Catacomba di San Callisto (Roma)

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Catacomba di San Callisto

Roma CatacombeS.Callisto CriptaPapi TombaSistoII III.jpg

Cripta dei Papi, Tomba di Sisto II (metà del III secolo)
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Dedicazione San Callisto I
Scopritore Giovanni Battista de Rossi
Data scoperta 1849
Datazione II - IV secolo
Inizio della costruzione II secolo, fine
Completamento IV secolo
Preesistenze Sepolcri ipogei cristiani privati
Materiali tufo
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Dimensioni
Lunghezza 20.000 m
Profondità 20 m
Scavi
Datazione 1849 - 1854
Archeologo Giovanni Battista de Rossi
Amministrazione
Responsabile Don Alojzij Dobravec, SDB
Indirizzo Via Appia Antica, 110/126
00179 Roma
Telefono +39 06 5130151
Fax +39 06 51301567
Posta elettronica scallisto@catacombe.roma.it
Sito web sito web ufficiale
Sito web 2 [1]
Coordinate geografiche
41°51′32″N 12°30′40″E / 41.858878, 12.511058 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba di San Callisto (Roma)
Virgolette aperte.png
Le Catacombe per eccellenza, il primo cimitero ufficiale della comunità di Roma, il glorioso sepolcreto dei Papi del III secolo.
Virgolette chiuse.png

La Catacomba di San Callisto è un'area funeraria cristiana situata a Roma, fra il II ed il III miglio della via Appia antica; sono tra le più grandi e meglio conservate dell'Urbe.

Il cimitero è parte di quello che gli archeologi chiamano il complesso callistiano, compreso tra la via Appia antica, la via Ardeatina ed il vicolo delle Sette Chiese, in cui sono annoverate, oltre a questa catacomba, anche le catacombe di Balbina e dei Santi Marco e Marcelliano.

Storia

La catacomba è anche il più antico cimitero ufficiale della comunità cristiana di Roma, che lo ricevette alla fine del II secolo e divenne di proprietà comune in immediata dipendenza del vescovo e dei diaconi della Chiesa romana. La donazione fu probabilmente opera di un membro della famiglia dei Cecilii e consistette in un grande appezzamento di terra sulla via Appia: una proprietà triangolare nella zona sud della città, a partire dalla Chiesa del "Domine quo vadis" e delimitato dalle attuali vie Ardeatina, Appia Antica e delle Sette Chiese.

Il complesso sorse, in un'area dove già si trovavano già due piccoli sepolcri ipogei cristiani privati, il primo, risalente alla prima metà del II secolo, era un ipogeo formato da una galleria con doppia cripta, che fu poco a poco ampliata e poi approfondita, raddoppiandone l'altezza. Alla fine del II secolo fu realizzato un secondo piano inferiore. Il secondo, di forma simile al primo, fu realizzato nella seconda metà del II secolo.

La catacomba prende il nome dal diacono Callisto, che, all'inizio del III secolo, fu preposto da papa Zefirino (199 - 217) all'amministrazione del cimitero stesso; salito a sua volta al soglio pontificio (218), egli ingrandì il complesso funerario, facendo aprire nuove gallerie scavate secondo un piano regolare, realizzando nuovi cubicoli e dedicando un'area alla sepoltura dei pontefici. La catacomba ricevette così il nome di Callisto e lo conservò sebbene questo papa, dopo il suo martirio a Trastevere (222), fu inumato nella catacomba di Calepodio, sulla via Aurelia.

Durante il IV secolo alla catacomba furono aggiunte due nuove regioni e questa divenne uno dei luoghi di pellegrinaggio alle tombe dei martiri più frequentato, ma nel corso del V secolo fu progressivamente abbandonato.

Successivamente, il monumento cadde in un lungo periodo di oblio tanto che se ne persero le tracce sino alla riscoperta nel [[1849] ad opera dall'archeologo Giovanni Battista de Rossi (1822 - 1894), il quale lo esplorò sistematicamente, fino al 1854, e lo pubblicò nei primi tre volumi della sua celebre opera:

  • La Roma sotterranea cristiana, descritta e illustrata, Roma 1864 - 1877

Descrizione

La catacomba si sviluppa su cinque livelli, con una rete di gallerie lunghe quasi 20 chilometri, che raggiungono una profondità superiore ai 20 metri ed ospita i corpi di più di mezzo milione di fedeli.

Nel sopra terra sono visibili due piccole basiliche a tre absidi, dette trichorae; in quella orientale si ritiene tradizionalmente, ma senza argomenti definitivi, che vi furono sepolti il papa Zefirino (199 - 217) e san Tarcisio, il giovane martire dell'Eucarestia.

Regione dei Papi e di Santa Cecilia

Cripta dei Papi

Il percorso sotterraneo della catacomba inizia scendendo un ripido e grande scalone che termina in un vestibolo con i muri coperti di graffiti (segno della vicinanza di personaggi molto venerati. Da qui si accede al luogo più sacro ed importante di questa catacomba: la Cripta dei Papi, scoperta nel 1854 dall'archeologo Giovanni Battista de Rossi e da lui così definita:

« Il piccolo Vaticano, il monumento centrale di tutte le necropoli cristiane. »

L'ambiente ebbe origine verso la fine del II secolo come cubicolo privato. Dopo la donazione dell'area alla Chiesa di Roma, fu ristrutturato e trasformato in cripta, divenendo il sepolcreto dei papi del III secolo. Nella cripta, di forma rettangolare, si aprono quattro nicchie per sarcofagi e sei loculi su ogni lato: l'ambiente era quindi predisposto per accogliere 16 deposizioni, più una tomba monumentale sulla parete di fondo.

Cripta dei Papi, dopo i restauri di papa Damaso (366 - 384): ricostruzione

Secondo il Liber pontificalis ed altre fonti storiche, almeno quattordici papi erano sepolti nella catacomba: Zefirino, Ponziano, Antero, Fabiano, Cornelio, Lucio, Stefano, Sisto II, Dionisio, Felice, Eutichiano, Caio, Eusebio e Milziade. Di questi Zefirino fu sepolto in superficie (forse in un secondo tempo), Cornelio nelle cripte di Lucian, e Caio forse nella regione di Santa Sotera. Degli altri undici, cinque sono certamente documentati dalle iscrizioni superstiti:

Le iscrizioni, incise su lastre marmoree che chiudevano i loculi, recano semplicemente il nome del papa, in greco (secondo l'uso ufficiale della Chiesa del tempo), con la qualifica di EPI(scopos). In due casi (quello di san Ponziano e san Fabiano), fu aggiunta sigla MTR, ossia martire. La presenza delle spoglie di papa Sisto II (257 - 258) è assicurata da graffiti con il suo nome.

Sulla parete destra della Cripta dei Papi sono conservati, uniti insieme, due frammenti originali di un primo carme di san Damaso, dedicato al papa Sisto II per celebrarne il martirio:

« Nel tempo in cui la spada (la persecuzione) trafisse le pie viscere della Madre (la Chiesa), io (Sisto II), qui deposto, come pastore (papa) insegnavo la parola di Dio. Quand'ecco, all'improvviso, irrompono i soldati che mi strappano via dalla cattedra. I fedeli offrirono il collo alla spada (cioè, i fedeli tentarono di salvare il papa a costo della loro vita). Ma appena il Pastore vide chi voleva rapirgli la palma (del martirio), offrì per primo sé e il suo capo, non tollerando che il furore facesse del male agli altri. Cristo, che distribuisce la ricompensa, rese palese il merito del Pastore, conservando illeso il numero del gregge. »

Nel IV secolo, il papa Damaso trasformò la cripta in luogo di culto dei primi martiri cristiani:

  • facendovi, collocare un altare, di cui oggi si conserva soltanto il basamento di marmo;
  • aprendo nel soffitto due lucernari;
  • inserendo le colonne tortili, che reggevano un architrave da cui pendevano lampade e croci in onore dei martiri.

Molto interessante dal punto di vista storico è la lapide originale che ancora in gran parte si conserva davanti alla tomba del papa Sisto II, che fu fatta incidere su marmo dal papa Damaso e contiene un secondo carme, in esametri latini, che commemora i martiri e i fedeli sepolti nella cripta e in tutto il cimitero:

Iscrizione di san Damaso in onore dei papi e dei martiri qui sepolti (366 - 384)
« Qui raccolta, se la cerchi, riposa una moltitudine di Santi,
i (cui) corpi conservano i venerandi sepolcri
(e) le anime elette in sè raccolse la reggia del cielo;
Qui (sono) i compagni di Sisto che innalzano i trofei del nemico,
qui (sta) il gruppo degli anziani che custodisce gli altari di Cristo,
qui (sono) deposti i vescovi che vissero nei lunghi tempi di pace,
qui (stanno) i santi confessori che inviò la Grecia,
qui (sono) giovani e ragazzi, vecchi e casti discendenti,
che preferirono conservare la purezza verginale.
Qui, confesso, (io) Damaso, pensai di deporre le mie spoglie,
ma ebbi timore di profanare le ceneri sante dei Beati.[1] »

Sopra la porta d'ingresso era in origine collocata un'altra iscrizione, dovuta a papa Sisto III (432 - 440), con i nomi dei papi e dei martiri del cimitero, il cui testo ci è stato conservato da solo da copie successive.

Cripta di Santa Cecilia

La cripta, realizzata nel IV secolo, nelle adiacenze di quella dei Papi ed è a questa collegata tramite un passaggio decorato da marmi, è detta "di Santa Cecilia", poiché secondo la tradizione qui era despota la santa, uccisa nella sua casa in Trastevere.

Nella parete di sinistra, in basso, si apre una grande nicchia nella quale era collocato il sarcofago con le spoglie di santa Cecilia, che qui rimase, secondo la tradizione, fino all'821, quando san Pasquale lo fece trasportare a Roma nella Basilica a lei dedicata. Nella nicchia è collocata:

  • Statua di santa Cecilia (1920), in marmo: l'opera è la copia della celebre statua realizzata nel 1599-1600 da Stefano Maderno, collocata nella Basilica a lei dedicata in Trastevere.[2] La scultura ritrae il corpo della santa come fu ritrovato all'atto della ricognizione il 20 ottobre 1599 nella chiesa, mettendo in risalto il taglio della spada sul collo e la posizione delle dita che indicano la Trinità, ovvero l'indice alzato della mano sinistra ed il pollice, l'indice ed il medio alzati della mano destra.

La cripta venne decorata con mosaici e dipinti, dei quali rimangono solo alcuni frammenti raffiguranti:

Nella cripta, inoltre, si conservano numerose iscrizioni, fra cui la più importante, per la sua testimonianza di fede, è quella di Settimio Frontone, di rango senatorio, databile al III secolo, in lingua greca, nella quale si legge:

« Io Settimio Frontone Pretestato Liciniano, servo di Dio, qui riposo. Non mi pentirò (mai) di aver vissuto onestamente. Ti servirò anche in cielo, (Signore), e ringrazierò il tuo Nome. Resi la mia anima a Dio a 33 anni e 6 mesi. »

Cubicoli dei Sacramenti

Cubicoli dei Sacramenti (inizi del III secolo)

Successivamente, si giunge ai cinque cubicoli dei Sacramenti, ubicati lungo una delle gallerie originarie, che presentano una ricca decorazione pittorica, databile agli inizi del III secolo. Si tratta evidentemente di tombe destinate a famiglie benestanti, come dimostrano i dipinti murali, che rappresentano simbolicamente i sacramenti dell'iniziazione cristiana: Battesimo ed Eucaristia. In particolare, si notano le scene raffiguranti:

Scala dei Martiri

Ambito romano, Agape fraterna (III secolo), affresco

Al termine della galleria dei Cubicoli dei Sacramenti inizia la Scala dei Martiri, che venne realizzata intorno alla metà del II secolo e conserva ancora alcuni gradini dell'epoca. Viene detta Scala dei Martiri, perché attraverso di essa passarono i papi sepolti nella cripta adiacente.

Secondo la tradizione, anche il giovane san Tarcisio scendeva da questa scala, quando veniva a pregare sulle tombe dei martiri oppure a ricevere l'Eucaristia per portarla ai cristiani nelle carceri o nelle famiglie, durante le persecuzioni.

Regione di papa Milziade

La successiva Regione, quella detta di san Milziade, fu scavata nella seconda metà del III secolo, e prende nome dall'ultimo pontefice sepolto in questo cimitero, nel 314, anche se la sua tomba non è stata rinvenuta. La regione contiene molti cubicoli ed arcosoli, anche lungo le gallerie, spesso decorati da figure simboliche, quali: colomba, pesce, ancora, volatile che si disseta ad un vaso, ecc.

Vanno qui segnalati:

  • Cubicolo delle quattro stagioni, a simboleggiare la continuità della vira;
  • Cripta del Refrigerio, che serviva per le riunioni di preghiera e per i riti del refrigerio, cioè la commemorazione annuale dei defunti.

Regione di San Caio e Sant'Eusebio

Procedendo, lungo le gallerie, s'incontra questa regione, realizzata nel III secolo, dove si trovano due importanti cripte storiche:

Cripta di San Caio

Nelle pareti di questa cripta si trovano vari loculi, fra i quali uno di proporzioni considerevoli dove venne sepolto san Caio (283 - 296), come è documentato dall'iscrizione, in greco, qui rinvenuta:

« Deposizione di Caio vescovo / 22 aprile (296). »

Cripta di Sant'Eusebio

Antistante alla precedente, si trova la cripta rettangolare, decorata da marmi e mosaici, che accoglie il sepolcro di sant'Eusebio († 309) e una grande lastra marmorea su cui è inciso il carme composto da papa Damaso in onore di questo santo, che ricorda la bontà e la misericordia del pontefice verso i lapsi, gli apostati del cristianesimo, cioè di coloro che, per paura delle persecuzioni, avevano rinnegato la fede.

