Agabo

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Agabo
Personaggio del Nuovo Testamento
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Louis Cheron, Il profeta Agabo predice a San Paolo le sue sofferenze a Gerusalemme, 1687
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa
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Canonizzazione Pre-canonizzazione
Ricorrenza 8 aprile
Altre ricorrenze
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Attributi
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Patrono di
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 8 aprile, n. 1:
« Commemorazione di sant'Ágabo, profeta, che, come attestano gli Atti degli Apostoli, profetizzò, mosso dallo Spirito, una grande carestia su tutta la terra e le torture inflitte a Paolo da parte dei pagani. »

Agabo (in greco Ἄγαβος, Ágabos) è un personaggio del Nuovo Testamento; è menzionato due volte come profeta negli Atti degli apostoli.

Il suo nome si ricollega alla parola ebraica ḥāghābh, che significa "locusta".[1] Esso ricorre nell'Antico Testamento in Esd 2,45 (nella forma Ḥăghābhāh), in 2,46 (nella forma Ḥāghābh) e in Nee 7,48 (nella forma Ḥăghābhāhʾ); compare anche negli ostraka di Lakiš nella Palestina meridionale.

Le due menzioni negli Atti degli Apostoli

Agabo appare essere un profeta della prima comunità cristiana di Gerusalemme; la profezia di cui è investito sembra di carattere occasionale.

Compare in due episodi connessi con il ministero di San Paolo.

Il primo è quando Paolo visita, attorno all'anno 41, la giovane comunità di Antiochia: ivi giungono anche Agabo e altri profeti, provenienti da Gerusalemme; in quest'occasione Agabo annuncia, "per impulso dello Spirito, che sarebbe scoppiata una grande carestia su tutta la terra"; essa ebbe luogo poi sotto l'imperatore Claudio; in seguito a quest'annuncio Paolo e Barnaba portano soccorso ai fratelli della Giudea (At 11,27-30 ).

Effettivamente il regno di Claudio fu funestato da carestie succedutesi in varie provincie[2], compresa Roma nell'inverno 50-51[3]. Svetonio[4] ed Eusebio di Cesarea[5] menzionano una carestia che infierì in Giudea e in Grecia nel 4º anno di Claudio (45). Flavio Giuseppe[6] narra che, essendo procuratori Cuspio Fadeo e Tiberio Alessandro, Elena, regina di Adiabene, inviò per quattro anni (44-48) grano egiziano e cipriota a Gerusalemme.

Il secondo: a Cesarea, verso il 58, ancora Agabo preannuncia a Paolo, reduce dal suo terzo viaggio missionario che l'aveva portato dalla Frigia e dalla Galazia in Grecia e in Macedonia, il suo imprigionamento a Gerusalemme; lo fa, in casa di Filippo evangelista, con un'azione simbolica, legandosi mani e piedi con la cintura che scioglie a Paolo[7], secondo lo stile dei profeti dell'Antico Testamento (cfr. Ez 3,25; 4,8 ); ciò tuttavia non distoglie Paolo dalla sua volontà di recarsi a Gerusalemme (At 21,10-14 ).

In questo secondo passo gli Atti presentano Agabo come un personaggio non prima conosciuto: la forma indefinita τις, tis che viene usata in At 21,10 [8] induce qualche esegeta a vedere nelle due citazioni due profeti diversi. Ma l'identità della funzione e del paese d'origine, insieme con la coincidenza del limite temporale, permettono di escludere che si tratti di due personaggio omonimi.[9]

Non si conosce altro della vita di Agabo.

Nella tradizione

Alcune tradizioni, tra cui molti menologi e sinassari greci e il Chronicon Paschale, lo includono tra i settanta o settantadue discepoli inviati in missione da Gesù (Lc 10,1.17 ) e lo dicono martire ad Antiochia e ne celebrano la festa l'8 o il 10 aprile con Erodione e Rufo.

Un leggenda carmelitana attribuisce ad Agabo la fondazione di una chiesa in onore della Madonna, per cui è rappresentato in abito carmelitano con una chiesetta intitolata "Virgini Matri" nella mano.

Il Sinassario di Costantinopoli lo ricorda il 30 giugno (Ἄγαβος ὃς καὶ προφητικοῦ χαρίσματος ἠξιώθη, Ágabos hòs kaì prophetikoû charísmatos exióthe), mentre il Martirologio Romano lo commemora il 13 febbraio. Nel Martirologio Romano la data e il luogo del martirio furono determinati secondo il procedimento caratteristico di Adone, per cui i nomi degli antichi discepoli desunti dagli Atti furono collocati nel corso dell'anno senza altro criterio che quello di rispettare l'ordine delle citazioni. Oggi il Martirologio Romano lo situa l'8 aprile.

Il Sinassario Alessandrino celebra Agabo il quarto giorno del mese di amšīr (mekhir), corrispondente al 29 gennaio.

La Chiesa Ortodossa lo commemora invece l'8 marzo.

Note
  1. Maria Vittoria Brandi (1961) 299.
  2. Antonino Romeo (1948) 419.
  3. Tacito, Annales, XII, 43.
  4. Vita Claudii, XVIII, 2.
  5. Chronicon armeno, ed. Schöne, Berlino 1875, II, p. 252.
  6. Antichità Giudaiche XX, 2,5; 5,2.
  7. Cfr. Gv 21,18 .
  8. La particella τις significa letteralmente "un certo". Il testo recita:
    (EL) (IT)
    « ἐπιμενόντων δὲ ἡμῶν ἡμέρας πλείους κατῆλθέ τις ἀπὸ τῆς Ἰουδαίας προφήτης ὀνόματι Ἄγαβος., epimenónton dè hemôn heméras pleíous katêlthé tis apò tês Ioudaías prophétes onómati Ágabos. » « Eravamo qui da alcuni giorni, quando scese dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. »
  9. Maria Vittoria Brandi (1961) 298.
Bibliografia
Voci correlate
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 21 luglio 2014 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.