Catacomba Maggiore (Roma)
Catacomba Maggiore | |
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Ambito romano, Donna velata orante con bambino (primo quarto del IV secolo), affresco | |
Nome antico | Coemeterium Maius |
Collocazione storica | Impero romano |
Civiltà | Cristiana |
Oggetto generico | Area funeraria |
Oggetto specifico | Catacomba |
Scopritore | Antonio Bosio |
Data scoperta | 1601 |
Datazione | III - V secolo |
Inizio della costruzione | III secolo, metà |
Completamento | V secolo, prima metà |
Preesistenze | Villa rurale romana |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Diocesi di Roma Vicariatus Urbis |
Dimensioni | |
Superficie | 44.000 m2 |
Primi scavi | |
Datazione scavi | 1873 - XX secolo, metà |
Archeologi | Pietro Crostarosa |
Archeologi | Mariano Armellini |
Archeologi | Umberto Maria Fasola |
Amministrazione | |
Ente | Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |
Indirizzo | Via Asmara, 6 - Roma (RM) |
Telefono | +39 06 4465610 |
Fax | +39 06 4467625 |
Posta elettronica | pcas@arcsacra.va |
Sito web | sito web ufficiale |
Note | |
Visita a richiesta | |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Catacomba Maggiore o Coemeterium Maius è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, lungo la via Nomentana, nel moderno quartiere Trieste, a meno di 400 metri dalla Basilica di Sant'Agnese.
Toponimo
La prima menzione della catacomba è nel Martirologio geronimiano, risalente alla metà del V secolo, dove alla data del 16 settembre vengono ricordati i martiri sepolti in cimiterio maiore sulla via Nomentana.
Il nome deriva probabilmente dal fatto che era la catacomba di maggior estensione (44.000 mq) della via Nomentana. La denominazione viene, comunque, confermata da un'iscrizione dell'inizio del V secolo, edita in parte dal De Rossi, nella quale si legge:
« | IN CIMITERU MAIORE » |
Con questo nome compare anche negli itinerari per pellegrini dell'Alto medioevo.
Martiri deposti nella catacomba
L'iscrizione, già menzionata, fu rinvenuta, mutila nella sua parte destra, alla fine dell'Ottocento, durante la demolizione della Chiesa di San Salvatore de pede pontis, presso l’isola Tiberina: essa ricordava quattro martiri deposti nel Cimitero maggiore: Vittore, Felice, Emerenziana ed Alessandro. Alcuni decenni dopo, duranti gli scavi della catacomba, fu trovata anche la parte mancante della lapide, che recava il nome di un quinto martire: Papia.
Mentre nel Martirologio geronimiano, alla data del 16 settembre, vengono menzionati sei martiri sepolti nel cimitero maggiore:
- Vittore, Felice ed Alessandro, dei quali non si hanno notizie sulla vita ed il martirio, benché siano ricordati una seconda volta alla data del 20 aprile.
- Emerenziana, considerata "sorella di latte" di sant'Agnese, viene ricordata anche alla data del 23 gennaio, della quale si racconta che venne lapidata presso la tomba di sant'Agnese e sepolta nel cimitero vicino a quello di Agnese, ossia questo. Attualmente le sue reliquie si trovano nella basilica di Sant'Agnese fuori le mura.
- Papia e Mauro, due soldati romani, convertitisi al cristianesimo e per questo condannati al martirio.
Inoltre, durante gli scavi condotti dal Fasola è stata trovata una transenna marmorea, dove è riportata un'iscrizione votiva che si riferisce ai seguenti martiri:
« | (Alexa)NDRO VICTO(ri Maur)O PAPIE ET FELICI. » |
Storia
La catacomba risale alla metà del III secolo: inizialmente erano due nuclei cimiteriali separati che poi, estendendosi, si unificarono.
Rilievi eseguiti nel sopra terra hanno portato alla scoperta di una villa rurale romana che, al momento del suo abbandono, fu trasformata per scopi funerari, prima con sepolture subdiali, ed in seguito, nel III secolo, con lo scavo del cimitero ipogeo. Alla fine del secolo le due sezioni della catacomba furono unificate, dando origine alla più grande area funeraria paleocristiana, che rimase in uso fino alla prima metà del V secolo. Gli itinerari altomedievali del VII secolo ci informano dell'esistenza di una basilica nel sopra terra, dedicata a sant'Emerenziana: di questo edificio non rimane però alcuna traccia.
