Mario Sturzo

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Servo di Dio Mario Sturzo
Vescovo
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battezzato
Servo di Dio
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Sua Eccellenza Monsignor Mario Sturzo
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 80 anni
Nascita Caltagirone (Ct)[1]
1º novembre 1861
Morte Piazza Armerina
12 novembre 1941
Sepoltura Cattedrale Maria SS. delle Vittorie di Piazza Armerina
Appartenenza Diocesi di Piazza Armerina
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Vestizione Caltagirone, 1887
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Ordinazione presbiterale 21 settembre 1889 dal vescovo Saverio Gerbino
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Consacrazione vescovile 29 giugno 1903 dal cardinale Giuseppe Francica-Nava di Bondifè
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Incarichi ricoperti Vescovo di Piazza Armerina
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° vescovo di Roma
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Proclamazioni
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Eventi
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Altre ricorrenze
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Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
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Straniero no, ma cittadin diviso / Io son dalla celeste patria mia. / Amo la terra e vivo in Paradiso.

Mons. Mario Sturzo

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Il Servo di Dio Mario Sturzo (Caltagirone (Ct)[1], 1º novembre 1861; † Piazza Armerina, 12 novembre 1941) è stato un vescovo e scrittore italiano che ha retto la sede di Piazza Armerina dal 1903 al 1941 e per dieci anni ha ricoperto il ruolo di Segretario della Conferenza Episcopale Siciliana. È stato una figura poliedrica e lungimirante oltre che da prelato anche come filosofo, poeta, maestro di spiritualità, uomo di profonda cultura, radicato nella tradizione ecclesiale e aperto al dialogo con la società contemporanea. Si propose, infatti, di coniugare santità e vita apostolica sociale.

Biografia e pensiero

La famiglia

Mario Sturzo nacque il 1º novembre 1861 a Caltagirone[1] da Felice Sturzo Taranto e Caterina Boscarelli. La sua famiglia era di origine nobile, il padre discendeva dai baroni d'Altobrando e la madre apparteneva a una famiglia borghese. Secondogenito di sei figli, era fratello di Luigi Sturzo[2].

Il padre era un notabile cattolico della città, un uomo di fede, stimato anche per il suo attaccamento alla causa papale: impegnato politicamente, promosse opere cattoliche di base. La madre Caterina era una donna pia e distinta, educata in casa; ella fu determinante nell'orientamento vocazionale dei figli.

Lo stesso Mario così descriveva i genitori: « Quando penso a lui [il Padre] lo penso nel suo povero studio a tavolino, con l'Imitazione in mano, intento a meditare. Uomo quanto mai abnegato: sceglieva sempre le cose più umili per sé. Ascoltava la messa al Purgatorio o al Coretto, in ginocchio, sempre. Nei suoi dolori non fiatava mai[3].»

Della madre affermava: « Fu una speciale grazia del Signore per noi, caro fratello, nascere da donna così santa, essere formato ai suoi esempi santissimi[4].»

La famiglia era inserita nella vita civile e religiosa della città, aveva aderenze presso le migliori famiglie calatine[5] e presso gli ecclesiastici più in vista del mondo cattolico siciliano che cominciavano ad avvertire l'esigenza di superare l'angustia di una testimonianza cristiana esclusivamente personale.

Mario Sturzo maturò in questo tipo di ambiente, ricevette il sacramento del Battesimo nella parrocchia San Giorgio. Durante la fanciullezza visse in un clima economicamente sicuro, culturalmente raffinato, caratterizzato da interessi storico-letterari e religiosi e aperto ai problemi della vita politica locale e a quelli di un movimento cattolico intransigente, che proprio in quegli anni cominciava a definirsi con le celebrazioni dei primi Congressi Cattolici Nazionali.[6]

Sappiamo poco della sua infanzia. Con certezza ebbe una solida formazione culturale e religiosa così come s'impartiva a un nobile calatino[5] del tempo. L'educazione e la testimonianza di vita cristiana dei genitori fecero sì che Mario crescesse in un ambiente eticamente sano e impregnato di valori umani, cristiani e di profonda spiritualità che espresse, successivamente, nella terzina conclusiva di una sua poesia:

« Straniero no, ma cittadin diviso / Io son dalla celeste patria mia. / Amo la terra e vivo in Paradiso[7]»

L'ambiente sereno e religioso venne assorbito da tutti i figli: Margherita avrebbe intrapreso la vita monacale se la salute gliel'avesse permesso, visse comunque da consacrata laica diffondendo l'Apostolato della Preghiera; Remigia, diventata in congregazione suor Giuseppina, divenne Figlia della Carità nell'Istituto di Girgenti[8], dove risiedette tutta la vita; Nelina, sorella gemella di Luigi, rinunciò al matrimonio dopo l'esperienza di postulante nella congregazione delle Figlie della Carità ad Acireale[9] e la richiesta di appartenere alle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù Villa Lante a Roma. Infine, decise di vivere da monaca di casa dedicandosi al servizio dei familiari e del prossimo.

Formazione

A Caltagirone[1] frequentò la Scuola elementare e subito dopo, intorno al 1866-1867, a causa della chiusura del Seminario di Caltagirone, iniziò il suo iter per diventare sacerdote al Seminario di Noto[10], per intraprendere gli studi liceali e poi quelli teologici, dove ebbe come vescovo Giovanni Blandini[11].

A vent'anni, nel 1881, dopo una permanenza di circa tredici anni, lasciò il Seminario di Noto per una «trepida reverenza», stimandosi inadeguato per la dignità sacerdotale e interrompendo così, intorno al 1881-1882 il corso di teologia.

Tra il 1881 e il 1887 frequentò l'Università di Catania, iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, ma completò gli studi a Roma dove si laureò in Legge[12].

A Catania, negli anni giovanili, si dedicò all'apostolato della carità, divenne la guida del Circolo della Gioventù Cattolica San Tommaso d'Aquino, a cui appartenevano i maggiori esponenti dei laici cattolici della città.

All'età di ventisei anni, nel 1887, rientrò nel Seminario di Caltagirone, ricevette l'abito talare e gli ordini minori. Il 21 settembre 1889 venne ordinato presbitero nella chiesa del SS. Salvatore, dal suo Vescovo Saverio Gerbino. Qui celebrò la prima Messa e a fare il discorso in quell'occasione fu il fratello Luigi, ancora chierico.[13].

Divenuto sacerdote, il Vescovo, tra il 1890-1891, gli conferì la nomina di Rettore del seminario e l'insegnamento di diverse discipline: lettere, musica sacra, sacra eloquenza, teologia morale e diritto canonico. Tra gli alunni ebbe anche il fratello Luigi, con il quale si differenziavano dieci anni di età.

L'intesa fra i due fratelli: Mario e Luigi Sturzo

Entrambi i fratelli si erano formati nel periodo del pontificato leoniano: Mario approfondì l'enciclica Aeterni Patris del 1879 che gli destò l'interesse del rinnovamento della filosofia cristiana; Luigi ebbe come punto di riferimento, in particolare, la Rerum Novarum del 1891. Assieme al fratello si prodigò per il rinnovamento dell'arte oratoria sacra perché la predicazione era decaduta in puro formalismo e per questo motivo nel 1893 fondò a Caltagirone[1] l'Accademia di Eloquenza. Oltre all'attenzione agli aspetti culturali, sociali e pastorali tesi al rinnovamento della presenza dei cattolici nella società. La preoccupazione dei due sacerdoti Sturzo non era una questione di forma, ma dettata dall'ansia di rinnovare la predicazione e di rendere essenziale e attraente il messaggio cristiano per il popolo avendo come orizzonte la ricerca della santità.

Per questo Don Mario collaborò intensamente con don Luigi per incrementare il movimento cattolico calatino[5]. Ritenevano che il compito principale della loro prima attività pastorale fosse quello di insistere sulla formazione spirituale, culturale e pastorale del clero e sull'educazione religiosa e civile del popolo, incoraggiando i laici a impegnarsi nell'Azione Cattolica.

