Catacomba di San Sebastiano (Roma)
Catacomba di San Sebastiano | |
Catacombe di San Sebastiano | |
Nome antico | "ad Catacumbas" |
---|---|
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Dedicazione | San Sebastiano |
Datazione | II secolo |
Inizio della costruzione | II secolo |
Completamento | IV secolo |
Preesistenze | Cava di pozzolana e necropoli romana |
Materiali | tufo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Amministrazione | |
Ente | Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |
Responsabile | fr. Stefano Tamburo, OFM |
Indirizzo |
Via Appia Antica, 136 00179 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 7850350 |
Fax | +39 06 7843745 |
Posta elettronica | info@catacombe.org |
Sito web | sito web ufficiale |
Sito web 2 | [1] |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Catacomba di San Sebastiano è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, al terzo miglio della via Appia, nel moderno quartiere Ardeatino. È l'unico complesso cimiteriale cristiano rimasto accessibile e continuamente frequentato fino ad oggi. A ciò si deve la sua ricca stratificazione storica e la sua notorietà, ma anche la cattiva conservazione della parte più antica.
Toponimo
Ad catacumbas
Nel corso del tempo san Sebastiano, uno dei martiri qui sepolti, ha finito col dare il nome al cimitero, che invece in origine era chiamato ad catacumbas, termine tardo-latino derivato da un'espressione greca di due parole: κατά, katá e κύμβας, kýmbas, che letteralmente significa presso le cavità.
In effetti ancora oggi, lungo la via Appia Antica, nei pressi del cimitero, è possibile riscontrare un forte avvallamento del terreno, la cui depressione corre da est ad ovest. Qui, infatti, nel I secolo esisteva una cava di pozzolana (oggi situata ad una decina di metri sotto il pavimento dell'attuale Basilica di San Sebastiano fuori le Mura), le cui gallerie vennero poi utilizzate per un sepolcreto romano.
Il termine catacumbas, attraverso un processo di estensione ed identificazione, finì ad indicare direttamente i cimiteri sotterranei cristiani, che furono semplicemente chiamati catacombe.
Memoria Apostolorum
La catacomba venne chiamata di san Sebastiano solo a partire dal IX secolo, mentre in precedenza era denominata in Memoria Apostolorum (dalla metà del III secolo), toponimo legato alla presenza, per un certo periodo, delle sepolture degli apostoli san Pietro e san Paolo.
La Depositio martyrum (metà del IV secolo), alla data del 29 giugno, parla infatti della ricorrenza di Pietro in catacumbas e di Paolo sulla via Ostiense. Il Martirologio geronimiano (V secolo) ricorda, alla stessa data, la ricorrenza di Pietro in Vaticano, di Paolo sull'Ostiense e utrumque in catacumbas, Tusco et Basso consulibus (all'epoca dei consoli Tusco e Basso, cioè nel 258).
Martiri deposti nella catacomba
Nel cimitero sulla via Appia, le fonti antiche documentano la presenza di tre martiri:
- San Sebastiano, del quale la Depositio martyrum ricorda la sua morte e la sua sepoltura il 20 gennaio in catacumbas. Di lui si conosce ben poco: sant'Ambrogio (fine IV secolo) dice che era originario di Milano e che subì il martirio a Roma durante la persecuzione di Diocleziano; la passio del V secolo dice che era un soldato originario di Narbona nella Gallia, nato da famiglia milanese, morto a Roma sotto Diocleziano. Le sue reliquie rimasero nella catacomba fino al IX secolo, furono poi trasferite dentro le mura della città, ed oggi sono nuovamente conservate sulla via Appia, nella cappella di San Sebastiano nella basilica soprastante il cimitero.
- San Quirino di Tivoli, vescovo di Siscia in Pannonia, le cui spoglie furono traslate a Roma da pellegrini di quella regione tra la fine del IV e l'inizio del V secolo.
- Sant'Eutichio di Roma, del quale non si conosce nulla, se non il sito della sua tomba, scoperta durante gli scavi archeologici del secolo scorso in una zona franosa della catacomba; inoltre, di lui abbiamo il carme damasiano oggi esposto all'entrata della basilica.
