Diocesi di Forlì-Bertinoro

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Diocesi di Forlì-Bertinoro
Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis
Chiesa latina
Il Duomo di Forlì.JPG
vescovo Livio Corazza
Sede Forlì
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna
Nazione bandiera Italia
Vicario Pietro Fabbri
Vescovi emeriti: Vincenzo Zarri
Lino Pizzi
Parrocchie 128 (10 vicariati )
Sacerdoti 112 di cui 93 secolari e 19 regolari
1.589 battezzati per sacerdote
24 religiosi 151 religiose 11 diaconi
189.400 abitanti in 1.182 km²
178.000 battezzati (94,0% del totale)
Eretta II secolo
Santi patroni San Mercuriale
(26 giugno)
San Rufillo
(16 maggio)
Indirizzo

Piazza Dante 1, 47100 Forlì, Italia

tel. +39054328240 fax. 0543.24.303 @
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2017 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
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Tutte le diocesi della Chiesa cattolica


La diocesi di Forlì-Bertinoro (in latino Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis), il cui vescovo risiede a Forlì, è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2016 contava 178.000 battezzati su 189.400 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Livio Corazza.

Forlì (Furlè in dialetto romagnolo, Forum Livii in latino) è una città di 117.471 abitanti (al 2 gennaio 2010), capoluogo della provincia di Forlì-Cesena[1], dopo essere stata, dalla nascita del Regno d'Italia e per quasi tutto il XX secolo, capoluogo della provincia di Forlì, nome sotto il quale era compresa anche la magior parte del territorio ora facente parte della provincia di Rimini. Forlì è nota anche col soprannome dialettale di "Zitadon", il "Cittadone". Nella storia, è stata anche chiamata col nome di Livia e, più anticamente, di Figline. La fondazione come città romana risale ad una data intorno al 188 a. C. (probabilmente precedente il 188), ma l'area era abitata già in antecedenza.

Forlì è una città dell'Emilia-Romagna ed in particolare si trova in Romagna, di cui è, come dice Dante nel De Vulgari eloquentia, "meditullium", cioè l'area centrale. Questo primato è, in parte, anche linguistico, nel senso che il forlivese costituisce il dialetto romagnolo tipico: nelle altre parlate, a mano a mano che ci si allontana dal centro della regione linguistica, si vanno perdendo ora l'una ora l'altra delle caratteristiche.

Territorio

Sede vescovile è la città di Forlì, dove si trova la cattedrale della santa Croce. A Bertinoro si trova la concattedrale di santa Caterina, dedicata a Santa Caterina d'Alessandria.

Il territorio è suddiviso in 128 parrocchie, raggruppate in 10 vicariati.



Parrocchie

Geografia fisica

Forlì sorge nella Pianura Padana, più precisamente in Romagna, a pochi chilometri di distanza dalle prime colline dell'Appennino Tosco-Romagnolo e a circa 30 chilometri dalla riviera. La periferia è bagnata dal fiume Montone (che presso il quartiere Vecchiazzano riceve le acque del fiume Rabbi, per poi lambire le mura urbane presso Porta Schiavonia) e dal fiume Ronco che attraversa l'omonimo quartiere periferico della città.

Attraversata dalla Via Emilia, dista 63 km da Bologna, 14 da Faenza e 19 da Cesena, mentre tramite la Via Ravegnana è unita a Ravenna che dista circa 25 km; Firenze, attraverso la Statale Tosco-Romagnola, è distante un centinaio di chilometri.

Piazza Saffi innevata, inverno 2008-2009

Storia

La diocesi di Forlì risale ad epoca antica. Tradizionalmente viene indicato come primo vescovo san Mercuriale, che partecipò al Concilio di Rimini del 359. Tuttavia, la tradizione di indicarlo come primo vescovo era associata con una datazione differente che ne collocava la vita nella prima metà del II secolo. Quando fu storicamente accertata l'epoca di san Mercuriale, sorse l'ipotesi che altri vescovi prima di lui potessero aver avuto la cattedra di Forlì, il che rende difficile stabilire con precisione la data di erezione della diocesi.

