Sede suburbicaria di Albano

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Sede suburbicaria di Albano
'Albanensis'
Chiesa latina
Cattedrale San Pancrazio Albano 01.JPG
vescovo Vincenzo Viva
Sede Albano Laziale
Nazione bandiera Italia
Vicario Franco Marando
Parrocchie 77 (8 vicariati )
Sacerdoti 200 di cui 120 secolari e 80 regolari
2.469 battezzati per sacerdote
123 religiosi 883 religiose 41 diaconi
510.950 abitanti in 661 km²
493.870 battezzati (96,7% del totale)
Eretta IV secolo
Rito romano
Indirizzo

C.P. 108, Via Alcide De Gasperi 37, 00041 Albano Laziale (RM)

tel. +390693268401 fax. 06.9320051 @
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2019 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Albano
Bishopcoa.pngStemmaPapaFrancesco 18-03-2013.jpgKardinalcoa.png -->
Sede suburbicaria
Titolare vacante
Data istituzione IV secolo
Collegamenti esterni
Dati dall'annuario pontificio Ch Gc
Scheda su Salvador Miranda

La sede suburbicaria di Albano (in latino: Albanensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea della diocesi di Roma appartenente alla regione ecclesiastica regione ecclesiastica del Lazio. Nel 2018 contava 493.870 battezzati su 510.950 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Vincenzo Viva(ch), mentre il titolo è del cardinale Angelo Sodano.


Territorio

Collocata a sud-sud ovest di Roma, la sede suburbicaria di Albano confina a nord con quella di Frascati, ad est con quella di Velletri e con la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e ad ovest è bagnata dal mare Tirreno.

Il territorio diocesano comprende i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Ciampino, Genzano di Roma, Lanuvio, Marino, Nemi, Nettuno e Pomezia, appartenenti alla provincia di Roma, e quello di Aprilia, che fa parte della provincia di Latina, oltre a Santa Palomba, una piccola area del territorio della Capitale. La sua conformazione, dopo l'assorbimento nel VI secolo della diocesi di Anzio, non è sostanzialmente cambiata, anche se ha subìto tagli importanti come quello del territorio di Grottaferrata, con la sua celebre abbazia e, recentemente, quello dei borghi di Latina.

Nella diocesi sono presenti 166 case religiose, di cui 126 femminili e 40 maschili, quasi tutte concentrate nella zona Colli e nella zona Mare. La diocesi di Albano ha il privilegio di avere nel suo territorio la cittadina di Castel Gandolfo, scelta dal papa Urbano VIII come residenza estiva dei pontefici (1626). L'attuale complesso delle "Ville Pontificie" di Castel Gandolfo assunse le dimensioni di circa 55 ettari con il Trattato Lateranense del 1929 e gode della prerogativa dell'extraterritorialità.

Sede vescovile è la città di Albano Laziale, dove si trova la cattedrale di San Pancrazio.

Ai fini pastorali il territorio è tradizionalmente diviso in tre zone: Colli, Mediana e Mare, ciascuna con propri caratteri peculiari. La diocesi è anche suddivisa in 77 parrocchie, raggruppate in otto vicarie: Albano, Ciampino, Marino, Ariccia, Aprilia, Pomezia e Nettuno.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Parrocchie della sede suburbicaria di Albano

Storia

I primi secoli dell'era cristiana

L'atto costitutivo o, forse più esattamente, il riconoscimento ufficiale dell'esistenza della comunità cristiana e della sua organizzazione sotto la giurisdizione vescovile si fa coincidere con l'erezione nell' Albanum da parte di Costantino I, avvenuta attorno al 326, di una Basilica in onore di San Giovanni Battista, una delle quattro edificate dall'imperatore al di fuori di Roma. La successiva Cattedrale, però, intitolata a san Pancrazio e costruita sull'area della precedente dopo che un grave incendio l'aveva completamente distrutta insieme con l'episcopio, risale a papa Leone III (795-816).

Il fianco della Cattedrale di San Pancrazio ad Albano Laziale.

