Catacomba di Domitilla (Roma)
Catacomba di Domitilla | |
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Catacombe di Domitilla | |
Nome antico | Catacomba dei santi Nèreo e Achìlleo |
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Dedicazione | Santa Flavia Domitilla |
Scopritore | Antonio Bosio |
Data scoperta | XVI secolo |
Datazione | II-V secolo |
Inizio della costruzione | II secolo |
Completamento | V secolo |
Soppressione | IX secolo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Primi scavi | |
Datazione scavi | XIX secolo, metà |
Archeologi | Giovanni Battista de Rossi |
Amministrazione | |
Responsabile | Fr. Uwe Heisterhoff, SVD |
Indirizzo | Via Delle Sette Chiese, 282 00147 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5110342 |
Fax | +39 06 5110512 |
Posta elettronica | info@domitilla.info |
Sito web | sito web ufficiale |
Sito web 2 | [1] |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Catacomba di Domitilla è un'area funeraria cristiana situata a Roma, lungo la via Ardeatina, nei pressi della Catacomba di San Callisto, nel moderno quartiere Ardeatino.
Toponimo
La catacomba è situata nell'antico praedium Domitillae, attestato dalle fonti letterarie antiche e da ritrovamenti epigrafici. Nella famiglia dei Flavi, nel I secolo, esistevano due figure femminili col nome di Flavia Domitilla:
- Flavia Domitilla minore, la proprietaria del suddetto fondo, moglie di Tito Flavio Clemente, console nel 95 d.C, a sua volta nipote di Vespasiano e cugino di Domiziano, che venne esiliata a Ventotene;
- santa Flavia Domitilla, nipote dello stesso console, martirizzata a Ponza, dove era stata mandata al confino.
Il cimitero, dunque, deve il suo nome a una delle due Domitilla, della famiglia dei Flavi, convertite al cristianesimo e per questo perseguitate.
Martiri deposti nella catacomba
Nell'indice degli antichi cimiteri cristiani di Roma (Index coemeteriorum vetus), la catacomba è così denominata:
« | Cymiterium Domitillae, Nerei et Achillei ad sanctam Petronellam via Ardeatina. » |
Fin dall'antichità la catacomba è conosciuta come luogo di sepoltura dei martiri Nereo e Achilleo, due soldati vittime probabilmente della persecuzione di Diocleziano (304). La loro passio, risalente al V o VI secolo, benché fantasiosa in molti aspetti, è precisa e dettagliata nella descrizione della loro sepoltura nel terreno di proprietà di Domitilla sulla via Ardeatina. Un'altra indicazione viene dalla Notitia ecclesiarum urbis Romae, la guida per pellegrini del VII secolo, che così si esprime:[1]
« | E tu abbandoni la via Appia e giungi all'Ardeatina. (...) Poi scendi per una scala ai santi martiri Nereo e Achilleo. » |
Queste indicazioni letterarie hanno trovato conferma negli scavi archeologici, nella scoperta cioè di una testimonianza monumentale del culto dei due martiri.
La tradizione afferma pure l'esistenza, nel cimitero dell'Ardeatina, del culto a santa Petronilla, ritenuta figlia di san Pietro. L'origine di questa errata parentela nasce dalla derivazione del nome Petronella dalla radice Petrus anziché Petronius. Questo culto è attestato, dal punto di vista archeologico, da un affresco, denominato della matrona Veneranda.
Storia
Scavi archeologici condotti nel XX secolo, hanno permesso di scoprire nel sopra terra insediamenti funerari risalenti alla fine dell'età repubblicana (I secolo a. C.); il cimitero subdiale continuò a svilupparsi fino al tardo-impero (IV - V secolo), quando membri di nobili famiglie cristiane desideravano essere sepolti nei pressi delle reliquie dei martiri. Questo cimitero all'aperto è composto da una varia tipologia di sepolture: forme, colombari, mausolei.
Il cimitero sottoterra si sviluppa invece nel II - III secolo, dapprima come nuclei funerari distinti, poi uniti in un'unica grande catacomba.
Con la trasformazione in santuario a opera di papa Damaso I, la catacomba divenne luogo di pellegrinaggi e di devozione, finché, a causa dell'insicurezza del suburbio e della campagna romana, all'inizio del IX secolo papa Leone III ((795 - 816) decise il trasferimento delle reliquie dei martiri dentro le Mura Aureliane, nella Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo.
Abbandonata e dimenticata, la catacomba venne scoperta da Antonio Bosio alla fine del XVI secolo: ritenuta parte di quella di San Callisto, solo alla metà dell'Ottocento fu approfonditamente indagata e studiata da Giovanni Battista de Rossi, che giunse anche a determinarne origine e nome.
Descrizione
La catacomba si sviluppa su quattro livelli ed è composta di ambulacri scavati interamente nel tufo per un'estensione complessiva di oltre 15 km, lungo la quale hanno trovato posto oltre 150.000 sepolture, organizzate come loculi, arcosoli, cubicoli, molti dei quali dipinti.