L'8 luglio 1286, si tenne a Forlì un sinodo presieduto dall'Arcivescovo di Ravenna Bonifacio Fieschi e noto come Concilio di Ravenna (Concilium Ravennate) o Concilio di Forlì (Concilium Foroliviense).

La diocesi di Bertinoro fu eretta nel 1360, in seguito alla traslazione della sede vescovile di Forlimpopoli. Inizialmente la sede di Bertinoro era talmente manchevole di rendite che né il vescovo né i canonici avevano una propria dimora e nemmeno si poté erigere una cattedrale.

Nel 1393 le cronache registrano un fatto portentoso a Bertinoro, dove una croce azzurra sarebbe apparsa sopra un fonte battesimale per undici giorni di fronte a tutto il popolo.

Nel 1428 un incendio distrusse completamente una scuola di Forlì, lasciando intatta solo un'effigie cartacea della Vergine, da allora venerata dai forlivesi con il titolo di Madonna del Fuoco ed oggi patrona della città (venerata il 4 febbraio). Nello XV secolo è registrato a Forlì un altro fatto miracoloso riguardo ad un'altra immagine mariana, che colpita da un pugnale, avrebbe schizzato sangue dalla ferita, dando origine alla devozione della Madonna della ferita.

Alla fine del XVI secolo il vescovo Giovanni Andrea Caligari ricostruì la cattedrale di Bertinoro e prese residenza nella rocca, donatagli da papa Clemente VIII.

Nel Medio Evo Forlì fu sede di una vivace comunità ebraica. Altre comunità ebraiche erano presenti nel territorio circostante.

Verso la metà del XVII secolo fu istituito il seminario vescovile di Forlì, ad opera del vescovo Giacomo Teodolo.

Nel 1803 il governo francese dichiarò soppressa la sede di Bertinoro, affidandola provvisoriamente all'arcivescovo di Ravenna, in qualità di metropolita. Nel 1817 la diocesi di Bertinoro fu ristabilita, ma poiché molti dei beni ecclesiastici erano stati venduti, si trovava in una situazione economica miserevole.

Il 28 agosto 1824 in forza della bolla Dominici gregis la sede di Bertinoro fu unita a quella di Sarsina. L'unione con Sarsina, problematica soprattutto per la difficoltà di comunicazione tra le due sedi, fu revocata attorno al 1872, quando la diocesi di Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo.

Il 30 settembre 1986 le diocesi di Forlì e di Bertinoro sono state unite e la diocesi risultante ha assunto il nome attuale.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Comunità ebraica di Forlì

Origini

La località dove Forlì sorge fu abitata sin dal Paleolitico, come dimostrano i copiosi ritrovamenti di Monte Poggiolo, con migliaia di reperti datati a circa 800.000 anni fa. La città è poi sorta su un antico insediamento commerciale, chiamato dagli Etruschi "Ficline" (Figline), cioè terra di vasai, per le ceramiche che vi venivano prodotte e che saranno famose anche nei secoli XIVe XVI, sito sulla linea di confine che separava il territorio controllato dai Lingoni da quello dei Senoni.

Il nome è di origine romana (Forum Livii): il castrum fu probabilmente fondato nel 188 a.C., secondo la tradizione, da Caio Livio Salinatore, figlio del console Marco Livio Salinatore che, nel 207 a.C., sconfisse l'esercito cartaginese guidato da Asdrubale Barca nella battaglia del Metauro.

La città, dunque, celebrerà, nel 2012 i 22 secoli di storia.

Della città romana rimangono pochi resti, specialmente sotterranei (ponti, strade lastricate, fondazioni). Il forum doveva essere all'altezza dell'attuale piazza Melozzo, mentre è probabile l'esistenza di un castrum nella zona dei Romiti, sulla via per Faenza. Il castrum chiamato Livia e il forum detto Livii rifondarono l'etrusca Ficline dando luogo a Forlì.