Cubicolo di San Calogero e San Partenio

Lasciata la cripta di sant'Eusebio, si incontra la cripta dei san Calogero e san Partenio, probabilmente martirizzati durante la persecuzione di Diocleziano, i cui nomi sono indicati, a sinistra dell'ingresso, da un graffito:

(LA) (IT)
« PARTEN(i) MARTIRI » « (Sepolcro) di Partenio martire »

(LA) (IT)
« CALO(c)ERI MARTIRI  » « (Sepolcro) di Calogero martire »

Cubicolo dei Cinque Santi

Il cubicolo venne così chiamato, poiché la parete di fondo è decorata con un dipinto murale, ad affresco, databile all'inizio del IV secolo, raffigurante:

  • Cinque oranti in un giardino con uccelli, con piante cariche di fiori e di frutti: l'opera allude simbolicamente al Paradiso.

Cubicolo del diacono Severo

Il cubicolo è molto importante perché qui è conservata una lunga iscrizione, incisa su un pannello di una griglia di marmo, in cui Severo, diacono del papa Marcellino (296 - 304), ricordando la costruzione del "cubicolo doppio con arcosoli e lucernaio", destinato alla sua famiglia, e la sorella, morta a poco meno di 12 anni, menziona per la prima volta l'appellativo di "papa" riferendosi al vescovo di Roma.

Cubicolo delle pecorelle

Ambito romano, Buon Pastore con il gregge (III secolo), affresco

Il cubicolo è costituito da una nicchia per sarcofago, sormontata da un arcosolio decorato con dipinti, datati al IV secolo, che raffigurano:

Regione Liberiana e di Santa Sotere

La Regione Liberiana e quella di Santa Sotere (chiuse al pubblico) furono scavate durante la seconda metà del IV secolo, insieme a quella del Labirinto. Le prime due sono molto monumentali, con tombe appartenenti a famiglie molto agiate.

La Regione Liberiana fu così chiamata in seguito al ritrovamento di tre iscrizioni sepolcrali dell'epoca di papa Liberio (352 - 366). Le tombe di quest'area sono decorate con interessanti dipinti murali, tra i quali si notano:

Nella Regione di Santa Sotere vi sono delle tombe a pianta circolare di particolare pregio e in una delle gallerie, in un arcosolio vi è rappresentata:

Cripte di Lucina

L'itinerario termina con le cripte di Lucina, che costituiscono probabilmente il nucleo più antico della catacomba, immediatamente adiacente alla via Appia. Esso è costituito a sua volta da due nuclei, che vennero collegati al momento della deposizione del papa Cornelio, intorno al 253. La realizzazione delle cripte è quindi più antica, e va fissata probabilmente alla fine del II secolo.

Ambito romano, Pesce con cesto di pane (III secolo), affresco

Alle cripte, si giunge dopo aver attraversato un arenario e percorso un lungo corridoio, dove sono affisse numerose iscrizioni. Due dei cubicoli presentano interessanti dipinti murali, ad affresco, raffiguranti:

Il fulcro di questa regione è costituito dalla cripta che ospitò le spoglie di papa Cornelio (251 - 253). L'iscrizione, diversamente da quella di altri papi, è in latino e vi si legge:

(LA) (IT)
« CORNELIUS MARTYR / EP(Iscopus) » « Cornelio martire e vescovo »

Il corpo del papa fu traslato nel IX secolo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. L'ambiente fu decorato nel VII secolo con dipinti murali, di ambito bizantino, raffiguranti:

Note
  1. Papa Damaso, con la madre e la sorella, fu infatti sepolto in un'altra zona cimiteriale, accanto alla catacomba di San Callisto.
  2. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 16.06.2019
  3. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
  • Antonio Baruffa, Le catacombe di San Callisto: storia-archeologia-fede, Editore Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 ISBN 9788820922894
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 1, Editore Electa-Bruno Mondadori, Milano 1990, pp. 290, 295 ISBN 9788842445210
  • Fabrizio Bisconti, Matteo Braconi, Le Catacombe di San Callisto: storia, contesti, scavi, restauri e scoperte, Editore Tau, Todi 2015 ISBN 9788862444064
  • Sandro Carletti, Vincenzo Biolghini, La Catacomba di San Callisto, Editore Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, Città del Vaticano 1973
  • Filippo Coarelli, Dintorni di Roma, in "Guide archeologiche Laterza", Editore Laterza, Bari 1981, pp. 18 - 23
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte, Le catacombe di Roma, Editore Newton & Compton, Roma 2007 ISBN 9788881837403
  • Paul Poupard, La Guida del Pellegrino a Roma, Editore Piemme, Casale Monferrato 1999, p. 219 ISBN 9788838443435
  • Enrico Josi, Il cimitero di Callisto, Editore Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, Città del Vaticano 1933
  • Pasquale Testini, Archeologia cristiana, Editore Edipuglia, Bari 1980, pp. 208 - 214, 382 - 385, 392 - 393
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2008, pp. 825 - 826 ISBN 9788836538966
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 2 marzo 2020 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.