Utente:Elvezio Del Pietro/Accolito

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L'Accolito (dal greco Ἀκόλουθος, akolouthos, corrispondente al latino sequens o comes: seguace, attendente) è un ministro della liturgia in alcune Chiese cristiane: nella Chiesa cattolica, nelle Chiese luterane, nella Chiesa anglicana e in alcune Chiese metodiste.

Nella Chiesa cattolica romana il ministero dell'accolitato viene conferito in modo ufficiale e permanente dal vescovo; tuttavia quasi tutte le funzioni dell'accolito vengono svolte da donne e uomini (spesso giovani) che non sono stati istituiti ufficialmente in questo ministero e che normalmente vengono chiamati ministranti.

Nella Chiesa latina, prima della stagione di riforme inaugurata dal Concilio Vaticano II, l'accolitato era considerato il quarto e più importante degli Ordini minori, e l'accolito era a tutti gli effetti un chierico.

Antichi compiti dell'accolito

Gli uffici principali dell'accolito erano l'accensione delle candele dell'altare, il portarle in processione e, durante il canto solenne del Vangelo, preparare il vino e l'acqua per il sacrificio della Messa; inoltre, doveva assistere i sacri ministri durante la Messa e gli altri servizi pubblici della Chiesa. Durante la sua ordinazione il vescovo gli consegnava una candela spenta ed un'ampollina vuota, recitando la formula appropriata. Spesso venivano designati quali accoliti anche i chierichetti, che ne svolgevano le funzioni. I compiti dell'accolito nella liturgia cattolica erano minuziosamente descritti nei manuali di liturgia[1].

Evoluzione della figura dell'accolito

Probabilmente, nella storia della Chiesa, la figura dell'accolito apparve per la prima volta nell'oscuro brano riguardante la vita di Papa Vittore I (189-199), erroneamente attribuito da Lucio Ferraris (I, 101) a Papa Pio I (140-155), che menzionava dei sequentes, forse con i compiti degli accoliti[2]. In ogni caso, il primo documento autentico ed esistente in cui si fa menzione degli accoliti è una lettera[3], scritta nel 251, da Papa Cornelio a Fabio, vescovo di Antiochia, in cui il papa elencava precisamente i gradi del clero romano. A Roma, in quel momento, c'erano 46 sacerdoti, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti e 52 tra esorcisti, lettori e ostiari. È degno di nota che 250 anni più tardi il Constitutum Silvestri, un documento databile intorno al 501[4], stabiliva in 45 il numero degli accoliti presenti a Roma.

Papa Fabiano (236-250), il predecessore di Cornelio, aveva diviso Roma in sette distretti o regioni ecclesiastiche, mettendo un diacono a capo di ognuna. A questa divisione amministrativa, presto seguì una redistribuzione del clero cittadino. Gli accoliti romani erano soggetti al diacono della regione o, in caso di sua assenza o morte, all'arcidiacono. In ogni regione erano presenti un diacono, un suddiacono e, in base al documento di cui sopra, probabilmente, 6 accoliti. Gli antichi documenti ecclesiastici portano a ritenere che il suddiacono era una sorta di capo accolito o arciaccolito. In seguito, verso la prima metà del X secolo si incontra il termine di arciaccolito in Luitprando di Cremona[5] con il significato di una "dignità" nella chiesa metropolitana di Capua. Possiamo quindi vedere i ministeri del suddiacono e dell'accolito come uno sviluppo di quello del diacono. Inoltre, queste tre categorie di chierici differiscono dagli altri ordini minori per il fatto che sono tutte legate al servizio presso l'altare, mentre le altre non lo sono.

