San Massimo il Confessore
San Massimo il Confessore Monaco | |
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Santo | |
Padre della Chiesa | |
Età alla morte | circa 83 anni |
Nascita | Palestina 579 o 580 |
Morte | Lazica 13 agosto 662 |
Venerato da | Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 13 agosto |
Altre ricorrenze | 21 gennaio per la Chiesa ortodossa |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 13 agosto, n. 5:
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San Massimo il Confessore (Palestina, 579 o 580; † Lazica, 13 agosto 662) è stato un abate e teologo bizantino, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa che lo ricordano rispettivamente il 13 agosto e il 21 gennaio. Egli è chiamato il Confessore perché ebbe tagliate la mano destra e la lingua come condanna per aver rifiutato il monotelismo.
Biografia
Dopo aver ricevuto un'ottima formazione letteraria e filosofica, compì in breve tempo una brillante carriera politica fino a raggiungere l'alta carica di segretario dell'imperatore.
Nel 630 abbandonò l'incarico e divenne monaco entrando nel monastero di Crisopoli, l'attuale Scutari.
Nel 645 è attivo a Cartagine, impegnato a combattere le eresie che allora laceravano la Chiesa; in particolare contrasta l'eresia cristologica del monotelismo, secondo cui, anche se in Cristo ci sono due nature, Egli è dotato di una sola volontà, quella divina. Per ottenere la condanna di questa eresia si impegnò in particolare in alcuni concili africani (Concilio di Cartagine (646), Concilio di Mauritania (646), Concilio di Bizacena (646)) e prese parte al Concilio Lateranense (649) che si concluse con la condanna sia del monotelismo, sia dei vescovi e dei patriarchi che l'avevano sostenuto.
L'imperatore cercò con ogni mezzo di far mutare la sentenza del Concilio e risultando vani tutti i tentativi, fece tagliare la lingua e la mano di Massimo, in segno di spregio. Questa mutilazione rese assai penoso l'ultimo periodo della sua vita, che si concluse il 13 agosto 662.
Opere
Numerose sono le opere di Massimo, di cui 11 contro il monofisismo e 23 conttro il monotelismo. Compose anche commenti a Dionigi l'Areopagita e a Gregorio Nazianzeno.
Le sue opere più importanti sono :
- Liber asceticus , libro ascetico
- 500 Capita Theologica, Cinquecento sentente teologiche
- Capita gnostica, Sentenze gnostiche
- Ambigua, Teorie ambigue
La sue opere intendono principalmente chiarire la cristologia e la cosmologia, ed hanno uno spiccato taglio speculativo.
Pensiero
Massimo fu un grandissimo esponente della filosofia cristiana di indirizzo neoplatonico. Il suo pensiero, infatti, si snoda seguendo l'impostazione neoplatonica dell' exitus e del reditus e si rivela estremamente penetrante nella trattazione dei temi dottrinari tipici del suo tempo.
Si caratterizza per la sottile ed ardita speculazione, tipica dei teologi bizantini, e per il suo costante riferimento alla realtà storica ed all'unità della Chiesa.
Temi fondamentali del suo pensiero sono :
- la cristologia
- la dottrina antropologica
- la dottrina su Dio
La cristologia
Il tema centrale del pensiero di Massimo è Cristo, di cui ha profondamente meditato i misteri per difenderne l'integrità della natura umana.
Il suo apporto in campo cristologico è stato decisivo, soprattutto per quanto riguarda la volontà umana di Cristo, per combattere quella forma moderata di monofisismo che è il monotelismo. Massimo afferma che questa eresia non salvaguarda in alcun modo l'integrità della natura umana di Cristo, che dell'uomo ha assunto tutto, tranne il peccato.
Essendo in possesso di due nature, Cristo era necessariamente dotato di due volontà, una divina ed una umana.
Nella volontà umana distingue due forme :
- una naturale, Thelema physikon, un volere spontaneo sempre orientato naturalmente al bene
- una razionale,Thelema gnomikon, che esige deliberazione e ha come punto di partenza l'ignoranza
Di questi due tipi di volontà attribuisce a Cristo soltanto la prima perché Egli non era soggetto a nessuna ignoranza. Per questo motivo poté conformare la sua volontà a quella del Padre e operare la riunione degli uomini e di tutto il cosmo con Lui.
Cristo è dunque causa di salvezza e ideale di santificazione, per cui l'imitazione di Cristo diventa la via maestra della vita cristiana. Cristo ha rivelato Dio, unità nella Trinità. L'uomo aspira per "natura" a Dio, ma è la sua unione "soprannaturale" con Cristo nel battesimo a renderlo capace di realizzare liberamente questa aspirazione, combattendo il peccato e praticando le virtù.
La dottrina antropologica
Massimo assegna all'uomo, che definisce copula mundi, grande pontefice del cosmo, un ruolo centrale.
Nell'elaborare la sua dottrina antropologica, utilizza lo schema platonico delle triadi, basandola su:
- ghenesis, la genesi
- kinesis, il cambiamento
- stasis, la quiete
Per raggiungere la perfetta realizzazione di se stesso , la stasis, l'uomo ha bisogno di un lungo processo di purificazione.
Per spiegare l'esistenza dell'individuo si serve dei termini : einai, essere, eu einai, benessere e aei einai eternità.
L'uomo è nella visione antropologica di Massimo, una creatura che nel momento della genesi non ha ancora raggiunto il benessere, ma gode del singolare privilegio di poterlo conseguire insieme all'eternità; tale privilegio è affidato al suo libero arbitrio sebbene l'eternità mantenga sempre il carattere di dono da parte di Dio.
L'uomo realizza pienamente se stesso nella collaborazione spirituale ad un movimento naturale, e nella presa di coscienza dell'orientamento di tale movimento. Fondamentale è dunque l'esercizio del libero arbitrio, perché il benessere è opera dell'uomo, nella misura in cui opera secondo quanto disposto da Dio. La scelta del bene è opera dell'uomo, ma il conseguimento effettivo del benessere è opera della grazia di Dio. Traguardo finale della vita umana è la contemplazione di Dio che si può raggiungere soltanto con l'aiuto della grazia.
La dottrina su Dio
La dottrina su Dio presenta una sostanziale consonanza con quella del suo maestro, Dionigi l'Areopagita. Anche per lui, infatti, Dio è talmente immanente nel mondo da diventare "trasparente" agli occhi dell'intelligenza umana; quindi, rende impossibile ogni concettualizzazione della sua essenza. Quando l'uomo considera la natura dell'universo e la sua bellezza, riesce a risalire al suo creatore, ma non a conoscerne l'essenza e il suo essere, come sono, perché questo è impossibile.
Dio è per Massimo un soffio che passa attraverso il cosmo. Trasfonde tutto se stesso in tutti, ma non si confonde con il creato. L'essenza di Dio non si identifica con la realtà, ma la rende vitale. Nessuno, afferma nei suoi scritti[2], sarà mai in grado di spiegare in quale modo Dio sia immanente nella totalità delle cose, senza essere diviso nella varietà infinita delle cose diverse, senza ridurre ad una totalità unificante le divergenze degli esseri, e restare tutto in tutti.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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