Nel 1895 don Mario fondò il primo comitato inter-parrocchiale dell'Opera dei Congressi nella parrocchia di san Giorgio con la sezione giovani San Filippo Neri, la sezione operai San Giuseppe, la sezione agricola Sant'Isidoro.

Nel 1897 collaborò alla redazione de La Croce di Costantino, era la rivista guida del movimento cattolico calatino. Don Mario ne pubblicava in appendice dei romanzi di carattere moralistico-popolare e di impronta psicosociologica che firmava con lo pseudonimo di Eneléo [14]. Pubblicò anche ventisette bozzetti, che evidenziavano la sua inclinazione per un cristianesimo incarnato nella storia.

Nel periodo tra il 1890 e il 1891, aggiunse al compito di prefetto agli studi anche quello di Rettore del seminario, di canonico della cattedrale di San Giuliano di Caltagirone e, successivamente, di vicario generale. Nel 1894 coordinò i lavori del 1º Sinodo Diocesano.

Vescovo di Piazza Armerina: il programma pastorale

Nel 1903, Papa Leone XIII (1810-1903) lo nominò vescovo di Piazza Armerina. Era il settimo successore dalla sua istituzione a diocesi. E per lui iniziò una seconda stagione della vita. L'ordinazione episcopale, presieduta dal cardinale Giuseppe Francica-Nava di Bondifè (1846-1928) si svolse il 19 luglio nella Cattedrale di Sant'Agata di Catania. Dal 15 novembre, giorno del suo ingresso, per 38 anni ebbe sempre cura della diocesi, sino al 12 novembre 1941, giorno in cui spirò.

Nelle informazioni assunte dalle autorità governative per il beneplacito alla nomina di Vescovo, don Mario venne presentato come un uomo di ottime qualità personali e non comune cultura [15]. I motivi ispiratori del suo programma pastorale li tracciò nella prima lettera pastorale del novembre 1903 nella quale sostenne, in linea con il pensiero del fratello, che per ottenere la salvezza delle anime non si poteva prescindere dal perseguire gli interessi del corpo impegnandosi nel rinnovamento della società secondo il magistero sociale della Chiesa. Per i due fratelli Sturzo il binomio da coniugare era la riforma del clero e l'elevazione culturale, civile e religiosa del popolo.

Tra le iniziative di rilievo emerse l'indizione e la realizzazione del 1º Congresso della parrocchialità svoltosi a Enna nel 1937, celebrato dopo un assetto generale del clero e l'erezione di numerose parrocchie, in quasi tutti i dodici comuni della diocesi. Egli stesso scrisse al fratello Luigi: «Sono qui pel congresso della parrocchialità che, con la grazia di Dio, procede molto bene»[16].

Durante la sua poliedrica attività pastorale, celebrò quattro sinodi diocesani; attenzionò le visite pastorali periodiche della diocesi, promosse la celebrazione di convegni d'Azione Cattolica, curò la predicazione di quaresimali e ritiri, incrementò le conferenze per insegnanti e professionisti e potenziò le opere caritative. Le sue numerose lettere e opere sono la testimonianza dell'ingegno di una persona santa che educa e santifica. Numerosi anche e di vario genere i suoi scritti per la formazione spirituale e morale del popolo a lui affidato.

Concentrò, da pastore della chiesa, le sue energie sulla famiglia e sull'educazione morale, tema trasversale in quasi tutte le lettere pastorali. Interesse che poté diffondere capillarmente attraverso la rifondazione del bollettino mensile diocesano che da Spigolature intitolò L'Angelo della famiglia. Con esso propose una nuova presenza del Vescovo-Angelo che veglia sopra ogni famiglia. Difatti, nella sua azione pastorale in primo piano c'erano le visite dirette alle famiglie. Come studioso e pastore meditò molto sul lavorio psicologico della conversione, dedicando a questo tema molti scritti[17] e indicò i cardini di una teologia del laicato. Per un decennio esplicò l'incarico di Segretario della Conferenza Episcopale Sicula e di redattore di alcune lettere pastorali collettive.

L'attenzione alla formazione dei seminaristi e dei sacerdoti

Iniziò la sua missione di Vescovo rivolgendo ai sacerdoti l'invito di Leone XIII ad uscire dalle sagrestie, aggiungendo ma vegliate nelle notti nelle preghiere e nel pianto. Se non sarete santi non santificherete il mondo. Amò e riformò il seminario diocesano, in particolare, rivide le tappe di formazione al sacerdozio, puntualizzandole nella lettera pastorale Il Seminario[18], ne chiuse lo stabile dal 1904 al 1907 ristrutturandolo.

Mons. Sturzo, anticipò lo spirito delle norme per l'ordinamento educativo e disciplinare dei seminari, emanati nel 1908 dalla Santa Sede, rifletteva sul significato della presenza del sacerdote tra il popolo vedendolo come maestro di vita spirituale e di santità e al contempo attento ai problemi del tempo. Seguì personalmente l'iter formativo dei sacerdoti dalla loro preparazione filosofica alla disciplina interiore[19]. Per la formazione permanente del clero fondò la Congregazione sacerdotale degli Oblati di Maria, pari a quella voluta da San Carlo Borromeo (1538-1584). Egli stesso ne elaborò le Costituzioni, organizzò la vita comune, seguendo personalmente la formazione spirituale dei suoi membri. I sacerdoti diocesani che aderivano alla Congregazione li definiva un corpo speciale all'interno dello stesso clero, legati al vescovo da voto di obbedienza.

Particolarmente apprezzata dal visitatore apostolico Luca Ermenegildo Passetto (1871-1954) fu la fondazione della congregazione degli Oblati e composta quasi esclusivamente dai seminaristi: «è come la milizia scelta della Diocesi, pronta ad eseguire tutti gli ordini del Vescovo. Superiore della congregazione è il Rettore del Seminario. I membri si dividono in effettivi ed aspiranti: gli effettivi sono quelli che, dopo il suddiaconato, hanno fatto i voti perpetui di obbedienza al Vescovo e di castità; se sono sacerdoti, vivono nella casa madre appositamente edificata ed intercomunicante col Seminario, o nelle altre case canoniche, quando vengono destinati a qualche officio; ma non più in famiglie; se non sono sacerdoti, vivono in Seminario insieme con gli altri chierici: gli aspiranti invece fanno gli stessi voti, ma temporanei, di sei mesi in sei mesi. Ora in Seminario ci sono 24 aspiranti e 4 effettivi».

La promozione del movimento sociale cattolico

Visse sempre in mezzo al suo popolo: tra le masse degli operai e dei contadini di Valguarnera e Mazzarino e tra gli zolfatari della frazione Grottacalda per verificare personalmente problemi religiosi e condizioni di vita. Considerava la sua presenza un input per dare fiducia e suscitare speranza. Per questo, nei paesi della diocesi favorì le casse rurali e le opere sociali cattoliche, entusiasmando per il movimento della Democrazia Cristiana.

Tra il 1904 e il 1905 i fratelli Sturzo maturarono una concezione più moderna e laica dell’impegno politico dei cattolici. In realtà, già dal 1902, a seguito del Congresso dei consiglieri cattolici di Caltanissetta, si erano adoperati per la costruzione di un vero e proprio partito con fisionomia interdiocesana e tendenzialmente autonomo. Si doveva partire dalle leghe e le cooperative operaie e contadine per costruire un nuovo soggetto politico che si ponesse quale strumento necessario attraverso cui i cattolici avrebbero finalmente potuto fare il loro ingresso “a testa alta” nella vita dello Stato.[20]

L'interesse per gli studi filosofici

Ebbe viva l'attenzione agli studi filosofici per rinnovare la filosofia scolastica in modo da porre, come strumento d'apostolato, la cultura contemporanea al servizio di Dio e della Chiesa.