Un'importante pagus risalente agli anni in cui era Imperatore Costanzo II è stato rinvenuto nei pressi della località Pieveacquedotto, dove transitava l'acquedotto di Traiano.

Fin dai tempi dell'Impero Romano, la città fu sede di diocesi: per tradizione si considera suo primo vescovo San Mercuriale, celebre per aver sconfitto, a quanto si racconta, un drago, e per essere riuscito a liberare i suoi concittadini che i barbari avevano preso prigionieri.

Un episodio non ben chiaro storicamente, quello del martirio del soldato cristiano Valeriano e di ottanta suoi compagni è all'origine del culto cittadino di San Valeriano. Il nome di questo martire ha anche dato luogo al toponimo di San Varano.

Antichità e Medioevo

Forlì: San Mercuriale - Il campanile visto dal chiostro

Caduto l'Impero Romano d'Occidente, dopo il breve dominio di Odoacre, fece parte del regno degli Ostrogoti, poi dell'impero di Bisanzio. Rimase bizantina ai tempi dell'invasione longobarda, nel VI secolo, poi fece parte delle donazioni di Pipino il Breve al Patrimonium Sancti Petri.

Nata, ovviamente per motivi di difesa, su un'isola alla confluenza di due fiumi, Forlì fu però lungamente travagliata dalle inondazioni, così, intorno al 1050, venne risistemato l'impianto dei corsi d'acqua con vari lavori di ingegneria che allontanarono dal centro abitato il rischio di nuovi allagamenti.

La città fu protagonista delle vicende del territorio romagnolo durante il Medioevo: il complesso stemma allude a diversi momenti della sua storia: la città ebbe dai Romani lo scudo vermiglio, su cui poi fu posta, in ricordo della partecipazione dei Forlivesi alla Prima Crociata, una croce bianca; un secondo scudo, bianco, attraversato dalla scritta LIBERTAS, testimonia dei periodi in cui la città si erse a repubblica (la prima volta nell'889, l'ultima nel 1405): i colori della città, pertanto, sono il bianco ed il rosso; l'aquila sveva in campo d'oro fu invece concessa da Federico II, per l'aiuto datogli nella presa di Faenza (1241), essendosi Forlì schierata dalla parte dei ghibellini.

L'Imperatore elargì alla città, nell'occasione, anche un'ampia autonomia comunale, compreso il diritto di battere moneta.

Il passaggio dal libero comune alla signoria fu piuttosto tormentato: emersero, fra gli altri, i tentativi di[Simone Mastaguerra] Maghinardo Pagani e Uguccione della Faggiola, ma il successo nel dominio cittadino arrise alla dinastia della famiglia Ordelaffi, che resse, sia pure con qualche interruzione, la città dalla fine del XIII fino all'inizio del XVI.

Nel 1222, avvenne a Forlì un fatto di grande importanza per la Chiesa: la prima predica pubblica di Antonio di Padova. Infatti, l'anno precedente, Antonio era stato inviato nel vicino eremo di Montepaolo; nel settembre del 1222, recatosi son i confratelli in città per delle ordinazioni sacerdotali, Antonio fu invitato a predicare in sostituzione dell'incaricato, assente: il suo intervento, per quanto improvvisato, rivelò gli straordinari doni comunicativi di Antonio, il quale, proprio per questo, venne conosciuto, in vita, come Antonio da Forlì[2].

Dal punto di vista tecnico, si può segnalare il fatto che Forlì, nel XIV secolo, fu una delle prime città a dotarsi di orologio meccanico, posto nella torre civica.

