Girolamo d'Andrea
Girolamo d'Andrea Cardinale | |
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Età alla morte | 56 anni |
Nascita | Napoli 12 aprile 1812 |
Morte | Roma 14 maggio 1868 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Agnese fuori le Mura (Roma) |
Ordinazione presbiterale | 4 ottobre 1835 |
Nominato arcivescovo | 12 luglio 1841 da Gregorio XVI |
Consacrazione vescovile | 18 luglio 1841 dal card. arc. Luigi Lambruschini |
Creato Cardinale |
15 marzo 1852 da Pio IX (vedi) |
Cardinale per | 16 anni, 1 mese e 30 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Girolamo d'Andrea (Napoli, 12 aprile 1812; † Roma, 14 maggio 1868) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Napoli dal marchese Giovanni d'Andrea (1776-1841), che fu Ministro delle Finanze (1821-1822 e 1830-1841) del Regno delle Due Sicilie e dalla moglie Lucrezia nata Riviera (1780-1837). Era parente del cardinale Domenico Riviera. Ricevette il battesimo due giorni dopo la nascita e la Cresima nel 1823.
Formazione ed attività prelatizia
Dopo i primi studi letterari e filosofici compiuti sotto la guida di due abati, frequentò a Roma l'Accademia dei Nobili ecclesiastici e l'Archiginnasio per studiarvi teologia e dove vi conseguì un dottorato in utroque iure il 6 agosto 1833. Entrò in prelatura come referendario del tribunale della Segnatura apostolica e l'anno seguente divenne referendario della congregazione del Buon Governo e del Concilio. Ricevette l'ordinazione sacerdotale nel 1835 e l'anno seguente fu nominato abbreviatore del Parco Maggiore. Nel 1839 per un breve periodo fu delegato apostolico nella provincia di Viterbo.
Preconizzato per la nunziatura elvetica fu eletto arcivescovo titolare di Melitene il 12 luglio 1841. Fu consacrato quattro giorni dopo nella chiesa romana dei santi Carlo e Biagio ai Catinari dal cardinale Luigi Lambruschini, B., assistito da mons. Fabio Maria Asquini, arcivescovo titolare di Tarso, segretario del congregazione dei Vescovi e Regolari e da mons. Lodovico Altieri, arcivescovo titolare di Efeso e Nunzio apostolico in Austria. Come consuetudine per il corpo diplomatico della Santa Sede fu nominato assistente al Soglio Pontificio il 6 agosto seguente.
Arrivò a Svitto, sede provvisoria della nunziatura, solo nel dicembre del 1841, per la morte del padre avvenuta il 31 marzo di quell'anno. I rapporti tesi tra Santa Sede e Confederazione rimasero tali anche se a Lucerna le ultime elezioni avevano visto il successo dei conservatori. Il cantone d'Argovia aveva esacerbato la polemica con Roma e si era posto alla testa di un vasto movimento di opposizione che aveva trovato l'appoggio, determinante in sede di votazione federale, dei due cantoni cattolici di Soletta e Ticino. L'atteggiamento del nuovo nunzio allargò la frattura tra i Cantoni e gettò le basi di quel processo di separazione che sarebbe culminato nella guerra del Sonderbund. La svolta conservatrice a Lucerna riportò la nunziatura da Svitto a Lucerna nel gennaio 1843. Resta ancora da chiarire se effettivamente si pronunciò, nel 1844, a favore della chiamata dei gesuiti a Lucerna, come è stato finora ritenuto dalla storiografia. Fu richiamato a Roma in seguito al suo infruttuoso intervento nell'affare dei conventi di Argovia.[1]
Al progetto di incameramento di alcuni importanti conventi nella Confederazione, la Santa Sede credette di rispondere facendo leva sull'appoggio di Lucerna. Il nunzio servì questa politica con non troppa convinzione, perché, fiducioso nell'appoggio di Francia e Austria, non sembrava condividere la linea romana che alternava a momenti di passività altri di quasi provocatoria iniziativa. Se il nunzio aveva accettato senza entusiasmo il ritorno a Lucerna, se aveva evitato di protestare per la grande fioritura di una pubblicistica antiromana, esponendolo alle critiche del cardinale segretario di Stato Luigi Lambruschini, sul richiamo dei Gesuiti espresse più di una riserva. I fatti gli diedero ragione perché fu proprio l'intempestiva decisione di Lucerna, sostenuta caldamente da Roma, a provocare quella ripresa dell'agitazione popolare che sfociò, tra la fine del 1844 e l'inizio dell'anno seguente, negli attacchi dei corpi franchi a Lucerna che culminò 19 luglio 1845 con l'assassinio del gran consigliere lucernese Josef Leu[2]. Timoroso per la propria incolumità il nunzio già dal febbraio aveva chiesto di essere richiamato: gli ultimi, tragici eventi lo indussero a rinnovare la domanda.
Fu richiamato a Roma e nominato segretario della congregazione del Consiglio tridentino il 30 agosto 1845, carica che ricoprì sino al 1852. Nel 1849 era stato nominato commissario straordinario nella legazione in Umbria.
