Basilios Bessarion
Basilios Bessarion, anche Basilio Bessarione o Bessarione di Trebisonda (Trebisonda, 2 gennaio 1403; † Ravenna, 18 novembre 1472), è stato un patriarca e cardinale bizantino.
Cenni biografici
Nascita e studi
Nacque in una numerosa e povera famiglia a Trebisonda, allora capitale del piccolo impero comandato dai Mega Comneni, agli inizi del XV secolo.
Giovanissimo fu affidato dai genitori al metropolita della sua città, Dositeo, e da questo venne portato, all'età di tredici anni circa, a Costantinopoli. Qui iniziò la sua prima educazione alla vita religiosa, alle lettere e alla filosofia sotto la guida di Giovanni Cortasmeno[1], metropolita bizantino di Selimbria. Alla scuola di retorica di Giorgio Crisococca ebbe come compagno, Francesco Filelfo[2]. Quando entrò nell'Ordine basiliano, il 30 gennaio 1423, prese il nome del santo egizio del IV secolo Bessarione[3]. Divenne staurophoros nel 1423, diacono nel 1426, prete nel 1431. Dopo quest'ultima data, ma prima del 1433, si recò a Mistra, nel Peloponneso, per studiare scienze matematiche con Giorgio Gemisto Pletone[4]. Divenne cartofilace[5] e diplomatico di successo tra le corti bizantine, ottenne presto la stima dell'imperatore Giovanni VIII Paleologo[6].
Al Concilio di Ferrara e Firenze
Nel 1437 fu nominato arcivescovo di Nicea e nel 1438 venne, al concilio trasferito dal pontefice in Italia, con il cardinale Cusano, Isidoro di Kiev e una folta delegazione bizzantina, prima a Ferrara, poi a Firenze, per discutere, insieme alla numerosa delegazione bizantina e all'imperatore stesso, l'unione delle due Chiese, nella speranza di ottenere l'aiuto militare occidentale contro gli Ottomani.
Mentre prima del concilio Bessarione apparteneva al partito bizantino contrario all'unione, in seguito si dimostrò fautore dell'unione della Chiesa romana con quella ortodossa. Su basi filologiche e teologiche Bessarione dimostrò che un passo dibattuto del testo di San Basilio Magno (figura di spicco della chiesa ortodossa) sosteneva posizioni uguali a quelle della Chiesa di Roma, mentre le copie del testo che non avevano il passo incriminato erano tutte molto recenti. La questione dogmatica principale che divideva le due Chiese era quella detta del Filioque, riguardante il rapporto all'interno della Trinità tra Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: significativo, a questo proposito, è il dibattito conciliare, avvenne tra il Bessarione e il conventuale Ludovico da Pirano[7], presente in quanto vescovo di Forlì. Ma le ragioni che dividevano le due chiese erano più profonde. Le ragioni ecclesiologiche e storico-politiche erano tanto complesse da sembrare più difficilmente superabili rispetto a quelle dogmatiche.[8]
Il 6 luglio 1439 comunque, per volontà esplicita dell'imperatore di raggiungere un compromesso, fu letto, alla presenza del papa Eugenio IV e dell'imperatore stesso, dal cardinal Cesarini in latino e da Bessarione in greco il decreto per i Greci di unione delle Chiese.
Il difficile ritorno a Costantinopoli
Poco dopo la missione al concilio Bessarione tornò a Costantinopoli, dove lui e gli altri fautori dell'unione trovarono un clima ostile tra la popolazione e il clero, in particolare i monaci, mentre una parte di quelli che avevano firmato il decreto dell'unione ora l'abbandonavano. Dato questo clima e la nomina a cardinale ad opera di papa Eugenio IV nel concistoro del 18 dicembre 1439, con il titolo dei Santi XII Apostoli, comunicatagli mentre si trovava a Costantinopoli, Bessarione ritornò in Italia nel 1440, dalla quale non tornò mai più nell'Impero bizantino.
