Andrea Gioannetti
Andrea Gioannetti, O.S.B. Cam. Cardinale | |
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Età alla morte | 78 anni |
Nascita | Bologna 6 gennaio 1722 |
Morte | Bologna 8 aprile 1800 |
Sepoltura | Cattedrale di Bologna |
Vestizione | 29 giugno 1739 |
Ordinazione presbiterale | 19 dicembre 1744 |
Nominato arcivescovo | 29 gennaio 1776 |
Consacrazione vescovile | 4 febbraio 1776 dal card. Gian Francesco Albani |
Creato Cardinale in pectore |
23 giugno 1777 da Pio VI (vedi) |
Pubblicato Cardinale |
15 dicembre 1777 da Pio VI (vedi) |
Cardinale per | 22 anni, 3 mesi e 24 giorni |
Incarichi ricoperti | |
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Andrea Gioannetti battezzato Melchiorre Benedetto Lucidoro (Bologna, 6 gennaio 1722; † Bologna, 8 aprile 1800) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Bologna da Baldassarre Francesco e da Pellegrina nata Zanoni, in una famiglia della nobiltà bolognese. Al battesimo ricevette i nomi di Melchiorre Benedetto Lucidoro.
Sin dalla giovinezza manifestò la vocazione alla vita religiosa. Nel 1730 entrò nell'ordine benedettino dei camaldolesi nel monastero di Sant'Apollinare in Classe di Ravenna. Ricevette l'abito religioso cambiando il proprio nome di battesimo con Andrea il 29 giugno 1739. Il monastero era allora retto da padre Ferdinando Romualdo Guiccioli (Ch), che qualche anno dopo diventerà arcivescovo della città. Dopo aver ricevuto l'ordinazione sacerdotale, il 19 dicembre 1744, proseguì gli studi a Bertinoro e a Roma dove ebbe modo di approfondire la passione per le antichità e apprendere la lingua greca antica. A Roma si addottorò in filosofia e in teologia. Come maestro in queste discipline, tornò a Bertinoro a esercitare l'insegnamento e il sacerdozio.
Tornato al monastero di Classe, dal 1753 al 1763 fu teologo dell'arcivescovo Guiccioli. Nel 1763 divenne procuratore ed economo del monastero di Classe, e poco dopo abate. Padre Gioannetti accrebbe la biblioteca e il museo numismatico-fisico, proseguì la bonifica dei terreni del monastero e, con donazioni di grano e denaro, soccorse la popolazione colpita dalla carestia degli anni 1764-66; in riconoscimento fu ascritto alla nobiltà sammarinese.
Nel 1773 divenne lettore di teologia e abate del monastero di San Gregorio al Monte Celio a Roma, prendendo parte alle dispute tra Gesuiti e i vari fronti riformisti della chiesa, sempre con toni conciliatori. Le capacità dimostrate dall'abate Gioannetti nella direzione del monastero fecero sì che la sua persona fosse segnalata al cardinale Giovanni Angelo Braschi, abate commendatario di San Gregorio al Monte Celio, il quale nel febbraio del 1775 venne eletto papa col nome di Pio VI.
Episcopato
Nel dicembre di quell'anno la morte del cardinale arcivescovo di Bologna, Vincenzo Malvezzi Bonfioli, aprì una nuova fase nella vita di padre Gioannetti. Fu infatti nominato vescovo titolare di Imeria in partibus infidelium nel concistoro del 31 gennaio 1776. Fu consacrato il 4 febbraio seguente nella chiesa di San Gregorio al Monte Celio, per mano del cardinale Giovanni Francesco Albani, vescovo di Ostia e Velletri, decano del Sacro Collegio dei Cardinali, assistito da mons. Giovanni Francesco Guidi di Bagno-Talenti (Ch), arcivescovo titolare di Mira, e da mons. Giovanni Tommaso Gallarati Ghislieri (Ch), vescovo titolare di Paro. Subito dopo la consacrazione fu inviato ad amministrare la diocesi natale. Giunse a Bologna il 5 marzo e tre mesi dopo iniziò un'accurata visita pastorale.