Basilica dei Santi Nereo e Achilleo
Dall'attuale ingresso del cimitero si accede alla basilica, dedicata ai Santi Nereo e Achilleo, che, dai rinvenimenti epigrafici, è databile tra il 390 e il 395; la sua edificazione ha portato a sacrificare alcune gallerie e allo sconvolgimento dell'assetto funerario preesistente. Nella zona dell'abside sono stati scoperti i resti del ciborio, edificato sopra la tomba dei martiri e costituito da resti di due colonnine; in particolare, quella dedicata ad Acilleus (così la scritta dedicatoria) riporta ancora integra la scena del martirio, scolpita nel marmo, che ritrae un personaggio vestito con abiti militari che sta per decapitare un altro personaggio vestito con una lunga tunica; sullo sfondo si vede una corona d'alloro, simbolo del martirio.
La basilica si presenta con una maestosa aula absidata, preceduta da un nartece e suddivisa in tre navate da quattro colonne per lato, con capitelli di recupero. Una basilica nata semi-ipogea, nel luogo di sepoltura dei martiri, ma che prende luce in alto da ampi finestroni affacciati sull'esterno. L'identificazione della tomba dei martiri è assicurata dalla scoperta, qui avvenuta, di frammenti dell'iscrizione damasiana in loro onore e di una colonetta, ora collocata dinanzi all'abside, decorata con una scena raffigurante:
- Martirio di Achilleo.
Il nome (Acileus) è inciso sulla colonna e su un frammento di architrave, appartenenti probabilmente al ciborio che coprì la tomba nel IV secolo.
Ipogeo dei Flavi
Un nucleo molto antico delle catacombe di Domitilla è l'ipogeo dei Flavi, che ha origine alla fine del II secolo d.C. come ipogeo privato romano per poi accogliere, durante il III secolo, sepolture cristiane decorate con scene tratte dalle Sacre Scritture: questo, scavato nella collina, è composto da un'ampia galleria, caratterizzata da una ricca decorazione, su cui si aprono lateralmente quattro nicchioni, ove erano posti i sarcofagi dei membri più importanti della famiglia; in fondo vi era la zona per le sepolture dei servi e dei liberti. Nei pressi si trova un piccolo cubicolo dipinto, datato alla fine del III secolo d.C., nel quale, tra ghirlande, cesti di fiori e uccelli è raffigurato:
- Mito di Amore e Psiche: i due protagonisti sono qui rappresentati come putti che raccolgono fiori.
Ipogeo di Ampliato
Altro interessante ipogeo è quello di Ampliatus che sorge ai piedi di una grande scala e comprendeva, in origine, solo due cubicoli. Quello di destra appartiene a un Ampliato e alla moglie Aurelia Bonifatia (come risulta da iscrizioni), membri di una famiglia di liberti imperiali. Anche in questo caso si tratta probabilmente di un ipogeo romano, inserito nel complesso catacombale solo nella seconda metà del III secolo.
Regione del Buon Pastore
La regione più grande e importante è quella detta del Buon Pastore. Vi si accede da una grande scalinata, che immette in una lunga galleria: questa costituisce il primo nucleo della regione, come gli altri di origine privata. Sulla galleria si aprono cubicoli abbastanza grandi e ricchi (alcuni originariamente rivestiti in marmo) e gallerie trasversali. Una seconda rampa, più stretta, porta al secondo livello dell'ipogeo, formato da una galleria molto larga, priva di sepolture, conclusa da un ambiente su cui si apre il cubicolo detto del Buon Pastore. Il nome deriva da un dipinto posto al centro della volta, che raffigura:
- Buon Pastore con il gregge (III secolo), affresco.
Anche questo nucleo era di carattere privato e fu unificato agli altri nel IV secolo.
Altri nuclei e ipogei
Attorno alla basilica sono situati altri tre nuclei funerari: l'ipogeo dei sarcofagi e quello dei Flavii Aurelii, in genere considerato come unitario ma in realtà composto di due settori. Questi nuclei, molto poveri e semplici, sono quelli utilizzati dai cristiani fin dalla loro creazione, verso la fine del II secolo. Qui si trova l'arcosolio della matrona Veneranda, con la pittura che ritrae la matrona introdotta in paradiso dalla martire Petronilla, riconoscibile dalla didascalia Petronella mart(yr).
Nel IV secolo, si assiste a una rioccupazione massiccia di tutta la catacomba, con cubicoli e arcosoli riccamente decorati. Tra questi, va ricordato:
- il cubicolo di Davide, cosiddetto per il raro dipinto ad affresco, che presenta sulla volta:
- Davide con la fionda;
- un arcosolio (IV secolo) decorato in mosaico con scene raffiguranti:
- nella lunetta: Gesù Cristo in trono tra san Pietro e san Paolo;
- sulla volta:
- al centro, Tre giovani ebrei condotti alla fornace;
- a sinistra, Risurrezione di Lazzaro;
- a destra, la scena è quasi distrutta e non è identificabile.
Note | |
Bibliografia | |
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