L'impegno per la conservazione della cultura greca classica
Nel 1442, per volontà di papa Eugenio IV, il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Ravenna venne concesso in commendam al cardinal Bessarione. Fu amministratore apostolico di alcune diocesi italiane e di quella di Pamplona. Partecipò al conclave del 1447, che elesse papa Niccolò V. Dopo un soggiorno a Firenze si recò con la corte pontificia a Roma. Nel 1449 cambiò il suo titolo cardinalizio con la Sede suburbicaria di Sabina, pur mantenendo la commenda del Titolo dei Santi XII Apostoli e dopo tempo optò per la Sede suburbicaria di Frascati, che tenne fino al 1468, quando tornò a quella di Sabina, che tenne poi fino alla morte.
Il nuovo pontefice lo volle legato apostolico di Bologna incarico che tenne dal 1450 al 1455. A Bologna nel 1451 emanò decreti contro il lusso e nel 1453 riformò gli statuti della città; fu nominato benefattore della città; nel gennaio di quell'anno allertò il papa della congiura di Porcaro, che sventò. Scrisse a doge di Venezia il 18 luglio 1453 per chiedere il suo appoggio per la difesa della cristianità contro i Turchi. Rientrò in Santa Sede il 2 aprile 1455. Sempre in quell'anno divenne abate commendatario di Santa Maria Maggiore di Summaga, che tenne sino alla morte.
Caduta Costantinopoli nel 1453, si dedicò a soccorrere i dotti bizantini fuggiti dagli Ottomani.
Nel conclave del 4 aprile 1455 Bessarione fu sul punto di diventar papa; ma i pregiudizi sulla sua nazionalità e forse anche il timore del suo rigore morale si opposero a che egli venisse scelto. Dopo l'elezione di Callisto III, Bessarione si recò a Napoli in visita privata per tentare di conquistare Alfonso V d'Aragona alla causa della crociata. Durante l'ultima malattia di Callisto III nel 1458, fu uno dei tre cardinali incaricati di mantenere la pace e l'ordine nella città.
Tra il 1456 ed il 1465 fu Archimandrita di Messina e Barone della Terra di Savoca.
Quando Pio II venne eletto papa il 16 agosto 1458, Bessarione fu scelto per fargli le congratulazioni del Sacro Collegio. Egli non aveva votato per il cardinale Piccolomini per timore che la sua salute delicata non gli permettesse di compiere i doveri dell'ufficio papale. Tuttavia Pio II abbracciò con energia la causa della crociata e il 12 ottobre convocò un congresso che doveva deliberare su questa impresa che si tenne a Mantova.
Con i cardinali Alain de Coëtivy e Prospero Colonna costituì una commissione incaricata dell'inchiesta preparatoria alla canonizzazione di Caterina da Siena, che si concluse nel 1461.
La missione diplomatica in Germania
Il 6 settembre 1459 il papa e il nostro poterono inaugurare ufficialmente il congresso. Nel suo discorso Bessarione, dopo aver descritto le atrocità commesse dai Turchi a Costantinopoli, ammonì i presenti contro la crescente minaccia che veniva dall'Oriente, fece il calcolo delle truppe e degli armamenti necessari per opporsi al nemico e implorò i principi di riunirsi e di compiere i sacrifici necessari per la salvezza comune. Quando i rappresentanti dell'imperatore finalmente arrivarono, si raggiunse un accordo, che rinnovava una promessa fatta a Nicolò V dalla dieta di Francoforte del 1454. I particolari dovevano venir stabiliti in due diete, da tenersi a Norimberga il 2 marzo e a Vienna il 30 marzo, in presenza di un legato pontificio. Questo incarico fu dato a Bessarione. Egli avrebbe dovuto proclamare la crociata e la decima, raccogliere i soldati e nominare il loro comandante in capo, ma prima di tutto comporre la pace tra i principi tedeschi: compiti, tutti questi, che erano impossibili nell'atmosfera ostile della Germania prima della Riforma.