La Forlì medioevale vide anche la presenza di una fiorente comunità di Ebrei: si ha notizia dell'esistenza d'una scuola ebraica in città fin dal XIII secolo, mentre il più antico esempio italiano di immagine araldica ebraica (1383) proviene da Forlì; inoltre, uno statuto civico forlivese del 1359 ci testimonia la stabilità della presenza degli Ebrei e dei loro banchi. Ad esempio, è noto il fatto che, nel 1373, Bonaventura Consiglio e socio prestarono 8.000 ducati ad Amedeo VI di Savoia, avendone come garanzia la corona ed altri valori[3]. Va poi notato che, nel Medio Evo, gli Ebrei a Forlì potevano possedere terreni e fabbricati. Col Cinquecento, però, la possibilità si restrinse ai soli fabbricati, anche a causa del passaggio della città al dominio diretto dello Stato della Chiesa.[4]

Agli anni 1390 e 1393 risalgono due libri di preghiera ebraici, illustrati, provenienti rispettivamente da Bertinoro e da Forlì, conservati attualmente in Gran Bretagna[5].

Da ricordare è anche il fatto che a Forlì operò e morì il rabbino Hillel da Verona, che con i suoi scritti poté influenzare anche l'immaginario di Dante, ospite in città poco dopo la sua scomparsa.

Insomma, Forlì fu un importante centro di affari e di vita culturale ebraica.

Da segnalare, a tal proposito, è l'importante congresso dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonché di Roma, che fu convocato a Forlì il 18 maggio 1418: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli Ebrei avrebbero dovuto tenere e si inviò una delegazione al Papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi.

Nasce, e poi fiorisce col celeberrimo pictor papalis Melozzo e con Marco Palmezzano, la scuola forlivese nel campo della pittura.

Età moderna

Forlì: Torre civica

Durante il Rinascimento, la città vantò molteplici intrecci con la storia nazionale italiana: sua signora fu Caterina Sforza, che, vedova di Girolamo Riario (nipote di Papa Sisto IV), sposò, nel 1497, Giovanni de' Medici (detto "il Popolano"), matrimonio dal quale nacque, l'anno successivo, Ludovico (poi Giovanni) detto Giovanni dalle Bande Nere, il famoso capitano di ventura, padre di quel Cosimo I de' Medici che sarà il primo Granduca di Toscana. Caterina, nonostante un'eroica resistenza nella rocca di Ravaldino, in Forlì, fu sconfitta da Cesare Borgia nel piano di espansione dei possedimenti papali in Romagna.

Dopo un effimero tentativo di ritorno degli Ordelaffi, il Papa Giulio II, di passaggio a Forlì nel 1506, riuscì ad imporre, almeno provvisoriamente, la pace tra i guelfi e i ghibellini.

Tornata sotto il dominio papale, Forlì costituì il centro della Romagna pontificia. Il governo papale garantì alla città e ai suoi abitanti un periodo di trnaquilla vita civile. A questo proposito, Adamo Pasini scrive: "Qualunque sia il giudizio che si vuol dare del governo che in quel secolo venne a consolidarsi, sta di fatto che il cinquecento segna il sorgere della nostra aristocrazia, della nostra edilizia, della nostra letteratura. Dire che sono morti per la storia i tre secoli XVI, XVII e XVIII, per dedicare dei volumi ai secoli XIII - XIV - XV, significa dare troppa importanza alla guerra civile e poca o nessuna importanza all'economia, allo studio, al lavoro"[6]

Dal punto di vista generale, pur tra varie vicissitudini, come il saccheggio operato dagli Austriaci nel 1708, la situazione politica rimase sostanzialmente immutata fino all'Unità d'Italia, eccetto che per un breve periodo di indipendenza politica dalla Chiesa attorno al 1797, quando Forlì divenne capoluogo del dipartimento del Rubicone nella nuova divisione amministrativa dettata dalle truppe di Napoleone al seguace Regno d'Italia.