Dal 1915 collaborò con la Rivista di Filosofia Neo-scolastica e dal 1920 insegnò in seminario. Nella sua attività di docente si confrontò, tra l'altro, con i principali esponenti della filosofia occidentale, fra cui Maurice Blondel (1861-1949), Étienne Gilson (1884-1978), Benedetto Croce (1866-1952), opponendosi al positivismo e all'idealismo [21]. Istituì a Piazza Armerina una scuola cattolica intitolata a Prospero Intorcetta, gesuita piazzese missionario in Cina che si era distinto per la traduzione latina di alcune opere di Confucio. Insegnò egli stesso letteratura e filosofia pubblicando delle dispense che successivamente furono raccolte in volumi.

Nel 1927, dopo aver contattato a Parigi studiosi dell'Istituto Cattolico e a Milano Agostino Gemelli (1878-1959) e Francesco Olgiati (1886-1962), fondò a Piazza Armerina la rivista filosofico-letteraria Rivista di Autoformazione [22], sulla quale scrissero personaggi illustri, fra i quali lo stesso fratello Luigi. Il formato e la grafica del periodico riprendeva il cliché della rivista Critica di Benedetto Croce (1866-1952). Si proponeva così di creare uno strumento divulgativo che si confrontasse con altre autorevoli riviste come La Tradizione, Vita e Pensiero e Neo-Scolastica, sul terreno del dibattito teologico-filosofico.

I rapporti epistolari con il fratello Luigi e con il regime fascista

A Parigi, nel periodo dell'esilio del fratello, rimase in contatto epistolare in cui discutevano di filosofia, teologia, letteratura e mistica. La stima reciproca e la consanguineità non impedivano tra i due confronti vivaci e sostegno spirituale. Dal carteggio emerge, pur nella differenza delle loro personalità e delle storie personali, una profonda spiritualità: il comune anelito alla santità, l'umiltà intellettuale e l'apertura mentale, la carità pastorale come centro e sintesi della loro spiritualità che li portò ad approfondire la rilevanza culturale e sociale della fede vissuta all'interno della Chiesa.

Nelle lettere mons. Mario riservava ampio spazio alle citazioni di illustri pensatori come Sant'Agostino (354-430), San Tommaso (I secolo a.C.), San Giovanni della Croce (1542-1591), Santa Teresa d'Avila (1515-1582), Sant'Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), San Francesco di Sales (1567-1622); e, di età moderna, i filosofi francesi Henry Bergson (1859-1941) e Maurice Blondel (1861-1949), lo storico dell'analisi dell'esperienza religiosa moderna Henri Brémond (1865-1933), il teologo domenicano Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964).

I due fratelli non scrivevano di politica perché erano consapevoli di essere "sorvegliati speciali" del regime fascista [23]. Nell'archivio centrale dello Stato sono conservati oltre un migliaio di fogli su Sturzo don Luigi, fu Felice, antifascista. Per don Mario esistono in due Fondi circa trecento fogli, presso lo stesso archivio[24]

Il Vescovo ebbe un atteggiamento intransigente nei confronti del regime fascista e questo gli attirò calunnie e persecuzioni, che affrontò con fermezza e pazienza evangelica. Il sottoprefetto di Terranova di Sicilia, l'odierna Gela, in una riservata al Prefetto Romualdo Pintor Mameli (1874-1965) di Caltanissetta[25], del 10 marzo 1926, scrisse che:

« Monsignor Mario Sturzo, Vescovo della diocesi di Piazza Armerina, che comprende i Comuni di questo Circondario, è fratello del fuoruscito D. Luigi Sturzo e non può quindi non condividerne i sentimenti e l'indirizzo politico. »

[26]

Il sottoprefetto di Piazza Armerina, Rosario Rossi, in una riservata personale al prefetto di Caltanissetta, del 25 marzo 1926, scrive: « Dopo l'avvento del Governo Nazionale l'atteggiamento di Monsignor Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina, si è mantenuto sempre più avverso al Regime. Legato per ragioni di parentela all'ex Segretario politico del P.P.I., il Vescovo di Piazza Armerina ha voluto segnare, nella Diocesi, l'ostinata intransigenza del fratello Prof. Luigi Sturzo, sperando in un facile ritorno dell'antico regime nel quale la provincia di Caltanissetta, e più specialmente i circondari di Piazza e Terranova, costituirono la cittadella del popolarismo.» [27]

In una lettera del prefetto di Enna, Giuseppe Rogges,[28] al Ministero dell'Interno del 30 aprile 1928, in occasione delle feste giubilari per il 25º di episcopato di Mons. Mario Sturzo, scrisse:

« Si tende evidentemente a dimostrare alle popolazioni alle Autorità e al Governo la stima goduta dal Vescovo malgrado i precedenti politici di lui e quelli del fratello Prof. Luigi ex Segretario del partito popolare Italiano, nonché al Vaticano la illimitata fiducia che Mons. Sturzo gode presso tutta la popolazione della diocesi, soprattutto dopo le visite di Mons. Passetto, venuto dal Vaticano per inquisire sull'insegnamento filosofico impartito dallo Sturzo nel Seminario Vescovile e cui ho già riferito a codesto On. Ministero. »

In una precedente lettera, 5 aprile 1928, il prefetto di Enna a proposito dell'impegno filosofico del vescovo ribadì:

« Il Vescovo Mons. Mario Sturzo, pur accettando il dualismo fondamentale dello spirito e della materia come base del suo sistema filosofico, ha voluto apportarvi delle audaci innovazioni e ammette tutte le teorie moderne dell'idealismo, cercando di adattarle ai principi cristiani. Egli segue in ciò la teoria della scuola tedesca hegheliana [sic], sostenuta in Italia principalmente da Benedetto Croce.»

Nella lettera del 13 giugno 1931, il prefetto di Enna, Gaetano Cancellieri[29], nel trasmettere un esposto anonimo nel quale si sosteneva che la sede vescovile è stata sede della direzione politica [del partito popolare] che ha a capo il suddetto vescovo e dove si sono ordite e si ordiscono ancora tante congiure a danno del regime e del Duce, scrisse al Ministero dell'Interno: continuo a seguire, come ho fatto sinora, con la massima attenzione e circospezione l'attività che va svolgendo quel vescovo.

La corrispondenza fra i due fratelli veniva comunque sottoposta a censura e ciò si evince da un appunto manoscritto del 13 gennaio 1932 in cui si legge che « i due fratelli si scrivono spesso trattando di argomenti filosofici. Sarebbe opportuno scrivere al prefetto che mandi al Ministero soltanto copia di quella corrispondenza censurata che abbia una certa importanza dal lato politico». [30].

Il pensiero filosofico e il neo-sintetismo

Agli alunni di liceo era il vescovo che teneva le lezioni di filosofia, imperniate sul neo-sintetismo, sistema filosofico da lui elaborato. Il visitatore apostolico Pasetto sottolineò che Sturzo aveva impropriamente ripensato il pensiero di Tommaso d’Aquino e aveva abbandonato il metodo aristotelico-scolastico. Adottava esclusivamente un proprio testo pubblicato nel 1925, si serviva della lingua italiana e non della latina, e adoperava una terminologia gentiliana e crociana. Anche per le lezioni dei quattro anni della teologia, Sturzo aveva abbandonato la lingua latina e introdotto la lingua italiana. Vi insegnavano solamente il vescovo e mons. Calogero Minacapelli. Il primo esponeva agli alunni di teologia, uniti insieme a quelli di secondo e terzo anno di filosofia, i trattati: De Deo uno et trino, De Deo creante et elevante. Il secondo, solo agli alunni di teologia, trattava: De vera religione, De ecclesia, De Verbo incarnato, De santificatione et remuneratione. Nessuno dei seminaristi veniva inviato a studiare presso le Pontificie università romane « per non esporlo alle critiche degli scolastico-tomisti e per non esporre nel tempo stesso il neo-sintetismo al pericolo di essere proscritto».

Il punto chiave della ricerca filosofica di Sturzo era la relazione pensiero-azione: l'azione degna di ammirazione solo se avrà un fondamento filosofico e un obiettivo antropologico. Il filosofo, per quanto possa sembrare distaccato dalla vita, questa è una fonte e di essa ne indaga il senso [31]. Per mons. Sturzo non ci può essere vera ricerca filosofica se non nella storia e a servizio della stessa, anzi, la filosofia diventa quasi la metodologia della storia nel senso che dà un metodo nel vivere e nel leggere la medesima.

