Arcidiocesi di Lione

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Arcidiocesi di Lione
Archidioecesis Lugdunensis
Chiesa latina
Cathedrale-saint-jean.jpg
arcivescovo metropolita e primate Olivier de Germay
Sede Lione
Regione ecclesiastica Centre-Est
Coat of Arms of archdiocese of Lyon.png
Stemma
Archidiocèse de Lyon.svg
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Francia
diocesi suffraganee
Annecy, Belley-Ars, Chambéry, Saint-Jean de Maurienne e Tarantasia, Grenoble-Vienne, Saint-Étienne, Valence, Die e Saint-Paul-Trois-Châteaux, Viviers
Ausiliari Patrick Le Gal,
Loïc Lagadec,
Thierry Brac de la Perrière
Parrocchie 133 (3 vicariati )
Sacerdoti 312 di cui 260 secolari e 52 regolari
4.180 battezzati per sacerdote
150 religiosi 935 religiose 90 diaconi
2.038.830 abitanti in 5.087 km²
1.304.240 battezzati (64,0% del totale)
Eretta II secolo
Rito romano
Indirizzo
1 Place de Fourviere, 69321 Lyon CEDEX 05, France
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2021 (gc ch)
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Francia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica


L'arcidiocesi di Lione (Lyon, in latino: Archidioecesis Lugdunensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Centre-Est.

Territorio

L'arcidiocesi comprende il dipartimento francese del Rodano e l'arrondissement di Roanne nel dipartimento della Loira.

Sede arcivescovile è la città di Lione, dove si trova la cattedrale di san Giovanni Battista.

Provincia ecclesiastica

Dal 2002 la provincia ecclesiastica di Lione è costituita dalle seguenti suffraganee:

Storia

La Chiesa di Lione è la più antica chiesa di Francia e, ad eccezione di Roma e probabilmente di Cartagine, non esiste altra Chiesa in Occidente che possa vantare un'origine così remota.[1]

Lugdunum era nel II secolo una ricca città della Gallia celtica, centro commerciale, economico ed amministrativo. Le scoperte archeologiche ed epigrafiche testimoniano inoltre che era una città cosmopolita, per la presenza di comunità siriache, greche, egizie, asiatiche, dove convivevano diversi culti tipicamente orientali, come quelli di Mitra e di Cibele.[2]

In questo contesto si sviluppa un'importante comunità cristiana, illustrata nel racconto del martirio dei Santi martiri di Lione nell'anno 177, così come ci è descritto da Eusebio di Cesarea nella sua Historia ecclesiastica.[3] Il racconto di Eusebio, incentrato su una lettera scritta dai cristiani di Lione, informa inoltre che la comunità lionese era organizzata e strutturata in diocesi, guidata dal vescovo Potino, venerato come santo già nel martirologio geronimiano.[4] A Potino succedette sant'Ireneo, il cui pensiero e gli scritti contribuirono allo sviluppo della teologia cristiana occidentale, in particolare per quanto riguarda la successione apostolica.

All'inizio del IV secolo, in seguito all'editto di Milano, l'imperatore Costantino I liberalizzò la religione cristiana. Lione, già capitale dal punto di vista amministrativo della provincia romana della Gallia Lugdunense prima, diventò dal punto di vista ecclesiastico sede metropolitana della medesima provincia. Inizialmente le furono suffraganee le diocesi di Autun e di Langres; a queste si aggiunse ben presto la diocesi di Chalon e più tardi (VI secolo) quella di Mâcon.