Tra le leggi imposte dal nuovo codice civile napoleonico c'era la possibilità di divorzio e un cittadino di Forlì ne fece richiesta (prima causa di divorzio a oltre 150 anni dalla legge attuale). Inoltre, i funzionari napoleonici si occuparono di indagare gli usi e costumi delle popolazioni sottomesse, producendo una notevole mole di dati sulle tradizioni popolari di questa parte di Romagna. Un forlivese riuscì a recuperare parte di quelle indagini (per la verità in gran parte provenienti da Sarsina, ma in uso anche a Forlì) e ne pubblicò un testo che è uno dei primi lavori sulle tradizioni romagnole, poi seguito dall'opera del Pergoli verso la fine dell'Ottocento, che si occupò della raccolta di canti anche a Forlì e a San Martino in strada (frazione di Forlì).

Dal punto di vista culturale, prosegue nel XVI secolo la scuola forlivese di pittura, con autori come Francesco Menzocchi e Livio Agresti, ma anche con i loro epigoni dei secoli successivi.

Età contemporanea

Nella seconda metà del XIX secolo Forlì diventa il "zitadòn" (cittadone) della Romagna: un centro grande rispetto alle altre realtà urbane limitrofe, la cui prosperità deriva dall'agricoltura - molto diffuso il tipico contratto di mezzadria - e dal commercio del sale tramite la via diretta verso Cervia e le sue saline, nonché dal suo posizionamento sulla strategica via Emilia, a metà strada fra Bologna e Rimini.

Dal punto di vista della stampa periodica, la città è piuttosto vivace, ma si segnalano soprattutto testate non cattoliche, come ad esempio Il Pensiero Romagnolo, di ispirazione repubblicana, fondato nel 1894. Così, si sente anche l'esigenza di pubblicazioni più vicine alla Chiesa. Forse la prima, anche se di breve durata, è L'eco dell'omaggio della Diocesi di Forlì a Gesù Cristo Redentore, mensile diretto da don Luigi Asioli, la cui prima apparizione fu nel dicembre del 1900. Lo seguirono i settimanali Il Lavoro d'Oggi (del 1901) e Il Momento (del 1919).

Durante il ventennio fascista Forlì si sviluppò oltre il suo ambito territoriale ed economico tradizionale: dato che Mussolini ne voleva fare una seconda capitale in quanto "Città del Duce", gli architetti del regime si sbizzarrirono nel progettare nuovi edifici corrispondenti al gusto del momento, come ad esempio la nuova stazione ferroviaria, il nuovo Palazzo delle Poste e quello degli Uffici Statali nella centrale piazza Saffi, viale Benito Mussolini (ora viale della Libertà). Ciò era funzionale anche ai veri e propri pellegrinaggi che allora si svolgevano nei luoghi natali di Mussolini, Forlì stessa e soprattutto Predappio, che venne interamente rifondata e dove trovò collocazione anche la particolarissima composizione ceramica detta Madonna del Fascio.

Dal punto di vista economico, a Forlì crebbero le industrie locali (Forlanini, Mangelli); nel 1936 viene inaugurato l'aeroporto "Luigi Ridolfi", che, nel dopoguerra fu a lungo polo di traffici commerciali con i Paesi dell'Europa comunista.

La città pagò il suo conto di vite umane alla guerra, sopportando inoltre la perdita di inestimabili tesori artistici, come la chiesa di San Biagio o il teatro comunale; anche la Torre civica fu bombardata, per poi venire ricostruita in seguito. Il campanile della Basilica di San Mercuriale venne invece risparmiato dai tedeschi in ritirata, le voci del popolo indicano per intercessione e supplica del parroco don Giuseppe Prati detto, amabilmente, don Pippo. Certa è l'opera del vescovo di allora della città, monsignor Rolla, che sicuramente pagò un prezzo molto consistente in termini di vettovaglie e bestiame per l'esercito tedesco in ritirata.

Forlì venne liberata relativamente presto, rispetto alle altre zone del Nord Italia: il 9 novembre 1944, dopo una accanita battaglia per il valore simbolico che Forlì aveva in quanto "città del Duce", tanto che Hitler aveva ordinato di non cederla facilmente, le truppe alleate britanniche ed indiane entravano in città, provenienti da Cesena, con l'appoggio dei partigiani. Proprio in quanto città-simbolo, i britannici vollero riservare a sé l'onore di entrare a Forlì, precedendo sia gli stessi partigiani sia i Polacchi di Władysław Anders, che già avevano preso Predappio. Ancora oggi è presente e visitabile, quasi di fronte al Cimitero Monumentale, il ben curato Cimitero degli Indiani, a ricordo di quanti di loro persero la vita in questa occasione.

Forlì è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici e il coraggio delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra la città si è stabilizzata nelle sue attività tradizionali legate al settore agricolo e artigianale, sviluppando una dinamica realtà di piccole imprese artigianali o cooperative.

Il 29 giugno 1963, viene posata la prima pietra del nuovo seminario della diocesi di Forlì, che viene inaugurato nel 1966[7].

Luoghi di culto, oltre alla Cattedrale

Altre costruzioni di interesse

Architetture civili

Le mura

Come in numerose altre città italiane, a Forlì le mura cittadine furono quasi totalmente rase al suolo all'inizio del '900 per poter liberare nuovi spazi da dedicare all'edilizia e permettere lo sviluppo della città al di fuori dell'antico nucleo cittadino. La demolizione delle mura fu quasi totale, e solo alcuni tratti dell'antica cinta muraria tuttora sopravvivono. Lo spazio liberato ha fornito la superficie per l'edificazione di tratti stradali che oggi costituiscono i viali di circonvallazione.

È possibile identificare la presenza di tre diverse cerchie murarie che rappresentano i diversi stadi evolutivi dello sviluppo del nucleo cittadino.

La prima cinta muraria, di origine alto-medioevale, verosimilmente insisteva sul tracciato delle fortificazioni della città romana. Poiché lo sviluppo della città durante i secoli a cavallo tra antichità e medioevo fu di rilevanza modesta, è ipotizzabile che tale tracciato sia rimasto immutato per lungo tempo. Le tracce di tale cinta muraria sono difficilmente distinguibili, ma è ipotizzabile si estendesse a difesa dell'attuale Borgo Schiavonia, racchiudendo le zone comprese tra le attuali Via Castello, Via Maroncelli lasciando invece San Mercuraile fuori dalla città. Lo sviluppo della città e l'importanza assunta da Forlì a partire dal XII secolo rendono evidente l'esigenza di dotarsi di una nuova cinta difensiva.

Nel corso del 1100 viene deciso perciò l'ampliamento della cinta difensiva, fino ad includere l'Abbazia di San Mercuriale. Vengono edificate quattro porte d'accesso che a loro volta identificano quattro quartieri: Santa Croce, San Biagio, San Pietro e San Mercuriale.

Il terzo sistema difensivo si organizza nel XII secolo e sancisce la suddivisione in borghi, dei quali per importanza emergono i quattro tracciati stradali che sono ancora esistenti: Borgo san Giacomo con via de' Cotogni (corrispondenti rispettivamente all'attuale Borgo Cotogni e Corso della Repubblica), Burgus de Calendulis (nell'attuale via Allegretti), Borgo dei merloni e Borgo Ravaldino (attuale Corso Diaz), Borgo Schiavonia (attuale Corso Garibaldi), Borgo San Mercuriale e Borgo san Pietro (attuale corso Mazzini). Fu questa cinta muraria che subì l'abbattimento voluto da Guido da Monforte nel 1283.

Personalità religiose legate a Forlì

Vescovi

Vescovi di Forlì

Vescovi di Forlimpopoli

  • San Rufillo † (V secolo)
  • Stefano † (menzionato nel 649)
  • Magno † (menzionato nel 680)
  • Giovanni I † (menzionato nel 731)
  • Anscauso † (menzionato nel 755)
  • Giovanni II † (prima dell'858 - dopo l'861)
  • Arnaldo † (prima del 955 - dopo il 967)
  • Sergio † (menzionato nel 983)
  • Giumegisto o Guinigiso † (X secolo)
  • Teuperto † (prima del 998 - dopo il 1014)
  • Onesto † (menzionato nel 1035)
  • Pietro † (prima del 1053 - dopo il 1077)
  • Guido † (menzionato nel 1119/1120)
  • Ansarico o Ausarico † (menzionato nel 1152)
  • Enrico † (menzionato nel 1165)
  • Gregorio † (menzionato nel 1177)
  • Lanfranco o Lanfredo † (prima di novembre 1179 - dopo il 1182)[9]
  • Guardo o Gualfo † (prima del 1195 - 1213 deceduto)
  • Ubertello † (1214 - marzo 1223 deceduto)
  • Egidio † (1224 - dopo il 1241)
  • Giovanni III † (prima del 1251 - circa 1262 deceduto)[10]
  • Aimerico † (8 febbraio 1262 - marzo 1270 deceduto)
  • Ravaldino † (prima di settembre 1270 - 1285 deceduto)
  • Taddeo † (26 agosto 1285 - 1303 deceduto)[11]
  • Pietro I, O.F.M. † (prima del 31 maggio 1304[12] - circa 1314 deceduto)
  • Pietro II Lancetti, O.S.B. † (circa 1314 - 15 febbraio 1321 deceduto)
  • Ubaldo Gabrielli, O.S.B. † (30 aprile 1321 - 6 giugno 1323 nominato vescovo di Treviso)
  • Ugolino, O.P. † (6 giugno 1323 - 1359 deceduto)
  • Roberto Boiselli (Boysel o Boyssel), O.F.M. † (15 novembre 1359 - 1360 trasferitosi a Bertinoro)[13]

Vescovi di Bertinoro

Vescovi di Forlì-Bertinoro

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 189.400 persone contava 178.000 battezzati, corrispondenti al 94,0% del totale.

Note
  1. Statuto della Provincia di Forlì-Cesena.
  2. In effetti, la devozione popolare verso Antonio, nel forlivese, è rimasta forte fino ai tempi odierni, come dimostrra il fatto che vi è sempre stato diffuso il nome Antonio o anche la sua versione femminile Antonia.
  3. Jewish Virtual Library, voce Forlì (in inglese).
  4. M. Tabanelli, Una città di Romagna nel Medio Evo e nel Rinascimento, Magalini Editrice, Brescia 1980, p. 204.
  5. Jewish Virtual Library, voce Maḥzor ((EN) ).
  6. A. Pasini, Introduzione, in Sebastiano Menzocchi, Cronaca, a cura di Mons. Adamo Pasini, Forlì, Bordandini 1929.
  7. Lino Pizzi, 50 anni di sacerdozio: "Occorre avere fede, amore e coraggio"
  8. Ludovico Antonio Muratori, Dissertazioni sopra le antichità italiane, vol. II, Milano 1837.
  9. Secondo Eubel muore nel 1201 circa.
  10. Vescovo electus o designatus fino al 1256, anno della sua consacrazione. Il secondo termine da alcuni autori è stato erroneamente interpretato come il nome di un vescovo di Forlimpopoli.
  11. La sede risulta essere vacante il 21 marzo 1303.
  12. Nel mese di gennaio 1304 la sede risulta essere ancora vacante.
  13. Documentato per la prima volta come episcopus Bertenoriensis il 3 settembre 1362.
Bibliografia
  • Gian Michele Fusconi, Forlì e suoi vescovi. Appunti e documentazione per una storia della Chiesa di Forlì, vol. 3 - Il secolo XVI, Vita e Pensiero, Milano 2003
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, cap. Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, [vol. II], Patavii : Il Messagero di s. Antonio, 1901, 1968
  • Scheda della diocesi su www.gcatholic.org
Voci correlate
Collegamenti esterni