Catacomba di Sant'Ippolito (Roma)

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Catacomba di Sant'Ippolito

HippolytusStatue.JPG

Ambito romano, Statua di sant'Ippolito di Roma (IV - V secolo), marmo; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Dedicazione Sant'Ippolito di Roma
Scopritore Antonio Bosio
Data scoperta XVI secolo
Datazione III - V secolo
Inizio della costruzione III secolo
Completamento V secolo
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Primi scavi
Datazione XVIII, inizio - XX secolo, fine
Archeologo Marcantonio Boldetti
Secondi scavi
Archeologo Giovanni Battista de Rossi
Terzi scavi
Archeologo Gabriel Bertonière
Amministrazione
Ente Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Indirizzo Via dei Canneti
Roma (RM)
Telefono +39 06 4465610
Fax +39 06 4467625
Posta elettronica pcas@arcsacra.va
Sito web sito web ufficiale
Note
Visita a richiesta
Coordinate geografiche
41°54′25″N 12°31′14″E / 41.906906, 12.520560 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba di Sant'Ippolito (Roma)

La Catacomba di Sant'Ippolito è un'area funeraria situata a Roma, lungo la via Tiburtina, la cui entrata oggi è in via dei Canneti, nel moderno quartiere Nomentano.

Martiri deposti nella catacomba

Il nome del cimitero deriva dal santo più conosciuto che vi è sepolto, Ippolito, figura controversa della Chiesa romana degli inizi del III secolo, ricordato dalle fonti antiche come presbitero, vescovo, militare, scrittore antieretico, antipapa e martire. Esiliato nel 235 in Sardegna insieme a papa Ponziano, ritornò in seno alla Chiesa prima di essere martirizzato.

La Depositio martyrum ricorda, il 13 agosto, la loro deposizione nei cimiteri di Roma: le spoglie di sant'Ippolito nella catacomba sulla via Tiburtina, quelle di Ponziano nella catacomba di San Callisto. La figura di Ippolito è ricordata nel carme che papa Damaso I fece incidere da Furio Dionisio Filocalo e di cui diversi frammenti sono stati scoperti nella pavimentazione della Basilica di San Giovanni in Laterano. Importanti notizie sul martire e sul suo cimitero ci vengono forniti dallo scrittore e poeta cristiano Prudenzio (348 ca. - 413 ca.), che visitò il cimitero agli inizi del V secolo e ne parla nell'inno XI carme del suo Peristephanon: egli descrive la cripta dove era sepolto il martire, il dipinto murale che lo ritraeva, le decorazioni del suo sepolcro, e descrive una basilica a tre navate nel sopra terra, di cui oggi non restano più tracce sicure.

Il Martirologio geronimiano (V secolo) ricorda altri santi sepolti nella catacomba: Concordia (22 febbraio) e Genesio (24 agosto). Inoltre, la Notitia ecclesiarum urbis Romae (VII secolo) include altri due martiri, Trifonia e Cirilla, rispettivamente madre e figlia. Di questi martiri nel cimitero non si hanno tracce certe.

Storia

Il primo ad esplorare la catacomba di sant'Ippolito verso la fine del XVI secolo fu Antonio Bosio, ma pensò di essere penetrato nella vicina catacomba di San Lorenzo.

All'inizio del XVIII secolo fu Marcantonio Boldetti a riconosce in questa catacomba sulla via Tiburtina il cimitero di sant'Ippolito, in base anche ad antichi documenti notarili del XII - XIII secolo, che chiamavano la piccola collina in cui era scavato il cimitero mons sancti Ypoliti.

Le prime indagini scientifiche furono effettuate negli anni Settanta dell'Ottocento da Giovanni Battista de Rossi, coadiuvato da Fabio Gori: essi scoprirono nel sopra terra un mausoleo triabsidato (oggi andato distrutto) e nel sottoterra la basilica ipogea costruita nel VI secolo da papa Vigilio sulla tomba di Ippolito; inoltre, attraverso lo studio di un codice antico conservato a San Pietroburgo e messogli a disposizione dallo stesso zar russo, il De Rossi riuscì a ricostruire per intero il carme damasiano.

Il cimitero, studiato ancora agli inizi del Novecento, subì notevoli danni durante la Seconda guerra mondiale, poiché venne utilizzato come rifugio antiaereo.

Nel dopoguerra, la catacomba è stata studiata dallo statunitense Gabriel Bertonière e dal sacerdote barnabita Umberto Maria Fasola (1917-2017). Infine, recenti indagini effettuate negli anni Novanta del secolo scorso hanno evidenziato, nella regione analizzata, una scarsità di reperti epigrafici, dovuta a sostanziosi spoliazioni databili all'inizio dell'Ottocento.

Descrizione

La catacomba si sviluppa su cinque livelli, di cui l'unico accessibile è quello mediano. La parte più antica è quella che si è sviluppata attorno alla basilica ipogea, fatta costruire da papa Vigilio, attorno alla tomba del martire Ippolito. Già in precedenza esisteva una cripta, monumentalizzata da papa Damaso nella seconda metà del IV secolo. La costruzione della basilica e di un vasto iter per i pellegrini ha modificato irrimediabilmente la topografia del nucleo antico del cimitero.

La scoperta più discussa effettuata nella nostra catacomba è quella della statua di sant'Ippolito, ritrovata dall'artista Pirro Ligorio nel 1553, oggi conservata nell'atrio della Biblioteca Apostolica Vaticana. Essa ritrae un personaggio maschile, barbuto, seduto su un trono, abbigliato come un filosofo: sui fianchi dello sgabello sono scolpiti i titoli in greco delle opere scritte dal nostro martire Ippolito. Da qui l'identificazione del personaggio con quello del martire sepolto nel cimitero. In realtà l'archeologa ed epigrafista Margherita Guarducci (1902-1999) ha dimostrato che questa statua non è nient'altro che una rielaborazione di uno o più tronconi di statue antiche del II secolo, riutilizzate nel III secolo (epoca in cui venne scolpito l'elenco delle opere di Ippolito): sarebbe opera dello stesso Ligorio l'aver completato i tronconi con le parti mancanti, ossia la parte superiore del busto, le braccia e le testa.[1]

Note
  1. Cfr. Margherita Guarducci, San Pietro e Sant'Ippolito: storia di statue famose in Vaticano, Roma 1991
  2. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
  • G. Berthonière, The cult center of the martyr Hippolytus on the via Tiburtina, Oxford 1985
  • Filippo Coarelli, Dintorni di Roma, in "Guide archeologiche Laterza", Editore Laterza, Bari 1981, p. 182
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte, Le catacombe di Roma, Editore Newton & Compton, Roma 1997, pp. 234-242
  • Giovanni Battista de Rossi, Il cimitero di S. Ippolito presso la via Tiburtina e la sua principale cripta storica oggi dissepolta, in "Bollettino di Archeologia Cristiana", Serie IV, 1 (1882), pp. 9-76
  • Pasquale Testini, Archeologia cristiana, Editore Edipuglia, Bari 1980, pp. 242-243
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 19 dicembre 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.