Cardinalato
Papa Pio IV lo creò cardinale nel concistoro del 15 marzo 1852. Tre giorni dopo ricevette il cappello rosso e il titolo presbiterale di sant'Agnese fuori le Mura. Nel 1853 fu nominato abate commendatario perpetuo e ordinario del monastero dei santi Benedetto e Scolastica di Subiaco e diresse la prefettura della congregazione dell'Indice. Il 28 settembre 1860 fu promosso all'ordine dei vescovi e alla sede suburbicaria di Sabina, pur conservando il precedente titolo in commendam. Come prefetto della congregazione dell'Indice, rifiutò di condannare un libro sfavorevole ai poteri temporali del papa e anche alcune tesi teologiche dell'Università di Lovanio, creando forti contrasti con il pontefice e il segretario di stato Giacomo Antonelli. I gesuiti però ottennero dal papa che le tesi lovaniensi fossero sottoposte anche al Sant'Uffizio. D'Andrea vide in questa decisione la fine dell'autonomia della congregazione affidatagli e il 23 luglio 1861 rassegnò le dimissioni accolte dal Papa il 31 luglio seguente.
Il 16 giugno 1864 partì improvvisamente per Napoli, dopo che più volte l'anno prima gli era stato rifiutato il permesso di lasciare Roma, dove come vescovo suburbicario era obbligato a risiedere, gesto interpretato come una sfida dalla Santa Sede. Dopo qualche mese di vita ritirata, iniziò a comparire in cerimonie ufficiali, era entrato in rapporti col prefetto Gualterio e aveva reso visita al principe Umberto che gliela aveva ricambiata. Fallita la mediazione di alcuni uomini sinceramente preoccupati dei guasti che una rottura avrebbe prodotto nella Chiesa, tra questi i cardinali Carlo Luigi Morichini e Cosimo Corsi, si innestarono una serie di ritorsioni da parte della Santa Sede.
Si diffuse la voce di una prossima candidatura del d'Andrea al Parlamento nazionale, il 12 giugno 1866 gli fu proibito da un mandato apostolico di esercitare la sua giurisdizione sulla sua sede suburbicaria e sull'abbazia di Subiaco. Ai più attenti tra i liberali non sfuggiva che la conversione all'idea nazionale del cardinale era stata troppo rapida per essere sincera e l'osservatore Luigi Carlo Farini riferiva a Cavour che vedeva nelle proposte operative fattegli dal d'Andrea artifizi di preti a danno di preti... invidie e ambizioni in lotta.[3]
Il 29 settembre 1867 il prelato fu sospeso dal Papa dai privilegi e dalle insegne del cardinalato. D'Andrea presentò la sua ritrattazione a Pio IV il 26 dicembre di quell'anno, che gli fece ottenere la restituzione del cardinalato il 14 gennaio 1868.
Morte
Morì il 14 maggio 1868 a Roma. La salma fu esposta nella chiesa parrocchiale romana di san Giovanni dei Fiorentini e come da sue volontà sepolto nella chiesa del suo titolo.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Marcantonio Colonna juniore
- Cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, B.
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Cardinale Luigi Lambruschini, B.
- Cardinale Girolamo d'Andrea
Successione degli incarichi
Predecessore: | Sede titolare di Melitene | Successore: | |
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Gabriele Maria Gravina, O.S.B. | 12 luglio 1841-15 marzo 1852 | Francesco Saverio de Mérode |
Predecessore: | Nunzio apostolico in Svizzera | Successore: | |
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Tommaso Pasquale Gizzi | 30 luglio 1841-30 agosto 1845 | Alessandro Macioti |
Predecessore: | Segretario della Congregazione del Concilio | Successore: | |
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Giuseppe Antonio Sala | 30 agosto 1845-18 marzo 1852 | Angelo Quaglia |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Sant'Agnese fuori le mura | Successore: | |
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Hugues-Robert-Jean-Charles de La Tour d'Auvergne-Lauraquais | 4 luglio 1853-14 maggio 1868 Titolo presbiterale in commendam dal 28 settembre 1860 |
Lorenzo Barili |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione dell'Indice | Successore: | |
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Giacomo Luigi Brignole | 4 luglio 1853-31 luglio 1861 | Ludovico Altieri |
Predecessore: | Abate commendatario di Subiaco | Successore: | |
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Papa Pio IX | 1853 - giugno 1866 | Sede vacante |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Gabriele Ferretti | 28 settembre 1860-14 maggio 1868 | Karl August von Reisach |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Vescovi di Melitene
- Nunzi apostolici per la Svizzera
- Segretari della Sacra Congregazione del concilio
- Cardinali presbiteri di Sant'Agnese fuori le mura
- Prefetti della Congregazione dell'Indice
- Abati commendatari di Subiaco
- Cardinali vescovi di Sabina-Poggio Mirteto
- Presbiteri ordinati nel 1835
- Presbiteri italiani del XIX secolo
- Italiani del XIX secolo
- Presbiteri del XIX secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1841
- Vescovi italiani del XIX secolo
- Vescovi del XIX secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Luigi Lambruschini
- Italiani
- Arcivescovi per nome
- Concistoro 15 marzo 1852
- Cardinali italiani del XIX secolo
- Cardinali del XIX secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Pio IX
- Biografie
- Cardinali italiani
- Arcivescovi italiani
- Nati nel 1812
- Nati il 12 aprile
- Nati nel XIX secolo
- Morti nel 1868
- Morti il 14 maggio