Catacombe ebraiche di Villa Torlonia (Roma)
Catacombe ebraiche di Villa Torlonia | |
Parete di arcosolio decorata con Aron tra due menorah | |
Collocazione storica | Impero romano |
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Civiltà | Ebraica |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Data scoperta | 1918 |
Datazione | II secolo |
Inizio della costruzione | II secolo, fine |
Completamento | V secolo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Dimensioni | |
Superficie | 13.200 m2 |
Scavi | |
Datazione | 1918 - 1930 |
Archeologo | Umberto Fasola |
Amministrazione | |
Proprietà | Stato italiano |
Ente | Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma |
Indirizzo |
Via Nomentana, 70 00161 Roma |
Telefono | +39 06 480201 |
Fax | +39 06 4880445 |
Posta elettronica | ssba-rm@beniculturali.it. |
Note | |
Visita a richiesta | |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
Le Catacombe ebraiche di Villa Torlonia sono un'area funeraria ebraica situata a Roma, lungo la via Nomentana, nel moderno quartiere Nomentano.
Storia
Le catacombe furono realizzate tra la fine del II e l'inizio del III secolo, secondo alcuni studiosi; o precedentemente, secondo altri; e furono utilizzate fino al V.
L'area funeraria venne scoperta nel 1918 nel corso di alcuni lavori nelle scuderie di Villa Torlonia. Le indagini archeologiche si susseguirono dall'anno della scoperta proseguendo per i dodici anni successivi.
Dal 1929, anche le catacombe ebraiche, per una clausola dei Patti Lateranensi, erano gestite dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Nel 1984 il complesso funerario venne consegnato alla tutela dello Stato italiano in occasione della revisione del concordato con la Santa Sede.
Descrizione
Il complesso ipogeo si articola su due livelli, corrispondenti ad altrettante distinte catacombe con genesi e sviluppo completamente differenti ed indipendenti, collegate tra loro per mezzo di gallerie solo in una seconda fase. Ciascuna di esse è composta da regioni differenti:
- orientale e superiore da tre (A, B, C);
- occidentale ed inferiore da due (D, E).
Sulla base dello studio dei numerosi bolli laterizi presenti in più parti delle due catacombe, Umberto Fasola nei suoi studi ne definito la cronologia assoluta: i cimiteri non sono anteriori all'epoca di Settimio Severo (193 - 211) e si sviluppano nel corso del III secolo, poiché, risalgono alla metà di questo le decorazioni degli ambienti ricavati dall'approfondimento della regione A; il cui ampliamento prosegue agli inizi del IV secolo, come indicato da un bollo dioclezianeo tuttora in situ.
All'interno sono state individuate oltre 3.500 tombe con frammenti più o meno rilevanti di ossa tuttora visibili; altre sono ancora chiuse. Per la maggior parte si tratta di loculi di diverse dimensioni scavati lungo le pareti delle gallerie. Questi loculi erano sigillati ermeticamente con tegole ed intonaco, ed erano contrassegnati con un'iscrizione dipinta, con un'incisione sulla calce fresca, con una tabella funeraria o con altri mezzi di distinzione quale l'applicazione di oggetti come, ad esempio, i vetri dorati.
Gli accessi al sottosuolo sono due, probabilmente posti su un diverticolo della via Nomentana, all'incirca corrispondente all'attuale via Spallanzani.
Livello orientale e superiore
Regione A
La catacomba superiore è servita dall'accesso orientale "A". L'area originale è delimitata da due gallerie, ortogonali fra loro, poste ai piedi della scala e, verso nord, da altre due, che le fanno assumere una forma pressoché quadrata. Questa regione è caratterizzata dalla presenza di loculi e cubicoli dipinti che non fanno, però, parte dell'impianto originario, ma furono realizzati solo dopo un generale abbassamento del terreno. L'estensione dell'area A è probabile che sia da porre in relazione a quella della corrispondente proprietà del sopra terra.