Scarse sono le notizie sull'arcidiocesi nel corso del VII e VIII secolo sia per la scarsità di documenti relativi a questo periodo sia per la criticità del periodo storico che vide la fine dei regni merovingi e l'attacco dei Saraceni che portarono morte e distruzione (725). Solo con l'instaurarsi della dinastia carolongia all'inizio del IX secolo, Lione poté riprendersi e rinvigorirsi, grazie soprattutto all'opera degli arcivescovi Leidrado e Agobardo. Leidrado, molto legato a Carlo Magno al punto da definirsi humillimus servulus vester,[5] e in diverse occasioni missus dell'imperatore, si sforzò di restaurare spiritualmente e moralmente la sua diocesi, oltre a mettere in atto un vasto progetto di ricostruzione materiale. Agobardo lottò soprattutto per la salvaguardia dei beni della Chiesa contro le usurpazioni dei laici, opera continuata dal suo successore san Remigio I.[6] A Leidrado e ad Agobardo si devono inoltre la riorganizzazione di un antico scriptorium e l'istituzione dei capitoli regolari di canonici. A Lione nel medioevo, oltre a quello della cattedrale, possedevano un capitolo regolare le chiese di Saint-Paul, Saint-Just, Saint-Nizier e Saint-Georges.

La diocesi sviluppò un proprio rito liturgico, il rito lionese, che è già attestato nel IX secolo. Sarà progressivamente romanizzato, ma si conserverà fino alla riforma liturgica del 1969.

Nella seconda metà dell'XI secolo papa Gregorio VII concesse all'arcivescovo san Giubino e ai suoi successori il titolo di primate delle Gallie, limitando la primazia sulle antiche province della Gallia Lugdunense, ossia Rouen, Sens e Tours.[7] Tra XI e XII secolo, gli arcivescovi di Lione ebbero inoltre il controllo pressoché completo sulla città e il territorio circostante, esercitando al contempo il potere giudiziario e quello di polizia.

Nel XIII secolo si celebrarono a Lione due concili ecumenici della Chiesa cattolica alla presenza del papa: il concilio di Lione I (giugno-luglio 1245), convocato da Innocenzo IV, con una procedura senza precedenti privò l'imperatore Federico II di tutti i diritti imperiali e regali, compreso quello dell'obbedienza da parte dei sudditi, e venne solennemente deposto come spergiuro, apostata e traditore; il concilio di Lione II (maggio-luglio 1274), convocato da Gregorio X, che siglò l'effimera unione tra la Chiesa latina d'Occidente e quella greca d'Oriente.

Nel 1515 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione dell'effimera diocesi di Bourg, già soppressa nel 1534.

La riforma protestante prese piede a Lione già a partire dal 1524 e si sviluppò soprattutto verso la metà del secolo. Molto dura fu la controffensiva cattolica, che portò al rogo diverse decine di protestanti; queste iniziative, invece di fermare il movimento religioso, lo ingrandì ulteriormente. La fase repressiva lasciò ben presto il passo alla predicazione controversista, sostenuta soprattutto dai gesuiti del collegio della Trinità, e da alcuni preti, tra i quali si distinse Edmond Auger. La restaurazione cattolica fu portata a termine dall'arcivescovo Pierre d'Épinac, uomo rigoroso e serio, che riformò l'amministrazione della diocesi con energia e con l'esempio.[8]

Tra i grandi arcivescovi della controriforma si distinsero in particolare: Denis-Simon de Marquemont († 1626), che conobbe da vicino san Francesco di Sales, morto a Lione nel 1622, e che favorì l'istituzione in diocesi di diversi nuovi ordini religiosi; Alphonse-Louis du Plessis de Richelieu († 1653), fratello del più famoso cardinale Richelieu, che si distinse soprattutto per il suo fervore religioso e la sua umiltà; Camille de Neufville de Villeroy († 1693), che fondò il seminario arcivescovile "Sant'Ireneo".[9]

Tra le grandi figure di santi lionesi del periodo post-tridentino è da segnalare in particolare san Vincenzo de' Paoli, che fu parroco a Châtillon, oggi nel dipartimento dell'Ain, all'epoca parte integrante dell'arcidiocesi, e che in seguitò fondò a Parigi la congregazione dei Lazzaristi.

In seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 l'arcidiocesi si ampliò inglobando l'antica diocesi di Belley e parte dell'antica diocesi di Mâcon. Tra 1802 e 1839 fu arcivescovo il cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone, che peraltro vi risiedette solo pochi mesi in tutto il suo episcopato. Si stabilì in Italia dopo il 1815, dopo essere già stato per anni ambasciatore a Roma e poi consigliere ecclesiastico del nipote a Parigi. Dal 1823 (dopo un primo tentativo nel 1817) fu privato di fatto del governo pastorale, che fu assegnato ad un amministratore apostolico.[10]

Il 6 ottobre 1822 in forza della bolla Paternae caritatis dello stesso papa Pio VII fu ristabilita la diocesi di Belley, scorporandone il territorio dall'arcidiocesi di Lione; contestualmente fu assegnato agli arcivescovi di Lione il titolo della soppressa sede metropolitana di Vienne. La stessa bolla definisce la nuova provincia ecclesiastica di Lione composta dalle diocesi di Autun, Langres, Digione, Saint-Claude e Grenoble.

Melchior de Marion-Brésillac l'8 dicembre 1856 fondò a Lione la Società delle missioni africane.

Nell'Ottocento l'arcidiocesi dette alla Chiesa alcuni santi, tra cui Antoine Chevrier, fondatore dell'istituto del Prado e beatificato nel 1986; Claudine Thévenet, fondatrice delle religiose di Gesù-Maria, canonizzata nel 1993; Jean-Louis Bonnard, prete missionario della Società per le missioni estere di Parigi, martire in Vietnam e canonizzato nel 1988; Jean-Pierre Néel, anche lui missionario del M.E.P., morto in Cina e canonizzato nel 2000. Nell'Ottocento, Lione vide nascere anche la più importante e significativa opera missionaria laica, l'Oeuvre de la Propagation de la Foi, fondata da Pauline Marie Jaricot. Nel 1875 venne fondata l'università cattolica di Lione.

Il 26 dicembre 1970 l'arcidiocesi ha ceduto una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Saint-Étienne. Contestualmente, il suo territorio è stato ampliato con l'incorporazione di 6 parrocchie dalla diocesi di Belley e di 23 parrocchie dalla diocesi di Grenoble.[11]

Il 15 dicembre 2006 il titolo di arcivescovo di Vienne è stato conferito ai vescovi di Grenoble.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche


Note
  1. Gadille, op. cit., p. 11.
  2. Gadille, op. cit., p. 12.
  3. Libro V, capitolo 1. Cfr. testo in francese.
  4. Martirologio Romano alla data del 2 giugno: "A Lione in Francia, santi martiri Potino, vescovo, Blandina e quarantasei compagni, le cui ardue e reiterate prove compiute al tempo dell'imperatore Marco Aurelio sono attestate nella lettera scritta dalla Chiesa di Lione alle Chiese d'Asia e Frigia. Tra questi, il nonagenario vescovo Potino rese il suo spirito poco dopo essere stato incarcerato; altri, come lui, morirono in carcere e altri ancora posti al centro dell'arena davanti a migliaia di persone radunate per lo spettacolo: quanti erano stati identificati come cittadini romani subirono la decapitazione, gli altri invece venivano dati in pasto alle fiere. Da ultima, Blandina, sgozzata alfine con la spada dopo aver patito più lunghe e aspre torture, seguì tutti coloro che ella aveva poco prima esortato a raggiungere la palma del martirio."
  5. Il più umile piccolo servitore; Gadille, p. 51.
  6. Gadille, p. 55.
  7. Rony, op. cit., p. 427.
  8. Gadille, op. cit., pp. 124-131.
  9. Cfr. dal sito web del Musée du diocèse de Lyon.
  10. Fu a Lione per due brevi periodi, nel 1802-1803 e poi nel 1812-1813, fu comunque un personaggio importante in molte delle decisioni della politica religiosa di Napoleone. Cercò di mediare con Pio VII specialmente dopo l'arresto e il forzato trasferimento del Papa a Fontainebleau. Si veda la voce su Fesch nel Dizionario Biografico degli Italiani
  11. Cfr. dal sito del Musée du diocèse de Lyon.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni