Diocesi di Forlì-Bertinoro
Diocesi di Forlì-Bertinoro Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis Chiesa latina | |
vescovo | Livio Corazza |
---|---|
Sede | Forlì |
Suffraganea | |
dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia | |
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna | |
Nazione | Italia |
Vicario | Pietro Fabbri |
Vescovi emeriti: |
Vincenzo Zarri Lino Pizzi |
Parrocchie | 128 (10 vicariati ) |
Sacerdoti |
112 di cui 93 secolari e 19 regolari 1.589 battezzati per sacerdote |
24 religiosi 151 religiose 11 diaconi | |
189.400 abitanti in 1.182 km² 178.000 battezzati (94,0% del totale) | |
Eretta | II secolo |
Santi patroni |
San Mercuriale (26 giugno) San Rufillo (16 maggio) |
Indirizzo | |
Piazza Dante 1, 47100 Forlì, Italia | |
Collegamenti esterni | |
Sito ufficiale Dati online 2017 (gc ch) Dati dal sito web della CEI | |
Collegamenti interni | |
Chiesa cattolica in Italia Tutte le diocesi della Chiesa cattolica |
La diocesi di Forlì-Bertinoro (in latino Dioecesis Foroliviensis-Brittinoriensis), il cui vescovo risiede a Forlì, è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2016 contava 178.000 battezzati su 189.400 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Livio Corazza.
Forlì (Furlè in dialetto romagnolo, Forum Livii in latino) è una città di 117.471 abitanti (al 2 gennaio 2010), capoluogo della provincia di Forlì-Cesena[1], dopo essere stata, dalla nascita del Regno d'Italia e per quasi tutto il XX secolo, capoluogo della provincia di Forlì, nome sotto il quale era compresa anche la magior parte del territorio ora facente parte della provincia di Rimini. Forlì è nota anche col soprannome dialettale di "Zitadon", il "Cittadone". Nella storia, è stata anche chiamata col nome di Livia e, più anticamente, di Figline. La fondazione come città romana risale ad una data intorno al 188 a. C. (probabilmente precedente il 188), ma l'area era abitata già in antecedenza.
Forlì è una città dell'Emilia-Romagna ed in particolare si trova in Romagna, di cui è, come dice Dante nel De Vulgari eloquentia, "meditullium", cioè l'area centrale. Questo primato è, in parte, anche linguistico, nel senso che il forlivese costituisce il dialetto romagnolo tipico: nelle altre parlate, a mano a mano che ci si allontana dal centro della regione linguistica, si vanno perdendo ora l'una ora l'altra delle caratteristiche.
Territorio
Sede vescovile è la città di Forlì, dove si trova la cattedrale della santa Croce. A Bertinoro si trova la concattedrale di santa Caterina, dedicata a Santa Caterina d'Alessandria.
Il territorio è suddiviso in 128 parrocchie, raggruppate in 10 vicariati.
Parrocchie
- San Tommaso Cantauriense nella Cattedrale di Forlì
- San Mercuriale
- Santa Lucia
- Santissima Trinità
- Santa Maria in Laterano in Schiavonia
- Sant'Antonio Abate in Ravaldino
- San Biagio
Forlì Nord
- San Martino in Barisano
- San Giovanni Battista in Branzolino
- San Tommaso Apostolo in Durazzanino
- San Michele Arcangelo in Malmissole
- San Giacomo e San Cristoforo in Poggio
- San Pietro e San Paolo in Roncadello
- San Martino in Villafranca
- San Tommaso Apostolo in S. Tomè
- Santa Maria in Lampio in Villafranca
Forlì Est
- San Michele Arcangelo in Bagnolo
- San Giovanni Battista dei Cappuccini
- San Giovanni Battista in Coriano
- Santa Maria Assunta della Pianta
- Santa Maria in Acquedotto
- San Benedetto Abate
- San Giorgio in Trentola
- Santa Maria del Fiore
- San Paolo Apostolo
- San Nicolò in Villa Rotta
Forlì Sud
- Santa Maria Lauretana in Bussecchio
- Santa Maria in Carpena
- Regina Pacis
- San Giovanni Battista in Ronco
- Santa Caterina da Siena
- San Giuseppe Artigiano
- Santa Rita in Ronco
Forlì Sud-Ovest
- San Pio X in Ca' Ossi
- Sant'Apollinare in Collina
- San Pietro e San Paolo in Grisignano
- San Giovanni Apostolo e San Giovanni Evangelista
- San Lorenzo in Noceto
- San Martino in Strada
- San Nicolò in Vecchiazzano
Forlì Ovest
- San Giovanni Battista in Castiglione
- Santa Maria Ausialitrice della Cava
- Santa Maria del Voto in Romiti
- San Marco in San Varano
- Santa Maria Maddalena in Villagrappa
- Santa Maria in Villanova
Forlimpopoli e Bertinoro
- San Lorenzo in Collinello
- Santa Maria del Angeli nella Concattedrale di Bertinoro
- San Giorgio in Forniolo
- Santa Maria in Casticciano
- Santa Maria del Lago
- Santa Maria Assunta in Lizzano
- Sant'Apollinare in Massa
- San Sebastiano in Montecchio
- San Leonardo in Monticino
- San Donato in Polenta
- San Michele in Provezza
- Sant'Andrea in Rossano
- Santa Croce
- San Cristoforo in Selbagnone
- Santa Maria in Selva
- San Giuseppe Operaio
- San Leonardo in Schiova
- Santa Maria di Urano
- San Pietro Apostolo
- Basilica di San Ruffillo
- San Sisto in Tessello
Ravennate
- San Sebastano in Chiesuola
- Immacolata Concezione in Coccolia
- San Paolo in Ducenta
- Santa Maria in Durazzano
- Santa Maria in Sulo
- Sant'Apollinare in Longana
- Santa Maria in Pezzolo
- San Bagio in Roncalceci
- San Pancrazio
- San Pietro e San Paolo in San Pietro in Trento
- San Lorenzo in San Pietro in Vincoli
