Catacomba di Generosa (Roma)

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1leftarrow.png Voce principale: Catacombe di Roma.
Catacomba di Generosa

Generosa Wilpert1.jpg

Ambito romano, San Simplicio e santa Beatrice (metà del VII secolo), affresco
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Scopritore Giovanni Battista de Rossi
Data scoperta 1868 - 1986
Datazione III secolo
Inizio della costruzione III secolo, fine
Completamento IV secolo
Soppressione VII secolo
Preesistenze Santuario romano della dea Dia e cava di pozzolana
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Altitudine massima 45 m slm
Dimensioni
Superficie 2800 m2
Profondità 8 m
Primi scavi
Datazione 1868 - 1986
Archeologo Giovanni Battista de Rossi
Secondi scavi
Archeologo Enrico Josi
Terzi scavi
Archeologo Ecole Française
Amministrazione
Ente Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Indirizzo Via delle Catacombe di Generosa - Roma (RM)
Telefono +39 06 4465610
Fax +39 06 4467625
Posta elettronica pcas@arcsacra.va
Sito web sito web ufficiale
Note
Visita a richiesta
Coordinate geografiche
41°50′10″N 12°25′58″E / 41.836122, 12.432818 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba di Generosa (Roma)

La Catacomba di Generosa è un'area funeraria, situata a Roma, al VI miglio della via Portuense, lungo la sponda destra del fiume Tevere, nel suburbio Portuense.

Toponimo

Il nome della catacomba, come per la maggior parte delle catacombe romane, deriva dal nome della proprietaria del terreno in cui sorse il complesso cimiteriale ipogeo. Esso era conosciuto anche col suffisso ad sextum Philippi (o super Philippi), nome con cui era denominato nell'antichità il territorio in cui ora si trova la catacomba: questo indicava il sesto miglio dell'antica via Campana. Filippo può fare riferimento ad un ricco possidente terriero della zona in questione.

Storia

Al VI miglio della via Portuense, lungo la sponda destra del Tevere, sorgeva in epoca molto antica un santuario romano dedicato al culto della dea Dia, al quale era preposto il collegio sacerdotale dei Fratres Arvales.[1]

Sulla collina sovrastante, denominata in età moderna Monte delle Piche, fu impiantata in origine una cava di pozzolana; tra la fine del III secolo e l'inizio del IV le gallerie della cava, ormai abbandonate, furono scelte da una piccola comunità cristiana come luogo di sepoltura.

La catacomba, inizialmente nata come piccolo cimitero rurale, con gallerie piuttosto strette, irregolari e loculi abbastanza modesti, subì dopo la sepoltura dei santi Simplicio, Fustino e Beatrice, martirizzati nel 303 durante le persecuzioni di Diocleziano, un rapido sviluppo.

Proprio la presenza delle sepolture dei martiri, e la contemporanea confisca da parte dell'imperatore Graziano delle terre e dei fondi che appartenevano ai templi romani, spinse nel 382 papa Damaso I, impegnato in un programma di ricerca sistematica e di monumentalizzazione di tutte le tombe dei martiri romani, ad edificare una basilica semipogea e la catacomba smise di essere un cimitero, divenendo un luogo di culto dei martiri qui sepolti.

Nel 682 papa Leone II fece traslare le reliquie dei martiri nella Chiesa di Santa Bibiana all'Esquilino: la catacomba fu così progressivamente abbandonata e la sua ubicazione cadde nell'oblio.

Nel XIX secolo, il ritrovamento nell'area di alcune iscrizioni marmoree suscitò l'interesse dell'archeologo Giovanni Battista de Rossi, che nel 1868 scoprì i resti della basilica e poco dopo della catacomba.

Scavi archeologici furono condotti negli anni Trenta del Novecento da Enrico Josi. Ulteriori campagne di scavo furono eseguite dalla Ecole Française di Roma tra il 1975 ed il 1986, che hanno permesso di stabilire l'esatta dimensione della basilica del sopra terra.

Martiri deposti nella catacomba

Sono quattro i martiri ricordati nella catacomba di Generosa, oggi comunemente chiamati i santi martiri portuensi: Simplicio, Faustino, Beatrice e Rufiniano. Di quest'ultimo non si conosce assolutamente nulla.