Cardinalato
Richiamato a Roma, nel concistoro del 15 dicembre 1777 fu pubblicato cardinale di santa Pudenziana, insieme al barnabita Hyacinthe Sigismond Gerdil, e preconizzato arcivescovo di Bologna. Fu ascritto alle congregazioni del Sant'Uffizio, dell'Indice, della Disciplina regolare e della Visita apostolica, fu anche cardinale protettore del monastero di santa Chiara della Terra di Arpino, nella diocesi di Camerino.
In una pastorale che all'inizio dell'anno successivo inviò da Roma alla diocesi per annunciare l'elezione, oltre alle raccomandazioni usuali al clero di essere d'esempio, e ai fedeli perché obbedissero ai pastori, insistette sul pericolo delle idee dei lumi e dell'orgogliosa irreligione propagata attraverso cattivi libri e compagnie, in consonanza con l'enciclica di Clemente XIII Christianae reipublicae salus del 1766, ripresa da Pio VI nella Inscrutabile divinae sapientiae del 1775, due documenti che saranno per l'arcivescovo bolognese un costante riferimento.
Negli anni '80 l'arcivescovo, come anche altri esponenti della gerarchia sensibili alle istanze di un moderato rinnovamento liturgico, fu portato ad abbandonare le tensioni riformatrici per difendere un assetto ecclesiologico e una religione che vedeva sempre più minacciati dagli attacchi della "moderna filosofia" e dall'offensiva interna dei giansenisti. Le tensioni fra il Gioannetti e l'ambiente giansenista crebbero anche per la contiguità della diocesi bolognese con quella di Pistoia e Prato, dal 1780 retta da Scipione de' Ricci.
Le idee del cardinale bolognese furono riassunte in un opuscolo intitolato Lezioni pastorali del cittadino d. Andrea cardinal Gioannetti arcivescovo di Bologna dirette al dilettissimo suo popolo, dove apre una polemica diretta, più che contro principi filosofici, contro le tesi razionaliste sui miracoli, la Provvidenza, l'origine umana delle religioni, e a mettere in guardia i fedeli dai "fonti velenosi della odierna empietà" e a riaffermare il primato di Pietro, sul quale nel 1788 riprese la discussione col Ricci.
Fallito il tentativo del sinodo di Pistoia di dar vita e una Chiesa toscana, il Gioannetti poté ricordargli, da una posizione di forza, la necessità dell'unione con Roma, pur nello sforzo di diffondere una dottrina morale e sacramentale rigorista. La risposta del Ricci, con i tradizionali argomenti della polemica giansenista, fu un ultimo e vano appello in una situazione ormai polarizzata dallo scontro col secolo.
Mesi dopo il Gioannetti espresse la distanza incolmabile che ormai li separava con l'indire il 10 maggio 1788 un sinodo inteso come risposta ortodossa all'assemblea pistoiese, che riunì la Chiesa bolognese per due giorni nel mese di settembre. I decreti del sinodo configurarono un clero stretto a difesa contro una società laica preda del vizio, da soccorrere riconducendola "sul calle della verità evangelica" con la catechesi, la lotta alla cattiva stampa e la promozione di una pietà penitenziale e consolatoria. Attento alla formazione dei sacerdoti, l'arcivescovo li esortò a munirsi della Breve esposizione dei caratteri della vera religione del cardinale Gerdil B., erudito e vigoroso difensore dei diritti del papa.
Nel 1790 tenne una seconda visita pastorale, e quattro anni più tardi pubblicò con risalto la traduzione italiana della condanna del sinodo di Pistoia nella bolla Auctorem Fidei, accompagnandola con una pastorale. Altri e più pressanti problemi impegnarono le energie dell'arcivescovo: la rivoluzione scoppiata in Francia aveva generato, dalla fine del 1792, l'esilio o la fuga di molti ecclesiastici francesi che confluirono anche verso l'Italia. Molti di questi furono accolti nell'arcidiocesi bolognese, creando anche qualche problema.
Con l'occupazione francese nel giugno 1796 si pose il problema dei rapporti con il Senato, cui il Bonaparte aveva restituito il potere dopo la partenza del cardinal legato Giovanni Andrea Archetti. Le assicurazioni di Napoleone sul rispetto del culto l'indussero a riconoscere le nuove autorità, con l'usuale supporto teologico della paolina Lettera ai Romani.
