Catacomba di San Sebastiano (Roma)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
(Reindirizzamento da Catacombe di San Sebastiano (Roma))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
1leftarrow.png Voce principale: Catacombe di Roma.
Catacomba di San Sebastiano

Roma Cat.S.Sebastiano.jpg

Catacombe di San Sebastiano
Nome antico "ad Catacumbas"
Collocazione storica Impero romano
Civiltà Cristiana
Oggetto generico Area funeraria
Oggetto specifico Catacomba
Dedicazione San Sebastiano
Datazione II secolo
Inizio della costruzione II secolo
Completamento IV secolo
Preesistenze Cava di pozzolana e necropoli romana
Materiali tufo
Localizzazione
Stato bandiera Italia
Regione

bandiera Lazio


Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariatus Urbis
Amministrazione
Ente Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Responsabile fr. Stefano Tamburo, OFM
Indirizzo Via Appia Antica, 136
00179 Roma (RM)
Telefono +39 06 7850350
Fax +39 06 7843745
Posta elettronica info@catacombe.org
Sito web sito web ufficiale
Sito web 2 [1]
Coordinate geografiche
41°51′21″N 12°30′57″E / 41.855732, 12.515765 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Catacomba di San Sebastiano (Roma)

La Catacomba di San Sebastiano è un'area funeraria cristiana, situata a Roma, al terzo miglio della via Appia, nel moderno quartiere Ardeatino. È l'unico complesso cimiteriale cristiano rimasto accessibile e continuamente frequentato fino ad oggi. A ciò si deve la sua ricca stratificazione storica e la sua notorietà, ma anche la cattiva conservazione della parte più antica.

Toponimo

Ad catacumbas

Nel corso del tempo san Sebastiano, uno dei martiri qui sepolti, ha finito col dare il nome al cimitero, che invece in origine era chiamato ad catacumbas, termine tardo-latino derivato da un'espressione greca di due parole: κατά, katá e κύμβας, kýmbas, che letteralmente significa presso le cavità.

In effetti ancora oggi, lungo la via Appia Antica, nei pressi del cimitero, è possibile riscontrare un forte avvallamento del terreno, la cui depressione corre da est ad ovest. Qui, infatti, nel I secolo esisteva una cava di pozzolana (oggi situata ad una decina di metri sotto il pavimento dell'attuale Basilica di San Sebastiano fuori le Mura), le cui gallerie vennero poi utilizzate per un sepolcreto romano.

Il termine catacumbas, attraverso un processo di estensione ed identificazione, finì ad indicare direttamente i cimiteri sotterranei cristiani, che furono semplicemente chiamati catacombe.

Memoria Apostolorum

La catacomba venne chiamata di san Sebastiano solo a partire dal IX secolo, mentre in precedenza era denominata in Memoria Apostolorum (dalla metà del III secolo), toponimo legato alla presenza, per un certo periodo, delle sepolture degli apostoli san Pietro e san Paolo.

La Depositio martyrum (metà del IV secolo), alla data del 29 giugno, parla infatti della ricorrenza di Pietro in catacumbas e di Paolo sulla via Ostiense. Il Martirologio geronimiano (V secolo) ricorda, alla stessa data, la ricorrenza di Pietro in Vaticano, di Paolo sull'Ostiense e utrumque in catacumbas, Tusco et Basso consulibus (all'epoca dei consoli Tusco e Basso, cioè nel 258).

Martiri deposti nella catacomba

Nel cimitero sulla via Appia, le fonti antiche documentano la presenza di tre martiri:

  • San Sebastiano, del quale la Depositio martyrum ricorda la sua morte e la sua sepoltura il 20 gennaio in catacumbas. Di lui si conosce ben poco: sant'Ambrogio (fine IV secolo) dice che era originario di Milano e che subì il martirio a Roma durante la persecuzione di Diocleziano; la passio del V secolo dice che era un soldato originario di Narbona nella Gallia, nato da famiglia milanese, morto a Roma sotto Diocleziano. Le sue reliquie rimasero nella catacomba fino al IX secolo, furono poi trasferite dentro le mura della città, ed oggi sono nuovamente conservate sulla via Appia, nella cappella di San Sebastiano nella basilica soprastante il cimitero.
  • San Quirino di Tivoli, vescovo di Siscia in Pannonia, le cui spoglie furono traslate a Roma da pellegrini di quella regione tra la fine del IV e l'inizio del V secolo.
  • Sant'Eutichio di Roma, del quale non si conosce nulla, se non il sito della sua tomba, scoperta durante gli scavi archeologici del secolo scorso in una zona franosa della catacomba; inoltre, di lui abbiamo il carme damasiano oggi esposto all'entrata della basilica.

I tre martiri sono citati in un catalogo del VII secolo, chiamato Notula oleorum, mentre gli itinerari per pellegrini dell'Alto Medioevo non citano Eutichio, poiché la sua sepoltura era difficilmente da raggiungibile.