Tutti i cubicoli presentano allestimenti decorativi particolarmente elaborati. In alcuni di essi colonne scavate nel tufo sottolineano, all'esterno, i fianchi dell'ingresso e, all'interno, i quattro angoli dell'ambiente; dipinti murali decorano sia le pareti e la volta dei cubicoli, sia degli arcosoli. Vi si possono ammirare raffigurazioni di simboli ebraici: primo fra tutti vi è la menorah, il candelabro a sette bracci, assurto a simbolo dell'ebraismo sin dal 70 d.C., quando Tito fece distruggere il Tempio di Gerusalemme. Si trovano anche altri simboli ebraici a decorare le pareti, quali: l'aron ha-Kodesh (l'arca), aperto, contenete i rotoli della Legge, lo shofar (il corno), l'anfora per l'olio, ethrog e lulav (cedro e ramo di palma legati alla festa autunnale di Sukkoth), il melograno ed il coltello, simboleggiante la circoncisione. Inoltre, sono visibili altre raffigurazioni, non inerenti in modo precipuo all'ebraismo, come pavoni, piccoli uccelli e delfini con il tridente.
La particolare accuratezza di queste decorazioni pittoriche dimostra come all'interno della comunità, composta principalmente da elementi di modeste condizioni economiche, si fosse formata una élite agiata, tanto da poter disporre di maestranze qualificate. Per contro, all'estremità di una delle gallerie si conservano, ancora intatte, delle tombe di ebrei così poveri che per provvedere alla loro chiusura si utilizzarono frammenti di recupero, anziché accurati muretti in mattoni, tegole intere o blocchetti di tufo che venivano poi intonacati. Spesso, queste chiusure sigillavano due loculi sovrapposti che, quindi, all'esterno non erano più distinguibili.
Numerosi loculi di questa stessa regione presentano una nutrita serie di tondini, di circa 2 cm di diametro, impresse disordinatamente sulla calce di chiusura, a differenza degli analoghi cerchietti trovati in alcune catacombe cristiane, non sembrano essere decorazioni, per quanto rudimentali, ovvero contrassegni (alcune tombe sono già indicate con il nome del defunto). Umberto Fasola riteneva che questi possano raffigurare i rotoli della Torah (come se fossero appoggiati sui ripiani di un aron), posti a testimonianza della fedeltà dell'estinto alla Legge; secondo Erwin Goodenough (studioso della simbologia ebraica antica) potrebbero forse essere identificati come rappresentazioni simboliche del pane o del sole, cioè della vita stessa.
Sempre in questo cimitero è da segnalare la presenza di molti loculi nel cui interno è stata osservata una patina nerastra costituita da una sostanza oleosa, forse aromatica, di cui non si conosceva l'utilizzo in questa forma.
Regioni C e B
Da un preesistente cunicolo idraulico prendono avvio la regione C e successivamente la B, la cui cronologia non è determinabile ma che fu abbandonata prima del suo completo utilizzo.
Livello inferiore o occidentale
L’ingresso occidentale "E", che serviva la catacomba inferiore, sfocia nei giardini di villa Torlonia ed è quello attualmente in uso. Questo ingresso, costruito con una muratura in opera listata, ha una struttura particolare: la prima rampa di scale immette in un ambiente a cielo aperto di forma allungata e con un lato breve leggermente absidato. Umberto Fasola reputava che questo spazio costituisse l'atrio destinato a raccogliere il feretro, secondo la prescrizione talmudica (Baba Bathra VI,8). La sosta del corpo del defunto prima della sua inumazione è coerente con il modello di vita proposto nel trattato talmudico di Avoth (1Y21):
« | Questo mondo è come un vestibolo che precede il Mondo Avvenire; preparati nel vestibolo per entrare nella sala. » |
L'aforisma è così spiegato da A. Cohen:
« | Questa vita è soltanto il preludio di un'altra più elevata, (...) l'uomo, durante la permanenza nel "vestibolo", si mette meglio in grado di respirare la pura atmosfera spirituale della "sala" consacrandosi allo studio e alla pratica dei precetti. » |
La forma absidata rispondeva anche all'esigenza pratica di ampliare lo spazio relativamente angusto (circa 1,5 m di larghezza), facilitando così il passaggio nonché, forse, la breve sosta per il rito funebre.
Regione E
La seconda rampa, interrotta da un pianerottolo, conduceva, originariamente, solo alla regione E. Successivamente, con lo livellamento di alcuni gradini della parte terminale, all'altezza di un lucernario, fu creato l'accesso all'area D. La regione E nacque con un'estensione molto limitata ed era caratterizzata dalla disposizione regolare delle pile di loculi, intervallate da lesene. Questo primo nucleo fu interessato da almeno due fasi di ampliamento:
- abbassamento del pavimento delle gallerie per ricavare sulle pareti nuovo spazio per i loculi;
- prolungamento dei cunicoli ed inserimento dei nuovi.