La costituzione della Repubblica Cispadana nel marzo del 1797, sotto il patrocinio del Bonaparte, dispose se non altro la definizione del cattolicesimo come religione di Stato, ma la situazione mutò nuovamente alcuni mesi dopo quando la Repubblica Cispadana venne unita alla lombarda Repubblica Cisalpina nel luglio seguente, dove prevalse la linea rivoluzionaria radicale. A questo punto il cardinale si mantenne al di fuori del dibattito che si aprì nella città di Bologna tra il senato, lo stato e il nuovo regime democratico. L'anno successivo il cardinale accolse papa Pio VI sulla via dell'esilio verso la Francia, e il pontefice venne ospitato per qualche tempo al Collegio di Spagna.
Nel marzo del 1799 Bologna venne occupata dagli austro-russi e il cardinale Gioannetti riottenne il controllo della stampa, punendo i sacerdoti "pertinaci nell'errore e nello scandalo" e tentò di porre fine agli eccessi dei reazionari. Prese parte al lungo conclave del 1799-1800 dal quale risultò eletto papa Pio VII. Il cardinale tornò a Bologna il 29 marzo ma una settimana dopo si ammalò gravemente.
Morte
Morì l'8 aprile 1800; la salma fu esposta nella cattedrale metropolitana di Bologna, ove ebbero luogo anche i funerali il 17 aprile successivo, celebrati dal cardinale Alessandro Mattei, arcivescovo di Ferrara, in presenza dei vescovi di Modena mons. Tiburzio Cortese([1]), di Reggio, mons. Francesco Maria d'Este([2]) e di Carpi mons. Carlo Belloni([3]). Il cardinale fu sepolto in cattedrale e dopo la sua dipartita la sede episcopale bolognese rimase vacante per due anni.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII, O.P.
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Gian Francesco Albani
- Cardinale Andrea Gioannetti
Successione degli incarichi
Predecessore: | Abate di Sant'Apollinare in Classe | Successore: | |
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? | 1763 - 1770 | ? |
Predecessore: | Vescovo titolare di Emeria | Successore: | |
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Apollonio Lupi | 29 gennaio 1776 - 15 dicembre 1777 | Johann Adam Behr (Ch) |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Bologna | Successore: | |
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Vincenzo Malvezzi Bonfioli Arcivescovo |
29 gennaio 1776 - 15 dicembre 1777 | Eletto arcivescovo |
Predecessore: | Arcivescovo di Bologna | Successore: | |
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Sé stesso come amministratore apostolico | 15 dicembre 1777 - 8 aprile 1800 | Carlo Oppizzoni |
Predecessore: | Presidente della Conferenza Episcopale dell'Emilia-Romagna | Successore: | |
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Vincenzo Malvezzi Bonfioli | 15 dicembre 1777 - 8 aprile 1800 | Carlo Oppizzoni |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Pudenziana | Successore: | |
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Antonino Sersale | 23 giugno 1777 - 8 aprile 1800 | Lorenzo Litta |
Bibliografia | |
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- Camaldolesi italiani
- Italiani del XVIII secolo
- Cardinali in pectore
- Cardinali creati in pectore da Pio VI
- Abati della Basilica di Sant'Apollinare in Classe
- Vescovi di Emeria
- Amministratori apostolici di Bologna
- Presidenti della Conferenza Episcopale dell'Emilia Romagna
- Cardinali presbiteri di Santa Pudenziana
- Vescovi di Bologna
- Presbiteri ordinati nel 1744
- Presbiteri italiani
- Presbiteri del XVIII secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1776
- Vescovi italiani del XVIII secolo
- Vescovi del XVIII secolo
- Vescovi per nome
- Vestizioni religiose del XVIII secolo
- Monaci italiani
- Monaci del XVIII secolo
- Vescovi consacrati da Gian Francesco Albani
- Concistoro 15 dicembre 1777
- Concistoro 23 giugno 1777
- Cardinali italiani del XVIII secolo
- Cardinali del XVIII secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Pio VI
- Biografie
- Arcivescovi per nome
- Cardinali italiani
- Arcivescovi italiani
- Nati nel 1722
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- Morti nel 1800
- Morti l'8 aprile