Tomba di San Pietro (Vaticano)
Tomba di San Pietro | |
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Muro con i graffiti con acclamazioni a Cristo, Maria e san Pietro; loculo dove sono riposte le ossa dell'Apostolo e frammento del Muro rosso sul quale è inciso in greco, Pietro è qui | |
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Tomba |
Dedicazione | San Pietro apostolo |
Data scoperta | 1939 |
Datazione | I secolo |
Iscrizioni | PETROS ENI |
Localizzazione | |
Stato | Città del Vaticano |
Comune | Città del Vaticano |
Diocesi | Diocesi di Roma |
Primi scavi | |
Datazione scavi | 1939 - 1949 |
Amministrazione | |
Ente | Fabbrica di San Pietro in Vaticano |
Indirizzo | Ufficio Scavi - 00120 Città del Vaticano |
Telefono | +39 06 698 85318 |
Fax | +39 06 698 73017 |
Posta elettronica | scavi@fsp.va |
Sito web | sito web ufficiale |
Coordinate geografiche | |
Città del Vaticano | |
La Tomba di San Pietro è un sepolcro ubicato nelle Grotte vaticane, in corrispondenza dell'altare maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Storia
Anzitutto nessuna chiesa, a eccezione di quella romana, ha mai vantato il trofeo delle reliquie di Pietro. È certo quindi che la tomba di Pietro deve stare a Roma.
Riguardo alla sua ubicazione, è sicuro pure che essa subì uno o due spostamenti nei primi due secoli prima di tornare alla posizione originaria. L'interpretazione dei dati della tradizione non è facile, e dipende sia dall'ipotesi che ci sia stata un'unica o una duplice traslazione delle reliquie, sia dalla questione relativa al periodo in cui la o le traslazioni si sarebbero verificate.
I dati che la tradizione cristiana ha espresso sulla tomba di Pietro presentano aspetti contrastanti:
- Secondo il presbitero Gaio, la sepoltura di Pietro era "alla via del Vaticano o sulla via di Ostia".
- Secondo altre testimonianze la tomba di Pietro era ad Catacumbas, cioè presso le attuali catacombe di san Sebastiano.
A testimonianza della seconda ipotesi si può ascrivere:
- la documentazione epigrafico-archeologica presso San Sebastiano;
- la Depositio Martyrum
- un epigramma di Papa Damaso.
Ricostruzione delle traslazioni
Nell'ipotesi più semplice bisogna sostenere un'unica traslazione delle reliquie, quella effettuata ad una data storica accreditata e che può essere presa in considerazione in base a ragioni storiche, e far risalire ad essa tutti i riferimenti ad eventuali traslazioni rinvenibili nelle prime fonti, anche se alcuni di essi sembrano essere in contrasto riguardo alla data.
È certo che la sepoltura di Pietro non poteva avvenire con grande pubblicità. Non ci sarebbe stata alcuna difficoltà ad ottenere il corpo di Pietro dopo il suo martirio, ed i cristiani sembra abbiano seguito la consueta usanza di seppellirlo il più vicino possibile alla scena delle loro sofferenze. L'apostolo sarebbe stato sepolto quindi nel terreno appartenente a dei proprietari cristiani, lungo una strada ben conosciuta che conduceva fuori dalla città: la Via Cornelia. Ugualmente, San Paolo sarebbe stato sepolto lungo la Via Ostiense. La tomba vera e propria sembra essere stata una cripta sotterranea, raggiungibile dalla strada attraverso una scalinata, ed i corpi riposavano in un sarcofago di pietra al centro di questa cripta.
Abbiamo prove certe dell'esistenza di queste tombe (trophea) in questi luoghi fin dal II secolo, nelle parole del presbitero Caio Eusebio, Historia Ecclesiastica, II, 28.
La tomba di Pietro, così come quella di Paolo, fu oggetto di pellegrinaggio durante le età delle persecuzioni, e negli Atti di numerosi martiri è stata ritrovata la testimonianza della loro cattura mentre pregavano sulle tombe degli Apostoli.
Per due secoli le reliquie rimasero in queste tombe, sebbene fossero conosciute pubblicamente, poiché il rispetto tenuto dai Romani per ogni posto dove erano sepolti dei morti le preservò da qualsiasi pericolo di sacrilegio.