Nel corso di lavori di restauro all'inizio del 1900 sono stati rinvenuti elementi appartenenti alla primitiva struttura basilicale (la cripta, posta sotto il presbiterio, in cui furono traslate le reliquie dei martiri delle catacombe di san Senatore) ed alla ricostruzione (due colonne marmoree visibili grazie ad asole aperte nei pilastri murari).

La presenza di una numerosa e vivace comunità cristiana nell'Albanum, viene fatta risalire dagli studiosi tra il III secolo e l'inizio del IV, epoca alla quale Alberto Galieti, fra i più autorevoli storici della diocesi, ascrive la realizzazione delle catacombe di San Senatore, nelle quali identifica il cimitero dove, con quelle dei santi Senatore e Perpetua, riposavano, secondo la Epitome de locis Ss. Martirum quae sunt foris civitatis Romae, le salme di innumerevoli santi[1]. Il ritrovamento, al di sopra della catacomba, del sepolcreto di un milite della II Legione Partica, suggerì al De Rossi la connessione tra la catacomba stessa e la milizia, giunta in Italia dall'oriente nel 193 al seguito dell'imperatore Settimio Severo e acquartierata appunto nell'Albanum. Visitabili dopo i lavori di restauro del 1989 a cura della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, vi si possono ammirare affreschi databili dal V all'XI secolo. Più scarse e più tarde, da ascriversi verosimilmente al IV secolo, sono le testimonianze della presenza di comunità cristiane in altri centri della Diocesi, Lanuvium, Aricia, Bovillae, Lavinium, Ardea, alcuni di loro peraltro sedi di rinomati templi pagani, dove più tenaci furono le tradizioni. Non si può tuttavia escludere che, almeno nei centri dislocati lungo la via Appia, l'annuncio della Buona Novella alle popolazioni autoctone sia arrivato fin dal I secolo ad opera degli stessi Apostoli Pietro e Paolo. Coeva a quella dell'Albanum sembra sia stata invece la presenza di una comunità cristiana ad Antium, città esposta al contagio delle idee orientali a causa dei traffici che si svolgevano attraverso il porto e che, fino al VI secolo, quando venne assorbita dalla diocesi di Albano, fu anche sede episcopale. L'importanza presto assunta dalla diocesi albanense è attestata, oltre che dall'edificazione della basilica costantiniana, dall'elezione al soglio pontificio, nel 401 di papa Innocenzo I, che di Albano era nativo.

Medioevo

Nel periodo medioevale, anche a seguito delle susseguenti invasioni dei Visigoti (410) e dei Saraceni (826 e 844) e delle vicende belliche per la conquista di Roma connesse alla Guerra Gotica (535-553) tra Bizantini ed Ostrogoti, l'area della diocesi venne spesso devastata. Questo comportò un generale regresso dell'urbanizzazione con la scomparsa di numerose antiche città romane, come Bovillae e l'antica sede vescovile di Aricia, in seguito accorpata alla sede di Albano.

La residenza ufficiale dei vescovi di Albano per tutto il periodo medioevale fu presso la Basilica di San Clemente al Laterano a Roma, e le visite pastorali in diocesi furono pochissime: la maggior parte delle località comprese nella diocesi infatti erano molto decadute. Persino Albano, che era ridotta ad un oppidulum nel VI secolo, si andò spopolando progressivamente sull'onda di conseguenti assedi, distruzioni e saccheggi: nel 1118 da parte dei Pierleoni poiché papa Pasquale II aveva trovato rifugio in Albano; nel 1167 da parte dei cittadini romani per ripicca contro l'appoggio dato dagli albanensi all'imperatore Federico Barbarossa, nel 1436 infine da parte del cardinal Giovanni Maria Vitelleschi, inviato di papa Eugenio IV contro i Savelli.

La Chiesa tra VIII e XI secolo controllava vaste proprietà terriere nei Colli Albani e nell'Agro Romano: queste, organizzate in Patrimonia suddivisi a loro volta in Massae, erano gestiti da diaconi indipendenti dal vescovo locale e direttamente soggetti alla Santa Sede. Dei fondi ecclesiastici sono collocabili lungo la via Appia tra Roma e Frattocchie (Patrimonium Appiae), tra Marino e Grottaferrata (Massa Marulis), presso Albano Laziale (Massa Sulpiciana), sulla via Ardeatina e presso Nettuno. In epoca più tarda invece numerosi feudi furono infeudati a istituti religiosi romani: è il caso di Genzano di Roma, infeudato ai monaci di San Paolo alle Tre Fontane, di Lanuvio, infeudato ai religiosi benedettini, e di Ardea, concessa ai monaci della Basilica di San Paolo fuori le mura. Albano Laziale invece fu infeudata varie volte, a quanto riportano gli atti, al vescovo stesso: il 9 agosto 1217[2] papa Onorio III concesse da Ferentino il dominio temporale del feudo di Albano ai suoi vescovi; anche papa Niccolò III il 4 maggio 1278[3] confermò il dominio su Albano e i connessi privilegi per i suoi vescovi. Tuttavia il dominio vescovile su Albano non ha lasciato tracce consistenti, poiché soppiantato subito da quello dei potenti signori Savelli.

Il cardinale vescovo san Bonaventura da Bagnoregio nel 1272 si recò in visita presso il Santuario di Maria Santissima dell'Acquasanta a Marino: la leggenda vuole che lì il santo abbia avuto l'ispirazione di fondare la Confraternita del Gonfalone di Marino.

Età moderna

Nel 1628 la diocesi di Albano si dotò di un proprio seminario. Chiuso nel 1921 per difficoltà economiche, riprese a funzionare nel 1949 con il titolo di Pontificio Seminario Interdiocesano Pio XII nell'immobile sito in piazza San Paolo, prima concesso e poi donato alla diocesi dalla Santa Sede.

Con l'occupazione francese alla fine del XVIII e inizio del XIX secolo e la soppressione degli ordini religiosi, i monasteri vennero "indemaniati": quello dell'Immacolata delle Clarisse divenne caserma per la gendarmeria, mentre nel convento di Santa Maria della Stella e nel Collegio di Propaganda Fide vennero acquartierate le truppe, "1.200 uomini e 25 cavalli". La sollevazione dei paesi dei Colli Albani, seguita alla rivolta di Roma, fu facilmente domata dalle truppe del generale Gioacchino Murat ed i paesi saccheggiati. Numerosi prelati e sacerdoti, che si rifiutavano di prestare il giuramento di fedeltà all'imperatore, vennero deportati; uno di loro morì durante la prigionia. Il cardinale Michele Di Pietro, nativo di Albano e formato presso il locale Seminario, fu delegato apostolico per il governo di Roma durante la prigionia prima di papa Pio VI e poi di papa Pio VII. Fiero oppositore dei disegni di Napoleone Bonaparte, subì anch'egli il carcere per poi divenire finalmente pastore della Diocesi natia dal 1816 al 1824.

Età contemporanea

Per secoli e ancora all'inizio del secolo XX, il territorio diocesano è stato caratterizzato dalla presenza di due poli abitativi, la zona collinare e quella costiera, tra le quali si estendeva la parte meridionale dell'Agro Romano, vasta plaga paludosa e malsana, quasi del tutto spopolata, nella quale si consumò nel 1902 il sacrificio di santa Maria Goretti, compatrona della Diocesi, la cui salma è custodita nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Nettuno. La zona venne bonificata e colonizzata negli anni '30, quando furono fondate Aprilia e Pomezia. Nel 1944 la guerra imperversò crudelmente per oltre quattro mesi sul territorio della diocesi, provocando vittime e distruzioni immani. Innumerevoli in ogni paese della diocesi furono in quelle tragiche circostanze le prove di coraggio e le testimonianze di solidarietà del clero e dei religiosi a favore delle popolazioni. La tragedia più grande in termini di vite umane perdute si consumò il 10 febbraio, a seguito di bombardamento aereo, nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e nel contiguo Collegio di Propaganda Fide, che accoglievano migliaia di sfollati. Nel dopoguerra, a seguito dello sviluppo economico, il territorio attirò numerosissimi immigrati in prevalenza dal Meridione. In cinquanta anni la popolazione è passata da meno di centomila a quasi mezzo milione di abitanti; da piccoli borghi Aprilia, Pomezia e Ardea, come anche Ciampino, già frazione di Marino, si sono trasformate in città popolose. La popolazione aumenta a oltre un milione di persone durante la stagione estiva. Ultimamente il fenomeno migratorio sembra essersi ridotto di intensità, ma si è arricchito di una componente nuova, quella dell'immigrazione da paesi extracomunitari con una forte componente di clandestinità. Si è così creato un crogiuolo di culture e di religioni dal quale nascerà il domani del territorio e della Chiesa di Albano, che dovrà crescere affrontando e vincendo la sfida del multiculturalismo e della multireligiosità. Questi fenomeni non sono sfuggiti all'attenzione della Chiesa. Il IX Sinodo diocesano tenutosi nel 1958 ebbe carattere essenzialmente disciplinare, ma intanto cresceva il numero delle parrocchie e della chiese nel territorio e cresceva l'attenzione per il mondo operaio. Alla visita pastorale, iniziata nel 1981 e conclusa nel 1986, è seguito un periodo di riflessione comunitaria attraverso una serie di convegni ecclesiali, che è sfociato nel Sinodo degli anni novanta, al quale per la prima volta, accanto ai sacerdoti e ai religiosi, hanno partecipato numerosi delegati laici. Il Sinodo ha dato chiara coscienza alla Chiesa di Albano di essere in missione nel suo stesso territorio e contemporaneamente, insieme con altri preziosi frutti, ha maturato la sua apertura missionaria verso l'esterno con la decisione di assumere il servizio pastorale della parrocchia di Masuba nella diocesi di Makeni in Sierra Leone.

