Santa Maria Domenica Mazzarello
Santa Maria Domenica Mazzarello, F.M.A. Religiosa | |
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Santa | |
Età alla morte | 44 anni |
Nascita | Mornese 9 maggio 1837 |
Morte | Nizza Monferrato 14 maggio 1881 |
Appartenenza | Figlie di Maria Ausiliatrice |
Professione religiosa | 5 agosto 1872 |
Iter verso la canonizzazione | |
Beatificazione | 20 novembre 1938, da Pio XI |
Canonizzazione | 24 giugno 1951, da Pio XII |
Ricorrenza | 14 maggio |
Altre ricorrenze | 13 maggio presso La congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice |
Attributi | Giglio |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su gcatholic.org Scheda su santiebeati.it Scheda nel sito della diocesi o congregazione |
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Nel Martirologio Romano, 14 maggio, n. 15:
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Santa Maria Domenica Mazzarello (Mornese, 9 maggio 1837; † Nizza Monferrato, 14 maggio 1881) è stata una religiosa italiana, co-fondatrice della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. È stata canonizzata nel 1951 da papa Pio XII.
Biografia
Primogenita dei sette[2] figli di Giuseppe e Maddalena Calcagno, famiglia pia di contadini[3] mezzadri, partecipò giovanissima al lavoro familiare.
Dopo la Prima Comunione, ricevuta nel 1848, assecondando un'interna aspirazione, fece il voto perpetuo di castità. Quando nel 1855 il compaesano don Domenico Pestarino (1817-1874) fondò la Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata, la giovane vi si iscrisse subito. A quindici anni il direttore spirituale le permise di comunicarsi quotidianamente. Si alzava alle quattro del mattino per andare ad ascoltare la Messa ed essere di ritorno in tempo per i lavori della campagna. La sera si univa in spirito alle preghiere recitate in comune, sotto la guida di don Pestarino, dicendo il rosario con i familiari, inginocchiata alla finestra di casa prospiciente la chiesa [3].
All'età di ventitre anni, fu colpita da una grave forma di tifo, che la cambiò non solo fisicamente. Grazie alla sua robusta costituzione guarì, ma non sentendosi più adatta ai lavori dei campi, disse un giorno all'amica Petronilla Mazzarello:
« | Impariamo a lavorare da sarte; potremo così radunare delle ragazze in un laboratorio e insegnare loro, oltre il cucito, la maniera di servire il Signore. Fin d'ora mettiamo l'intenzione che ogni nostro punto d'ago sia un atto di amor di Dio[3]. » |
Grazie anche alla protezione e all'opera del vice-parroco del paese, don Pestarino[4], altre ragazze ne seguirono l'esempio e diedero vita a una comunità.
Nel 1864 don Bosco si recò a Mornese dietro invito di don Pestarino, e con lui progettò d'introdurre la vita comune tra le più volenterose Figlie dell'Immacolata. La Mazzarello con alcune compagne aderì con gioia alla proposta.
« | Don Bosco è un santo, diceva, e io lo sento!. » |
Nella casa che il direttore mise a loro disposizione accettarono fanciulle orfane e bisognose. Per educarle e sfamarle, oltre al cucito, la santa, sempre attivissima, allevava bachi da seta, cardava lana e tesseva.[3]
Nel 1869, Don Bosco ritornò a Mornese e tracciò un regolamento di vita comune per coloro che perseveravano pur tra contrarietà e privazioni di ogni genere.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono così sorgere ufficialmente il 5 agosto del 1872, giorno in cui, alla presenza del vescovo della diocesi mons. Giuseppe Maria Sciandra e di Don Bosco, undici novizie emisero i voti temporanei e quindici postulanti fecero la vestizione.
Nella formazione della nascente famiglia religiosa, la santa, ormai trentacinquenne, fu aiutata per sei mesi da due suore di Sant'Anna, fondate dalla marchesa di Barolo, alcuni decenni prima. Quando ritornarono alla loro casa, Don Bosco volle che, superiora dell'Istituto, fosse madre Maria Domenica. Era infatti di poche parole, e non sempre dette secondo la grammatica, ma possedeva un raro spirito di fede, molto discernimento e criterio.[3]
Il santo, oppresso da debiti, nel 1877 decise di vendere la casa di Mornese per comperare a Nizza Monferrato un antico convento francescano incamerato dal governo, la santa tenne tutta per sé la pena di dover abbandonare il nido della Congregazione. In poco tempo a Nizza le educande, le postulanti e le suore salirono a 150 di modo che poterono espandersi ben presto in Piemonte, in Sicilia, in Francia e nell'America Latina.[3]
A chi partiva e a chi restava la santa dava saggi ammaestramenti:
« | Conservate, per quanto potete, lo spirito di unione con Dio; siate alla sua presenza continuamente. - Ogni passo, ogni parola sia un atto di amore di Dio; sia accompagnato dall'intenzione di salvare un'anima.- Per riuscire sante e sapienti, bisogna parlare poco e riflettere molto; parlare poco con le creature, pochissimo delle creature e niente di noi stesse[3]. » |
Preoccupata che nelle case si osservassero le regole della perfezione e non entrasse il peccato, esortava religiose ed educande alla frequente comunione sacramentale e spirituale e a meditare la passione di Gesù. Esortava pure le sue figlie a non lasciarsi sfuggire le occasioni di penitenza che chiamava tempo di vendemmia[3].
Colpita a quarantaquattro anni di pleurite con versamento, morì il 14 maggio del 1881 a Nizza dove si era definitivamente trasferita due anni prima. L'anno precedente, nel capitolo generale, aveva sconsigliato invano la sua rielezione, perché non avrebbe terminato l'anno. In punto di morte alle 139 professe e alle 50 novizie distribuite in 26 case raccomandò la carità, l'umiltà e l'ubbidienza[3].
Culto
Madre Mazzarello fu beatificata il 20 novembre 1938.
Il miracolo richiesto per la beatificazione fu la guarigione di Ercolina Mazzarello, una bambina di quattro anni affetta da paralisi spinale infantile, una forma di poliomielite.
Ercolina era l'ultimogenita dei quattro figli dei coniugi Mazzarello. Nata nel luglio 1912 nei dintorni di Genova, a tre mesi accusò i sintomi della malattia, perdendo l'uso delle gambe. Nel 1916 la madre, avendo letto in un libriccino dedicato a suor Maria Mazzarello, allora Venerabile, che un bambino di quattro anni, pure affetto da paralisi, era guarito per l'intercessione della religiosa, iniziò una novena alla madre[5]. Il giorno dopo la fine della novena la bambina guarì improvvisamente, in presenza di diversi testimoni, riprendendo subito a camminare e a correre, senza più alcun sintomo della malattia, e sparendo tra l'altro una grossa deformità ossea al petto[6][7].
Fu poi canonizzata il 24 giugno 1951.
Note | |
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Bibliografia | |
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