Sturzo, in dialogo-opposizione con la filosofia moderna, elaborò un suo sistema filosofico: il neo-sintetismo, che ispirandosi in modo critico a Immanuel Kant (1724-1804) e ad Antonio Rosmini (1797-1855), ripropose una nuova forma di realismo classico e cristiano, sostenendo la tesi della priorità della sintesi sull'analisi, che ha al suo centro l'uomo [32] Il confronto con il soggettivismo gnoseologico e lo storicismo dei neo-idealisti italiani lo spinse a privilegiare il ruolo del soggetto nel processo conoscitivo in una sintesi fra immanenza e trascendenza, fra naturale e soprannaturale.

Visita Apostolica al Seminario di Piazza Armerina e al vescovo Mario Sturzo

Su Mario Sturzo vescovo non mancò l'attenzione da parte della Santa Sede, tanto per studiare il suo ministero episcopale e il governo della diocesi, quanto per analizzare e approfondire il suo sistema filosofico, il cosiddetto neo-sintetismo, e i risvolti pedagogici. Proprio il suo pensiero filosofico, e la conseguente impostazione data agli studi nel seminario piazzese, furono l'oggetto peculiare della visita apostolica compiutavi dal vescovo Luca Ermenegildo Pasetto(ch), quando nei primi mesi del 1928 visitò i seminari di Sicilia: quello di Piazza Armerina dal 31 gennaio al 4 febbraio [33] La prima parte della relazione, redatta da Pasetto dopo la visita (1° luglio 1928), attiene agli aspetti strutturali del seminario, la seconda parte all'organizzazione e ai contenuti degli studi.

L'edificio del seminario era stato totalmente rinnovato ed era in grado di ospitare fino a 100 alunni in un ambiente rinnovato, ampio ed idoneo. I seminaristi erano divisi tra alunni del ginnasio e alunni del liceo e della teologia, ed avevano in comune la mensa e la cappella. Le condizioni economiche erano buone e nell'anno 1926-1927 si era avuto un avanzo di gestione di poco più di 1.814 lire.

Fu, invece, nell'organizzazione e nei contenuti degli studi che il visitatore apostolico registrò e trasmise alla Sacra Congregazione per i Seminari le sue perplessità. Anzitutto circa il metodo di insegnamento, da Sturzo finalizzato essenzialmente ad una solida formazione estetica: « Educare all’arte - sosteneva - è indirizzare tutte le conoscenze di natura e di arte allo sviluppo e alla disciplina delle disposizioni estetiche. Perché ciò avvenga, non giova far entrare nello spirito dei ragazzi formule e precetti fissi e immutabili come dommi, e nuoce immensamente; perché tutto ciò che a questo modo vi entra, rimane ingombro dannoso, come il cibo indigesto in uno stomaco debole. Pochi precetti, i più necessari; molto studio del vero; aria, luce, vita.» [34]

Il richiamo da parte della Santa Sede

La sua vita non ebbe dei percorsi scontati, anzi la sua attività di ricerca filosofica ebbe la disapprovazione delle gerarchie ecclesiastiche del tempo.

Il 17 gennaio 1931, ebbe una nota disciplinare dal Sant'Uffizio[35] che venne pubblicata nell'editoriale [36] di Civiltà Cattolica in cui si criticano il contenuto e il linguaggio del pensiero di Sturzo, poiché sembrano più vicini al neoidealismo crociano e gentiliano che non alla filosofia scolastica e tomista. Si criticarono altresì anche la sua dottrina sulla conoscenza, i concetti di filosofia e storia [37]

Il richiamo esplicito del Sant'Uffizio mise fine all'attività della Rivista di Autoformazione e costrinse il Vescovo alla ritrattazione pubblica in Cattedrale, dopo il solenne pontificale dell'8 aprile 1931. Il 19 dello stesso mese l'Osservatore Romano ne pubblicò la notizia: La Suprema Sacra Congregazione del S. Offizio comunica: Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina, dietro richiamo della Sacra Congregazione del S. Offizio, ha inviato la seguente ritrattazione: "Io sottoscritto intendo di ritrattare come di fatto ritratto con la presente, tutto ciò che ho scritto e pubblicato nei libri, nella "Rivista di Autoformazione" e nella Rivista "La Tradizione" di Palermo contro la dottrina cattolica e contro ciò che la Santa Sede e i Sommi Pontefici, specialmente negli ultimi tempi hanno inculcato, raccomandato e comandato per lo studio della Filosofia Scolastica nei Seminari.[38]

Tale gesto lasciò sbigottito il fratello Luigi, che da Londra ignorava tale situazione. Dopo questa intimazione, Mons. Sturzo sospese la pubblicazione della Rivista di Autoformazione perché, scrisse al fratello, «In essa si vede, non un servizio, ma una lotta» [39]

La spiritualità nelle lettere pastorali e nelle poesie

Così mons. Mario Sturzo cambiò strategia: cercò di fare filosofia con la poesia [40] pubblicando 143 sonetti, raccolti nel volume Il mio canto, la cui nota dominante era il motivo religioso [41] Già prima del 1931 aveva scritto in poesia le Visite e le Letture in versi al SS. Sacramento e alla Madonna, che si ispirano per contenuto e metodo alle Visite di Sant'Alfonso Maria de' Liguori e agli Inni sacri di Alessandro Manzoni (1785-1873) [42]

Si dedicò a studi di ascetica, mistica, psicologia religiosa e a una intensa attività pastorale di cui lasciò traccia nelle numerose lettere pastorali, in cui trattò svariati temi fra cui l'educazione, la conversione, la conoscenza di Dio, la vita in Dio, la preghiera.

Per il Vescovo l'uomo vive bene la sua dipendenza da Dio solamente quando vive in Dio, con Dio e per Dio e questo viene reso possibile solo nell'amore [43] Quando si verifica ciò avviene il mistero dell'in-abitazione divina, avviene la divinizzazione dello stesso essere umano, il quale tuttavia resta nella sua alterità da Dio e dagli altri suoi simili, poiché non perde la sua identità [44] Nell'esperienza amorosa l'uomo si accorge di vivere in una presenza che lo muove all'altro e alla realtà, ma con uno sguardo e con delle aspettative nuove [45]; vivendo l'amore l'uomo sperimenta anche la sofferenza e la tortura di chi sa di avere in se un desiderio che niente e nessuno al mondo può soddisfare mai pienamente [46]. L'esperienza dell'amore nell'uomo è anzitutto un dono che riceve dal suo Creatore da cui nasce la risposta amorosa [47].

Un tratto tipico della spiritualità di mons. Mario Sturzo, della sua spiritualità dell'azione, è stato il suo anelito per la conversione del cuore. Tradusse questo cuore pulsante in attività apostolica animata dalla carità pastorale. Concepì il suo ministero come esercizio di un compito di educazione alla santità. Alla santità, che è stata l'ideale di tutta la sua vita, dedica nel 1935 la lettera pastorale La santità nell'itinerario dell'anima a Dio.

Dedicò gli ultimi anni della sua riflessione a opere spirituali quali La vita in Dio, infatti, raccolse e sintetizzò tutta la sua ricerca filosofica in quest'opera non solo dal punto di vista cronologico, essendo la sua ultima opera, ma dalla prospettiva mistico-spirituale. Risolveva così l'impegno filosofico nell'esperienza religiosa, tema preannunziato nell'ultimo capitolo de Problemi di filosofia dell'educazione.

«Il problema della vita interiore, filosoficamente non è che il problema dell'educazione, considerata come autoeducazione [...] proprio perché non è assolutezza, ma rapportualità [...] questa ha il suo fine ultimo nella vita mistica e nella conoscenza intellettiva di Dio». [48]

L'interesse per l'educazione

Dopo aver affrontato la problematica pedagogica dal punto di vista razionale, nella lettera pastorale del 1938 L'educazione nelle sue ragioni supreme si occupò della vera e suprema formazione cristiana che è la santità.

