Ipogeo degli Aureli (Roma)
Ipogeo degli Aureli | |
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Ambito romano, Apostoli (III secolo), affresco | |
Altro nome | Ipogeo di Aurelio Felicissimo |
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Romana Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Sepolcro ipogeo |
Dedicazione non cristiana | gens Aurelia |
Fondatore | Aurelius Felicissimus |
Data fondazione | III secolo |
Data scoperta | 1919 |
Datazione | prima metà del III secolo |
Completamento | 270 - 275 |
Materiali | Laterizio, tufo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Amministrazione | |
Ente | Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |
Indirizzo | Via Luzzatti, 2 - Roma (RM) |
Telefono | +39 06 4465610 |
Fax | +39 06 4467625 |
Posta elettronica | pcas@arcsacra.va |
Sito web | sito web ufficiale |
Note | |
Visitabile a richiesta | |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
L'ipogeo degli Aureli (detto anche di Aurelio Felicissimo) è un complesso funerario romano e cristiano, situato a Roma, lungo l'antica via Labicana (attuale via Casilina), nel rione Esquilino.
Storia
Il sepolcro ipogeo, appartenuto ad una ricca famiglia di liberti imperiali, venne scoperto nel 1919, durante i lavori di costruzione di un garage, in prossimità dell'incrocio tra viale Manzoni e via Luzzatti, a metà strada tra piazza Vittorio Emanuele e Porta Maggiore
Il monumento, che non è menzionato in nessuna fonte letteraria, per la presenza di vari elementi tecnici e lo stile dei dipinti, è possibile datarlo alla prima metà del III secolo, comunque, anteriormente all'ampliamento del pomerio successivo alla costruzione delle Mura Aureliane (270 - 275 d.C.), dal momento che sorge a soli 200 metri all'interno di Porta Maggiore. L'interruzione brusca dei lavori di ampliamento che erano in corso all'interno dell'ipogeo è certamente da collegarsi alla costruzione delle Mura Aureliane, e ci fornisce così la data di abbandono del sepolcro, confermando che il primo impianto è notevolmente anteriore a quest'ultima data.
Nel giugno 2011, dopo dieci anni di restauro, nei quali si è dovuto far fronte agli enormi danni causati dal riversamento involontario di grandi quantità di benzina all'interno degli ambienti, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha terminato un complesso lavoro di restauro e recupero dell'ipogeo, utilizzando anche strumenti laser che hanno permesso di gettare una nuova luce sull'interpretazione, da sempre complessa, dei dipinti, che rimangono difficili da interpretare e da collegare ad un credo religioso e ideologico univoco.
Descrizione
Il complesso funerario era circondato da un recinto in muratura (andato distrutto subito dopo la scoperta) e probabilmente aveva due ingressi: uno sul lato ovest, di aspetto monumentale, con soglia in travertino e porta fiancheggiata da colonne reggenti forse un architrave; il secondo sul lato nord, direttamente collegato, attraverso un diverticolo, con la vicina via Labicana.
Il sepolcro si elevava su un grosso dado in muratura e si presentava all'esterno come un grande mausoleo in laterizio. L'ipogeo si sviluppa su due piani.
Piano superiore
Del piano superiore, in tipico laterizio severiano, resta solo la parte inferiore.
Si entra dall'ingresso antico, a sinistra si trova il cubicolo superiore, sulle cui pareti si aprono lateralmente due arcosoli, mentre nel pavimento sono scavate tombe ad inumazione più tarde. La parete di fondo, molto rovinata, è decorata da alcuni dipinti, dei quali oggi restano solo alcuni frammenti, raffiguranti:
- a sinistra, Peccato originale;
- a destra, Creazione di Adamo: nel dipinto si vedono due figure virili, poste una accanto all'altra, inquadrate in un ambiente paradisiaco, con alberi, rami penduli e fronde fiorite. Il personaggio di sinistra, di proporzioni maggiori dell'altro, è seduto e veste tunica e pallio, mentre l'altro è apparentemente nudo.
Sulle pareti laterali, al di sopra ed a fianco degli arcosoli, sono rappresentate:
- Vedute prospettiche di città con quattro docenti in toga: questi personaggi sono stati identificati da alcuni studiosi come gli Evangelisti.