I tre martiri sono citati in un catalogo del VII secolo, chiamato Notula oleorum, mentre gli itinerari per pellegrini dell'Alto Medioevo non citano Eutichio, poiché la sua sepoltura era difficilmente da raggiungibile.
Storia
In origine la zona era una cava di pozzolana, abbandonata alla fine dell'età repubblicana, che fu utilizzata dai romani come sepolcreto fino all'epoca di Traiano (98 - 117) o poco più tardi, databile con sicurezza grazie ad iscrizioni ritrovate ancora in situ: a nord una doppia linea di colombari, databili tra l'età giulio-claudia e l'inizio del II secolo; ad ovest di questi, almeno due edifici residenziali con notevoli decorazioni pittoriche parietali, la cosiddetta "villa piccola", edificio del III secolo; a sud-est, la "villa grande" costruita nella prima metà del II secolo.
In seguito al crollo dell'arenario, nella zona sud-est ad esso adiacente si creò una cavità aperta (cosiddetta piazzuola) in cui vennero ad affacciarsi i prospetti in laterizio dei tre notevoli ipogei di Clodius Hermes, degli Innocentiores e dell’Ascia.
In un secondo tempo (metà del III secolo), la piazzola fu totalmente colmata, e sostituita da tre monumenti:
- la cosiddetta triclia, un cortile all'aperto con loggiati, destinato alla celebrazione del culto degli apostoli san Pietro e san Paolo;[1]
- un'edicola, rivestita di marmo, che gli studiosi ritengono il luogo di conservazione delle reliquie dei due apostoli nel periodo in cui esse furono traslate ad catacumbas;
- un ambiente coperto con pozzo per attingere acqua.
Infine, all'inizio del IV secolo, tutto fu interrato sotto le fondazioni della grande basilica costantiniana, alla quale si andarono affiancando numerosi mausolei tardo antichi.
Durante il Medioevo, la catacomba di San Sebastiano fu l'unico complesso cimiteriale cristiano rimasto accessibile e costantemente visitato dai pellegrini e devoti.
Nel XVI secolo la catacomba fu frequentata sia da san Filippo Neri, che vi si recava per pregare, sia da Antonio Bosio che ne esplorò le gallerie, ma la confuse con quella di Callisto.
Il cardinale Scipione Borghese, tra il 1609 ed 1612, fece costruire l'attuale Basilica di San Sebastiano utilizzando solo la navata centrale dell'edificio costantiniano, che era assai più ampio.
Grazie agli scavi condotti alla fine dell'Ottocento e durante il Novecento si è potuti ricostruire la storia topografica ed architettonica della zona in cui si trovano le catacombe, che consta di tre livelli di gallerie.
Descrizione
Nella navata destra della basilica primitiva, ricostruita nel 1933 su resti antichi, sono visibili a sinistra le arcate di comunicazione con la nave mediana della chiesa attuale, murate nel XIII secolo, e l'esterno dell'abside della Cappella delle Reliquie. Vi sono raccolti sarcofagi interi e frammentari (per lo più del IV secolo) ritrovati negli scavi.
Per una scala si scende nelle gallerie dove sono vari cubicoli, disposti su quattro livelli dei quali il primo è quasi completamente distrutto.
Cripta di san Sebastiano
Prossima all'angolo sud-est della navata è la Cripta di san Sebastiano, ove era deposto il corpo del martire, costruita nel IV secolo e più volte rimaneggiata tra il Medioevo ed il XVII secolo: nell'ambiente sono visibili:
- Altare a mensa sul luogo dell'antico (restano alcune tracce del basamento);
- Busto di san Sebastiano attribuito al Gian Lorenzo Bernini.
Piazzuola
Sulla piazzuola si aprono tre sepolcri, successivamente obliterati dalla triclia. Si tratta di un complesso funerario realizzato unitariamente verso la fine dell'età adrianea, o subito dopo (125 - 140 d.C.): questo è certamente romano, ma dove a partire dalla prima metà del III secolo furono sepolti anche dei cristiani.
