.
  17. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 16.02.2020
  18. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  19. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  20. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  21. Ibidem . URL consultato il 16.02.2020
  22. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  23. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  24. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  25. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  26. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  27. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  28. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  29. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  30. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  31. Ibidem . URL consultato il 14.02.2020
  32. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  33. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  34. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  35. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  36. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  37. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  38. Giuseppe Frangi, La strada verso Assisi lastricata di tenerezza, in "30giorni", nº 11, 2005 su 30giorni.it
  39. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 15.02.2020
  40. Ibidem . URL consultato il 15.02.2020
  41. Ibidem . URL consultato il 12.02.2020
  42. Ibidem . URL consultato il 12.02.2020
  43. Ibidem . URL consultato il 12.02.2020
  44. Ibidem . URL consultato il 16.02.2020
Bibliografia
  • Marina Carta, Laura Russo, Santa Maria in Aracoeli, Istituto Nazionale di Studi Romani, F.lli Palombi, Roma, 1988
  • Filippo Coarelli, Roma, col. "Guide Archeologiche", Laterza, Bari, 1989, p. 36, ISBN 9888842016993
  • Ferdinando De Angelis, Santa Maria in Aracoeli: piccola guida storico-artistica, Tip. C. Colombo, Roma, 1958
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, pp. 222-223
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 229-234, ISBN 9788854188358
  • Emanuele Romanelli, Santa Maria in Aracoeli: Roma, Lozzi, Roma, 1972
  • Laura Russo, Santa Maria in Aracoeli, E. De Rosa, Roma, 2007, ISBN 9788873690672
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 435-438, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 9 dicembre 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

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