Anania e Saffira

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Masaccio, Distribuzione delle elemosine e morte di Anania (1425-1427 ca.)

Anania e Saffira sono una coppia aspramente condannata negli Atti degli Apostoli (5,1-11): avendo nascosto agli Apostoli parte del ricavato della vendita di un podere, sono oggetto di un giudizio da parte di Pietro e muoiono.

Contesto

Per comprendere quale sia la colpa di Anania e Saffira occorre ricordare che la prima comunità cristiana di Gerusalemme aveva iniziato a praticare una sorta di comunione dei beni tra tutti i membri:

« La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. [..] Nessuno tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. »

Il fatto

In tale situazione, il marito Anania[1] decide di vendere un podere ma, d'accordo con la moglie Saffira[2], tiene per sé una parte dell'importo della vendita, mentre il resto lo consegna agli apostoli per la destinazione comune.

Tale comportamento violava la norma di piena comunione dei beni che reggeva la Chiesa di Gerusalemme.

San Pietro, accorgendosi dell'inganno, reagisce con veemenza, leggendo nell'operato il potere di satana e la menzogna allo Spirito Santo (5,3). La condanna ha uno sbocco terrificante, sul modello di certi giudizi divini veterotestamentari, ed è seguita dalla morte dell'uomo (5,5).

La vicenda si ripete anche per la moglie Saffira che, ignara dell'accaduto, si presenta tre ore dopo, ribadendo la stessa versione, e anch'essa riceve la stessa condanna, spirando ai piedi di Pietro (5,7-10).

Interpretazione

Fanno notare gli esegeti che è strano che la buona novella del Vangelo si attui proprio con un miracolo di morte, al contrario di quanto aveva fatto Cristo.

La scena può avere un suo valore storico, forse basato sulla morte improvvisa di due coniugi cristiani, "chiacchierati" per un loro comportamento egoistico. Tuttavia, agli occhi di Luca e secondo lo stile biblico, la vicenda ha soprattutto un valore simbolico. Chi viola per smania di possesso e per egoismo il precetto dell'amore nei confronti del prossimo è uno scomunicato, è come se fosse morto per la comunità, è fuori dal cerchio vitale della comunione ecclesiale e della grazia divina.

Si tratta quindi di un appello severo, che certamente non cancella la costante certezza che la Bibbia dichiara riguardo alla conversione-rinascita e al perdono-risurrezione.

Note
  1. Il nome è un nome ebraico molto diffuso: almeno dieci personaggi biblici lo portano. Il significato del nome è "Il Signore mi ha concesso la sua grazia".
  2. Il nome di Saffira è quello di una pietra preziosa azzurra, che corrisponde sia al nostro zaffiro che al lapislazzulo.
Voci correlate
Collegamenti esterni