Piano inferiore
Scendendo una scala, che conduce al piano inferiore, si giunge a un pianerottolo: da qui si entra in due cubicoli speculari.
Primo cubicolo
Il primo cubicolo, detto degli Aureli, è un piccolo ambiente quadrangolare, interamente dipinto. Nel pavimento si trova un mosaico che riporta il nome dei proprietari del sepolcro:
(LA) | (IT) | ||||
« | AURELIO ONESIMO / AURELIO PAPIRIO / AURELIA PRIME VIRG(ini) / AURELIUS FELICISSIUMUS / FRATRIS ET COLIBERT(is) M(erentibus) F(ecit) » | « | Ad Aurelio Onesimo, ad Aurelio Papiro e ad Aurelia Prima vergine; Aurelio Felicisssimo fece (questa tomba) ai suoi fratelli e conliberti che bene meritarono di lui » |
A questi liberti apparteneva solo questa parte della tomba. Non è chiaro invece se si trattasse dei veri fratelli o, come è più probabile, di confratelli di un sodalizio religioso.
Gli splendidi dipinti murali che decorano le pareti di questo cubicolo, tra i più notevoli del III secolo scoperti a Roma, pongono complessi problemi di interpretazione e di collegamento a un credo religioso e ideologico univoco. In pieno periodo di cambiamento, dovuto all'affermarsi del cristianesimo, è lecito ipotizzare che alcuni membri di questa famiglia fossero ancora di religione romana e altri cristiana. Inoltre, non dovendo rispondere a programmi iconografici specifici, gestirono il loro sepolcro in completa autonomia. Ecco, allora, che accanto a rappresentazioni di soggetti cristiani, si trovano richiami alla cultura ellenistica e scene mitologiche classiche:
- Undici uomini togati: in queste figure si sono voluti riconoscere gli Apostoli (il dodicesimo sarebbe scomparso in seguito all'apertura della porta di fondo, avvenuta in un secondo tempo per dare accesso ad una piccola catacomba).
- Uomo barbuto che legge un rotolo in cima ad un monte con ai piedi un gregge di pecore: la scena presenta, in modo simbolico, Gesù Cristo buon pastore.
- Uomo in sella a un cavallo davanti ad un arco seguito da un gruppo di persone che indossano la laena, il tipico mantello da viaggio, mentre altre sostano davanti alle mura di una città accoglierlo: la scena è stata interpretata come l'Entrata di Gesù Cristo in Gerusalemme.
- Città circondata da mura, dove al centro si nota un uomo, in tunica bianca, con in mano una verga, sembra in atto di giudicare una folla di persone che gli si accalca intorno, e in particolare un piccolo gruppo composto di quattro uomini ed una donna, che sono a destra, proprio di fronte a lui. Sulla destra, sempre all'interno delle mura, è un giardino fiorito, dove sono raffigurati gli stessi personaggi. Accanto alle porte della città sono dei personaggi vestiti di bianco. La rappresentazione coincide perfettamente con quella della Gerusalemme celeste, che si trova nell'Apocalisse: tra l'altro, vi si dice che le sue porte erano sorvegliate da angeli, chiaramente identificabili con i personaggi vestiti di bianco.
- Compagni di Ulisse trasformati in maiali dalla Maga Circe.
- Ritorno di Ulisse ad Itaca: al centro troneggia un telaio. Penelope si rivolge ad Ulisse, semisdraiato, a destra, mentre a sinistra sono tre personaggi nudi, nei quali si sono voluti vedere i Proci.
Secondo cubicolo
Il secondo cubicolo è preceduto da un anticamera, dove sulla parete è raffigurato:
- Uomo che indica una croce: scena molto rara in periodo così antico.
All'interno del cubicolo, decorato da una bottega diversa e sicuramente più modesta di quella che ha operato nel primo, sono rappresentati:
- nell'arcosolio di fondo, Dodici uomini, nei quali si sono riconosciuti gli Apostoli;
- negli arcosoli laterali, Figure di uomini e donne velate, interpretate come gli iniziati;
- nel medaglione centrale della volta, Scena di iniziazione, nel quale si vede una donna velata affiancata da due uomini anziani, uno con la verga, l'altro con il rotulo.
Note | |
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Bibliografia | |
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