- Il primo sepolcro a destra, appartenente a Marcus Clodius Hermes, come si ricava dall'iscrizione ancora in situ, presenta in esterno una notevole facciata in laterizio ed una decorazione con dipinti (Banchetti funebri; Moltiplicazione dei pani e dei pesci; Miracolo dell'indemoniato di Gerasa). All'interno si trova un cubicolo con nicchie per incinerati e loculi di inumati. La ricca decorazione (Vaso trasparente con frutta; Pappagallo ed altri uccelli; Testa di Medusa, sul soffitto) appartiene alla prima fase del sepolcro. L'ambiente che segue ha invece ricevuto, nella prima metà del III secolo, una seconda decorazione pittorica: particolarmente importante, sulla volta, la raffigurazione entro un medaglione ottagonale di un personaggio davanti ad una folla, che alcuni studiosi identificano con Gesù Cristo, mentre altri con il defunto eroizzato.
- Il secondo sepolcro, detto degli Innocentiores in quanto proprietà di un collegio funerario, presenta un'abside a conchiglia, al centro della quale è rappresentato un pavone, simbolo d'immortalità; in alcuni vani sono iscrizioni greche nei caratteri, ma scritte in latino, e un graffito in greco, dove si legge:
- ΙṬΧΟΥΣ, ossia l'acrostico di Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore, intramezzato da una croce a tau, simbolo della salvezza.
- Il terzo sepolcro, detto dell'Ascia, dallo strumento raffigurato all'esterno, è costituito da una cella decorata con tralci di vite nascenti da kantharoi posti su finti pilastri.
Sulle pareti di tufo che delimitavano gli altri lati della piazzuola si trovavano numerosi loculi romani, anche se, nell'ultimo periodo di vita del sito ci fu la presenza di tombe cristiane, in quanto sono state rinvenute rappresentazioni tipicamente cristiane, quali l'ancora, il pesce e il monogramma di Cristo.
Triclia
Dalla piazzola si sale ad un ambiente, posto circa a metà della basilica e tagliato in alto dalla costruzione della stessa: la Memoria apostolorum (cosiddetta triclia), che poté rimanere in parte accessibile anche dopo l'edificazione della chiesa, costituisce il centro cultuale intorno al cui si articola tutto il complesso. Si tratta in sostanza di un cortile trapezoidale (m 23 x 18), pavimentato in mattoni, chiuso da portici a pilastri sui lati settentrionale ed orientale. Esso è compreso tra la "villa grande" ad ovest e una fila di colombari a nord. Il lato est del cortile era occupato in origine da una sala a volta, appartenente alla villa, della quale resta solo un breve tratto a nord. Ad esso si addossa una struttura a nicchi, nella quale si deve riconoscere il centro del culto.
Le pareti intonacate di rosso dei porticati sono ricoperte da più di 600 graffiti di devoti con invocazioni a san Pietro e san Paolo.[2] È evidente che qui si svolgevano riunioni e si celebravano banchetti funebri in onore dei due apostoli. La data di costruzione del complesso può essere determinata con sicurezza: uno dei graffiti sembra recare la data consolare del 260, mentre un altro, nella sottostante tomba degli Innocentiores, ricoperta al momento della costruzione dei triclia, è databile al 249: siamo in un periodo compresp tra queste due date.
Dalla Triclia si passa, per un vano di disimpegno, nell'antico ambulacro, che gira intorno all'abside: qui è ordinata una raccolta di epigrafi e un plastico completo dei mausolei, della Triclia e della basilica costantiniana;
Platonia
Si scende poi nella Platonia,[3] ambiente della fine del IV secolo di forma irregolare, a sud-est dell'abside, che si credeva il luogo della sepoltura temporanea dei due apostoli e che, invece, come hanno provato gli scavi del 1892, era la tomba dove vennero deposte le reliquie del martire Quirino.
Cappella di Onorio III
A destra della Platonia, la cappella di Onorio III, adattata nel vestibolo del mausoleo, con interessanti dipinti murali ad affresco, databili al XIII secolo, raffiguranti:
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |