Beato Zefferino Namuncurá
Beato Zefferino Namuncurá Laico | |
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Beato | |
Età alla morte | 18 anni |
Nascita | Chimpay [1] 26 agosto 1886 |
Morte | Roma 11 maggio 1905 |
Sepoltura | San Ignacio (Vedi testo) |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Venerabile il | 22 giugno 1972, da Paolo VI |
Beatificazione | 11 novembre 2007, da Benedetto XVI |
Ricorrenza | 11 maggio |
Santuario principale | San Ignacio, Neuquen, Argentina |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Il Beato Zefferino Namuncurá, chiamato anche Ceferino (Chimpay [1], 26 agosto 1886; † Roma, 11 maggio 1905), è stato un giovane argentino, aspirante salesiano, beatificato l'11 novembre 2007.
Biografia
Infanzia
Nacque da Rosaria Burgos e dal capo Manuel Namuncurá, della tribù dei Mapuche. Tre anni prima della sua nascita, suo padre dopo una dura resistenza contro il Generale Julio Argentino Roca, strinse, grazie alla mediazione del salesiano Domenico Milanesio, un accordo di pace tra i Mapuche e l'esercito argentino, rendendo possibile la conservazione del titolo di Grande Cachico (Grande Capo) per sé, il grado di Colonnello della Nazione e anche il territorio di Chimpay per il suo popolo.
Cefirino fu battezzato la notte di Natale del 1888 da Padre Milanesio. Il certificato di battesimo è conservato nella parrocchia di Patagones.
Per i primi suoi undici anni Ceferino visse in profondità la vita, la cultura e i problemi dei Mapuche. La miseria era grande, la gente aveva poco bestiame, la terra coltivabile era troppo poca.
Cefirino, rendendosi conto della prostrazione e decadenza in cui versava il suo popolo, chiese al padre di poter studiare per poter un giorno aiutare la sua gente. Il padre acconsentì e lo accompagnò, insieme ad alcuni cugini anche loro desiderosi di studiare, a Buenos Aires.
Qui fu iscritto ad una scuola tecnica della Marina a Tigre, una città a nord di Buenos Aires. Dopo poco tempo, però, chiese al padre di cambiare scuola poiché non riusciva ad inserirsi in quell'ambiente.
Il padre, dopo essersi consultato con il dottor Luis Sáenz Peña, ex presidente dell'Argentina, il 20 settembre 1897 iscrisse il figlio al Collegio Pio IX del quartiere Almagro di Buenos Aires, retto dai Salesiani.
Qui Ceferino studiò con impegno distinguendosi anche nelle relazioni d'amicizia all'interno del Collegio. In particolare, grazie anche all'aiuto di don José Vespignani, si entusiasmò per il Vangelo e la vita spirituale. Fece parte del coro e fu membro attivo della Compagnia dell'Angelo Custode e di altri gruppi giovanili. La lettura della biografia di Domenico Savio lo segnò in modo particolare.
L'8 settembre 1898, dopo essere stato preparato da Monsignor Giovanni Cagliero, celebrò la Prima Comunione e il 5 novembre 1899 la Cresima nella Chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo da Monsignor Gregório Romero.
Prese sul serio l'abitudine della visita al Santissimo Sacramento e la Comunione giornaliera avendo una coscienza viva della presenza reale di Cristo nel'Eucarestia.
Nonostante lo sforzo di adattamento alla nuova realtà, Ceferino mai dimenticò di essere un Mapuche: mantenne una frequente corrispondenza con il padre, la mamma ed altri componenti della sua tribù, non si vergognava nell'usare l'arco e le frecce, era abile nel cavalcare e spesso con il cavallo del lattaio andava in giro per Buenos Aires, ogni occasione era buona per parlare la sua lingua con i missionari di passaggio, soprattutto si interessava di tutto ciò che riguardava la terra e l'agricoltura.
La malattia
Verso la fine del 1901 incominciarono a manifestarsi i primi sintomi di tubercolosi.
A metà del 1902 i superiori decisero d'inviare Ceferino ad Uribelarrea, nella speranza che l'aria della campagna lo aiutasse a recuperare la salute. Qui visse intensamente la devozione all'Eucaristia, svolse con dedizione il servizio di sagrestano e pure aiutò come assistente ed insegnante i ragazzi della scuola agricola.
Di fronte ad un peggioramento della malattia i superiori lo inviarono, a metà del gennaio 1903 a Viedma, nel Collegio di San Francesco, nella speranza che il clima patagonico potesse facilitare il suo recupero. Qui Zeffirino venne affidato alle cure del medico del collegio, don Evasio Garrone e dell'infermiere Artemide Zatti.
In questo periodo Ceferino cominciò a manifestare il desiderio di diventare salesiano e sacerdote. Iniziò a partecipare ai raduni con gli altri aspiranti, nonostante le diverse difficoltà che rendevano problematica la realizzazione del suo progetto di vita religiosa e salesiana: egli, infatti, non era figlio legittimo e questa situazione a quei tempi costituiva un grave ostacolo per l'ammissione al sacerdozio, non riuscì poi ad ottenere il certificato di Battesimo, indispensabile per un aspirante al sacerdozio e infine la precarietà della sua salute costituiva un grande ostacolo per l'accettazione nella Congregazione Salesiana.
Quando gli aspiranti salesiani furono trasferiti da Viedma a Patagones non lasciarono, infatti, partire Ceferino.
Il viaggio in Italia
Dopo che Ceferino fu colpito più volte, a Viedma, da emorragia bronchiale, Monsignor Giovanni Cagliero pensò di condurlo in Italia per verificare la possibilità di una cura migliore.
Arrivato in Italia il 19 luglio 1904, a Torino ebbe diversi colloqui col successore di Don Bosco, Michele Rua. Fu quindi mandato al Collegio di Frascati. Il 27 settembre 1904, ebbe la gioia di incontrare Papa Pio X.
La morte e la beatificazione
Dal marzo 1905 la tubercolosi si aggravò. Morì l'11 maggio all'Ospedale Fatebenefratelli dell'Isola Tiberina di Roma.
A monsignor Giovanni Cagliero, che gli fu accanto fino alla fine, disse queste ultime parole:
« | Sia benedetto Dio e Maria Santissima! Basta che possa salvare la mia anima e, per il resto, che sia fatta la santa volontà di Dio. » |
I funerali furono celebrati nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù. Fu sepolto nel Cimitero del Verano, a Roma.
Nel 1924 le sue spoglie furono rimpatriate e interrate nel cimitero di Fortin Mercedes.
Il 2 maggio 1944 iniziò la causa di beatificazione. Il 22 giugno 1972 Paolo VI lo dichiarò venerabile.
Fu beatificato a Chimpay, la sua città natale, a nome del Papa Benedetto XVI dal Cardinale Tarcisio Bertone l'11 novembre 2007.
Il 12 agosto 2009 le spoglie del Beato furono traslate a San Ignacio[2], nella provincia di Neuquén (Argentina), terra dove vive il popolo Mapuche e dove è anche sepolto il Cacique Manuel Namuncurá.
Note | |
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