Questi interventi successivi non presentano la stessa medesima accuratezza: scomparvero le lesene divisorie, i loculi furono distribuiti disordinatamente e, inoltre, furono create delle diramazioni non coerenti con il restante sviluppo della struttura; secondo Umberto Fasola questi cunicoli furono scavati per raggiungere un pozzo preesistente da utilizzare per l'estrazione delle terre di risulta. Il mancato prolungamento delle gallerie della regione E verso nord fa pensare, come nel caso della regione A della catacomba superiore, che le dimensioni di questa fossero condizionate dall'estensione della proprietà del sopra terra: solo col graduale accrescimento di questa fu possibile il corrispondente ampliamento della necropoli. Questa regione, oltre ad avere sepolture a loculi, è caratterizzata dalla presenza di numerosi tombe ad arcosolio.
Regione D
La regione D copre un'area rettangolare con le gallerie disposte secondo la struttura a graticola ed anche la disposizione delle sepolture risponde ad un progetto ben definito: con la calce furono create sulle pareti delle sezioni regolari volte a delimitare gli spazi per i loculi; in tal modo, le loro dimensioni erano predefinite e non più determinate dalle mutevoli esigenze. Sulle volte furono tracciati, sempre con la calce, finti archi. Anche quest'area subì degli ampliamenti con interventi contrastanti con l'ordinato impianto originario documentati da gallerie con diversità di quote del pavimento, variazione dell'altezza delle volte e sfondamento di loculi preesistenti.
La tipologia delle tombe di questa regione del cimitero annovera, oltre ai semplici ricettacoli scavati lungo le pareti di tufo, fosse terragne, un kôkh (lett. loculo in ebraico; impropriamente tradotto come "sepolcro a forno" per la sua forma scavata in profondità, perpendicolarmente al filo della parete), ed un unico cubicolo. La pratica di inumare in kôkhim è conosciuta anche in altri cimiteri ellenistici diffusi in Asia minore, a Cipro in Fenicia e fu introdotta nell'ambiente giudaico in Palestina, alla fine del III secolo a.C. diffondendosi nel secolo successivo per diventare poi prevalente nel I secolo d.C. Tale tipologia funeraria sembra sia da mettere in relazione con la pratica della sepoltura secondaria (traslazione rituale delle ossa).
Iscrizioni, documenti della comunità ebraica
Oltre ad un centinaio di lucerne fittili, di cui una soltanto decorata con la menorah sul disco, sono state ritrovate numerose iscrizioni,[1] per lo più in greco, che sono di fondamentale importanza per conoscere l'organizzazione sociale degli ebrei a Roma.
Dalle iscrizioni, rinvenute in questa ed in altre catacombe ebraiche, si è potuto comprendere che la comunità non era una sola, bensì ne esistevano almeno undici ed erano denominate sinagoghe. Le denominazioni di queste indicavano le diverse provenienze: si riferivano, infatti, ai quartieri di residenza degli ebrei che le componevano, ai loro mestieri, ai luoghi di provenienza o ai nomi di protettori romani: 'Agrippinense, Augustana, Calcaresiana, Campesiana, Elae, degli Ebrei, Seceniense, Suburrana, Tripolitana, Vernaclesiana e Volumnesiana.
Ogni sinagoga era indipendente dalle altre, tanto che ognuna aveva una propria gherusia (il consiglio direttivo che amministrava i beni della comunità esercitando anche la giurisdizione civile sui membri), presieduta dal gherusiarca, il consigliere anziano e rappresentate politico che curava i rapporti esterni. Il comitato esecutivo era composto dagli arconti, magistrati che si occupavano della gestione degli affari. Capo spirituale era l’arcisinagogo che svolgeva mansioni legate al culto. Inoltre, dalle iscrizioni sepolcrali si è compreso che vi erano anche altre cariche all'interno di ogni sinagoga tra i quali: padre e madre della sinagoga, titoli onorifici per indicare, forse, dei finanziatori; grammateo, il segretario e/o scriba; salmista o proseliti, cioè i convertiti all'ebraismo.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |