Catacomba di Pretestato (Roma)
Catacomba di Pretestato | |
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Cubicolo delle stagioni | |
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Scopritore | Antonio Bosio |
Data scoperta | 1632 |
Datazione | II secolo |
Inizio della costruzione | II secolo, metà |
Completamento | IV secolo |
Materiali | tufo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Primi scavi | |
Datazione scavi | 1847 - 1977 |
Archeologi | Giovanni Battista de Rossi |
Archeologi | Enrico Josi |
Archeologi | Francesco Tolotti |
Amministrazione | |
Ente | Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |
Indirizzo | Via Appia Pignatellli, 11 00179 Roma |
Telefono | +39 06 4465610 |
Fax | +39 06 4467625 |
Posta elettronica | pcas@arcsacra.va |
Sito web | sito web ufficiale |
Note | |
Visita a richiesta | |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La catacomba di Pretestato è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, lungo il lato sinistro della via Appia, nel moderno quartiere Appio Latino.
Toponimo
Il nome della catacomba, come per la maggior parte delle catacombe romane, deriva dal nome del proprietario del terreno o del fondatore della catacomba.
Storia
La catacomba, sorta alla metà II secolo, venne scavata nel sito di una proprietà del celebre Erode Attico, detta Trioprium, nei pressi della quale aveva fatto costruire per la sua defunta moglie, Annia Regilla, un mausoleo, oggi identificato con la Chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella. Alla sua morte (177 d.C.) il predio fu integrato nel demanio imperiale ed utilizzato, in una prima fase - che comprende essenzialmente il III secolo - come luogo di sepoltura di membri dell'aristocrazia romana o della corte (imperatori inclusi, come Balbino), non necessariamente cristiani. Anche dopo la pace religiosa, la catacomba sembra conservare il suo carattere elitario, come risulta dal livello, talvolta eccezionale, dei sepolcri che vi furono costruiti.
Trasformato in epoca paleocristiana, il cimitero divenne un vero e proprio santuario. In esso vi abitò, per un certo periodo, papa Giovanni III (561 - 574). Tutto il complesso fu restaurato, secondo il Liber pontificalis, nel 731 da Gregorio III, e alla fine dell'VIII secolo da Adriano I.
Caduto in oblio ed abbandonato, il complesso cimiteriale fu visitato nel 1632 da Antonio Bosio e associato a quello di Callisto. Fu scoperta una scala di accesso dal Parco della Caffarella, ancora praticabile alla metà del XIX secolo: da essa si calarono diversi visitatori che lasciarono le loro firme graffite sulle pareti.
Nel XVIII secolo il cimitero fu molto danneggiato dai trafugatori di reliquie e Marcantonio Boldetti lo identificò erroneamente con quello di Sant'Urbano (1720).
Scavi sistematici condotti, tra il 1847 e il 1872, da Giovanni Battista de Rossi portarono non solo la scoperta della catacomba, ma alla sua identificazione con quella di Pretestato.
Nel Novecento, le catacombe sono state studiate, in particolare da Rodolfo Kanzler (1909), da Enrico Josi (1931) e da Francesco Tolotti nel 1977.
Martiri sepolti nelle catacombe
Analogamente ad altre catacombe, anche in quella di Pretestato sono diversi i martiri ed i santi ricordati e celebrati. Le fonti storiche ricordano nel sopra terra, in due distinte basiliche (di entrambe non rimane più traccia), i santi Tiburzio, Valeriano, Massimo e Zenone. Inoltre, nella Spelunca Magna poi erano disposte quattro stazioni devozionali, ove erano sepolti cinque martiri: il vescovo Urbano, i diaconi Felicissimo e Agapito (decapitati insieme al papa Sisto II nel 258), i martiri Quirino e Gennaro (ucciso sotto Marco Aurelio).
La Notitia ecclesiarum urbis Romae ci informa dell'esatto percorso seguito dai pellegrini: essi visitavano dapprima la basilica dei santi Tiburzio, Valeriano, Massimo nel sopra terra; scendevano poi nella catacomba per sostare dinanzi alle edicole dei cinque santi qui sepolti; infine uscivano per visitare la seconda basilica, quella di San Zenone.
Di tutti questi luoghi di culto, ipogei e sub divo, l'unico certamente identificato oggi è quello di Gennaro; degli altri, o non restano più tracce, o non sono stati ancora individuati con certezza. L'identificazione della sepoltura di Gennaro è stata possibile grazie al ritrovamento di frammenti marmorei che, ricomposti, hanno dato origine ad una grande lastra con il testo-dedica composto da papa Damaso I:
« | BEATISSIMO MARTYRI IANUARIO DAMASUS EPISCOP(us) FECIT » |
Singolare è, inoltre, la storia della scoperta dell'iscrizione damasiana dedicata ai santi Felicissimo ed Agapito: passata di mano più volte e riutilizzata per scopi diversi (anche come base di taglio in un laboratorio di marmi), fu individuata dallo Josi nel 1927, durante i lavori di smantellamento della Chiesa di San Nicola dei Cesarini, divisa in tre frammenti nella pavimentazione dell'edificio sacro.
Descrizione
Le catacombe, il cui impianto si colloca alla fine del II secolo d.C., erano costituite da tre nuclei principali articolati su più livelli. Nel IV secolo questi tre nuclei furono ampliati, creando una fitta rete di diramazioni e cubicoli.
Sopra terra
Ricco di monumenti e di reperti è il sopra terra, utilizzato già per sepolture di personaggi dell'aristocrazia senatoria e della famiglia imperiale: qui fu scoperto il sarcofago dell'imperatore Balbino (238 d.C.), ora conservato nel quadriportico del complesso cimiteriale. Vi sono, inoltre, resti di due mausolei: uno a pianta esaconca (ossia un mausoleo rotondo con sei nicchie), ed uno a pianta quadrata con quattro esedre laterali. Basiliche, mausolei e catacomba costituivano nel VI - VII secolo una specie di vasto santuario, visitato da molti pellegrini.
Quadriportico
L'ingresso alle gallerie ipogeiche ha luogo da un grande quadriportico, costruito nel 1930 con destinazione a piccolo antiquario, dove si conservano reperti archeologici di particolare pregio ed interesse culturale, fra i quali si segnalano:
- Edicola funeraria a tempietto con la rappresentazione di Strumenti di architetto (I secolo), in marmo.
- Sarcofago con Mito degli Argonauti (metà II secolo): questo è la più antica sepoltura scoperta nella catacomba.
- Sarcofago con Corteo marino (metà III secolo).
- Sarcofago dell'imperatore Balbino (238): sul coperchio è la raffigurazione dello stesso imperatore con la moglie. Sulla cassa sono scene della vita di Balbino:
- Matrimonio;
- Sacrificio di ringraziamento dell'imperatore, che veste la corazza, ed è incoronato dalla Vittoria, in presenza, di Marte, di Roma e dell'Abbondanza.
- Sarcofago con Caccia al leone, con due cavalieri, in presenza di Virtus e dei Dioscuri (III secolo): anche questo, per la sua eccezionalità, potrebbe appartenere ad un membro della famiglia imperiale.
Spelunca Magna
In una sala a destra del quadriportico si scende nella catacomba, accedendo al nucleo principale, che è composto da una lunga galleria, detta Spelunca Magna,[1] probabilmente una cisterna abbandonata ed adattata a sepolcreto ipogeo: essa fu scavata nel II secolo e riutilizzata come cimitero nel III secolo.
Cubicolo della Coronatio
Il cubicolo detto della Coronatio è decorato con dipinti murali, databili al primo quarto del III secolo, raffiguranti:
- Coronatio, composta da tre figure: il personaggio all'estrema destra ha sul capo una corona composta da foglie; la figura centrale ha in mano un ramo con germogli, con il quale tocca la testa dell’uomo coronato. Questa scena secondo alcuni studiosi richiama l'episodio evangelico dell'incoronazione di spine di Gesù (Matteo 27,27-30);
- Risurrezione di Lazzaro;
- Gesù Cristo e la samaritana al pozzo;
- Gesù Cristo guarisce l'emorroissa.
Cripte storiche
Lungo la Spelunca Magna si aprono quelle che il de Rossi aveva chiamato le "cripte storiche" e che aveva, erroneamente, identificato con i luoghi di culto martiriale: una di esse è certamente il luogo di sepoltura di san Gennaro, ove furono trovate colonne di porfido; gli altri tre ambienti sono caratterizzati da una grande accuratezza nei particolari, da una accesa e viva policromia, da una certa monumentalità architettonica, a somiglianza dei mausolei in superficie.
Di particolare interesse è la cosiddetta Cripta quadrata, detta anche Cripta delle stagioni: un ambiente quadrato con tre nicchie per lato ed un ingresso monumentale, costituito da un arco affiancato da paraste con basi e capitelli, con soglia ed architrave in marmo. Il nome deriva dai dipinti sulla volta, che raffigurano quattro diversi momenti dell'anno:
- Mietitura;
- Vendemmia;
- Raccolta delle olive;
- Raccolta dei fiori.
Arcosolio di Celerina
In un cunicolo, che si diparte dalla spelunca magna, si trova l'arcosolio di Celerina, sul quale venne dipinto un episodio dell'Antico Testamento raffigurante:
Casa del custode
La catacomba di Pretestato è l'unico cimitero romano che ha restituito anche la cosiddetta "casa del custode", con annesso l'ingresso monumentale all'area funeraria, costituito da un vestibolo e da un lungo bancone, luogo di sosta dei pellegrini: oggi rimangono solo pochi resti, relativi al pian terreno della casa.
Note | |||||||||||||
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