L'educazione è stato il leitmotiv del suo apostolato. Già nel 1914 nel mensile diocesano Spigolature scrisse:

« La vita dello spirito reclama una seconda generazione che è l'educazione; è la protezione da tutti quei bacilli morali che vagano in ogni ambiente e che non aspettano che la condizione favorevole per entrare in virulenza e cagionare la malattia morale e la morte. »

La pedagogia religiosa lo condusse a privilegiare la missione della famiglia e a valorizzare la paternità e la maternità come un apostolato. Nel dicembre 1936 rivolse la lettera pastorale La Maternità-Apostolato alle mamme perché era consapevole che l'uomo è inserito in una società naturale di cui la famiglia è la prima cellula. Nel lavoro di riorganizzazione e santificazione della società il primo posto va dato alla famiglia, ma ciò è possibile se la madre cristiana concepisce la maternità come apostolato: inteso come influsso santificante che accompagna i figli per tutta la vita. Perché la madre corrisponda a questa missione è necessario che si prepari fin dalla scoperta della sua vocazione allo stato matrimoniale, altrimenti non sarà mai tale, anche se dà alla luce i figli, perché non sarà mai capace della seconda generazione a cui i genitori sono chiamati, ossia la formazione spirituale e cristiana della prole.

Per avvalorare questa tesi, utilizzò vari esempi: prepararsi alla maternità e paternità sin dai primi anni vuol dire guardare la vita come un dono di Dio, un dovere di religione e un servizio del Signore. La madre che si prepara alla maternità avrà profondi intuiti circa la sua missione. Ella deve avere la coscienza che il vero educatore è Dio e deve solo cooperare all'azione divina, prima ancora che nascano i figli, per cui deve circondarli di quell'ambiente di religiosità che si trasmette come si fa con l'eredità della carne.

Mons. Sturzo si rivolge in particolare alle giovani e le invita a conoscere bene la loro vocazione, a scoprirla e a consacrare tutte le forze per vivere già spiritualmente i futuri doveri: di spose e di madri.

L'apostolato della Maternità vuol dire, inoltre, vivere la maternità come sacerdozio, quindi la madre quale sacerdotessa vive i suoi doveri come servizio da rendere a Dio ed è chiamata ad avere come priorità l'educazione dei figli, ciò concorre all'armonia della famiglia. Il dovere supremo che racchiude in sé tutti i doveri è quello di essere l'amica dei figli.

Il Vescovo suggeriva di leggere la vita dei santi, in particolare quelle biografie in cui emergeva la figura materna e a compiere con coscienza l'apostolato della maternità, sia per rispondere alla volontà di Dio sia per fare della famiglia un vero santuario per favorire la rigenerazione della vita parrocchiale e della società.

Simile tematica illustrò nella lettera pastorale L'apostolato della Paternità del 30 giugno 1938, pubblicata sul mensile L'angelo della famiglia. Si rivolgeva ai padri e alle madri di famiglia chiamandoli "i primi ministri del sacerdozio dell'educazione".

Per il vescovo l'educazione cristiana era il risultato della collaborazione fra la grazia divina e l'opera umana: Il vero educatore non è né la madre né il padre di famiglia né altri, ed è solamente ed esclusivamente Dio. Questa è dottrina che non consente dubbi. La vera educazione che è la santità, non può farla che Dio. Dio però vuole che tanto gli educandi quanto gli educatori facciano la loro parte come se tutto dipendesse da loro.

Egli invita a vivere paternità e maternità come un sacerdozio, un apostolato che richiedono la santità. E precisava: "La madre di famiglia è veramente sacerdotessa, il padre di famiglia è veramente sacerdote quando ciascuno, per la parte che lo riguarda, è anche vittima". Se i genitori tenderanno alla santità diventeranno per i figli un nuovo vangelo e la testimonianza della loro vita sarà "il primo insegnamento pieno di fascino che raggiunge certamente l'effetto". In questo modo l'educazione che i genitori impartiranno ai propri figli "sarà animata non dalle deboli ragioni prossime, ma dalle supreme ragioni" [49].

La santità

Il desiderio alla santità per il vescovo Sturzo è il "più intimo e il più umano dei sentimenti" e, nello stesso tempo, il più divino. Il cammino verso la santità è reso possibile dal dono battesimale e cresce grazie alla preghiera nella concretezza della vita quotidiana.

La fede che spinge l'uomo alla santità non è qualcosa di sentimentale o passeggero, ma è anche atto di ragione che lo spinge ad agire di conseguenza nella storia, tuttavia questo è possibile solo quando l'uomo si rende conto di essere stato creato per amore. A tal proposito scrisse: «Non è la vera cognizione di Dio [...] quella del filosofo che per via di dotto ragionamento scopre non solo che Dio esiste, ma che è eterno, infinito e infinitamente sapiente, giusto e buono. [...] Chi non ama Dio, è in rapporto con Lui, non con tutto l'essere, ma solo con una parte di esso» [50]. La conseguenza di questa impostazione è che tutto ciò che l'uomo opera nella storia, deve avere come obiettivo la santità. Anche l'educazione mons. Sturzo la definì come "un compito che con una parola esclusivamente cristiana si chiama santità". [51].

All'interno di questo percorso di santità dedicò molte opere alla conversione, esplicitandone le tappe e le resistenze a causa del peccato che produce tristezza e disperazione: "l'azione ben animata, invece, è santità e gioia insieme e la gioia accresce la santità e genera altra gioia".[52]. La santità lungi dall'essere un qualcosa che si oppone alla natura dell'uomo e alla sua ragione, è il supremo compimento e la massima attuazione delle ragioni per cui la vita è degna di essere vissuta: "La santità è il fatto più essenziale della Chiesa e di più agevole cognizione; è luce che basta mostrarsi per illuminare". Come ogni fatto storico anche la santità ha i suoi testimoni che sono i santi che mons. Sturzo definì "l'Evangelo vivente, l'Evangelo parlante; i santi sono la fede operante". Difatti, nel Bollettino diocesano de L'Angelo della Famiglia il Vescovo propose, quasi in tutte le copertine, un'immagine sempre diversa di un santo.

Mons. Sturzo precorrendo la dottrina del Vaticano II sulla vocazione universale alla santità, nella lettera pastorale del 1935 La santità nell'itinerario dell'anima a Dio scrisse: "La santità dei cristiani nella Chiesa non è un fatto limitato o temporaneo; i santi non sono solamente gli eroi della santità, né solamente quelli che nella storia emergono come spirituali dominatori, né solamente quelli che la Chiesa canonizza. Sono una falange, sono il popolo dei veri cristiani, una corrente storica non tutta storicizzata, una corrente unica, perché la santità è una, in fondo sempre la stessa, nelle forme sempre varia. Sociale e individuale, che cominciò con gli Apostoli, che generò nuovi santi, che genera sempre nuovi santi e ne genererà con la stessa fecondità, con la stessa ansia di perfezione, con lo stesso ardore di purificazione e di unione con Dio fino alla fine dei secoli"[53]

La morte

L'11 novembre 1941, dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti, si presentò al cospetto di Dio il 12 novembre 1941. I funerali si celebrarono il 14. Alla sua morte furono ampie e corali le voci di cordoglio e di consenso per la spiccata personalità e l'opera multiforme del grande vescovo. La sua scomparsa fu avvertita da molti come una grave perdita per tutto l'episcopato e il clero italiano, come anche per "l'Italia colta".[54]

Le esequie

A presenziare le esequie fu il vescovo di Caltanissetta, Mons. Giovanni Jacono, suo amico fraterno. Nell'elogio funebre sottolineò la totale obbedienza alla Chiesa del Vescovo Sturzo, testimoniata quale unica via di obbedienza a Dio: «Il vescovo grande e umile il giorno stesso dell'arrivo dell'Osservatore Romano nelle sue mani, disse al rettore del seminario: raduna i chierici, leggi loro il monito pontificio, che io accolgo in pieno e dì loro che imparino dal vescovo a essere obbedienti». [55] E paragonò l'operazione culturale compiuta da Sturzo a quella di Tommaso d'Aquino con la filosofia aristotelica[56].

Mons. Francesco Olgiati, anche a nome di padre Agostino Gemelli, nel telegramma inviato alla chiesa piazzese sottolineò che la sua morte non rattristava solo la sua diocesi, ma anche tutta l'Italia: «Molto dolore mi ha procurato la morte di Lui che amavo e stimavo da parecchi anni. E sono sicuro che dal Paradiso ci assisterà e ci proteggerà nei nostri studi e nel nostro modesto apostolato. Anche P. Gemelli fu dalla notizia profondamente rattristato; e tutti noi prendiamo parte alla tristezza accorata che, non solo la diocesi di Piazza Armerina, ma l'Italia colta sente per questa dipartita».[57]; espressione che mise in risalto la stima e il rapporto di amicizia personale che legavano i tre uomini di cultura.

Il feretro fu sepolto nel cimitero di Piazza Armerina, ma il 25 aprile 1960, per volere del suo successore Mons. Antonio Catarella (1889-1972), venne traslato nella Cattedrale di Piazza Armerina.

Il processo di Beatificazione

Il processo di Beatificazione, promosso dalla diocesi di Piazza Armerina, la cui istanza era stata avanzata il 13 settembre 2006, ottenne il nulla-osta, il 22 dicembre 2012. L'apertura dell'inchiesta diocesana del processo ebbe luogo il 21 aprile 2013.

Genealogia episcopale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale

Successione degli incarichi

Predecessore: Vescovo di Piazza Armerina Successore: BishopCoA PioM.svg
Mariano Palermo 22 giugno 190312 novembre 1941 Antonino Catarella I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Mariano Palermo {{{data}}} Antonino Catarella
Note
  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 Caltagirone, comune italiano della città di Catania in Sicilia. Caltagirone ai tempi di Sturzo contava centomila abitanti e venti parrocchie. Era un importante centro a economia agricola e artigianale.
  2. Margherita, Remigia, Nelina gemella di Luigi, Emanuela
  3. Cf Michele Pennisi, Fede e impegno politico in Luigi Sturzo. L'influsso della concezione religiosa nelle prime attività politico-sociali del prete di Caltagirone, Roma 1982, 19-22
  4. Gabriele De Rosa, Sturzo, Torino 1977, 2-2.
  5. 5,0 5,1 5,2 Calatino e Sud Simeto, è un insieme di comprensori della Sicilia centro-orientale, costituito dal Calatino, ossia il territorio composto da Caltagirone e le comunità direttamente limitrofe a essa e dal Sud Simeto, un insieme di comuni poggianti geograficamente ed economicamente sulla Piana di Catania: è corrispondente all'intera parte meridionale della città metropolitana di Catania.
  6. Michele Pennisi, Fede e impegno politico in Luigi Sturzo, cit., 23-25.
  7. Mario Sturzo, Straniero No, Il mio canto, Vecchi Editore, Trani 1932,89
  8. Girgenti, antico nome di Agrigento, comune italiano capoluogo del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.
  9. Acireale, comune italiano di della città metropolitana di Catania in Sicilia.
  10. Noto, comune italiano del libero consorzio comunale di Siracusa in Sicilia.
  11. Giovanni Blandini, (7 marzo 18323 gennaio 1913), vescovo italiano, definito dallo storico Gabriele De Rosa un "sostenitore del risveglio cristiano, animatore delle speranze di quello che allora si chiamava il movimento sociale dei cattolici".
  12. Non abbiamo elementi per stabilire gli anni di permanenza a Roma, dove però venne a contatto con la cultura immanentista e laicista del tempo.
  13. Saverio Gerbino (23 febbraio 181416 marzo 1898), vescovo italiano. Operò insieme a Luigi Sturzo, a cui aveva affidato la guida delle attività che la Diocesi di Caltagirone portava avanti, anche attraverso l'Opera dei Congressi.
  14. I romanzi firmati con tale pseudonimo sono ENELÈO, Il figlio del Zuavo, Giustiniani, Caltagirone 1900; ID., Rivali, Giustiniani, Caltagirone 1901, ID., Adelaide, Giustiniani, Caltagirone 1901
  15. Cfr. Gaetano ZITO, "Vescovi, politica e fascismo in Sicilia", in AA. VV., Cristianesimo e democrazia nel pensiero dei cattolici siciliani del Novecento, Centro Siciliano Sturzo, Palermo 1994, 113; Cfr. anche G. DE ROSA, "Prefazione", in Carteggio, voll. II, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1985, 23
  16. Lettera 1875, Enna, 14 ottobre 1937
  17. Tra i lavori ricordiamo: Mario STURZO, Intorno al culto. Appunti di psicologia della conversione, Branciforti, Piazza Armerina 1914; ID., La conversione di Leone Tolstoj. Ovvero la patologia di una conversione, Bertarelli, Monza 1916; ID., Le voyage du centurion d' Ernesto Piscari, Vita e pensiero, Milano 1916, ID., La conquista del fine. Ricerche psicologiche, Desclée, Roma 1917
  18. Mario STURZO, Il seminario, Società Nazionale di Cultura, Roma 1904
  19. Paola BUSCEMI, Un vescovo in dialogo, cit., 14-15
  20. Cf Luigi Sturzo, Il partito popolare italiano, op. cit, p. 5.
  21. Cfr. ID., Storia, filosofia e Benedetto Croce. Critica di una critica, in RdA 1 (1927) 22-26
  22. . In uno dei primi numeri della rivista affermò: «L'autoformazione è la formazione di sé stesso, facendosi a sé stesso educatore. Nella formazione l'uomo risponde all'azione della società e degli educatori, più o meno spontaneamente, più o meno riflessamente. A misura che risponde riflessamente e con amore, la sua formazione acquista il vero carattere di formazione e l'acquista perché si risolve in autoformazione». Mario STURZO, "L'Autoformazione", in RdA 2 (1927) 1-2.
  23. GABRIELLA FANELLO MARCUCCI, Sorvegliato speciale. Sturzo a Londra nel mirino dell'OVRA, Rubettino, Soveria Mannelli 2006
  24. Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale degli Affari di Culto, busta 114, fascicolo 170; Direzione Generale Affari riservati. Pubblica sicurezza A/1, busta n. 47.
  25. Prefetto dal febbrai-ottobre 1926
  26. ACS, Ministero dell'Interno, Direzione Generale affari di Culto, busta 114, fascicolo 170
  27. ACS, Ministero dell'Interno, Direzione Generale affari di Culto, busta 114, fascicolo 170
  28. Prefetto, dicembre 1929-10 agosto 1930
  29. Prefetto di Enna, agosto 1930-aprile 1932
  30. Appunto del 13 gennaio 1932 in Archivio centrale dello Stato, Direzione centrale della Pubblica Sicurezza, Direzione Affari Generali e Riservati, Sez I, Casellario Politico Centrale, busta 4980, fasc.29392: Sturzo don Luigi fu Felice
  31. «[...] l'uomo non pensa nel vuoto o nel puro isolamento, ma pensa nella storia [...] la storia si identifica con la filosofia, la quale è la metodologia della storia, la morale, la normativa della stessa storia, l'arte, l'esteticità dell'unica storia». ID., Il Pensiero dell'avvenire, Vecchi, Trani 1930, 248
  32. Salvatora LATORA, Sturzo Mario, in Dizionario Enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Secc. XIX e XX, vol VI, Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 2010,3062.
  33. Il dossier della visita apostolica in CITTÀ DEL VATICANO, CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Fondo Seminari. Visite apostoliche: Sicilia. Visita apostolica: Piazza Armerina, prot. 725/27.
  34. Dei testi pubblicati da Mario Sturzo sulle questioni relative agli studi nei seminari e sull’esigenza di rinnovarli, soprattutto per la filosofia, vanno ricordati almeno: Elementi di letteratura. Parte I. Dell’espressione, Vallecchi, Firenze 1923; L’arte nell’educazione idealistica attuale, Società editrice libraria italiana, Roma 1924; Il problema della conoscenza. Lezione di filosofia per i licei secondo i nuovi programmi, Società editrice libraria italiana, Roma 1925.
  35. SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANTO OFFIZIO, Lettera a Mons. Mario Sturzo del 17 gennaio 1931 (prot. 1796/28), in Ibid, ff. 8-9 (Appendice 3)
  36. La produzione intellettuale e nuove pubblicazioni in Italia, in Civiltà Cattolica 2 (1931) 55-56
  37. Cfr. Pasquale BUSCEMI, Un vescovo in dialogo, cit., 36-37.
  38. ID., "Comunicazione", in L'Osservatore Romano del 19 aprile 1931, 3.
  39. Mario STURZO, Lettera a Luigi nº 861 del 9 aprile 1931 in Carteggio, voll. II, cit., 455.
  40. Cfr. Pasquale BUSCEMI, Un vescovo in dialogo, cit., 39.
  41. Si vedano in particolare i sonetti Il mistero dell'infinito, La bellezza di Maria, Le vie di Dio, Verso il giudizio, A Maria, in Mario STURZO, Il mio canto, Vecchi, Trani 1932, 23-34.
  42. Cfr. Giovanni JACONO, Elogio funebre, in ID., In memoria di Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina, Tipografia Pontificia, Palermo 1942, 213.
  43. «Vivono veramente in Dio coloro che a Dio rivolgono il loro pensiero amoroso e riconoscente e ne traggono il nutrimento delle loro opere, cioè, che così vivono in Dio, d poter dire che vivono di Dio». ID., La vita in Dio, cit., 91.
  44. «Che la vita umana si debba concepire come attività non separata da Dio, non indipendente da Lui e che i nostri rapporti con Dio non si possono limitare a soli atti di culto, non è solamente una legge del cristianesimo, ma anche [...] di natura; [...] che ci è nota non solo per la Rivelazione, ma anche per la ragione; [...] È una legge fondamentale, universale, essenziale, una di quelle leggi che si attuano per tutto e sempre e che solo possono essere non già ignorate, ma negate per degenerazione di pensiero». ID., Il giorno del Signore, Tipografia San Giuseppe, Asti 1934, 8.
  45. «Oh destarsi dell'alma giovinetta/ Alla vita d'amore, oh primo incanto/ Del bene, oh ben che ci commuovi al pianto/ Nella gioia che fa balzarci il petto/ In nuovo ritmo il cor, oh benedetto/ Flusso di luci, rifluir di canto/ Misterioso oh giorno atteso tanto/ Oh attender che non ha miglior diletto./ In quella singolare primavera/ Io non m'accesi per caduco fiore/ Né qui sognava la delizia vera./ "Padre sarò dell'alme cui l'oblio incolse"/ Io mi dicea "del Primo Amore,/ E io darò nuovi figlioli a Dio». ID., "Il primo amore", in RdA 6 (1928) 300.)
  46. «Che cos'è l'amor che vivo in me s'accende/ E mi fa lieto o mesto o mi tortura/ O mi fa gir diritto o alla ventura/ O asseconda altro amor o vi contende?/ Se cerco intorno quando si distende/ L'immenso variar della natura,/ Quando rapido passa o quando dura,/ O veggono gli occhi o il pensier intende,/ Tutto m'alletta e suscita il desio,/ Nulla m'appaga, poi che l'ho raggiunto,/ Oggi è il ricordo fervido, l'oblio/ Muto doman, il lutto ovver la festa,/ Gagliardo e lasso in un medesmo punto,/ Né il desiar si logora o s'arresta». ID., "L'Amore", in RdA 1 (1929) 56
  47. «Mi dai l'amor onde ogni amor s'accende,/ Mi dai la gioia ch'ogni gioia accende,/ Luce m'infondi per cui l'alma vede[...]. È luce e amor che, più risplende e arde,/ Più fortemente l'anima tortura./ Oh tormentoso gaudio, oh vita, oh morte,/ Ore fuggenti, ore a trascorrer tarde,/ Quando più lieta fu la nostra sorte». ID., "Amore e dolore", in Ibid., 257
  48. Mario STURZO, Problemi di filosofia dell'educazione, Vecchi, Trani 1930, 207.
  49. MARIO STURZO, L'apostolato della paternità, in "L'angelo della famiglia" n.7, luglio 1938, 3
  50. Cfr. L'educazione nelle sue ragioni supreme, p. 279
  51. Cfr., L'educazione nelle sue ragioni supreme, p. 25
  52. Problemi di filosofia dell'educazione, p. 252
  53. pp.92-93
  54. In memoria di mons. Mario Sturzo vescovo di Piazza Armerina, Palermo 1941, 20.
  55. Cfr. G. JACONO, "Elogio funebre", cit., 13.
  56. C. NARO, Chiesa e intellettuali idealisti, cit., pp. 288. 290.
  57. Francesco OLGIATI, Telegramma, in G. JACONO, "Elogio funebre", cit., 20.
Bibliografia

NOTA: I suddetti contenuti sono stati visionati da Mons. Gaetano Zito, all'epoca postulatore della Causa, nel 2012 quando si ebbe il nulla osta per poter iniziare il processo canonico per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Mons. Mario Sturzo.

Articoli di Mario Sturzo apparsi sulla Rivista Autoformazione, dal 1927 al 1930. La serie completa è conservata nella biblioteca del Seminario di Caltanissetta.

Anno I (1927)

  • N. I: Il problema della moralità dell'arte, 13-21; Storia, Filosofìa e B. Croce, 22-26; Declina il maggio, (versi), 31.
  • N.2: La Filosofia e le Filosofie, 49-74; Giovanni Boine. Prefazione al Monologo di Sant'Anselmo, 75-82; Se l'arte possa essere immorale - Il concetto secondo il Prof Stefanini - La confutazione dell'idealismo secondo R. Reinstadler, (Postille), 83-96.
  • N.3: La storicizzazione, 97-115; Idee di G. Dupré sull'arte e sulla formazione artistica, 116-138;

P. ALFONSO - M. BIANCONI, O Romafelix, (Recensione), 139-140; Alla scuola del nonsenso, (Postille), 141-144.

  • N.4-5 Il problema della bellezza in rapporto al problema della conoscenza, 145-181; Sac. FELICE KLEIN, Maddalena Semer, Traduzione italiana della Marchesa Carlotta Albergotti, (Recensione), 212-221; CHARLE SILVESTRE, Prodige du coeur, (Recensione), 221-224; Rapporto tra bontà e bellezza secondo San Tommaso - La moralità nella espressione estetica - La creazione naturale e la creazione artistica - La fantasia creatrice, 225-234; Associazione per la diffusione dell'ateismo, (postille), 235-237,; Mistero - L'ultima Cena - Emmaus, (poesie), 238-240.

Anno II (1928)

  • N.I-2: Se sia possibile superare l'elemento idealistico dello storicismo, 11-47; Di un problema fondamentale della Filosofia, 48-73.
  • N.3-4: J.M. LAHY, La morale de Jésus - PAUL SOLLIER, Morale et moralité-ALBERT BAYET, La morale scientifique, (Recensioni), 74-83; La coscienza morale, (Postille), 84-100; Del problema fondamentale della filosofia, 101-129; La filosofia in azione, 130-194; La casistica - L'amor di Dio, 195-199.

Il mistero dell'Infinito, (Versi),200.

  • N. 5: Il canto della vita, (Sonetti), 229-247; Sì che il pié fermo era sempre più in basso, 248-249; L'irrazionale in un passo di Dante, 250-252.
  • N. 6: Il problema tomistico delle potenze dell'anima, 253-270; Le paure del Divus Thomas, 281-284.

Memorie, (Sonetti), 285-300; MONS. CARLO PELLEGRINI, La vita del Prof. Contardo Ferrini, S.E.I., Torino 1928 (Recensione), 301.