Tuttavia, nell'anno 258 questo rispetto fu negato. Da quel momento i Cristiani vennero sottratti al privilegio di cui avevano precedentemente goduto a causa dell'uso che ne avevano fatto per esprimere la loro venerazione. Di conseguenza fu necessario spostare le sacre reliquie dei due grandi Apostoli allo scopo di preservarli da possibili oltraggi. Esse furono spostate segretamente di notte e nascoste nelle Catacombe di san Sebastiano, anche se probabilmente solo in pochi erano al corrente del loro spostamento e la maggior parte dei cristiani romani credeva che essi riposassero ancora nelle loro tombe originarie.
Più tardi, quando la persecuzione divenne meno feroce, essi furono portati di nuovo rispettivamente al Vaticano e alla Via Ostiense.
Costruzione della Basilica
Quando la Chiesa fu di nuovo in pace sotto Costantino, i cristiani poterono finalmente dotarsi di edifici adeguati alla celebrazione del loro culto, ed i luoghi per tutto quel tempo santificati in quanto avevano ospitato le reliquie degli Apostoli furono naturalmente tra i primi ad essere scelti come sede delle grandi basiliche.
A San Paolo, dove la tomba era rimasta nelle sue condizioni originali di semplice cripta, non si presentò alcuna difficoltà, e l'altare maggiore fu eretto al di sopra della cripta. L'iscrizione, la cui data risale a questo periodo, Paulo Apostolo Martyri, può ancora essere vista al suo posto sotto l'altare.
A San Pietro, al contrario, la questione sarebbe stata più complicata. Fino alla realizzazione degli scavi archeologici si riteneva che Papa Anacleto, nel I secolo, avesse costruito una camera superiore o memoria al di sopra della cripta. Questa camera superiore sarebbe diventata cara ai Romani durante le persecuzioni, ed essi non avrebbero voluto che fosse distrutta. Allo scopo di conservarla sarebbe stata data alla basilica una caratteristica singolare ed unica nell'abside sollevato e nella Cappella delle Confessioni sottostante.
Secondo la tradizione, la prima Basilica di San Pietro in Vaticano (costruita dall'imperatore Costantino nel IV secolo e consacrata da papa Silvestro I nel 326) fu realizzata sul Circo di Nerone in modo che il punto esatto della tomba di Pietro coincidesse con l'altare maggiore (con un costoso lavoro di scavi e adeguamento del terreno). E in tutte le fasi di arricchimento, ampliamento e ricostruzione successive ne venne conservato l'orientamento.
La costruzione della Basilica sul colle Vaticano, coprendo una necropoli ancora in uso e con enormi costi e tempi di realizzazione, doveva pertanto avere il pieno sostegno tanto di papa Silvestro I, quanto dell'imperatore Costantino, oltre che di una tradizione sufficientemente solida e condivisa da non lasciar considerare alternative.
Grazie alle certezze offerte dagli scavi archeologici, papa Pio XII, nel radiomessaggio natalizio a chiusura dell'Anno Santo del 1950, poté con esultanza dichiarare al mondo: "È stata veramente trovata la tomba di San Pietro? A tale domanda la conclusione dei lavori e degli studi risponde con un chiarissimo 'sì'. La tomba del Principe degli Apostoli è stata ritrovata!".
L'archeologa ed epigrafista Margherita Guarducci proseguì i lavori di scavo e di studio dal 1957 al 1969, confermando l'identificazione della tomba e delle ossa nel 1965, decifrando i graffiti (fra cui quello in greco indicante petros enì, cioè "Pietro è qui") e polemizzando con i precedenti autori dello scavo per i metodi e la frettolosità, polemiche che proseguono ancora oggi ad anni di distanza dalla sua morte.
Le ossa di Pietro furono poi studiate dall'antropologo palermitano Mario Correnti e risultarono appartenenti a un uomo di corporatura robusta, sul metro e sessantacinque, di età tra i 60 e 70 anni. Nella nicchia erano state ritrovate ossa di ogni parte del sistema scheletrico, ma erano assenti quelle relative ai piedi. Sulle ossa erano presenti frammenti di oro e di tessuto di porpora, fatto inusuale per una sepoltura in una necropoli popolare. Il 26 giugno 1968 papa Paolo VI confermò, durante un'udienza pubblica, l'identificazione delle ossa di Pietro, che dal giorno dopo sono nuovamente nel loculo originario.