Bessarione partì da Mantova il 19 gennaio 1460 e giunse a Norimberga il 28 febbraio, dove inaugurò la dieta il 2 marzo con un eloquente appello alla pace in Germania, ma né i principi né gli ambasciatori presenti, presi com'erano dal pensiero della lotta imminente tra i seguaci dei Wittelsbach e degli Hohenzollern, gli prestarono grande attenzione. Nemmeno una lettera dei cardinal Juan de Carvajal, che annunciava delle nuove incursioni in Ungheria e che fu letta da Bessarione all'assemblea riunita, valse a cambiare il loro stato d'animo. Ogni decisione venne rimandata a un altro congresso che doveva esser tenuto a Worms il 25 maggio. Ma prima che il nunzio giungesse a Worms si era già arrivati a guerra aperta fra i due partiti tedeschi, e B. non poté che informare il papa del suo fallimento. Passò la Pasqua a Norimberga e il 16 aprile partì per compiere la seconda parte del suo viaggio, giunse a Vienna il 4 maggio. Qui venne ricevuto dall'imperatore con grandi onori e le sue prime relazioni a Pio II sono abbastanza ottimistiche. Tuttavia, poiché non era ancora arrivato nessun principe e solo pochissimi ambasciatori erano presenti, la dieta, originariamente fissata per il 30 marzo, dovette esser rimandata prima all'11 maggio e poi al 1° settembre.
Bessarione mandò molte lettere ai vari principi tedeschi, esortandoli a intervenire alla dieta di persona o almeno a mandare dei loro rappresentanti che avessero la necessaria competenza e autorità; in questo senso scrisse anche alle varie città, cercando di comunicare a tutti il suo estremo senso di urgenza. Nei mesi seguenti, si diede da fare, con vari tentativi, per ristabilire la pace in Germania e per indurre Federico III d'Asburgo ad astenersi dalle ostilità in Ungheria. Il cardinale, che era in grande amicizia con l'imperatore, divenne padrino del suo unico figlio, il futuro imperatore Massimiliano.
L'inizio della dieta dovette venir rimandato ancora una volta a causa dei pochi e riluttanti intervenuti. Nessuno dei principi tedeschi era presente. Quando il 17 settembre, giorno di inaugurazione della dieta, venne letta la bolla papale che dava pieni poteri al legato, senza tener conto del parere dell'assemblea, i vari delegati, capeggiati dal rappresentante dell'arcivescovo Dieter von Isenburg-Büdingen di Magonza, si sentirono insultati. Negarono che i loro principi avessero alcun dovere di mandare truppe e denaro e si dichiararono incompetenti a raggiungere un accordo decisivo. In tutto ciò B., che voleva disperatamente un'azione positiva, non vide altro che ritardi e tergiversazioni. Le sue richieste di adempimento delle promesse fatte dalla "nazione Germanica" a Nicolò V in Francoforte e a Pio II in Mantova divennero sempre più imperiose, ma i delegati si tennero sulle loro posizioni. Il legato pontificio chese al papa di essere rimosso, ma questi, dopo essersi consultato con il Collegio cardinalizio, gli chiese di rimanere. Pertanto Bessarione passò altri undici mesi a Vienna. Finalmente il papa si rese conto che bisognava ormai abbandonare la speranza di avere un aiuto tedesco. L'unico compito che rimaneva era quello di concludere una pace tra l'imperatore e gli Ungheresi e dopo la tregua di Laxenburg: poté finalmente tornare a Roma. La missione in Germania fu per lui un martirio e gli aveva rovinato la salute. Giunto a Venezia, La Repubblica gli fece una splendida accoglienza e, poco dopo la sua visita, stabilì che Bessarione venisse nominato membro del Maggior Consiglio e che il suo nome fosse scritto nel Libro d'oro. Bessarione giunse a Roma 20 novembre.
Nel 1462 fu nominato primo abate commendatario dell'Abbazia Greca di Grottaferrata. Volendo salvare l'immenso patrimonio della cultura bizantina, raccolse numerose opere che altrimenti non sarebbero mai pervenute in Occidente, costituendo una ricca biblioteca, articolata su due scriptoria, mentre era ancora in vita. Tra le altre, salvò numerose opere contenute nella ricchissima biblioteca del Monastero di San Nicola di Casole, presso Otranto, che finì poi distrutta (ad opera degli Ottomani) nel corso della Battaglia di Otranto del 1480.
Partecipò al conclave del 1464, che elesse papa Paolo II. Nel novembre di quell'anno, insieme ai cardinali Guillaume d'Estouteville e Juan de Carvajal, fu nominato commissario della Santa Crociata. Divenne il confidente di papa Paolo II, specialmente dal 1466, che lo volle tra i membri della commissione per gli affari boemi.
Nel 1468 donò la propria biblioteca alla città di Venezia; la raccolta divenne il patrimonio iniziale della Biblioteca nazionale Marciana;[9] la lettera di donazione, redatta in latino (col titolo Acta ad munus literarium D. Bessarionis cardinalis Nicaeni, episcopi Tusculani et patriarchae Constantinopolitani, in Serenissimam rempublicam Venetam collatum spectantia) e datata 31 maggio 1468 ex balneis Viterbiensibus, è conservata nel codice Lat. XIV, 14 (= 4235) ai ff. 1r-4r.[10] Nel 1489-90 Aldo Manuzio si insediò a Venezia, dove svolse la sua attività editoriale, per dare alle stampe i volumi della raccolta di Bessarione[11].
La missione diplomatica in Francia e la morte
Nel 1472, nonostante la sua età e il cattivo stato di salute, venne inviato dal papa Sisto IV presso Luigi XI di Francia a perorare la causa di una crociata per la liberazione di Costantinopoli. Nel viaggio di ritorno, a causa dei disagi, le sue condizioni peggiorarono e morì a Ravenna, nella casa di Antonio Dandolo, suo amico veneziano e podestà del luogo.[12]
Fu durante il viaggio di andata per la missione verso la Francia che il cardinale Bessarione, giungendo a Gubbio, vi fece sosta e il giorno successivo a questa, «lunedì 28 aprile 1472 (...) tenne a battesimo e cresimò Guidobaldo ».[13] Datata il 28 aprile 1472, sempre a Gubbio, ci resta la Pergamena Bessarione, restituita al pubblico dopo il recupero annunciato e archiviato dal Ministero della cultura.[14]
La sua salma, traslata in Roma il 3 dicembre dello stesso anno, fu inumata nella Cappella di Bessarione della Basilica dei Santi XII Apostoli.
Filologo umanista
Di Bessarione è celebre l'opuscolo in cui, sulla base del testo greco originale (eàn) e di antichi autori della chiesa latina e greca, corregge il testo di 21,22 da sic in si, rendendolo molto più consono al contesto.[15]
Filosofo neoplatonico
Contribuì alla diffusione in Italia dello studio del greco e specialmente della filosofia platonica. In difesa di Platone, contro le accuse dell'aristotelico Giorgio di Trapezunte, scrisse in greco, e poi ripubblicò in latino, un'ampia trattazione che è il suo capolavoro, In calumniatorem Platonis (1457-58): contro l'aristotelismo di stampo tomista, e quindi contro la sua conciliazione con il cristianesimo, Bessarione indica le affinità profonde della religione cristiana con il platonismo.
Opere
Primi lavori
Lo stesso Bessarione raccolse nel codice Marciano gr. 533 alcuni dei suoi primi scritti e delle lettere in ordine cronologico. Gli Opuscula più importanti composti prima del suo arrivo in Italia sono: il Panegirico per il suo patrono Besserione (non prima del 1423); la Monodia per l'imperatore Manuele Paleologo (m. 1425); l'orazione indirizzato all'imperatore Alessio IV Comneno di Trebisonda; tre Monodie per l'imperatrice Teodora di Trebisonda (1426-27); un epitaffio giambico e una Monodia per la principessa Cleopa (m. 1433); un altro per Teodora, la moglie di Costantino, futuro imperatore di Costantinopoli; descrizioni in giambi di arazzi che rappresentavano l'imperatore Manuele e la moglie Elena; un trattato sulle virtù morali dedicato a Demetrio Lascaris per conto del padre Giovanni Lascaris (c. 1436); un panegirico su Trebisonda e un'omelia. Nel suo breve soggiorno a Costantinopoli del 1440B. scrisse tre Consolationes per l'imperatore Giovanni VIII Paleologo in occasione della morte di sua moglie Maria Comnena e, nei primi mesi dei 1444, a Roma, scrisse il memoriale sul Peloponneso indirizzato al despota Costantino.
Opere teologiche
Tutti gli scritti teologici di Bessarione, con una sola eccezione, derivano dalle discussioni del concilio di Firenze: il De processione Spiritus Sancti contra Palamam pro Becco e il Contra capita Maximi Planudis de processione Spiritus Sancti vennero scritti nella seconda metà del 1439; fu composto fra il 1440 e il 1445 il De Spiritus Sancti processione ad Alextum Lascarin Philanthropinum (che contiene un sommario degli avvenimenti principali del concilio e un'apologia dell'unione oltre a un'esposizione delle varie ricerche di manoscritti fatte da Bessarione a Costantinopoli). Il Contra Marcum Aphesium de processione Spiritus Sancti è posteriore, ma dello stesso periodo. Dopo la sua nomina a patriarca di Costantinopoli promulgò la sua Encyclica ad Graecos (Viterbo, 27 maggio 1463), in cui esortava i Greci ad aderire all'unione e in cui dava conto della sua carriera. Nel 1464 dedicò a Paolo II una traduzione di tutti questi suoi scritti teologici e dei due grandi discorsi tenuti nel concilio (Oratio Ferrariao habita e Oratio dogmatica do Unione). In questo periodo scrisse anche il De sacramento Eucharistiae. Nel saggio In illud: Sic eum volo manere: quid ad vos? (circa 1449) cercò di dimostrare la necessità di adoperare i metodi della critica testuale per l'interpretazione della Volgata. In tal modo egli veniva a suffragare con la sua autorità una corrente di pensiero a cui si rifacevano anche le Annotationes in Novum Testamentum di Lorenzo Valla[16], i cui sforzi venivano incoraggiati oltre che da Bessarione anche da Nicola Cusano.
Traduzioni e opere latine
Nei primi anni dopo il suo ritorno in Italia incaricò Giorgio di Trebisonda di tradurre l'In Eunomium di Basilio e ne offrì la versione, con un'epistola dedicatoria, a Tomaso di Sarzana (il futuro Nicolò V). Egli stesso tradusse il De nativitate Domini di San Basilio e lo dedicò a Eugenio IV. Al cardinal Giuliano Cesarini seniore offrì la sua traduzione dei Memorabilia di Senofonte (1444). Verso il 1450 finì la traduzione della Metafisica di Aristotele (che era in realtà una revisione della versione fatta da Guglielmo di Moerbek[17]), cui aggiunse la versione del frammento dell'opera omonima di Teofrasto. Ne diede una copia a Nicco Cusano nel 1453, e offrì l'opera a Alfonso di Aragona. Alle sue Orationes ad principes Italiae contra Turcos del 1470 aggiunse una traduzione della Prima Olintiaca di Demostene, poiché era persuaso dell'attualità degli argomenti usati dall'autore. Nel 1470 mandò a Paolo II una breve memoria dal titolo De errore Paschatis, probabilmente composta in collaborazione col Regiomontano[18]. Scritti filosofici
La corrispondenza di Bessarione con Giorgio Gemisto Pletone (tra il 1440 e il 1452) mostra come nello studio di Platone e dei neoplatonici abbia continuato a cercare la guida del suo maestro per l'interpretazione di certi concetti e di certi passi. Negli anni che precedettero il 1455 Bessarione prese anche parte alla controversia tra platonici e aristotelici con due saggi sul problema del fine naturale: una breve memoria Quod natura consulto agit, in cui si rispondeva alle critiche fatte a Pletone da Teodoro di Gaza[19]., e il Denatura et arte contro Giorgio di Trebisonda, in cui finalmente Bessarione si decise a rompere i rapporti con il suo antico protetto a causa dei suoi perfidi intrighi. La nota Adversus Plethonem de substantia fu all'origine di una discussione tra aristotelici e platonici della sua cerchia. Questa si trasformò in una disputa a cui Bessarione pose fine con autorità nel 1462. La controversia venne trasferita nella letteratura latina e resa nota a un pubblico più vasto da Giorgio di Trebisonda nel 1455 con le sue Comparationes Aristotelis ot Platonis. Egli accusava malignamente il platonismo di essere una fonte di eresia e di immoralità e sosteneva che le teorie di Aristotele si attenevano al dogma cristiano. Fu contro queste distorsioni del vero che Bessarione scrisse la sua opera più importante e notevole, In calumniatorem Platonis.