Santi e papi nella cronotassi

La cronotassi dei vescovi di Albano del Galieti, ritenuta la più attendibile, enumera 156 presuli, ai quali vanno aggiunti i sei succedutisi dal 1948 ad oggi. Due di essi lasciarono la sede albanense per il papato: Pietro Martino e Nicolas Breackspears. Tre vescovi ascesero al soglio di Pietro da altre sedi episcopali, dopo avere tenuto quella di Albano: Rodrigo Borgia, Giovan Pietro Carafa e Giovanni Alessandro de' Medici. Il Galieti esclude che sia passato per la sede albanense anche Giuliano della Rovere, asceso al papato nel 1503 con il nome di papa Giulio II. Altri due presuli sono ascesi all'onore degli altari: il Beato Pietro Igneo, vescovo di Albano dal 1074 al 1089, e san Bonaventura da Bagnoregio, dottore serafico, dal 1273 al 1278, mentre sono stati proclamati beati Matteo (+ 1189) ed Enrico de Marsiac (+1189), che nel 1185 per umiltà aveva rifiutato il papato. Il cardinale Lodovico Altieri morì nel 1867 in mezzo al suo gregge percosso dal colera. Dall'anno 963 al 1966 i vescovi albanensi sono stati cardinali. Successivamente, in forza del motu proprio di papa Giovanni XXIII Suburbicariis sedibus del 10 aprile 1962, la guida effettiva della diocesi è affidata al vescovo ordinario, mentre al cardinale viene attribuito il solo titolo

Cronotassi dei vescovi

Vescovi

Cardinali vescovi

Dal 1966

Fino al 1966 i vescovi sono stati cardinali con il titolo della diocesi di Albano; a partire dal 1966 ai cardinali è rimasto solo il titolo e le funzioni di giurisdizione sulla diocesi passano ad un altro vescovo.

Cardinali Vescovi con titolo di Albano

Vescovi di Albano

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2018 su una popolazione di 510.950 persone contava 493.870 battezzati, corrispondenti al 96,7% del totale.

Note
  1. Alberto Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, cap. Origine della Diocesi di Albano Laziale di Albano Laziale e Costantino imperatore, Tipografia Poliglotta Vaticana, Citta del Vaticano, 1948, pp. 1-10
  2. Giovanni Antonio Riccy, Memorie storiche dell'illustrissima Alba-Longa e dell'Albano moderno, parte II p. 212.
  3. Giovanni Antonio Riccy, Memorie storiche dell'illustrissima Alba-Longa e dell'Albano moderno, parte II p. 2172.
  4. Alberto Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, cap. Cronotassi storico-critica dei vescovi albanensi, Tipografia Poliglotta Vaticana, Citta del Vaticano, 1948, pp. 92-112
Voci correlate
Fonti