Anno III (1929)

  • N. 1: Il punto specifico del neo-sintetismo, 1-13; Circa il per sé noto, 14-31; Il Neo-sintetismo e la critica del Prof. F. Varvello, 32-38; Della natura utilitaria dello stato, 39-42; Il canto dell'anima L (Sonetti),43-60.
  • N. 2: Problemi di filosofia dell'educazione; Il problema della rapportualità, 61-77; Il problema della libertà, 78-100; ILARIO BELLOC, L'anima cattolica dell'Europa, Morcelliana, Brescia 1928, (Recensione), 110-111.
  • N. 3: Problemi vecchi e problemi nuovi, (Postille), 115-116; Il problema dell'azione educativa, 117-139; Del punto fermo nella conoscenza, 140-147; Il canto dell'anima Il, (Sonetti), 148-168.
  • N.4: IV. Il problema della libertà e dell'autorità, 169-190; Il pensiero moderno e la conciliazione, 205-222.
  • N. 5: V. Il problema dell'unità fondamentale e della individualità umana,223-246; Della conoscenza intellettiva del particolare secondo S. Tommaso,247-260; L'assoluto nella morale, 261-269; Dell'assoluto senza limitazione e dell'assoluto con limitazione,(Postille),275-278.
  • N. 6 VI. I problemi dell'unificazione, dell'immedesimazione degli spiriti e della diversificazione nella consonanza, 279-304; Dell'astrazione logica secondo S. Tommaso, 305-338.

Anno IV (1930)

  • N. 1: VII. Il problema dell'esteriorità e interiorità del reale, 1-28; Circa il problema della cosa in sé, 34-45; Se la Rivelazione limiti l'umana libertà, 46-48; I pericoli del sintetismo, 48-50;

Il canto dell'anima III, (Sonetti), 50-61.

  • N.2: VIII. Il problema della tendenzialità e della finalisticità, 69-105; Della filosofia della storia, (Postille), 106-140.
  • N. 3: IX. Il problema della vita interiore, 141-167; X. La sintesi, 168-187.
  • N.4: La genesi del neo-sintetismo. 201-239; Il canto dell'anima IV. (Sonetti), 240-260.
  • N. 5: Il neo-sintetismo nella dinamica d'immanenza e trascendenza. 261- 296; L'argomento del moto circa l'esistenza di Dio, 297-299; L'analitismo gnoseologico di S. Tommaso, 300-303; L'esteriorismo gnoseologico di San Tommaso. 303-312; L'autoconoscenza secondo San Tommaso, 312-316.
  • N. 6: Il canto della morte. (Sonetti), 327-341; L'uomo e la natura. (Sonetti), 342.

* * *

  • La conversione di Leone Tolstoi, Scuola tipografica editrice Artigianelli, Monza 1916.
  • Le voyage du centurion d'Ernesto Psichari, Tip. Pontificia ed arcivesvovile S. Giuseppe, Milano 1916.
  • La sopravvivenza dell'anima e gli studi dei fenomeni mediatici, Tip. dell'Unione Edistrice, Roma 1916.
  • L'arte nell'educazione idealistica attuale, Società editrice libraria italiana, Roma 1924.
  • La vita in Dio, Vecchi, Trani & C. 1928.
  • La filosofia in azione. Idealismo applicato, Vecchi, Trani 1928.
  • Il Neo-sintetismo, Vecchi, Trani 1928.
  • Il pensiero dell'avvenire, Vecchi, Trani 1930.
  • Problemi di filosofia dell'educazione. Vecchi, Trani 1930.
  • Il mio canto, Vecchi, Trani 1932.
  • La divozione alla Madonna Santissima. Scuola Tipografica S. Giuseppe, Asti 1934.
  • Il Giorno del Signore, Scuola Tipografica S. Giuseppe, Asti 1934.
  • La via della salute. Tip. Zuccarello e Izzi, Catania 1934.
  • Suggerimenti sul modo di fare orazione. Scuola Tipografica S. Giuseppe, Asti 1935.
  • La santità nell'itinerario dell'anima a Dio, Scuola Tipografica S. Giuseppe, Asti 1935.
  • L'educazione nelle sue ragioni supreme, Lettera Pastorale in "L'angelo della famiglia" novembre 1936, dicembre 1936,gennaio 1937,febbraio 1937, marzo 1937, aprile 1937, giugno 1937, luglio 1937, agosto 1937, settembre 1937, ottobre 1937, dicembre 1937, gennaio 1938, febbraio 1938, marzo 1938, aprile 1938, maggio 1938, giugno 1938
  • L'educazione nelle sue ragioni supreme, Tip. Editrice Piemontese, Torino 1938.(cfr. Angelo della famiglia, giugno 1939)
  • L'apostolato della paternità in "L'Angelo della famiglia", luglio 1938,pp 3-4
  • La Maternità apostolato,(24.12.1938) in "L'Angelo della famiglia", gennaio 1939,3-7; febbraio 1939,pp.3-7
  • La via del santo amore, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939.
  • Orazione e Adorazione, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939.
  • Il santo raccoglimento, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939
  • Per la vita interiore, (a cura del Comitato promotore feste giubilari - raccolta di lO lettere pastorali), Marietti, Torino 1940.
  • Alla scuola di Gesù, (raccolta di 7 lettere pastorali), Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1941.
  • Il mistero della conversione, Lettera pastorale per la quaresima del 1941, Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1941.
  • L. STURZO - M STURZO, Carteggio, 4 volumi, [a cura di DE ROSA GABRIELE] Edizioni di Storia e Letteratura Istituto Luigi Sturzo, Roma 1985.
  • ID. Carteggio 1924-1940, Appendice 394 lettere di Mario Sturzo e otto minute di Luigi Sturzo[a cura di ARGIOLAS CONCETETA],Rubettino, Sonenia Mannelli 2006.

Altre fonti

  • Relazioni per le Visite ad Limina del 5 febbraio 1913 e dell'8 luglio 1920, Archivio Segreto Apostolico Vaticano, Relat. 635.
  • Secunda dioecesana Synodus, Platiae, Tip. Bologna 1911.
  • Tertia Synodus, Tip. Pontificia, Palermo 1925.
  • Quarta Synodus Ab Ill.mo et Rev.mo Domino Mario Sturzo Episcopo in Cathedrali Ecclesia die 16 Octobris 1928 celebrata, Ex Typographia Pontificia, Panormi 1929.
  • Paolino STELLA, Il vescovo Sturzo, epistolario spieituale, note biografiche, Mongibello 1977.
  • AA.VV., Mario Sturzo: tra pastorale e politica, Il lunario, Enna 1993.
  • EPISCOPATO SICULO, Lettera al clero e al popolo di Sicilia, Tip. Pontificia, Palermo 1935.
  • Atti del Primo Congresso della Parrocchialità, in Synaxis 6 (1988), 97-137.
  • In memoria di monsignor Mario Sturzo, Tip. Pontificia, Palermo 1942.
  • Salvatore LATORA, Mario e Luigi Sturzo, per una rinascita culturale del cattolicesimo, Greco, Catania 1991.
  • Pino GIULIANA, Mario Sturzo, vescovo, uomo di Dio, Edizione Oreb, 1993.
  • Cataldo NARO (a cura di), Un vescovo a confronto con la modernità. Atti del Convegno di Studio, Piazza Armerina, 29-30 ottobre 1993, Sciascia Editore, Caltanissetta 1994.
  • Marco ALEO, Mario Sturzo filosofo, Sciascia Editore, Caltanissetta 2003.
  • Pasquale BUSCEMI, Un vescovo in dialogo con la sua Chiesa, Mario Sturzo e le sue lettere pastorali, Studio Teologico S. Paolo, Catania 2008.
  • Pasquale BUSCEMI, Preti per una società nuova, Città Aperta, Troina 2012.
  • Luca Crapanzano, Il coraggio del dialogo, Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina (1903-1941), Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2015.
  • Pasquale BUSCEMI, Il pensiero pedagogico di Mario Sturzo, l'educazione come scienza della vita, Lussografica, Caltanissetta 2016.
  • Giuseppina SANSONE, Civismo e politica in Mario Sturzo, Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 2017.
  • Giuseppe SANSONE (a cura di), Mario Sturzo vescovo. Orizzonte ecclesiologico e orientamenti pastorali. Atti del Convegno 29-21 ottobre Caltanisetta, Sciascia Editore, Caltanisetta 2019.