La passio altomedievale racconta che i fratelli Simplicio e Faustino furono torturati e uccisi, ed infine gettati nel Tevere all'altezza dell'isola Tiberina. La corrente trasportò i loro corpi sino alla località, nei pressi dell'ansa del fiume, detta ad sextum Philippi, dove la sorella Beatrice li raccolse e li fece inumare in un piccolo ipogeo familiare. La stessa Beatrice, dopo qualche tempo, fu martirizzata e deposta accanto ai fratelli.

Descrizione

La catacomba fa parte di un sito archeologico, ricco di testimonianze non solo cristiane, ma anche romane. Nel sopra terra, infatti, è stato individuato il recinto sacro (chiamato il boschetto sacro alla Magliana) dell'antico santuario della dea Dia, risalente all'epoca repubblicana, il cui culto culto era affidato alle cure degli Arvali, i quali registravano la loro vita religiosa e cultuale in tavole marmoree (gli Acta fratrium Arvalium), molte delle quali sono giunte fino ai noi, grazie al loro riutilizzo come lastre nelle catacombe di Generosa.

L'antico ingresso, come per altre catacombe romane, era chiuso da una piccola basilica absidata (20 x 14 m.), suddivisa da pilastri in tre navate, fatta costruire da Damaso nella seconda metà del IV secolo. Al centro dell'abside, sopra la cattedra, una finestra a griglia (fenestella confessionis) permetteva ai pellegrini in preghiera di scorgere la cripta dei martiri, mentre una porta laterale dava accesso alla galleria (detta, introitus ad martyres) che conduceva alle tombe dei martiri ed all'intera catacomba.

Le gallerie, ancora in parte inesplorate, che si sviluppano su un solo livello, si trovano a circa 8 metri di profondità rispetto alla cima del colle e si estendono su un'area di 2800 mq, anche se alcuni ritengono facciano parte di un unicum con le catacombe di Ponziano e di San Felice.

Dall'ingresso attuale, costituito da un casotto in mattoni chiuso da una porta in ferro, tramite una scala, si entra nella galleria principale, la più antica e larga del cimitero, rettilinea, piuttosto stretta, scavata nel tufo e con volta a botte, rinforzata già in antichità con la costruzione di un muro di sostegno e di alcuni archi a mattoni. Pochi metri più avanti sulla destra si incontra una tomba ad arcosolio, addossata immediatamente alle spalle dell'abside della basilica e molto vicina alla tomba dei martiri, in posizione privilegiata, quindi verosimilmente da attribuire ad un personaggio importante, forse la stessa Generosa.

Proseguendo, sulla destra, un muro di tufo e mattoni alternati delimita la parete di fondo della basilica: il suo andamento leggermente curvo corrisponde all'ingresso antico, attualmente chiuso, e che in antichità immetteva direttamente nella catacomba.

Sul lato opposto, in linea retta rispetto l'abside della basilica, si entra nel sito principale di tutto il cimitero: la cripta dei martiri. L'ambiente di forma rettangolare è una tomba di tipo bisoma, atta cioè a contenere due corpi, il che confermerebbe la sepoltura descritta negli Atti dei Martiri dei due fratelli Faustino e Simplicio.

La parete sopra la tomba dei martiri è decorata con un dipinto murale di ambito romano, che raffigura:


Note
  1. Gli Arvali (in latino (Fratres) Arvales, o "(Fratelli) Arvàli") erano un collegio sacerdotale romano formato di dodici membri scelti a vita tra gli esponenti delle famiglie patrizie.
  2. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  3. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
  • Filippo Coarelli, Dintorni di Roma, in "Guide archeologiche Laterza", Editore Laterza, Bari 1981, pp. 213 - 214
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte, Le catacombe di Roma, Editore Newton & Compton , Roma 1997, pp. 115 - 124
  • Pasquale Testini, Archeologia cristiana, Editore Edipuglia, Bari 1980, pp. 191 - 192
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2008, p. 891 ISBN 9788836538966
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 1 agosto 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.