Val Bidente
- Castelnuovo
- Civitella di Romagna
- Collina di Pondo
- Corniolo
- Cusercoli
- Galeata
- Isola
- Magliano
- Nespoli
- Pianetto
- Poggio alla Lastra
- Ravaldino in Monte
- Ricò
- San Colombano
- Sant'Ellero
- San Francesco di Meldola
- San Nicolò di Meldola
- Santa Sofia
- Spinello
- Teodorano
- Vitignano
- Voltre
Val di Rabbi
- Fantella
- Fiordinano
- Fiumana
- Montemaggiore di Predappio
- Predappio
- Predappio Alta
- Premilcuore
- Sant'Agostino
- San Cassiano
- Santa Lucia
- Santa Mariana in Particeto
- San Savino
- Strada S.Zeno
- Tontola
Val Montone
- San Lorenzo in Bocconi
- San Maria in Casole
- San Nicolò e San Francesco in Castrocaro
- Santa Maria in Ciola
- Sant'Andrea in Badia
- San Martino in Ladino
- San Pietro in Vinculis in Pieve Salutare
- Santa Maria in Girone in Portico di Romagna
- Santa Maria delle Lacrime
- Santa Maria in Sadurano
- San Benedetto in Alpe
- San Donnino in Soglio
- Santa Reparata in Terra del Sole
- San Pietro in Arco in Villa Rovere
Geografia fisica
Forlì sorge nella Pianura Padana, più precisamente in Romagna, a pochi chilometri di distanza dalle prime colline dell'Appennino Tosco-Romagnolo e a circa 30 chilometri dalla riviera. La periferia è bagnata dal fiume Montone (che presso il quartiere Vecchiazzano riceve le acque del fiume Rabbi, per poi lambire le mura urbane presso Porta Schiavonia) e dal fiume Ronco che attraversa l'omonimo quartiere periferico della città.
Attraversata dalla Via Emilia, dista 63 km da Bologna, 14 da Faenza e 19 da Cesena, mentre tramite la Via Ravegnana è unita a Ravenna che dista circa 25 km; Firenze, attraverso la Statale Tosco-Romagnola, è distante un centinaio di chilometri.
Storia
La diocesi di Forlì risale ad epoca antica. Tradizionalmente viene indicato come primo vescovo san Mercuriale, che partecipò al Concilio di Rimini del 359. Tuttavia, la tradizione di indicarlo come primo vescovo era associata con una datazione differente che ne collocava la vita nella prima metà del II secolo. Quando fu storicamente accertata l'epoca di san Mercuriale, sorse l'ipotesi che altri vescovi prima di lui potessero aver avuto la cattedra di Forlì, il che rende difficile stabilire con precisione la data di erezione della diocesi.
L'8 luglio 1286, si tenne a Forlì un sinodo presieduto dall'Arcivescovo di Ravenna Bonifacio Fieschi e noto come Concilio di Ravenna (Concilium Ravennate) o Concilio di Forlì (Concilium Foroliviense).
La diocesi di Bertinoro fu eretta nel 1360, in seguito alla traslazione della sede vescovile di Forlimpopoli. Inizialmente la sede di Bertinoro era talmente manchevole di rendite che né il vescovo né i canonici avevano una propria dimora e nemmeno si poté erigere una cattedrale.
Nel 1393 le cronache registrano un fatto portentoso a Bertinoro, dove una croce azzurra sarebbe apparsa sopra un fonte battesimale per undici giorni di fronte a tutto il popolo.
Nel 1428 un incendio distrusse completamente una scuola di Forlì, lasciando intatta solo un'effigie cartacea della Vergine, da allora venerata dai forlivesi con il titolo di Madonna del Fuoco ed oggi patrona della città (venerata il 4 febbraio). Nello XV secolo è registrato a Forlì un altro fatto miracoloso riguardo ad un'altra immagine mariana, che colpita da un pugnale, avrebbe schizzato sangue dalla ferita, dando origine alla devozione della Madonna della ferita.
Alla fine del XVI secolo il vescovo Giovanni Andrea Caligari ricostruì la cattedrale di Bertinoro e prese residenza nella rocca, donatagli da papa Clemente VIII.
Nel Medio Evo Forlì fu sede di una vivace comunità ebraica. Altre comunità ebraiche erano presenti nel territorio circostante.
Verso la metà del XVII secolo fu istituito il seminario vescovile di Forlì, ad opera del vescovo Giacomo Teodolo.
Nel 1803 il governo francese dichiarò soppressa la sede di Bertinoro, affidandola provvisoriamente all'arcivescovo di Ravenna, in qualità di metropolita. Nel 1817 la diocesi di Bertinoro fu ristabilita, ma poiché molti dei beni ecclesiastici erano stati venduti, si trovava in una situazione economica miserevole.
Il 28 agosto 1824 in forza della bolla Dominici gregis la sede di Bertinoro fu unita a quella di Sarsina. L'unione con Sarsina, problematica soprattutto per la difficoltà di comunicazione tra le due sedi, fu revocata attorno al 1872, quando la diocesi di Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo.
Il 30 settembre 1986 le diocesi di Forlì e di Bertinoro sono state unite e la diocesi risultante ha assunto il nome attuale.
Per approfondire, vedi la voce Comunità ebraica di Forlì |
Origini
La località dove Forlì sorge fu abitata sin dal Paleolitico, come dimostrano i copiosi ritrovamenti di Monte Poggiolo, con migliaia di reperti datati a circa 800.000 anni fa. La città è poi sorta su un antico insediamento commerciale, chiamato dagli Etruschi "Ficline" (Figline), cioè terra di vasai, per le ceramiche che vi venivano prodotte e che saranno famose anche nei secoli XIVe XVI, sito sulla linea di confine che separava il territorio controllato dai Lingoni da quello dei Senoni.
