Gamaliele
Gamaliele Personaggio del Nuovo Testamento | |
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Gamaliele (Rylands Haggada, XIV secolo) | |
Morte | 48 ca. |
Gamaliele († 48 ca.) è stato un rabbino ebreo del I secolo d.C., maestro di Paolo; prese le difese degli apostoli quando comparvero davanti al Sinedrio (At 5,34-39 ).
Il suo nome significa "Dio mi ha ricompensato"[1].
Dati biblici
Il Nuovo Testamento lo presenta come un fariseo e un celebre dottore della legge. Compare in At 5,34-39 nell'atto di consigliare ai colleghi del Sinedrio di non condannare a morte Pietro e gli altri apostoli, i quali, nonostante la proibizione delle autorità giudaiche, avevano continuato ad predicare al popolo. L'intervento di Gamaliele prende l'avvio da due casi storici di rivolta contro i Romani, segnati da un'impronta di sapore messianico:
- un certo Teuda, promettendo che avrebbe replicato il passaggio di Giosuè nel Giordano asciutto, aveva coinvolto quattrocento seguaci in un'avventura finita in un bagno di sangue da parte dell'esercito romano, nel 44 d.C.
- anni prima, nel 6 d.C., durante un censimento del governatore romano Quirinio, un altro personaggio, Giuda il Galileo, si era messo a capo di una rivolta antiromana, arrogandosi anch'egli qualità messianiche. L'esito, però, era stato ugualmente catastrofico.
Basandosi su queste due esperienze, Gamaliele suggerisce ai colleghi del Sinedrio la via da seguire nei confronti dei primi cristiani:
« | Se infatti questo piano o quest'opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio! » | |
La proposta è accolta, a riprova della sua autorità, e gli apostoli, fustigati e ammoniti, vengono rimessi in libertà.
Alla scuola di Gamaliese, "nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio", si era formato Paolo (At 22,3 ). Il periodo di formazione dovette durare tre o quattro anni, come si usava allora[1].
Dati giudaici
Il Gamaliele biblico viene giustamente identificato con l'omonimo illustre dottore della legge che morì diciotto anni prima della distruzione di Gerusalemme, tannaita della prima generazione. Apparteneva a una delle correnti più aperte del giudaismo dell'epoca, la linea inaugurata da rabbì Hillel, un maestro che un'antica tradizione considerava proprio il padre o il nonno di Gamaliele[1][2].
Nel Talmud questo Gamaliele riceve il soprannome de "il Vecchio" per distinguerlo dall'omonimo suo nipote Gamaliele II, che visse attorno al 100 d.C. e che, a differenza del nonno, fu ostile al cristianesimo. È il primo a cui fu dato il nome di Rabban, "nostro maestro", "maestro per eccellenza"[3], invece del titolo di rabbi, che significa più semplicemente "mio maestro" e designa in modo abituale i saggi del Talmud[4]. Gamaliele risulta essere anche lì, come negli Atti, un membro eminente del Sinedrio.
È considerato anche l'autore di molte ordinanze legali[5]:
- introduce disposizioni importanti quanto alla rimessa dell'atto di ripudio per assicurare una migliore protezione alla donna, e rende più elastiche per la donna abbandonata o separata le condizioni necessarie per provare la morte del marito;
- sostiene che occorre trattare i pagani allo stesso modo degli ebrei per quanto riguarda la carità: aiuto materiale, visite ai malati, funerali, conforto nel momento del lutto.
Gamaliele è riconosciuto come autorità rispetto alla Halakha, cioè ai problemi relativi alla pratica rituale e alla legislazione civile e penale. Il re Agrippa I e la sua sposa, Berenice[6] lo consultano al riguardo.
Viene detto che ebbe un figlio a cui pose il nome di suo padre, Simeone, e una figlia che andò in moglie del sacerdote Simone ben Natanael.
Le fonti giudaiche lo fanno morire fariseo, affermando che
« | quando egli morì cessò l'onore alla Torah, e si estinsero la purità e la pietà[7]. » |
Dati cristiani
Un'agiografia tarda vuole Gamaliele santo[3]: avrebbe abbracciato la fede cristiana, rimanendo membro del Sinedrio per aiutare segretamente i cristiani[8].
Secondo Fozio fu battezzato da Pietro e Giovanni, insieme a suo figlio e a Nicodemo.
La tradizione gli ha attribuito l'apocrifo Vangelo di Gamaliele.
Il suo corpo, scoperto miracolosamente nel V secolo, sarebbe custodito a Pisa[9].