Scavi archeologici: storia e descrizione
Gli scavi per la ricerca della tomba di san Pietro apostolo si svolsero di nascosto per dieci anni, anche durante la Seconda Guerra mondiale. Nessuno aveva mai scavato in quel luogo, sia per timore di profanarlo, sia perché per la tradizione era quella l'unica certa sepoltura di san Pietro.
Con significativa continuità vi furono, infatti, edificati sopra tre altari: quello di Gregorio Magno (590-604), quello di Callisto II (1123) e l'attuale che risale a Clemente VIII (1594).
Questi scavi della campagna 1939 - 1949 hanno fatto venire alla luce un'intera necropoli, un sepolcreto romano sorto sul colle Vaticano, nel luogo in cui san Pietro subì il martirio "insieme a un gran numero di eletti" e fu sepolto: il Circo di Caligola e Nerone, segnato al centro dall'obelisco egiziano che fu poi spostato al centro di Piazza San Pietro.
Gli scavi della Fabbrica di San Pietro, cominciati nel 1939 per ordine di papa Pio XII, portarono alla scoperta di una necropoli utilizzata da cristiani e non cristiani fino all'inizio del IV secolo e situata a lato del Circo di Caligola e di Nerone. Eusebio di Cesarea attesta la presenza dei "trofei" dei fondatori della chiesa di Roma (Pietro e Paolo). Altre testimonianze indirette a favore dell'uso anche cristiano della necropoli vengono da fonti romane (come nel caso di Tacito e Gaio).
Nella necropoli emersa dagli scavi sotto la Basilica di San Pietro fu rinvenuta una piccola nicchia contenente alcune ossa con la particolare caratteristica di avere il muro esterno coperto da graffiti cristiani, in cui figurano con grande frequenza i nomi di Cristo, Maria e san Pietro. Attorno alla nicchia era stata costruita una piccola mensa con due colonnine in marmo, che mostra segni di integrazioni e manutenzione successive. Costantino aveva fatto racchiudere il tutto entro tre pareti in marmo paonazzetto alternato a liste di porfido, per poi farvi costruire sopra la prima Basilica.
Per approfondire, vedi la voce Necropoli vaticana |
Intorno alla sepoltura di san Pietro – avvenuta nella nuda terra – erano, infatti, sorti sepolcri romani, in muratura, contenenti urne cinerarie e sarcofagi e decorate con dipinti e stucchi.
All'estremità orientale della necropoli si trova un'area (4 x 8 m.), il cosiddetto Campo P, posto esattamente al di sotto dell'altare maggiore dell'attuale Basilica di San Pietro. Questa piazzola, pavimentata a mosaico, è delimitata sul lato occidentale da un muro, noto come Muro Rosso per il colore del suo intonaco. Al centro di questo si trova un monumento ad edicola formato da due nicchie sovrapposte divise da una lastra in travertino sostenuta da due colonnine: è il cosiddetto Trofeo di Gaio, che segna il sito dell’originaria Tomba di Pietro. Al di sotto dell'edicola una nicchia, rinvenuta vuota, probabilmente ospitò in un primo tempo le ossa dell'Apostolo: qui Costantino eresse nel VI secolo un'edicola che corrisponde all'attuale Altare della confessione.
A delimitare sulla destra la piazzola è un muro, al cui interno fu ricavato un loculo nel quale furono rinvenute ossa umane e i resti di un panno di porpora intessuto di fili d'oro. Si ritiene che i resti di san Pietro furono qui deposti in epoca costantiniana. Sul muro rosso ad esso adiacente un graffito, risalente al 160, con un'iscrizione in greco, ricorda:
Se al centro della cupola di Michelangelo si appendesse un filo a piombo, questo andrebbe a cadere esattamente su quella modesta scatola di plexiglas, confermando una tradizione di duemila anni di arte e fede. Si capirà allora meglio il significato della Confessione di Pietro, quella nicchia da cui risplende a mosaico l'icona bizantina di Cristo, visibile anche dalla balaustra di San Pietro, che arde delle sue novantanove lampade votive. Sotto l'icona, la preziosa cassetta non contiene le ossa di Pietro (che si trovano più in basso) bensì i pallii (stole con croci) che il Papa conferisce ai neo-eletti vescovi metropoliti per segnare il loro legame con Pietro.
Note | |
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