La catacomba maggiore fu individuata per la prima volta nel 1493 dai monaci agostiniani della Basilica di Santa Maria del Popolo, ai quali apparteneva fino al 1870 il terreno in cui si trovava il cimitero: questo fu constatato da Orazio Marucchi, che trovò su di un arcosolio un'iscrizione a carbone:
« | Corpora quae cernis sanctorum Intacta virorum, barbarica quondam sunt lacerata manu. Fratres de populo hic fuerunt. » |
Il 7 agosto 1601 Antonio Bosio riuscì a penetrare nel cimitero, come descritto nella sua opera postuma Roma sotterranea, confondendolo però con la vicina catacomba di Sant'Agnese, cui era collegata tramite un antico arenario.
Nel XVIII secolo, come molte altre catacombe romane, il cimitero maggiore subì i danni provocati dai trafugatori di reliquie. I primi studi scientifici sul cimitero furono condotti a partire 1873 da mons. Pietro Crostarosa; altri scavi sistematici furono eseguiti da Umberto Maria Fasola alla metà del XX secolo.
Descrizione
La catacomba si sviluppa su due livelli con una fitta ramificazione delle gallerie, tra cui una delle più lunghe di tutta Roma, quasi 200 metri.
Nel cimitero, a sinistra dell'ingresso, si trova una cripta absidata - descritta anche negli itinerari altomedievali - dedicata ai santi Vittore ed Alessandro, che fu ritrovata nel 1876 da Mariano Armellini e Orazio Marucchi, che però la scambiarono erroneamente per il luogo di sepoltura di sant'Emerenziana. Qui sono conservati diversi frammenti di dipinti murali ad affresco, dei quali i più antichi risalgono alla prima metà del IV secolo, con le figure dei martiri deposti nella catacomba. L'ambiente, diviso in due da un arco, presenta volte a crociera, colonne con capitelli, un lucernario e, scolpita nel tufo, una cattedra con una mensa oliorum per le lucerne accese in onore dei martiri.
Questa cattedra non è l'unica presente nel nostro cimitero. Infatti ne sono state trovate altre sette, tutte localizzate in un'area della catacomba, detta per questo regione delle cattedre, risalente alla prima metà del IV secolo: queste, assieme alla mensa per gli oli, avevano una funzione simbolica ed erano legate al rito del refrigerium:[1] in occasione della ricorrenza di un defunto o di feste legate al culto dei morti, era consuetudine per la famiglia riunirsi attorno al sepolcro del proprio congiunto per banchettare e cospargere di vino o latte la sua tomba o addirittura, attraverso dei piccoli fori, introdurre liquidi o alimenti solidi al suo interno in modo che cospargessero la salma.
Nella regione delle cattedre è stato scoperto un sarcofago romano della prima metà del III secolo riutilizzato dai cristiani, perfettamente integro: esso riporta scene di caccia, con tracce di pittura; sul coperto, anch’esso finemente scolpito, è riportato il nome del cristiano che aveva riutilizzato il sarcofago, un tale Aurelius Tabula di 24 anni.
Nella catacomba sono presenti molti dipinti murali ad affresco, raffiguranti episodi biblici e scene di vita cristiana, tra i quali si ricordano:
- Adamo ed Eva;
- Tre giovani ebrei nella fornace ardente;
- Daniele nella fossa dei leoni;
- Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia;
- Visita dei Magi da Erode il Grande;
- Buon pastore.
- Donna velata orante con bambino (primo quarto del IV secolo): la figura femminile, nell'atto della preghiera, riccamente abbigliata con un'ampia dalmatica, una collana di perle e orecchini e un bambino sul grembo; ai lati, due cristogrammi: alcuni studiosi ritengono che questa immagine sia la raffigurazione della defunta, mentre altri vi riconoscono la Madonna con Gesù Bambino.
- Scena di prostrazio (fine III secolo), nella quale si vedono due defunti (i coniugi sepolti nell'arcosolio) che adorano una figura femminile in dalmatica talare, forse sant'Emerenziana.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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