Il nome è di origine romana (Forum Livii): il castrum fu probabilmente fondato nel 188 a.C., secondo la tradizione, da Caio Livio Salinatore, figlio del console Marco Livio Salinatore che, nel 207 a.C., sconfisse l'esercito cartaginese guidato da Asdrubale Barca nella battaglia del Metauro.
La città, dunque, celebrerà, nel 2012 i 22 secoli di storia.
Della città romana rimangono pochi resti, specialmente sotterranei (ponti, strade lastricate, fondazioni). Il forum doveva essere all'altezza dell'attuale piazza Melozzo, mentre è probabile l'esistenza di un castrum nella zona dei Romiti, sulla via per Faenza. Il castrum chiamato Livia e il forum detto Livii rifondarono l'etrusca Ficline dando luogo a Forlì.
Un'importante pagus risalente agli anni in cui era Imperatore Costanzo II è stato rinvenuto nei pressi della località Pieveacquedotto, dove transitava l'acquedotto di Traiano.
Fin dai tempi dell'Impero Romano, la città fu sede di diocesi: per tradizione si considera suo primo vescovo San Mercuriale, celebre per aver sconfitto, a quanto si racconta, un drago, e per essere riuscito a liberare i suoi concittadini che i barbari avevano preso prigionieri.
Un episodio non ben chiaro storicamente, quello del martirio del soldato cristiano Valeriano e di ottanta suoi compagni è all'origine del culto cittadino di San Valeriano. Il nome di questo martire ha anche dato luogo al toponimo di San Varano.
Antichità e Medioevo
Caduto l'Impero Romano d'Occidente, dopo il breve dominio di Odoacre, fece parte del regno degli Ostrogoti, poi dell'impero di Bisanzio. Rimase bizantina ai tempi dell'invasione longobarda, nel VI secolo, poi fece parte delle donazioni di Pipino il Breve al Patrimonium Sancti Petri.
Nata, ovviamente per motivi di difesa, su un'isola alla confluenza di due fiumi, Forlì fu però lungamente travagliata dalle inondazioni, così, intorno al 1050, venne risistemato l'impianto dei corsi d'acqua con vari lavori di ingegneria che allontanarono dal centro abitato il rischio di nuovi allagamenti.
La città fu protagonista delle vicende del territorio romagnolo durante il Medioevo: il complesso stemma allude a diversi momenti della sua storia: la città ebbe dai Romani lo scudo vermiglio, su cui poi fu posta, in ricordo della partecipazione dei Forlivesi alla Prima Crociata, una croce bianca; un secondo scudo, bianco, attraversato dalla scritta LIBERTAS, testimonia dei periodi in cui la città si erse a repubblica (la prima volta nell'889, l'ultima nel 1405): i colori della città, pertanto, sono il bianco ed il rosso; l'aquila sveva in campo d'oro fu invece concessa da Federico II, per l'aiuto datogli nella presa di Faenza (1241), essendosi Forlì schierata dalla parte dei ghibellini.
L'Imperatore elargì alla città, nell'occasione, anche un'ampia autonomia comunale, compreso il diritto di battere moneta.
Il passaggio dal libero comune alla signoria fu piuttosto tormentato: emersero, fra gli altri, i tentativi di[Simone Mastaguerra] Maghinardo Pagani e Uguccione della Faggiola, ma il successo nel dominio cittadino arrise alla dinastia della famiglia Ordelaffi, che resse, sia pure con qualche interruzione, la città dalla fine del XIII fino all'inizio del XVI.
Nel 1222, avvenne a Forlì un fatto di grande importanza per la Chiesa: la prima predica pubblica di Antonio di Padova. Infatti, l'anno precedente, Antonio era stato inviato nel vicino eremo di Montepaolo; nel settembre del 1222, recatosi son i confratelli in città per delle ordinazioni sacerdotali, Antonio fu invitato a predicare in sostituzione dell'incaricato, assente: il suo intervento, per quanto improvvisato, rivelò gli straordinari doni comunicativi di Antonio, il quale, proprio per questo, venne conosciuto, in vita, come Antonio da Forlì[2].
Dal punto di vista tecnico, si può segnalare il fatto che Forlì, nel XIV secolo, fu una delle prime città a dotarsi di orologio meccanico, posto nella torre civica.
La Forlì medioevale vide anche la presenza di una fiorente comunità di Ebrei: si ha notizia dell'esistenza d'una scuola ebraica in città fin dal XIII secolo, mentre il più antico esempio italiano di immagine araldica ebraica (1383) proviene da Forlì; inoltre, uno statuto civico forlivese del 1359 ci testimonia la stabilità della presenza degli Ebrei e dei loro banchi. Ad esempio, è noto il fatto che, nel 1373, Bonaventura Consiglio e socio prestarono 8.000 ducati ad Amedeo VI di Savoia, avendone come garanzia la corona ed altri valori[3]. Va poi notato che, nel Medio Evo, gli Ebrei a Forlì potevano possedere terreni e fabbricati. Col Cinquecento, però, la possibilità si restrinse ai soli fabbricati, anche a causa del passaggio della città al dominio diretto dello Stato della Chiesa.[4]
Agli anni 1390 e 1393 risalgono due libri di preghiera ebraici, illustrati, provenienti rispettivamente da Bertinoro e da Forlì, conservati attualmente in Gran Bretagna[5].
Da ricordare è anche il fatto che a Forlì operò e morì il rabbino Hillel da Verona, che con i suoi scritti poté influenzare anche l'immaginario di Dante, ospite in città poco dopo la sua scomparsa.
Insomma, Forlì fu un importante centro di affari e di vita culturale ebraica.
