Antipapa Bonifacio VII

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Bonifacio VII
Cardinale · Antipapa
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Maestranze romane, Ritratto dell'antipapa Bonifacio VII (1850 ca.), mosaico; Roma, Basilica di San Paolo fuori le Mura
Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
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Nascita Roma
X secolo
Morte Roma
20 luglio 985
Sepoltura
Appartenenza
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Cardinale per 13 anni, 7 mesi e 20 giorni ca.
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Eletto Antipapa nel 974 e nel 984
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Insediamento 974
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Bonifacio VII (Roma, X secolo; † Roma, 20 luglio 985) è stato un cardinale e antipapa italiano che venne eletto papa nel 974, mentre era ancor vivo e in carica Benedetto VI, per cui è considerato antipapa.

Biografia

Bonifacio VII di cui si conosce solo il nome di battesimo: Francone, fu probabilmente di famiglia non nobile ma ricca e potente. Suo padre secondo le fonti si chiamava Ferruccio. Nulla sappiamo della sua giovinezza tranne che fu fatto cardinale diacono da Giovanni XIII prima del 972 o in quell'anno e che ebbe una buona unione con la famiglia aristocratica dei Crescenzi.

Primo Tentativo

Questo legame ebbe buon frutto quando nel giugno 974, un anno dopo la morte dell'imperatore Ottone I, Crescenzio dei Crescenzi (detto "Crescenzio II") - figlio di Giovanni Crescenzi I (†960) e di Teodora II dei Teofilatti (†950) e fratello di Giovanni XIII - fomentò un'insurrezione a Roma che portò alla cattura e all'uccisione di papa Benedetto VI e fece salire Francone al soglio di Pietro con il nome di Bonifacio VII. Alcune fonti dicono che fu proprio Bonifacio a strangolarlo in carcere, altre dicono che fu Crescenzio II, altre ancora che sia stato un presbitero di nome Cyrithius figlio di Stefano per ordine di Crescenzio ed è l'ipotesi più plausibile.

Dopo Benedetto VI

Fu tenuto un processo contro papa Benedetto VI ma non ci è rimasto nulla di esso, non sappiamo né quali accuse gli siano state fatte né come si sia svolto. È possibile che sia stato accusato di aver ottenuto il papato per ambizione e con mezzi illeciti, un po' ciò di cui fu accusato Papa Formoso nella Synodus Horrenda, infatti già dopo la morte di Giovanni XIII Francone era stato proposto e appoggiato come suo successore al Soglio di Pietro.

L'imperatore Ottone II non fu particolarmente accondiscendente a questa imposizione aristocratica e per mezzo del conte Siccone, inviato del fiduciario imperiale Pandolfo Capodiferro e del popolo romano, Bonifacio VII fu allontanato forzosamente e dovette rifugiarsi a Costantinopoli per scampare al linciaggio. Si dice che scappò anche a un'accusa di stupro con cui disonorò una giovane e che si portò appresso i tesori della Chiesa. Il Patriarca di Costantinopoli fu ben lieto di accoglierlo perché questi violenti e continui ricambi di Papi screditavano moltissimo l'importanza della sede.

Secondo Tentativo

Salito al Soglio di Pietro nell'ottobre 974 il vescovo di Sutri, col nome di Benedetto VII, un nipote di Alberico II e parente dei Conti di Tuscolo, fu riunito un Sinodo per invalidare l'elezione precedente e condannare l'usurpatore Bonifacio VII. Nel 980 durante un'assenza di Benedetto, Bonifacio tornò a Roma e occupò il Laterano, ma le truppe di Ottone II lo fecero riscappare a Constantinopoli.

Dopo Benedetto VII

Alla morte di papa Benedetto fu eletto al papato il vescovo di Pavia Pietro Canepanova col nome di Giovanni XIV. Ma così come la morte di Ottone I aveva segnato la fine di Benedetto VI, la morte di Ottone II segnò quella di Giovanni XIV. Ottone III aveva solo tre anni e la madre era occupata a proteggerlo dalle armi dei nemici in Germania guidati dal suo ambizioso parente, Enrico di Baviera. Non aveva certo interesse, tempo e modo di pensare al Vescovo di una terra lontana come Roma. Giovanni, che diede lui stesso l'assoluzione al ventottenne Ottone il 7 dicembre 983, sicuramente dovette averlo capito: era spacciato. Era solo questione di tempo.

Terzo Tentativo

Bonifacio, rinvigorito dal sostegno e dalla protezione dell'imperatore bizantino Basilio II Bulgaroctono assai ostile all'appena defunto imperatore Ottone II, tornò a Roma nell'aprile 984. Reso forte dell'occasione offertagli proprio dalla morte a dicembre dell'imperatore, che aveva lasciato senza protezione il Papa, invase il Laterano e fece solennemente deporre e imprigionare Giovanni XIV a Castel Sant'Angelo fino a farlo morire per fame il 20 agosto dello stesso anno o - si sospetta - per avvelenamento. Bonifacio si era reinsediato ad aprile subito dopo la fine formale del regno di Giovanni; ucciderlo fu, probabilmente, un gesto di precauzione per evitare che eventuali malumori del popolo potessero voler usare Giovanni come strumento di minaccia al suo potere, un "Papa di riserva" con cui poterlo eventualmente sostituire. Si dice che abbia fatto appendere il corpo del povero ex-pontefice (che Bonifacio riteneva sinceramente un Antipapa usurpatore) ai bastioni di Castel Sant'Angelo.

Il Regno di Bonifacio VII

Da questo momento in poi papa Bonifacio regnerà ancora quasi per un anno fino alla morte sopraggiunta il 20 luglio 985, forse per una congiura di palazzo. Crescenzio II, morto nel monastero di Sant'Alessio durante il secondo insediamento di Bonifacio nel 984, era fuggito da Roma nel 973 e a capo della famiglia era passato il figlio Giovanni Crescenzi II detto Nomentano (†998) assieme al fratello Crescenzio III (†1020). Giovanni II, come fece il padre nel 973, nel 997 creerà un Antipapa, Giovanni XVI, con cui tenterà di dominare Roma destituendo il Papa imperiale, Gregorio V). La sete di vendetta di Bonifacio, saziata con omicidi e mostruosità d'ogni tipo, potrebbe avergli reso invisi i suoi vecchi amici e alleati Crescenzi, entrando in divergenza di vedute con Giovanni Crescenzi II, con cui potrebbe non aver avuto lo stesso buon rapporto che aveva con il padre Crescenzio II. Il corpo di Bonifacio, catturato durante il funerale, fu vilipeso, trafitto da lance e abbandonato nei pressi della statua di Marco Aurelio (allora ritenuta erroneamente statua di Costantino e che si trovava nei pressi del Palazzo del Laterano). Solo la mattina successiva il cadavere fu rimosso da pii monaci, forse suoi fedeli, curato e sepolto in San Pietro. Si dice che sia stato sorpreso dai tumulti popolari e ucciso mentr'era a letto con una donna adultera, ma potrebbe essere una leggenda nata dalla confusione con Giovanni XII, che morì in circostanze simili.

Illegittimità e Legittimità di Bonifacio VII

Mentr'era vivo, nel suo secondo insediamento, per quanto fosse considerato usurpatore nessuno osò mettere in dubbio la sua legittimità come Papa e tutta la Chiesa di Roma lo accettò come vero Pontefice. Non si sa se si fece eleggere di nuovo o se semplicemente prese possesso militare di Roma dato che si considerava Papa già dal 974, ma forse il clero aspettò la morte di Giovanni XIV (da lui accelerata con la prigionia e forse pure con l'avvelenamento) per acclamarlo vero Papa e pastore universale, per evitare dubbi sulla presenza di altri pretendenti (per quanto probabilmente un "re-insediamento ufficiale" si sia tenuto ad aprile dopo la deposizione e il processo contro Giovanni). Circostanza simili sono per l'elezione di Vigilio dopo la deposizione di Silverio, di Sergio III dopo la deposizione di Leone V e di Leone VIII dopo la deposizione di Benedetto V. Si può paragonare ciò che Bonifacio VII fece a Giovanni XIV con ciò che Bonifacio VIII, secoli dopo, fece a Celestino V. La storiografia contemporanea e successiva ritenne Francone vero Papa, infatti abbiamo il suo ritratto in San Paolo fuori le Mura tra Giovanni XIV e Ioannes XIV Bis (chiamato "Giovanni XV") e Benedetto Caetani, nel 1294, quando divenne Papa scelse di chiamarsi Bonifacio VIII.

Lo storico Papebroech, pur giudicando sacrilega e usurpata la sua incoronazione del 973, ritiene che Bonifacio VII dal 984 al 985 sia stato vero e legittimo Papa per tolerantiam cleri quae pro consensu habita sit, ossia per l'accettazione del clero cui spetta dare il consenso a un aspirante pontefice perché si insedi sul trono. Ciò renderebbe Bonifacio più legittimo di altri Antipapi, come ad esempio Cristoforo che fece imprigionare e (forse) uccidere Leone V, perché nessuno di essi ebbe lo stesso consenso e la stessa obbedienza da parte di tutto il clero di Roma come li ebbe lui. Lo storico Luigi Crisostomo Ferrucci, nel saggio Investigazioni storico-critiche sul Pontificato e la Persona di Bonifacio VII (1856) sostiene che la sue elezione del 973 fu pienamente legittima perché la morte di Benedetto VI, voluta da Crescenzio I su istanza del popolo e in cui Bonifacio non ebbe nessun ruolo dimostrabile, era avvenuta prima dell'elezione di Francone: quando il conte Siccone arrivò a Roma, Benedetto era già stato ucciso, per volere di Crescenzio II e del popolo (che però inorridì appena vide il cadavere di Benedetto). Inoltre sostiene che le fonti più antiche e vicine ai fatti non fanno nessuna menzione delle depredazioni dei tesori della Chiesa e dello stupro attribuiti a Bonifacio.

Il Diritto Canonico e Bonifacio VII

Il Diritto Canonico del X secolo sull'elezione papale non era preciso e chiaro come quello dei secoli successivi (i primi cambiamenti in senso moderno si ebbero nel 1059 con l'elezione di Niccolò II) ma confuso e impreciso, influenzato dalle dinamiche violente e impetuose di quel tempo. Molte volte sono cambiate le regole di elezione di un Papa, per il principio cattolico secondo cui lo Spirito Santo, cui spetta scendere sull'eletto per renderlo vero pontefice, si conforma a quanto stabilito dai pontefici in virtù del loro potere di legare e sciogliere. Ad esempio, per 36 anni (da Simmaco nel 499 ad Agapito I nel 535) fu consentito ai Papi scegliere e imporre il successore. Un altro esempio è la possibilità per i sovrani temporali, quale ad esempio il capo di Roma Alberico I con Leone VII o l'imperatore Ottone I con Leone VIII, d'imporre un loro candidato senza dar spazio alla libertà d'elezione del clero. Allo stesso modo anche un Antipapa o un Papa eletto in modo irregolare, secondo il diritto canonico dell'Alto Medioevo, può, in modi più o meno impliciti e poco chiari, divenire per volere dello Spirito vero pontefice. Era opinione condivisa da tutti, all'epoca, che l'irregolare elezione era convalidata dall'intronizzazione o "adorazione" del Romano Pontefice, col ricevimento della carica e la consacrazione, o in virtù dell'obbedienza a lui prestata da tutti o per il decorso di qualsiasi lasso di tempo nel detto esercizio della carica. Si diveniva veri Papi solo con l'incoronazione e la consacrazione normalmente, eppure la presa di possesso violenta del trono o l'imposizione per opera di un sovrano estraneo, se era convalidata e accettata dal clero di Roma, di fatto valeva come elevazione a Papa, a tutti gli effetti. Perciò, un pontefice eletto in modo illegittimo come Vigilio, Sergio III, Leone VIII, Silvestro III, Benedetto X od Onorio II può essere considerato vero Papa; invece altri pontefici "mancati" come Stefano II o illegittimi come Dioscuro, Cristoforo o Celestino II, no. La questione però è incerta e nebulosa, anche per la mancanza di fonti storiche dell'epoca certe e sicure; per questo i suddetti pontefici (o aspiranti tali) nel corso dei secoli sono entrati e usciti dalle liste papali senza alcuna assicurazione di una definitiva sistemazione e tuttora fanno discutere gli storici della Chiesa.

Come un aspirante pontefice eletto in modo ileggittimo possa diventare vero Papa può essere esemplificato in tre principi largamente riconosciuti nella Chiesa medievale e, in seguito, abrogati del tutto con le riforme dell'elezione iniziate da Niccolò II:

- Principio del Possesso - Giovanni XIV era morto e s'era impadronito Bonifacio della carica e non c'erano altri che, legittimamente o meno, potessero pretendere il soglio di Pietro.

- Principio della Electio de facto - il clero romano e il popolo gli giurarono fedeltà e lo acclamarono come Papa; gli unici a non farlo, all'inizio, furono alcuni nobili che, allineandosi col partito filoimperiale a favore di Ottone I e Ottone II contro Crescenzio II (†984) e Giovanni Crescenzi II (†998), avevano sostenuto Benedetto VI, Benedetto VII e Giovanni XIV, ma anch'essi si rassegnarono.

- Principio dei Due Mali o del Male Minore - Morto il competitore, pur di dare un Vicario di Cristo alla Chiesa e un successore alla dinastia di Pietro preservandone la continuità, si può accettare un usurpatore se esistono le due condizioni precedenti.

L'unica cosa che può invalidare le tre condizioni dette sopra è l'eventuale responsabilità del candidato nella morte del predecessore: ciò ha relegato Bonifacio, sospettato addirittura di aver ucciso con le sua mani sia Benedetto VI sia Giovanni XIV, tra gli Antipapi.

Fama di Bonifacio VII e ripercussioni

Bisogna dire che il popolo non amava molto né Benedetto VI, né Benedetto VII, né Giovanni XIV, visti come fantocci imposti dall'Imperatore contro la sua libertà di eleggere il suo vescovo. Tra l'altro Ottone I e Ottone II si erano macchiati di rappresaglie atroci e sanguinarie contro l'Urbe per sedare le sue rivolte, così esso aveva il cuore sempre pieno di vendetta contro di loro e i Papi da loro imposti contro il suo diritto a sceglierlo liberamente. In principio dopo la morte di Giovanni XIII appoggiò Francone sostenendolo dopo la deposizione di Benedetto VI, ma si ricredette dopo tutta una serie di sue azioni delittuose, come l'accecamento del capo della fazione che a lui si opponeva, il cardinale diacono Giovanni figlio di Roberto (confuso poi da storici del Medioevo come Marianus Scotus e Goffredo di Viterbo con il mai esistito Papa Ioannes XIV Bis, anche per un errore di numerazione del pontificato di Giovanni XIV sul Liber Pontificalis). Bonifacio perse l'appoggio del popolo, tanto che alcune fonti contemporanee lo descrivono come un vero e proprio mostro. Il suo nome fu storpiato in Malefatius. Il vescovo di Orleans, Arnolfo, nel 991 scrisse di lui dicendo che era "l'Anticristo, che siede sul trono di Dio e addita sé stesso come Dio". In una catilinaria rivolta a Papa Giovanni XV in un celebre concilio episcopale francese tenutosi a Reims nel 991, Arnolfo denunciando il decadimento della Sede di Pietro, disse in particolare di Bonifacio: "In Roma, intanto, alla Cattedra di Pietro saliva Bonifacio, ancora lordo del sangue del suo predecessore [Benedetto VI]; egli fu un orribile mostro le cui nefandezze superarono quelle di tutti i mortali. Scacciato e condannato da un grande sinodo [quello sotto Benedetto VII del 975, tornò a Roma alla morte di Ottone [il II] e violando il giuramento fatto [forse di non spodestare il Papa regnante] gettò dalla vetta della città il vescovo Pietro [Canepanova, Giovanni XIV], un personaggio esimio che era stato vescovo di Pavia: lo depose e lo uccise dopo averlo tenuto in orribile prigionia. E dove sta mai scritto che gli innumerevoli sacerdoti di Dio, sparsi per l'orbe terrestre e provvisti di dottrina e di meriti, debbano soggiacere a tali mostri privi di sapiena umana e divina e onta dell'umanita?" Lo stesso Gerbert di Aurillac, futuro Silvestro II, nel suddetto sinodo del 991 come collaboratore di Arnolfo (a cui succederà come vescovo di lì a pochi mesi ma sarà costretto a restituirgli la carica nel 996 per volere di Gregorio V dato che Giovanni XV non aveva riconosciuto la deposizione di Arnolfo voluta dal re di Francia Ugo Capeto), si espresse in toni violentissimi contro Bonifacio definendolo "il più iniquo dei mostri", usandolo come esempio della tesi secondo cui non v'era bisogno dell'approvazione del Papa per deporre un ecclesiastico dato che la stessa Sede di Pietro era decaduta moralmente (questa argomentazione suggerita da Gerbert ad Arnolfo sarà ritorta contro quest'ultimo quando re Ugo Capeto lo deporrà e lo sostituirà con Gerbert stesso senza aspettare l'approvazione di Giovanni XV).

Lo studioso Luigi Crisostomo Ferrucci, sempre in "Studi storico-critici sul Pontificato e la Persona di Bonifacio VII" (1856) sostiene che, secondo talune fonti, nel luglio 985 Bonifacio non sarebbe morto, ma sarebbe stato solo deposto e scacciato; l'usurpatore sarebbe morto, di solitudine e depressione, a Costantinopoli nel 987, sotto Papa Giovanni XV. Poi il corpo sarebbe stato riportato a Roma e seppellito in San Pietro per volontà del clero romano, contro la volontà dello stesso Papa a cui il clero era ostile. Ma non esistono dati storici attendibili che confermino tali fonti.

Si è ritenuto in passato che l'Antipapa Dono II (in realtà mai esistito) fosse stato messo sul trono di Pietro per scacciare Bonifacio VII dopo l'orrendo omicidio di Benedetto VI nel 974, ma lo stesso Dono II sarebbe morto pochi giorni dopo la sua elevazione.

Nel 1903 fu riconosciuto ufficialmente antipapa e quindi escluso da ogni dignità pontificia.

Bibliografia
  • Paolo Delogu, Enciclopedia dei Papi, II, Roma, 2000, pp.93-96.
Voci correlate
Collegamenti esterni