Noè
Noè Personaggio dell'Antico Testamento | |
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Giuseppe Milani, Noè (dal ciclo con Storie e personaggi dell'Antico Testamento), 1773 - 1774, affresco; Cesena, Abbazia di Santa Maria del Monte | |
Ricorrenza | 18 novembre |
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Noè è il nome di un patriarca biblico, il celebre costruttore dell'arca con cui, secondo il racconto della Genesi, sopravvisse al Diluvio universale.
Significato del nome
Noè, in lingua ebraica Noah, viene interpretato da Gn 5,29 con il significato di consolatore per via dell'assonanza fonetica, ma è molto più probabile che il significato del suo nome sia colui che prolunga: ovviamente, la storia dell'umanità dopo il diluvio.
Il costruttore dell'arca
Noè compare per la prima volta in Gn 5,28 come figlio di Lamech e nipote di Matusalemme. Egli è dunque il nono nella linea generazionale dei discendenti di Adamo attraverso Seth (la cosiddetta "Grande Genealogia dei Setiti" di Gn 5). La sua storia si sviluppa nei capitoli 6, 7, 8 e 9 della Genesi.
Egli è universalmente noto per essere il costruttore dell'arca su cui la razza umana sopravvisse al diluvio e sulla quale furono ospitate, secondo la narrazione biblica, varie coppie di tutti gli animali (secondo Gn 6,19, due specie di ciascuna; secondo Gn 7,2, sette di ogni animale mondo e una di quelli immondi, trattandosi di due fonti diverse).
Secondo Gn 7,6 Noè aveva seicento anni quando il diluvio si abbatté sulla Terra; morì a 950 anni; era ancora vivo quando nacque Abramo.
Noè ebbe tre figli: Jafet, Sem e Cam, anch'essi portati sull'arca unitamente alle mogli per proseguire la stirpe degli uomini. Ciascuno di essi avrebbe dato vita a una stirpe di popoli: Sem i semiti, Cam i camiti, Jafet i popoli delle isole occidentali.
L'alleanza noachica
Dopo la fine del diluvio, Noè stipula con Dio la prima alleanza, in ebraico Berit, riportata dal testo biblico, la cosiddetta "alleanza noachica". Ecco i termini di quest'alleanza:
- gli esseri viventi, animali e vegetali, sono concessi come cibo all'uomo (è rinnovata la concessione già fatta a Adamo);
- è proibito mangiare la carne di esseri viventi contenente il loro sangue (identificato come simbolo della vita: divieto di mangiare animali vivi):
- "Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo" (Gn 9,6: fondamento della legge del taglione).
In cambio, Dio si impegna a non mandare mai più il diluvio.
Quest'alleanza è stipulata con tutta l'umanità, e offre dunque all'antico Israele le norme per ritenere giusto o ingiusto chi non è circonciso.
La figura di Noè diventa poi esemplare (quella del giusto salvato dalla distruzione dei malvagi, come Lot) ed è lodata in Is 54,9; nel Vangelo secondo Matteo (24,37-38); e nella prima lettera di Pietro (3,20).
Storicità
A causa dell'epoca remota dei fatti, non si hanno prove storiche certe del diluvio e della figura di Noè al di fuori della Bibbia.
Confronto con i poemi babilonesi
Pur narrando avvenimenti simili, la prospettiva dei poemi babilonesi e della Bibbia è completamente diversa. Infatti, nei primi gli déi decidono di sterminare l'umanità per puro capriccio, a causa del suo fracasso che li infastidisce, mentre Dio pone fine al mondo antidiluviano a causa delle colpe degli uomini antichi. Noè non si salva perché è abile o fortunato, ma perché è l'unico giusto in un mondo di peccatori.
Nella tradizione ebraica
Il Talmud e le raccolte di leggende ebraiche contengono molti episodi apocrifi della vita di Noè. Il più famoso, basato sul passo biblico precedente, riguarda l'inganno perpetrato ai danni del Patriarca dal diavolo, il quale gli insegnò a coltivare la vite e lo convinse a sacrificare nella vigna quattro animali: un agnello, un leone, un maiale e una scimmia. Da allora, racconta la leggenda, chi beve il vino si ubriaca e, man mano che ne beve, viene ad assumere i caratteri di questi quattro animali: l'arrendevolezza dell'agnello, la violenza del leone, il sudiciume del maiale, il comportamento assolutamente irragionevole della scimmia.
Nella letteratura
La figura di Noè è ricordata in diverse opere letterarie. Dante lo cita nel IV canto dell'Inferno (v. 56), tra i patriarchi che lasciarono il limbo quando Cristo scese agli inferi per liberare le anime dei giusti dell'Antico Testamento.
Noè compare anche nell'Inno ai patriarchi, ottavo tra i Canti di Giacomo Leopardi:
« | E tu dall'etra infesto e dal mugghiante Sui nubiferi gioghi equoreo flutto Scampi l'iniquo germe, o tu cui prima Dall'aer cieco e dà natanti poggi Segno arrecò d'instaurata spene La candida colomba e delle antiche Nubi l'occiduo sol naufrago uscendo, L'atro polo di vaga iri dipinse. » | |
(vv. 57-64)
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