Da segnalare, a tal proposito, è l'importante congresso dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonché di Roma, che fu convocato a Forlì il 18 maggio 1418: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli Ebrei avrebbero dovuto tenere e si inviò una delegazione al Papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi.
Nasce, e poi fiorisce col celeberrimo pictor papalis Melozzo e con Marco Palmezzano, la scuola forlivese nel campo della pittura.
Età moderna
Durante il Rinascimento, la città vantò molteplici intrecci con la storia nazionale italiana: sua signora fu Caterina Sforza, che, vedova di Girolamo Riario (nipote di Papa Sisto IV), sposò, nel 1497, Giovanni de' Medici (detto "il Popolano"), matrimonio dal quale nacque, l'anno successivo, Ludovico (poi Giovanni) detto Giovanni dalle Bande Nere, il famoso capitano di ventura, padre di quel Cosimo I de' Medici che sarà il primo Granduca di Toscana. Caterina, nonostante un'eroica resistenza nella rocca di Ravaldino, in Forlì, fu sconfitta da Cesare Borgia nel piano di espansione dei possedimenti papali in Romagna.
Dopo un effimero tentativo di ritorno degli Ordelaffi, il Papa Giulio II, di passaggio a Forlì nel 1506, riuscì ad imporre, almeno provvisoriamente, la pace tra i guelfi e i ghibellini.
Tornata sotto il dominio papale, Forlì costituì il centro della Romagna pontificia. Il governo papale garantì alla città e ai suoi abitanti un periodo di trnaquilla vita civile. A questo proposito, Adamo Pasini scrive: "Qualunque sia il giudizio che si vuol dare del governo che in quel secolo venne a consolidarsi, sta di fatto che il cinquecento segna il sorgere della nostra aristocrazia, della nostra edilizia, della nostra letteratura. Dire che sono morti per la storia i tre secoli XVI, XVII e XVIII, per dedicare dei volumi ai secoli XIII - XIV - XV, significa dare troppa importanza alla guerra civile e poca o nessuna importanza all'economia, allo studio, al lavoro"[6]
Dal punto di vista generale, pur tra varie vicissitudini, come il saccheggio operato dagli Austriaci nel 1708, la situazione politica rimase sostanzialmente immutata fino all'Unità d'Italia, eccetto che per un breve periodo di indipendenza politica dalla Chiesa attorno al 1797, quando Forlì divenne capoluogo del dipartimento del Rubicone nella nuova divisione amministrativa dettata dalle truppe di Napoleone al seguace Regno d'Italia.
Tra le leggi imposte dal nuovo codice civile napoleonico c'era la possibilità di divorzio e un cittadino di Forlì ne fece richiesta (prima causa di divorzio a oltre 150 anni dalla legge attuale). Inoltre, i funzionari napoleonici si occuparono di indagare gli usi e costumi delle popolazioni sottomesse, producendo una notevole mole di dati sulle tradizioni popolari di questa parte di Romagna. Un forlivese riuscì a recuperare parte di quelle indagini (per la verità in gran parte provenienti da Sarsina, ma in uso anche a Forlì) e ne pubblicò un testo che è uno dei primi lavori sulle tradizioni romagnole, poi seguito dall'opera del Pergoli verso la fine dell'Ottocento, che si occupò della raccolta di canti anche a Forlì e a San Martino in strada (frazione di Forlì).
Dal punto di vista culturale, prosegue nel XVI secolo la scuola forlivese di pittura, con autori come Francesco Menzocchi e Livio Agresti, ma anche con i loro epigoni dei secoli successivi.
Età contemporanea
Nella seconda metà del XIX secolo Forlì diventa il "zitadòn" (cittadone) della Romagna: un centro grande rispetto alle altre realtà urbane limitrofe, la cui prosperità deriva dall'agricoltura - molto diffuso il tipico contratto di mezzadria - e dal commercio del sale tramite la via diretta verso Cervia e le sue saline, nonché dal suo posizionamento sulla strategica via Emilia, a metà strada fra Bologna e Rimini.
Dal punto di vista della stampa periodica, la città è piuttosto vivace, ma si segnalano soprattutto testate non cattoliche, come ad esempio Il Pensiero Romagnolo, di ispirazione repubblicana, fondato nel 1894. Così, si sente anche l'esigenza di pubblicazioni più vicine alla Chiesa. Forse la prima, anche se di breve durata, è L'eco dell'omaggio della Diocesi di Forlì a Gesù Cristo Redentore, mensile diretto da don Luigi Asioli, la cui prima apparizione fu nel dicembre del 1900. Lo seguirono i settimanali Il Lavoro d'Oggi (del 1901) e Il Momento (del 1919).
Durante il ventennio fascista Forlì si sviluppò oltre il suo ambito territoriale ed economico tradizionale: dato che Mussolini ne voleva fare una seconda capitale in quanto "Città del Duce", gli architetti del regime si sbizzarrirono nel progettare nuovi edifici corrispondenti al gusto del momento, come ad esempio la nuova stazione ferroviaria, il nuovo Palazzo delle Poste e quello degli Uffici Statali nella centrale piazza Saffi, viale Benito Mussolini (ora viale della Libertà). Ciò era funzionale anche ai veri e propri pellegrinaggi che allora si svolgevano nei luoghi natali di Mussolini, Forlì stessa e soprattutto Predappio, che venne interamente rifondata e dove trovò collocazione anche la particolarissima composizione ceramica detta Madonna del Fascio.
Dal punto di vista economico, a Forlì crebbero le industrie locali (Forlanini, Mangelli); nel 1936 viene inaugurato l'aeroporto "Luigi Ridolfi", che, nel dopoguerra fu a lungo polo di traffici commerciali con i Paesi dell'Europa comunista.
La città pagò il suo conto di vite umane alla guerra, sopportando inoltre la perdita di inestimabili tesori artistici, come la chiesa di San Biagio o il teatro comunale; anche la Torre civica fu bombardata, per poi venire ricostruita in seguito. Il campanile della Basilica di San Mercuriale venne invece risparmiato dai tedeschi in ritirata, le voci del popolo indicano per intercessione e supplica del parroco don Giuseppe Prati detto, amabilmente, don Pippo. Certa è l'opera del vescovo di allora della città, monsignor Rolla, che sicuramente pagò un prezzo molto consistente in termini di vettovaglie e bestiame per l'esercito tedesco in ritirata.
Forlì venne liberata relativamente presto, rispetto alle altre zone del Nord Italia: il 9 novembre 1944, dopo una accanita battaglia per il valore simbolico che Forlì aveva in quanto "città del Duce", tanto che Hitler aveva ordinato di non cederla facilmente, le truppe alleate britanniche ed indiane entravano in città, provenienti da Cesena, con l'appoggio dei partigiani. Proprio in quanto città-simbolo, i britannici vollero riservare a sé l'onore di entrare a Forlì, precedendo sia gli stessi partigiani sia i Polacchi di Władysław Anders, che già avevano preso Predappio. Ancora oggi è presente e visitabile, quasi di fronte al Cimitero Monumentale, il ben curato Cimitero degli Indiani, a ricordo di quanti di loro persero la vita in questa occasione.
Forlì è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici e il coraggio delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
Nel dopoguerra la città si è stabilizzata nelle sue attività tradizionali legate al settore agricolo e artigianale, sviluppando una dinamica realtà di piccole imprese artigianali o cooperative.
Il 29 giugno 1963, viene posata la prima pietra del nuovo seminario della diocesi di Forlì, che viene inaugurato nel 1966[7].
Luoghi di culto, oltre alla Cattedrale
- Chiesa della Santissima Trinità
- San Domenico: soppressa per volere di Napoleone nel 1797, la grande chiesa di San Giacomo Apostolo era il fulcro dei domenicani della città, che, già a partire dal Trecento, eressero un convento che, dopo secoli di abbandono, di recente è stato restaurato ed ora accoglie mostre ed esposizioni di livello internazionale. È anche sede della Pinacoteca e dei Musei civici.
- San Tommaso di Canterbury: chiesa scomparsa in tempi antichi, già nei pressi dell'attuale corso Garibaldi. La parrocchia del Duomo prende il nome di San Tommaso Cantauriense benché la cattedrale sia dedicata a Santa Croce.
- Basilica di San Pellegrino Laziosi, o Chiesa dell'Ordine dei Servi di Maria: santuario celebre perché ospita le spoglie mortali di San Pellegrino Laziosi, santo patrono dei malati di tumore, di AIDS e di malattie incurabili in genere. È stata insignita del titolo di basilica da Paolo VI.
- Chiesa del Carmine: a metà strada di corso Mazzini, fulcro del Rione San Pietro, è nota per il bel portale in marmo (secolo XV), opera di Marino Cedrini.Di origine trecentesca, è stata completamente ristrutturata tra il 1735 e il 1746 su progetto di Giuseppe Merenda.
- Chiesa e Monastero del Corpus Domini
- Chiesa di San Biagio
- Chiesa di S. Antonio Abate in Ravaldino
- Chiesa di Sant'Antonio Vecchio
- Chiesa di San Filippo Neri
- Chiesa di Regina Pacis
- Chiesa del Miracolo o della Madonna del Fuoco
- Chiesa di San Salvatore in Vico
- Chiesina di San Giuseppe dei Falegnami
- Chiesa di San Sebastiano
- Chiesa di San Francesco Regis
- Chiesa dell'Addolorata
- Chiesa di San Giorgio in Trentola
- Chiesa francescana di Santa Maria del Fiore
- Chiesa di Santa Maria della Pianta
- Chiesa di San Giuseppe Artigiano
- Pieve di Santa Maria in Acquedotto
- Santuario di Santa Maria delle Grazie
- Oltre alle chiese attualmente esistenti, la storia di Forlì conosce numerose chiese oggi scomparse
Altre costruzioni di interesse
Architetture civili
- Palazzo dell'ex collegio aeronautico
- Palazzo delle Poste
- Palazzo Hercolani
- Palazzo Paolucci de Calboli
- Palazzo Sangiorgi
- Palazzo Morattini
- Palazzo Morgagni
Le mura
Come in numerose altre città italiane, a Forlì le mura cittadine furono quasi totalmente rase al suolo all'inizio del '900 per poter liberare nuovi spazi da dedicare all'edilizia e permettere lo sviluppo della città al di fuori dell'antico nucleo cittadino. La demolizione delle mura fu quasi totale, e solo alcuni tratti dell'antica cinta muraria tuttora sopravvivono. Lo spazio liberato ha fornito la superficie per l'edificazione di tratti stradali che oggi costituiscono i viali di circonvallazione.
È possibile identificare la presenza di tre diverse cerchie murarie che rappresentano i diversi stadi evolutivi dello sviluppo del nucleo cittadino.
La prima cinta muraria, di origine alto-medioevale, verosimilmente insisteva sul tracciato delle fortificazioni della città romana. Poiché lo sviluppo della città durante i secoli a cavallo tra antichità e medioevo fu di rilevanza modesta, è ipotizzabile che tale tracciato sia rimasto immutato per lungo tempo. Le tracce di tale cinta muraria sono difficilmente distinguibili, ma è ipotizzabile si estendesse a difesa dell'attuale Borgo Schiavonia, racchiudendo le zone comprese tra le attuali Via Castello, Via Maroncelli lasciando invece San Mercuraile fuori dalla città. Lo sviluppo della città e l'importanza assunta da Forlì a partire dal XII secolo rendono evidente l'esigenza di dotarsi di una nuova cinta difensiva.
Nel corso del 1100 viene deciso perciò l'ampliamento della cinta difensiva, fino ad includere l'Abbazia di San Mercuriale. Vengono edificate quattro porte d'accesso che a loro volta identificano quattro quartieri: Santa Croce, San Biagio, San Pietro e San Mercuriale.
Il terzo sistema difensivo si organizza nel XII secolo e sancisce la suddivisione in borghi, dei quali per importanza emergono i quattro tracciati stradali che sono ancora esistenti: Borgo san Giacomo con via de' Cotogni (corrispondenti rispettivamente all'attuale Borgo Cotogni e Corso della Repubblica), Burgus de Calendulis (nell'attuale via Allegretti), Borgo dei merloni e Borgo Ravaldino (attuale Corso Diaz), Borgo Schiavonia (attuale Corso Garibaldi), Borgo San Mercuriale e Borgo san Pietro (attuale corso Mazzini). Fu questa cinta muraria che subì l'abbattimento voluto da Guido da Monforte nel 1283.
Personalità religiose legate a Forlì
- Sant'Antonio di Padova, che tenne a Forlì la sua prima predica pubblica e in vita fu noto anche come Antonio da Forlì
- Beato Marcolino Amanni da Forlì, religioso domenicano
- Gerolamo Dandini, religioso gesuita
- Pio Laghi, cardinale
- San Pellegrino Laziosi, religioso servita
- Beato Pietro da Balsamo, detto Carino, prima attentatore di San Pietro da Verona, poi religioso domenicano
- Clelia Merloni, fondatrice dell'Istituto delle Suore "Apostole del Sacro Cuore di Gesù".
- Cristoforo Numai da Forlì, cardinale
- Francesco Ricci, canonico della cattedrale di Forlì
- Beato Iacopo Salomoni, detto anche Giacomo o Iacopo da Venezia, religioso domenicano
- Annalena Tonelli, missionaria laica
- Ugolino Urbevetano da Forlì, musicista, compositore, presbitero
- San Valeriano di Forlì, martire.
Vescovi
Vescovi di Forlì
- San Mercuriale † (prima del 359 - 23 maggio 405 ? deceduto)
- Mercuriale II ? † (? - 449 deceduto)
- Teodoro † (menzionato nel 452)
- ...
- Crescente † (menzionato nel 649)
- Vincenzo † (menzionato nel 680)
- Giovanni † (menzionato nel 731)
- Apollinare † (menzionato nell'858 o nell'861)
- Bartolomeo † (menzionato nell'887)[8]
- Ruggero † (menzionato nel 910)
- Paolo † (menzionato nel 939)
- Uberto † (menzionato nel 955 e nel 962)
- Rainero † (X secolo)
- Teodorico † (X secolo)
- Ottone † (X secolo)
- Fausto Anderlini † (menzionato nel 1001)
- Rodolfo I † (menzionato nel 1016)
- Giovanni † (menzionato nel 1072)
- Pietro † (menzionato nel 1118)
- Drudo † (menzionato nel 1149)
- Alessandro di Forlì † (1160 - 1189)
- Giovanni II † (1192 - 1203)
- Alberto I † (prima del 1213 - 1225)
- Ricciardello Belmonti † (1225 - ?)
- Alberto II † (1232 - ?)
- Enrico I † (1237 - ?)
- Gerolamo † (1253 - 1253)
- Richelmo † (1253 - 1270)
- Rodolfo II † (1270 - ?)
- Enrico II † (1280 - ?)
- Rinaldo † (1285 - ?)
- Taddeo o Teodoro II † (1302 - ?)
- Peppo Ordelaffi † (1303 - 1303)
- Rodolfo Piatesi † (1303 - ?)
- Tommaso Bettino Piatese † (1318 - ?)
- Giovanni III † (1342 - prima del 1346 nominato vescovo di Viterbo)
- Aimerico † (2 marzo 1349 - 1351 nominato vescovo di Bosa)
- Bartolomeo da Sanzetto, O.F.M.Conv. † (1351 - ? deceduto)
- Artaud de Mélan † (14 luglio 1372 - aprile o giugno 1379 nominato vescovo di Grasse)
- Paolo da San Rufello † (1382 - 1384 deceduto)
- Simone Pagani † (1384 - 23 gennaio 1391 deceduto)
- Scarpetta Ordelaffi † (1391 - 1401)
- Giovanni Numai † (1401 - 10 ottobre 1411 deceduto) (amministratore apostolico)
- Matteo Fiorilli † (agosto 1412 - 1413)
- Alberto Buoncristiani, O.S.M. † (aprile 1413 - 27 febbraio 1418 nominato vescovo di Comacchio)
- Giovanni Strata † (1413 - 27 febbraio 1418 nominato vescovo) (antivescovo)
- Giovanni Strata † (27 febbraio 1418 - ?)
- Giovanni Capparelli † (1425 - 1437 nominato vescovo di Ancona)
- Guglielmo Bevilacqua, O.S.A. † (1433 - 1437) (antivescovo)
- Luigi Pirano † (18 febbraio 1437 - 1446 dimesso)
- Mariano Farinata † (4 novembre 1446 - 27 ottobre 1449 nominato vescovo di Sarsina)
- Daniele d'Alunno, C.R.S.A. † (27 ottobre 1449 - 1463 deceduto)
- Giacomo Paladini † (11 dicembre 1463 - 1470 deceduto)
- Alessandro Numai † (9 maggio 1470 - agosto 1485 deceduto)
- Tommaso Asti † (3 settembre 1485 - circa 1512 deceduto)
- Pietro Griffo † (circa 1512 - 1514 ? deceduto)
- Bernardino I de' Medici † (1516 - ?)
