Catacomba dei Giordani (Roma)

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Catacomba dei Giordani

Orante.jpg

Ambito romano, Donna orante (IV secolo), affresco
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Data scoperta 1578
Datazione III - V secolo
Inizio della costruzione III secolo
Completamento V secolo
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Dimensioni
Lunghezza 200 m
Scavi
Datazione XVIII, inizio - XX secolo, metà
Archeologo Marcantonio Boldetti e Giovanni Marangoni (scavi effettuati nel 1720)
Amministrazione
Ente Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Indirizzo Via Salaria - Roma (RM)
Telefono +39 06 4465610
Fax +39 06 4467625
Posta elettronica pcas@arcsacra.va
Sito web sito web ufficiale
Note
Visita a richiesta
Coordinate geografiche
41°55′27″N 12°30′11″E / 41.924214, 12.503078 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba dei Giordani (Roma)

La Catacomba dei Giordani è un'area funeraria, situata a Roma, posta sul lato sinistro della via Salaria Nova, sotto l'odierna Villa Ada, nel moderno quartiere dei Parioli.

Toponimo

La denominazione al plurale (dei Giordani) della catacomba non è stata ancora spiegata: alcuni studiosi ritengono che questa sia il nome della famiglia proprietaria del terreno in cui fu scavata, altri pensano ad una corruzione di Germanorum, altri ancora ad una qualche relazione con il fiume Giordano o al nome di un'associazione, ma sono pure ipotesi.

Storia

In base ai ritrovamenti effettuati nel cimitero, si può datare la catacomba tra la seconda metà del III secolo e la prima metà del V secolo: sono, infatti, state scoperte iscrizioni databili dal 269 al 436.

Il 31 maggio 1578 vennero casualmente alla luce alcune gallerie con sepolcri intatti ed interessanti dipinti murali. La scoperta fece all'epoca grande scalpore, segnando l'inizio degli studi sulle catacombe e la Roma sotterranea. Vi scese fra gli altri il pittore fiammingo Joos van Winghe (1542 ca. - 1603) a copiare i dipinti, eseguendone notevoli copie. Putroppo, un decennio dopo, la catacomba si presentava così devastata e in tale stato di abbandono che nel 1593 Antonio Bosio non riuscì ad entrarvi ed ad esplorarla.

La catacomba fu riportata alla luce nel 1720 dagli archeologi Marcantonio Boldetti e Giovanni Marangoni, ma fu scambiata per quella di Trasone. Questa errata identificazione perdurò fino agli scavi condotti negli anni Sessanta del secolo scorso dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che hanno permisero agli studiosi di identificarla, grazie soprattutto alla scoperta della tomba del martire Alessandro, con la catacomba dei Giordani, di cui parlano le fonti antiche.

Martiri deposti nella catacomba

Le fonti antiche attestano la presenza nella catacomba delle tombe dei martiri Marziale, Vitale e Alessandro, ritenuti dalla tradizione tre dei sette figli di santa Felicita. La Depositio Martyrum, la più antica tra queste fonti, attesta la loro sepoltura sulla via Salaria.

Il Martirologio Geronimiano indicano, alla data del 31 dicembre, anche la sepoltura nel cimitero dei Giordani di un gruppo di sette vergini: Donata, Paolina, Rogata, Dominanda, Serotina, Saturnina e Ilaria.

Infine la Notitia ecclesiarum urbis Romae riferisce che nel sopra terra esisteva una basilica intitolata ai martiri Marziale e Vitale: oggi di questo edificio, descritto da Antonio Bosio alla fine del XVI secolo, non resta più niente.

L'unica conferma archeologica di questi dati riscontrabili nelle fonti letterarie è, come già accennato, la tomba del martire Alessandro.

Descrizione

La catacomba è giunta a noi in non perfette condizioni, anche se in passato è stata visitata da trafugatori di reliquie e tombaroli. Le gallerie del cimitero si sviluppano su più livelli, fino ad un massimo di cinque, ma non tutte compiutamente esplorate.

Negli anni Sessanta del XX secolo fu scoperta la cripta del martire Alessandro. La conferma di questa identificazione viene dall'aver scoperto in loco e rimesso assieme frammenti di tre lastre marmoree dedicate al Santo, risalenti ad epoche diverse. La prima è quella che papa Damaso I dedicò al martire (IV secolo), scolpita dal suo collaboratore Furio Dionisio Filocalo: questa lastra andò distrutta con l'assedio dei Goti del 537- 538. Subito dopo papa Vigilio ne fece scolpire una seconda in sostituzione di quella damasiana: i frammenti dell’ultimo rigo riportano chiaramente il nome di Alessandro. Infine la terza epigrafe è un voto fatto da un tale Marcello (V secolo), con la dedica al martire.

Oltre al cubicolo del martire Alessandro, nella catacomba merita menzione il Cubicolo dell'Esodo, interamente ricoperto di dipinti murali ad affresco risalenti al IV secolo, in particolare nella volta con episodi, rari nelle altre catacombe, tratti dal libro che dà il nome all'ambiente.

Bibliografia
  1. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte, Le catacombe di Roma, Editore Newton & Compton, Roma 1997, pp. 172 - 174
  • Antonio Ferrua, Antichità cristiane. I lavori di papa Vigilio nelle catacombe, in "La Civiltà Cattolica" II, 1967, pp. 142 - 148
  • Antonio Ferrua, Antichità cristiane. Santa Felicita e i suoi sette figli, in "La Civiltà Cattolica" II, 1967, pp. 248 - 251
  • Umberto M. Fasola, Le recenti scoperte delle catacombe sotto villa Savoia. Il "coemeterium Iordanorum ad S. Alexandrum", Città del Vaticano - Barcellona, 1972, pp. 273 - 297
  • Pasquale Testini, Archeologia cristiana, Editore Edipuglia, Bari 1980, pp. 252 - 254
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2008, p. 785 ISBN 9788836538966
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 2 aprile 2016 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.