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Metropolita di Nicea dei Greci | Successore: | |
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? | 1437 – 1440 | ? |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi XII Apostoli | Successore: | |
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Pietro Filargo, O.F.M. | 8 gennaio 1440 – 5 marzo 1449 Titolo presbiterale in commendam dal 5 marzo 1449 al 18 novembre 1472 |
Clemente Grosso della Rovere, O.F.M. Conv. |
Predecessore: | Arcivescovo titolare di Tebe | Successore: | |
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1440 – 18 novembre 1472 | Giovanni Dacre[20], O.F.M. |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio cardinalizio | Successore: | |
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Guillaume d'Estouteville, O.S.B. Clun. | 1º gennaio 1441 – 1º gennaio 1442 | Niccolò d'Acciapaccio | I |
| |||
Berardo Eroli | 7 gennaio 1467 – 11 giugno 1468 | Juan de Carvajal | II |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Manfredonia | Successore: | |
---|---|---|---|
Angelo Capranica (arcivescovo metropolita) |
5 maggio 1447 – 28 marzo 1449 | Giovanni Burgio[21] (arcivescovo metropolita) |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Branda Castiglioni | 5 marzo – 23 aprile 1449 | Amedeo VIII di Savoia | I |
| |||
Juan de Torquemada, O.P. | 14 ottobre 1468 – 18 novembre 1472 | Alain de Coëtivy | II |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Mazara del Vallo | Successore: | |
---|---|---|---|
Giovanni Rosa[22], O.F.M. (vescovo) |
28 marzo 1449 – 26 luglio 1458 | Giovanni Burgio (vescovo) |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Frascati | Successore: | |
---|---|---|---|
Giuliano Cesarini | 23 aprile 1449 – 14 ottobre 1468 | Latino di Carlo Orsini |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Gerusalemme | Successore: | |
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Cristoforo Garatoni[23] | 21 ottobre 1449 – 13 marzo 1458 | Lorenzo Zane[24] (patriarca titolare) |
Predecessore: | Legato apostolico di Bologna | Successore: | |
---|---|---|---|
Jacopo Vagnucci (governatore) |
27 febbraio 1450 – 30 aprile 1455 | Luis Juan de Milá |
Predecessore: | Abate commendatario di Santa Maria Maggiore di Summaga | Successore: | |
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Pietro Foscari | 1º gennaio 1455 – 18 novembre 1472 | Giorgio Costa |
Predecessore: | Archimandrita del Santissimo Salvatore | Successore: | |
---|---|---|---|
Luca IV de Bufalis | 1º gennaio 1456 – 1º gennaio 1465 | Pietro Vitali |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Pamplona | Successore: | |
---|---|---|---|
Martín de Peralta[25] (vescovo) |
26 luglio 1458 – 18 maggio 1462 | Nicolás de Echávarri[26] (vescovo) |
Predecessore: | Patriarca di Costantinopoli dei Latini | Successore: | |
---|---|---|---|
Isidoro di Kiev | aprile 1463 – 18 novembre 1472 Patriarca titolare dal 1470 |
Pietro Riario, O.F.M. Conv. (patriarca titolare) |
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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