- Leonardo de' Medici † (1519 - 1526 dimesso)
- Niccolò Ridolfi † (16 aprile 1526 - 7 agosto 1528 dimesso) (amministratore apostolico)
- Bernardino II de Medici † (1528 - 1551 dimesso)
- Pietro Giovanni Aliotti † (1551 - 1563 deceduto)
- Antonio Giannotti da Montagnana † (1563 - 1578 nominato vescovo di Urbino)
- Marcantonio del Giglio † (1578 - 1580 deceduto)
- Giovanni Mazza de' Canobbi † (1580 - 1586 dimesso)
- Fulvio Teofili † (gennaio 1587 - 1594)
- Alessandro de' Franceschi, O.P. † (1594 - 1599 dimesso)
- Corrado Tartarini † (1599 - 1603 nominato nunzio apostolico in Savoia)
- Cesare Bartolelli (o Bartorelli) † (1603 - 9 gennaio 1635 deceduto)
- Giacomo Theodoli † (7 giugno 1635 - 1665 dimesso)
- Claudio Ciccolini † (1666 - aprile 1688 deceduto)
- Giovanni Rasponi † (28 febbraio 1689 - agosto 1714 deceduto)
- Tommaso Luigi Silvio Torelli † (1º ottobre 1714 - 1760 deceduto)
- Francesco Piazza † (15 dicembre 1760 - 12 febbraio 1769 deceduto)
- Nicola Bizzarri † (20 novembre 1769 - 13 luglio 1776 dimesso)
- Giuseppe Vignoli † (15 luglio 1776 - 2 aprile 1782 deceduto)
- Mercuriale Prati † (25 giugno 1784 - 18 ottobre 1806 deceduto)
- Andrea Bratti † (18 settembre 1807 - 11 novembre 1835 deceduto)
- Stanislao Vincenzo Tomba, B. † (1º febbraio 1836 - 21 aprile 1845 nominato arcivescovo di Camerino)
- Gaetano Carletti † (21 aprile 1845 - 28 settembre 1849 nominato vescovo di Rieti)
- Mariano Falcinelli Antoniacci, O.S.B. † (7 marzo 1853 - 21 dicembre 1857 nominato vescovo titolare di Atene)
- Pietro Paolo Trucchi, C.M. † (21 dicembre 1857 - 1887 deceduto)
- Domenico Svampa † (23 maggio 1887 - 21 maggio 1894 nominato arcivescovo di Bologna)
- Raimondo Jaffei † (18 marzo 1895 - 22 agosto 1932 deceduto)
- Giuseppe Rolla † (25 novembre 1932 - 2 agosto 1950 deceduto)
- Paolo Babini † (21 ottobre 1950 - 9 giugno 1976 ritirato)
- Giovanni Proni † (9 giugno 1976 succeduto: già vescovo di Bertinoro, mantiene le due cariche, unendo le due diocesi in persona episcopi - 30 settembre 1986 nominato vescovo della nuova diocesi di Forlì-Bertinoro)
Vescovi di Forlimpopoli
- San Rufillo † (V secolo)
- Stefano † (menzionato nel 649)
- Magno † (menzionato nel 680)
- Giovanni I † (menzionato nel 731)
- Anscauso † (menzionato nel 755)
- Giovanni II † (prima dell'858 - dopo l'861)
- Arnaldo † (prima del 955 - dopo il 967)
- Sergio † (menzionato nel 983)
- Giumegisto o Guinigiso † (X secolo)
- Teuperto † (prima del 998 - dopo il 1014)
- Onesto † (menzionato nel 1035)
- Pietro † (prima del 1053 - dopo il 1077)
- Guido † (menzionato nel 1119/1120)
- Ansarico o Ausarico † (menzionato nel 1152)
- Enrico † (menzionato nel 1165)
- Gregorio † (menzionato nel 1177)
- Lanfranco o Lanfredo † (prima di novembre 1179 - dopo il 1182)[9]
- Guardo o Gualfo † (prima del 1195 - 1213 deceduto)
- Ubertello † (1214 - marzo 1223 deceduto)
- Egidio † (1224 - dopo il 1241)
- Giovanni III † (prima del 1251 - circa 1262 deceduto)[10]
- Aimerico † (8 febbraio 1262 - marzo 1270 deceduto)
- Ravaldino † (prima di settembre 1270 - 1285 deceduto)
- Taddeo † (26 agosto 1285 - 1303 deceduto)[11]
- Pietro I, O.F.M. † (prima del 31 maggio 1304[12] - circa 1314 deceduto)
- Pietro II Lancetti, O.S.B. † (circa 1314 - 15 febbraio 1321 deceduto)
- Ubaldo Gabrielli, O.S.B. † (30 aprile 1321 - 6 giugno 1323 nominato vescovo di Treviso)
- Ugolino, O.P. † (6 giugno 1323 - 1359 deceduto)
- Roberto Boiselli (Boysel o Boyssel), O.F.M. † (15 novembre 1359 - 1360 trasferitosi a Bertinoro)[13]
Vescovi di Bertinoro
- Roberto Boiselli † (1360 - 1377 deceduto)
- Tebaldo † (1377 - 1395 deceduto)
- Urso de Afflicto † (1395 - 1404 nominato vescovo di Monopoli)
- Marco da Teramo † (1404 - 29 dicembre 1418 nominato vescovo di Sarno)
- Marco, O.S.M. † (1419 - 1428)
- Ventura degli Abati † (1428 - 1477 deceduto)
- Giuliano Maffei, detto anche Giuliano da Volterra, O.F.M. † (24 gennaio 1477 - 1505 deceduto)
- Giovanni Ruffo de Theodoli † (18 aprile 1505 - 6 novembre 1511 nominato arcivescovo di Cosenza)
- Bartolomeo Muratini † (17 ottobre 1511 - gennaio 1512 dimesso)
- Angelo Petrucci † (1512 - 1514 deceduto)
- Pietro Petrucci † (14 marzo 1520 - 1537 deceduto)
- Benedetto Conversini † (15 ottobre 1537 - 10 giugno 1540 nominato vescovo di Jesi)
- Girolamo Verallo † (20 agosto 1540 - 14 novembre 1541 nominato vescovo di Caserta)
- Cornelio Mussi, O.F.M.Conv. † (novembre 1541 - 1544 nominato vescovo di Bitonto)
- Tommaso Caselli, O.P. † (27 ottobre 1544 - 7 maggio 1548 nominato vescovo di Oppido Mamertina)
- Lodovico Vanino de Theodoli, C.R.S.A. † (7 maggio 1548 - 10 gennaio 1563 deceduto)
- Egidio Falcetta † (30 gennaio 1563 - 1º luglio 1564 deceduto)
- Agostino Folignatti † (28 luglio 1564 - 1579 deceduto)
- Giovanni Andrea Caligari † (14 ottobre 1579 - 19 gennaio 1613 deceduto)
- Bartolomeo Ugolini † (1613 - ? deceduto ) (vescovo eletto)
- Innocenzo Massimo † (20 marzo 1615 - 1624 nominato vescovo di Catania)
- Giovanni Della Robbia, O.P. † (29 luglio 1624 - 25 ottobre 1641 deceduto)
- Isidoro Della Robbia, O.S.B. † (10 marzo 1642 - novembre 1656 deceduto)
- Sede vacante (1656-1659)
- Ottaviano Prati † (21 aprile 1659 - agosto 1659 deceduto)
- Guido Bentivoglio, C.R. † (16 febbraio 1660 - settembre 1675 dimesso)
- Vincenzo Gaballi † (23 marzo 1676 - 1701 deceduto)
- Giovanni Battista Missiroli † (8 agosto 1701 - 1734 deceduto)
- Gaetano Galvani † (24 marzo 1734 - 1747 dimesso)
- Francesco Maria Colombani † (20 novembre 1747 - 1788 deceduto)
- Giacomo Boschi † (15 settembre 1788 - 1803 nominato vescovo di Carpi)
- Sede soppressa (1803-1817)
- Federico Bencivenni, O.F.M.Cap. † (14 aprile 1817 - 19 novembre 1829 deceduto)
- Giambattista Guerra † (15 marzo 1830 - 1857 deceduto)
- Pietro Buffetti † (3 agosto 1857 - 12 gennaio 1874 deceduto)
- Camillo Ruggeri † (4 maggio 1874 - 3 luglio 1882 nominato vescovo di Fano)
- Lodovico Leonardi † (3 luglio 1882 - 1898 deceduto)
- Federico Polloni † (28 novembre 1898 - 12 marzo 1924 deceduto)
- Antonio Scarante † (18 dicembre 1924 - 30 giugno 1930 nominato vescovo di Faenza)
- Francesco Gardini † (9 maggio 1931 - 31 gennaio 1950 deceduto)
- Mario Bondini † (16 marzo 1950 - 28 gennaio 1959 deceduto)
- Giuseppe Bonacini † (16 maggio 1959 - 14 novembre 1969 deceduto)
- Giovanni Proni † (10 marzo 1970; dal 1976 vescovo anche di Forlì, con le due diocesi unite in persona episcopi - 30 settembre 1986 nominato vescovo della nuova diocesi di Forli-Bertinoro)
Vescovi di Forlì-Bertinoro
- Giovanni Proni † (30 settembre 1986 - 9 aprile 1988 ritirato)
- Vincenzo Zarri (9 aprile 1988 - 12 novembre 2005 ritirato)
- Lino Pizzi (12 novembre 2005 - 23 gennaio 2018 ritirato)
- Livio Corazza, dal 23 gennaio 2018
Statistiche
La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 189.400 persone contava 178.000 battezzati, corrispondenti al 94,0% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per sacerdote |
uomini | donne | |||
1950 | 80.115 | 80.350 | 99,7 | 129 | 103 | 26 | 621 | 55 | 293 | 62 | |
1970 | 121.666 | 122.022 | 99,7 | 123 | 92 | 31 | 989 | 39 | 320 | 67 | |
1980 | 143.700 | 144.500 | 99,4 | 153 | 128 | 25 | 939 | 32 | 317 | 140 | |
1990 | 171.812 | 173.374 | 99,1 | 195 | 165 | 30 | 881 | 41 | 307 | 127 | |
1999 | 169.369 | 171.603 | 98,7 | 171 | 141 | 30 | 990 | 5 | 36 | 222 | 128 |
2000 | 168.282 | 170.645 | 98,6 | 162 | 136 | 26 | 1.038 | 5 | 32 | 217 | 128 |
2001 | 170.035 | 172.570 | 98,5 | 164 | 135 | 29 | 1.036 | 6 | 34 | 224 | 128 |
2002 | 171.357 | 174.134 | 98,4 | 162 | 134 | 28 | 1.057 | 6 | 34 | 217 | 128 |
2003 | 172.829 | 175.779 | 98,3 | 156 | 126 | 30 | 1.107 | 8 | 34 | 209 | 128 |
2004 | 171.142 | 175.769 | 97,4 | 150 | 122 | 28 | 1.140 | 8 | 33 | 202 | 128 |
2006 | 169.700 | 177.425 | 95,6 | 146 | 119 | 27 | 1.162 | 8 | 30 | 205 | 128 |
2010 | 172.500 | 183.900 | 93,8 | 141 | 113 | 28 | 1.182 | 10 | 37 | 175 | 128 |
2013 | 177.000 | 188.500 | 93,9 | 132 | 106 | 26 | 1.340 | 9 | 31 | 169 | 128 |
2016 | 178.000 | 189.400 | 94,0 | 112 | 93 | 19 | 1.589 | 11 | 24 | 151 | 128 |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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