Le epistole di San Cipriano[6] dimostrano ampiamente che anche a Cartagine, alla metà del III secolo, erano presenti degli accoliti. Eusebio[7] citava gli accoliti presenti al Primo concilio di Nicea (325) non come preposti al servizio presso gli altari, ma come persone facenti parte del seguito dei vescovi. Gli Statuta Ecclesiae Antiqua, spesso considerati decreti del cosiddetto Quarto Sinodo di Cartagine (398), ma in realtà risalenti alla fine del V o alla prima parte del VI secolo[8], dimostrano che questo ordine era conosciuto anche nella provincia ecclesiastica di Arles in Gallia, dove furono emanati questi decreti. Sembra, tuttavia, che tutte le Chiese occidentali, particolarmente quelle più piccole, non abbiano avuto accoliti. Dando credito ai desideri del vescovo Bennadio, predecessore di Remigio di Reims, si potrebbe concludere che a Reims, nel V secolo, non esistevano accoliti: infatti, egli enumerava tutte le categorie di chierici ad eccezione di questa[9]. Nell'epigrafia cristiana delle Gallie si fa menzione, per quanto è noto, di un solo accolito presente a Lione nel 517[10] e, in generale, nei primi cinque secoli, si trovano poche epigrafi che fanno riferimento ad accoliti. Nella Collectio Canonum Hibernensis[11] l'arciaccolito non veniva riportato tra i sette gradi ecclesiastici, ma posto, con il salmista ed il cantore e al di fuori della gerarchia ordinaria.

Nel sesto canone dei summenzionati Statuta, i doveri degli accoliti vengono specificati conformemente a quanto scritto da Giovanni il Diacono nella sua lettera a Senarius[12]. Informazioni specifiche relative al ruolo ed ai doveri degli accoliti nella Chiesa di Roma tra il V e il IX secolo possono essere tratte da una serie di antiche disposizioni note come Ordines Romani[13]. Secondo questo documento, a Roma (forse anche a Cartagine, ed in altre grandi città occidentali) esistevano tre classi di accoliti che svolgevano le loro funzioni in base a dove si trovavano:

  • gli accoliti Palatini, che servivano il Papa (o il vescovo) nel suo palazzo e nella Basilica Lateranense;
  • gli accoliti regionarii, che assistevano i diaconi nelle loro funzioni nelle diverse parti della città;
  • gli accoliti stationarii, che servivano in chiesa; questi ultimi non erano un ordine distinto, ma facevano parte degli accoliti regionarii.

Gli accoliti regionali venivano anche definiti titulares della chiesa alla quale erano collegati[14]. Gli accoliti del palazzo erano particolarmente destinati al servizio del Papa, che assistevano non solo nelle funzioni ecclesiastiche, ma anche come legati, messaggeri della corte papale, nella distribuzione di elemosine, trasportando documenti pontifici e comunicazioni e in altri compiti di questo genere. Tuttavia, gli accoliti condividevano questi uffici anche con i lettori, i suddiaconi e gli arciaccoliti. A Roma non trasportavano solo il pane benedetto nelle occasioni prescritte, ma anche l'Eucaristia dalla Messa del Papa a quella dei sacerdoti che celebravano nelle varie chiese (tituli). Tale pratica è evidenziata nella lettera di Papa Innocenzo I (401-417) a Decenzio, vescovo di Gubbio[15]. Essi, inoltre, portavano le sacre specie agli assenti, soprattutto ai confessori della fede detenuti in carcere (si veda San Tarcisio). San Giustino, martirizzato intorno al 165 o 166, riportava che questo ufficio veniva assegnato ai diaconi[16], significando che ai suoi tempo non esistevano accoliti.

Dagli Ordines Romani si apprende anche che, quando il Papa doveva pontificare in un certo quartiere, tutti gli accoliti di quella regione si recavano al Palazzo del Laterano per riceverlo ed accompagnarlo. Nel VI o VII secolo, forse un poco prima, il capo accolito della chiesa stazionale precedeva a piedi il cavallo su cui montava il Papa portando il sacro crisma coperto con un velo e guidando la processione. Gli altri accoliti lo seguivano, portando il libro dei Vangeli, la bursa del corporale, e gli altri oggetti utilizzati per la messa. Essi accompagnavano il Papa fino al secretarium o sagrestia. Uno di loro solennemente poneva il libro dei Vangeli sull'altare, poi precedevano il pontefice al suo ingresso nel santuario portando 7 candele accese. Con le candele accese, due accoliti accompagnavano il diacono all'ambone per il canto del Vangelo. Dopo il Vangelo, un altro accolito riceveva il libro che, posto in un contenitore e sigillato, veniva poi riportato in Laterano dal capo accolito. Un accolito portava al diacono all'altare, il calice; gli accoliti ricevevano e curavano le offerte raccolte dal Papa; un accolito teneva la patena coperta con un velo dall'inizio a metà del canone. Al momento giusto, gli accoliti portavano, in sacchetti di lino, il pane consacrato dall'altare ai vescovi ed ai sacerdoti presenti nel santuario affinché potessero spezzare le sacre specie. Da questo e da altri incarichi, si può dedurre che gli accoliti erano in larga misura responsabili del buono svolgimento delle cerimonie pontificie e stazionali. Questo era particolarmente vero dopo la fondazione della Schola cantorum di Roma, della quale esistono prove evidenti dal VII secolo in poi. Essendo quindi l'unico tra gli ordini minori impegnato in attività di ministero, l'accolitato acquisito una importanza molto maggiore di quella che aveva finora goduto. I cardinali presbiteri, nelle loro chiese titolari, non avevano altri assistenti. Durante la Quaresima ed i battesimi, gli accoliti svolgevano tutte le funzioni che finora avevano svolto gli esorcisti, così come il suddiacono aveva assorbito le funzioni del lettore. Papa Alessandro VII (1655-1667) abolì il collegio degli accoliti sopra descritto e mise al loro posto (26 ottobre 1655) i dodici prelati votanti della Signatura di Giustizia. Come prova della loro origine questi prelati ancora conservavano, durante le funzioni pontificie, molti degli uffici e delle funzioni sopra descritte.

Secondo l'antica disciplina della Chiesa romana l'ordine dell'accolitato veniva conferito non appena il candidato usciva dall'adolescenza, a circa 20 anni di età, secondo l'interpretazione del decreto indirizzato da Papa Siricio (385) ad Imerio di Tarragona[17]. Prima che un accolito potesse diventare suddiacono dovevano passare 5 anni. Papa Zosimo (418) ridusse questo periodo a 4 anni. Il Concilio di Trento lasciava al giudizio dei vescovi il periodo che doveva trascorrere tra il conferimento dei due ordini. Nella Chiesa antica non esisteva alcuna solenne ordinazione degli accoliti. Al momento della comunione di qualsiasi messa ordinaria, anche quando non era stazionale, il candidato si avvicinava al Papa o, in sua assenza, ad uno dei vescovi della corte pontificia e veniva rivestito della stola e della casula. Portando sulle sue braccia un sacchetto di lino (porrigitur in ulnas ejus sacculus super planetam; simbolo della più alta funzione di questi chierici, cioè trasportare l'ostia consacrata) il candidato si prostrava, mentre il Pontefice pronunciava su di lui una semplice benedizione[18].

Il summenzionato Statuta Ecclesiae Antiqua, descrive il rituale utilizzo delle più importanti chiese di Gallia verso l'anno 500: il candidato veniva prima istruito dal vescovo sui doveri del suo ufficio, poi l'arcidiacono gli metteva in mano un candeliere con una candela spenta a simboleggiare che le luci della chiesa gli sarebbero state affidate; inoltre, gli veniva consegnata un'ampolla vuota, simbolo del suo ufficio di presentare il vino e l' acqua all'altare. Seguiva una breve benedizione.

La riforma di Paolo VI

Nel 1972 Papa Paolo VI con il Breve apostolico Ministeria quaedam fece cessare il conferimento degli ordini minori e del suddiaconato. Al loro posto istituì i cosiddetti "ministeri" di "lettore" e di accolito", mantenendo il nome ma cambiando la sostanza. Oggi l'accolito è un laico a tutti gli effetti (non un chierico ordinato) di sesso maschile che nella nuova Messa aiuta il vescovo, il presbitero o il diacono nella preparazione dell'altare e dei vasi sacri. È considerato anche ministro straordinario della Comunione: ciò significa che colui che presiede la celebrazione può chiamarlo a distribuirla o a portarla agli ammalati.

Il ministero dell'accolito è anche una tappa nel percorso istituzionale verso il diaconato e il presbiterato.

Compiti dell'attuale accolito

Compiti precipui:

  • verificare, prima dell'inizio di ogni celebrazione, che il presbiterio sia stato correttamente approntato e che il Messale sia predisposto alle pagine corrette;
  • partecipare alla processione d'ingresso rivestito della propria veste liturgica;
  • aiutare il celebrante ed il diacono durante le celebrazioni liturgiche;
  • portare la croce processionale e presentare, all'occorrenza, il Messale al celebrante;
  • disporre sull'altare il corporale, il purificatoio, il calice ed il Messale; aiutare il celebrante ed il diacono durante l'offertorio; presentare, se necessario, il pane ed il vino al celebrante senza, però, versare il vino o l'acqua nel calice e neppure alzare il calice;

Quale ministro straordinario dell'Eucaristia può:

  • ricevere la comunione immediatamente prima che il celebrante o il diacono inizino a distribuirla ai fedeli e fare la comunione anche al calice;
  • aiutare a distribuire la comunione quando il numero dei fedeli è molto elevato e non vi sono sacerdoti o diaconi in numero sufficiente o quando i sacerdoti o i diaconi non possono farlo per altri seri motivi;
  • in assenza del diacono, reggere uno dei vasi sacri nella comunione sotto le due specie;
  • aiutare il sacerdote ed il diacono nella purificazione e nel riordino dei vasi sacri;
  • portare la comunione a coloro che non possono partecipare alla celebrazione eucaristica;
  • durante l'adorazione, esporre e riporre l'Eucaristia, ma senza impartire la benedizione;

In assenza del diacono:

  • porge il turibolo al celebrante, lo assiste nell'incensazione dell'altare e delle offerte, incensa il celebrante ed il popolo;
  • alla fine della comunione ripone i vasi sacri nella credenza dopo averli purificati;
  • non può invitare i fedeli a scambiarsi il segno della pace né dare il congedo al termine della celebrazione;

Tra i suoi compiti rientra anche:

  • preparare coloro che prestano servizio all'altare;
  • collaborare nel predisporre tutto ciò che è necessario per favorire una maggiore partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia;
  • nella celebrazione della Liturgia delle ore, in mancanza del lettore, distribuire i compiti tra i fedeli presenti;
  • in assenza del sacerdote o del diacono guidare, in accordo con il lettore, la celebrazione della Liturgia delle ore, osservando le norme stabilite;

Nel rito della Comunione fuori della Messa:

  • in assenza del sacerdote o del diacono, l'accolito presiede il rito da un luogo diverso dalla sede del celebrante, seguendo le apposite indicazioni riportate nel rituale;
  • in assenza del lettore distribuisce i vari compiti tra i fedeli presenti;

Durante il Culto Eucaristico l'accolito:

  • in assenza del diacono, espone il Santissimo Sacramento; assiste il sacerdote durante la celebrazione; porge l'ostensorio al sacerdote per impartire la benedizione; al termine della benedizione, riprende l'ostensorio dalle mani del sacerdote; compie la reposizione del Santissimo Sacramento;
  • in assenza del lettore, distribuisce i compiti tra i fedeli presenti;
  • in assenza del sacerdote e del diacono, presiede il rito da un luogo diverso dalla sede del celebrante; espone e ripone il Santissimo Sacramento, secondo le indicazioni dell'apposito rituale, ma non impartisce la benedizione eucaristica.
Note
  1. Pio Matinucci, Manuale Sacrarum Caeremoniarum, Roma, 1880, VI, 625; De Herdt, Sacrae Liturgiae Praxis, Lovanio, 1889, II, 28-39
  2. Louis Duchesne, Liber Pontificalis, I, 137; I, 161
  3. Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesistica, VI, xliii
  4. Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova Amplissima Collectio, 31 volumi, Firenze e Venezia, 1758-98, II, 626
  5. Antapodosis, VI, 6
  6. Epistole 7, 28, 34, 52, 59, 78, 79
  7. De Vita Constantini, III, 8
  8. Duchesne, "Culto cristiano", 332, 350
  9. Flodoardo, Historia Remensis ecclesiae, I, ix
  10. La Blant Inser. Chrét. de la Gaule, I, 36
  11. edizione Wasserschleben, Giessen, 1874, 32
  12. PL, LIX, 404
  13. Duchesne, opera citata, 146 e seguenti
  14. Mabillon Comm. in Ord. Rom., in Musaeum Italicum, II, 20
  15. PL, XX, 556
  16. Apologia, I, 67
  17. PL , XIII, 1142
  18. Mabillon, opera citata, II, 85, edizione Paris, 1724
Bibliografia
Collegamenti esterni