Giulio Alberoni
Giulio Alberoni Cardinale | |
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Ojos mucios, lengua ninguna | |
Francesco Trevisani Ritratto del cardinale, Badminton House, Inghilterra | |
Età alla morte | 88 anni |
Nascita | Fiorenzuola d'Arda 21 maggio 1664 |
Morte | Piacenza 26 giugno 1752 |
Sepoltura | Chiesa del Collegio (Piacenza) |
Ordinazione presbiterale | Cattedrale di Parma, 1690 dal vescovo Giorgio Barni |
Nominato vescovo | 6 dicembre 1717 da Clemente XI |
Consacrazione vescovile | Cappella Sistina (Musei Vaticani), 18 novembre 1725 dal papa Benedetto XIII |
Creato Cardinale |
12 luglio 1717 da Clemente XI (vedi) |
Cardinale per | 34 anni, 11 mesi e 14 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Giulio Alberoni (Fiorenzuola d'Arda, 21 maggio 1664; † Piacenza, 26 giugno 1752) è stato un cardinale e vescovo italiano.
Cenni biografici
Giulio nacque il 21 maggio (secondo altre fonti il 31 maggio) 1664 a Fiorenzuola d'Arda, diocesi di Piacenza, primo di sei figli del giardiniere Giovanni Maria e della moglie Laura Ferrari. Quando morì il padre il 16 giugno 1676 divenne sacrestano nella propria parrocchia. Passato alla chiesa di Santa Brigida, tenuta dai barnabiti, ebbe da questi le prime nozioni di latino.
Formazione e attività diplomatica
Soltanto nel 1680 iniziò studi più accurati presso i gesuiti. Passato a Ravenna con l'amico Ignazio Gardini, uditore delle cause criminali in Piacenza, si cattivò la stima del vice-legato pontificio Giorgio Barni (Ch) che, divenuto nel 1688 vescovo di Piacenza, lo nominò suo maestro di casa.
Nel 1690 ricevette dal suo vescovo l'ordinazione presbiterale e questi gli affidò l'educazione di un suo nipote, il conte Giovanni Battista Barni, che intendeva avviare alla carriera ecclesiastica e diplomatica. L'Alberoni approfondì in questi anni gli studi in diritto canonico, storia ecclesiastica e della lingua francese. Nel 1696 accompagnò il giovane Barni a Roma, dove rimase due anni, affinando la propria educazione ed acquistando esperienza.
Rientrò in patria in casa di Alessandro Roncovieri (Ch), vescovo di Borgo San Donnino, che godeva il favore della corte farnesiana. Strinse amicizia con Alessandro Aldobrandini, più tardi cardinale e Nunzio apostolico in Spagna, e con i principali personaggi politici del ducato, fra cui il conte Ignazio Rocca, col quale tenne una assidua corrispondenza giunta sino ai nostri giorni.
Agli inizi della guerra di successione spagnola il duca Francesco Farnese, esitante sulla posizione da assumere, si valse del Roncovieri per una missione esplorativa presso il duca Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme, comandante delle forze francesi, e il Roncovieri condusse con sè l'Alberoni come interprete. I due rimasero presso il Vendòme, in veste di osservatori, durante l'intera campagna del 1702. Alla fine del 1703 si ammalò gravemente il Roncovieri e la delicata incombenza fu assunta dall'Alberoni. L'amicizia col Vendòme fece sì che, quando questi fu chiamato nelle Fiandre nel 1706, l'abate lo accompagnasse. In alcuni periodi di permanenza a Versailles, presentato dal Vendòme come prezioso consigliere durante la campagna d'Italia, conobbe a fondo la corte parigina, guadagnandosi la stima dello stesso sovrano e di altri grandi personaggi. Nel 1710 quando poi il Vendòme fu mandato alla corte spagnola l'Alberoni lo seguì come suo segretario.
Dopo la morte del duca, avvenuta nel 1712, la sua reputazione gli valse la nomina ad agente consolare del Ducato di Parma alla corte di Spagna, dove presto divenne uno dei favoriti del re. Nel 1714, dopo la morte della regina Maria Luisa di Savoia, con l'aiuto della principessa Marie Anne de La Trémoille, molto influente presso il re, combinò il nuovo matrimonio di Filippo V di Spagna con Elisabetta Farnese, nipote di Francesco, duca di Parma.
Ministero episcopale
La nuova regina usò la sua influenza in favore dell'Alberoni che fu nominato duca e grande di Spagna quindi vescovo di Malaga e primo ministro della corona.
Fu molto apprezzato e riuscì in breve tempo a compiere una vera e propria rivoluzione nell'amministrazione del reame, risollevando il regno da una profonda crisi oltre che finanziaria anche di identità. Con la morte nel 1715 di re Sole si intensificarono gli sforzi della diplomazia spagnola di ottenere a Filippo V la corona di Francia portando l'Europa sull'orlo di una guerra generale. L'impazienza del re e della moglie non diedero al ministro il tempo per far maturare i suoi piani con l'opportuna calma.
L'Alberoni intanto si adoperava per ottenere la nomina cardinalizia, a favore della quale intervenne calorosamente la regina. A tale scopo riuscì a condurre a buon fine le pendenze esistenti fra la Santa Sede e la monarchia spagnola, con la sigla di un concordato, e l'allestimento di una squadra navale, che sarebbe dovuta partire per il Levante contro i Turchi.
Cardinalato
La notizia della nomina cardinalizia dell'Alberoni, proposta da Clemente XI nel concistoro del 12 luglio 1717, giunse a Madrid il 25 seguente.
Su istigazione di Francesco Farnese, Filippo V inviò truppe alla conquista della Sardegna e della Sicilia, ma questo provocò la reazione d'Inghilterra, Francia, Paesi Bassi e Impero che, alleatisi, diedero corso alla Guerra della Quadruplice Alleanza dalla quale la Spagna uscì sconfitta. L'Alberoni, pur essendosi opposto a questa azione militare, fu ritenuto il principale responsabile. Il 5 dicembre 1719 Filippo V, per non essere trattato come il nemico d'Europa, gli ordinò di lasciare il paese. La stessa Elisabetta svolse un ruolo attivo nell'ottenere il decreto di espulsione. Tale situazione gli comportò anche l'inimicizia di papa Clemente XI che istituì una congregazione cardinalizia per il giudizio sull'Alberoni, e contemporaneamente furono istituiti due processi: uno in Spagna, sotto la direzione dell'arcivescovo di Toledo, l'altro a Piacenza, affidato al vescovo Barni.
L'Alberoni lasciò la Spagna e rientrò in Italia dove fu arrestato a Sestri Levante, in quanto Clemente XI per mezzo del cardinale Giuseppe Renato Imperiali il 18 febbraio 1720 aveva richiesto al doge genovese la consegna del prelato colpevole di gravi delitti. Il caso fu esaminato dal governo genovese che non ritenne opportuno consegnare l'Alberoni al pontefice e questi lasciò Sestri Levante e sino alla morte del pontefice visse nascosto sull'Appennino tosco-emiliano, con la protezione del marchese Antonio Monti nei pressi di Bologna.[1]
Il 19 marzo 1721 dopo la morte di Clemente XI, il Sacro Collegio riconobbe all'Alberoni il diritto di partecipare al conclave e spedì la comunicazione relativa all'arcivescovo di Genova e al vescovo di Brugnato. L'Alberoni venne a conoscenza dell'invito per mezzo dell'amico abate Bielato e grazie a un salvacondotto riuscì a raggiungere Roma. Entrò in conclave l'8 aprile.
In seguito visse in ritiro presso una casa gesuita e nel 1723 le accuse contro di lui furono ritirate. Tra queste la più pesante fu quella di atti contro natura dato che il suo protettore ed amico Vendôme era pubblicamente conosciuto come omosessuale. Il papa lo elevò alla dignità di cardinale presbitero e divenne titolare di San Crisogono. Durante l'elezione successiva (1724) venne egli stesso proposto per il ruolo papale e si assicurò dieci voti nel conclave che elesse Benedetto XIII. Questi volle risolvere la questione della sua preconizzazione a vescovo di Malaga, fu infatti consacrato vescovo il 18 novembre 1725 dallo stesso pontefice coadiuvato da mons. Nicolò Maria Lercari, allora vescovo titolare di Nazianzo, e da mons. Giovanni Battista Gamberucci (Ch), arcivescovo titolare di Amasea, ma immediatamente dopo la consacrazione l'Alberoni rassegnò al pontefice le dimissioni dalla carica.
Partecipò al conclave del 1730 con l'elezione di Clemente XII, che nel 1735 lo inviò legato in Romagna. A Ravenna, capoluogo della Legazione, avviò la costruzione del nuovo canale naviglio (Canale Corsini) e del nuovo scalo portuale (Porto Corsini). Ma incorse nella disapprovazione del pontefice a causa delle maniere forti con cui cercò di ridurre la piccola Repubblica di San Marino ad assoggettarsi a Roma (occupazione alberoniana). Di conseguenza, venne sostituito da un altro legato nel 1740 e poco dopo si ritirò a Piacenza. Qui Clemente XII lo nominò amministratore dell'ospedale di San Lazzaro. L'ospedale era una fondazione medioevale ormai fatiscente.
L'Alberoni ottenne il consenso del papa per farne un collegio per l'educazione al sacerdozio di settanta ragazzi poveri. Tale istituzione prese il nome di Collegio Alberoni ed è tuttora esistente.
Non prese parte al successivo conclave del 1740 che vide l'elezione di papa Benedetto XIV, divenuto Cardinale protopresbitero, mutò titolo cardinalizio in quello di Lorenzo in Lucina, di spettanza al cardinale protopresbitero. Nell'agosto di quell'anno il nuovo pontefice lo volle legato a Bologna dove rimase sino al 1743. Assolto questo ultimo incarico governativo, rientrò a casa dove si dedicò alla realizzazione del suo collegio.
Morte
Morì a Piacenza il 26 giugno 1752, dopo brevissima malattia, e fu sepolto nella chiesa del Collegio, al quale lasciò in eredità la somma di 600.000 ducati. Il suo monumento funebre venne ornato di un bel busto-ritratto in marmo opera dell'Abate carrarese Giovanni Antonio Cybei (1754). Lasciò, inoltre, il resto della sua fortuna a suo nipote.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Cardinale Giulio Alberoni
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Malaga | Successore: | |
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Manuel de Santo Tomás Mendoza (Ch), O.P. | 6 dicembre 1717 - 19 novembre 1725 | Diego González Toro y Villalobos (Ch) |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro | Successore: | |
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Alessandro Albani | 12 giugno 1724 - 20 settembre 1728 | Neri Maria Corsini |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Crisogono | Successore: | |
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Prospero Marefoschi | 20 settembre 1728 - 29 agosto 1740 | Sigismund von Kollonitz |
Predecessore: | Legato apostolico di Romagna | Successore: | |
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Bartolomeo Massei | 17 gennaio 1735 - 9 settembre 1739 | Carlo Maria Marini |
Predecessore: | Cardinale protopresbitero | Successore: | |
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Gianantonio Davia | 11 gennaio 1740 - 26 giugno 1752 | Thomas Philip Wallrad d'Alsace-Boussut de Chimay |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Lorenzo in Lucina | Successore: | |
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Gianantonio Davia | 29 agosto 1740 - 26 giugno 1752 | Thomas Philip Wallrad d'Alsace-Boussut de Chimay |
Predecessore: | Legato apostolico di Bologna | Successore: | |
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Silvio Valenti Gonzaga | 29 agosto 1740 - 4 settembre 1743 | Giorgio Doria |
Note | |
Bibliografia | |
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- Vescovi di Malaga
- Cardinali diaconi di Sant'Adriano al Foro
- Cardinali presbiteri di San Crisogono
- Cardinali presbiteri di San Lorenzo in Lucina
- Legati pontifici di Bologna
- Cardinali Protopresbiteri
- Presbiteri ordinati nel 1690
- Presbiteri italiani del XVII secolo
- Italiani del XVII secolo
- Presbiteri del XVII secolo
- Presbiteri per nome
- Presbiteri italiani
- Presbiteri del XVIII secolo
- Italiani del XVIII secolo
- Vescovi consacrati nel 1725
- Vescovi italiani del XVIII secolo
- Vescovi del XVIII secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Benedetto XIII
- Concistoro 12 luglio 1717
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- Cardinali creati da Clemente XI
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- Morti il 26 giugno