Storia

In origine la zona era una cava di pozzolana, abbandonata alla fine dell'età repubblicana, che fu utilizzata dai romani come sepolcreto fino all'epoca di Traiano (98 - 117) o poco più tardi, databile con sicurezza grazie ad iscrizioni ritrovate ancora in situ: a nord una doppia linea di colombari, databili tra l'età giulio-claudia e l'inizio del II secolo; ad ovest di questi, almeno due edifici residenziali con notevoli decorazioni pittoriche parietali, la cosiddetta "villa piccola", edificio del III secolo; a sud-est, la "villa grande" costruita nella prima metà del II secolo.

Piazzuola con i prospetti dei tre ipogei

In seguito al crollo dell'arenario, nella zona sud-est ad esso adiacente si creò una cavità aperta (cosiddetta piazzuola) in cui vennero ad affacciarsi i prospetti in laterizio dei tre notevoli ipogei di Clodius Hermes, degli Innocentiores e dell’Ascia.

In un secondo tempo (metà del III secolo), la piazzola fu totalmente colmata, e sostituita da tre monumenti:

  • la cosiddetta triclia, un cortile all'aperto con loggiati, destinato alla celebrazione del culto degli apostoli san Pietro e san Paolo;[1]
  • un'edicola, rivestita di marmo, che gli studiosi ritengono il luogo di conservazione delle reliquie dei due apostoli nel periodo in cui esse furono traslate ad catacumbas;
  • un ambiente coperto con pozzo per attingere acqua.

Infine, all'inizio del IV secolo, tutto fu interrato sotto le fondazioni della grande basilica costantiniana, alla quale si andarono affiancando numerosi mausolei tardo antichi.

Durante il Medioevo, la catacomba di San Sebastiano fu l'unico complesso cimiteriale cristiano rimasto accessibile e costantemente visitato dai pellegrini e devoti.

Nel XVI secolo la catacomba fu frequentata sia da san Filippo Neri, che vi si recava per pregare, sia da Antonio Bosio che ne esplorò le gallerie, ma la confuse con quella di Callisto.

Il cardinale Scipione Borghese, tra il 1609 ed 1612, fece costruire l'attuale Basilica di San Sebastiano utilizzando solo la navata centrale dell'edificio costantiniano, che era assai più ampio.

Grazie agli scavi condotti alla fine dell'Ottocento e durante il Novecento si è potuti ricostruire la storia topografica ed architettonica della zona in cui si trovano le catacombe, che consta di tre livelli di gallerie.

Descrizione

Nella navata destra della basilica primitiva, ricostruita nel 1933 su resti antichi, sono visibili a sinistra le arcate di comunicazione con la nave mediana della chiesa attuale, murate nel XIII secolo, e l'esterno dell'abside della Cappella delle Reliquie. Vi sono raccolti sarcofagi interi e frammentari (per lo più del IV secolo) ritrovati negli scavi.

Per una scala si scende nelle gallerie dove sono vari cubicoli, disposti su quattro livelli dei quali il primo è quasi completamente distrutto.

Cripta di san Sebastiano

Prossima all'angolo sud-est della navata è la Cripta di san Sebastiano, ove era deposto il corpo del martire, costruita nel IV secolo e più volte rimaneggiata tra il Medioevo ed il XVII secolo: nell'ambiente sono visibili:

  • Altare a mensa sul luogo dell'antico (restano alcune tracce del basamento);
  • Busto di san Sebastiano attribuito al Gian Lorenzo Bernini.

Piazzuola

Sulla piazzuola si aprono tre sepolcri, successivamente obliterati dalla triclia. Si tratta di un complesso funerario realizzato unitariamente verso la fine dell'età adrianea, o subito dopo (125 - 140 d.C.): questo è certamente romano, ma dove a partire dalla prima metà del III secolo furono sepolti anche dei cristiani.

Sepolcro degli Innocentiores
  • Il primo sepolcro a destra, appartenente a Marcus Clodius Hermes, come si ricava dall'iscrizione ancora in situ, presenta in esterno una notevole facciata in laterizio ed una decorazione con dipinti (Banchetti funebri; Moltiplicazione dei pani e dei pesci; Miracolo dell'indemoniato di Gerasa). All'interno si trova un cubicolo con nicchie per incinerati e loculi di inumati. La ricca decorazione (Vaso trasparente con frutta; Pappagallo ed altri uccelli; Testa di Medusa, sul soffitto) appartiene alla prima fase del sepolcro. L'ambiente che segue ha invece ricevuto, nella prima metà del III secolo, una seconda decorazione pittorica: particolarmente importante, sulla volta, la raffigurazione entro un medaglione ottagonale di un personaggio davanti ad una folla, che alcuni studiosi identificano con Gesù Cristo, mentre altri con il defunto eroizzato.
  • Il secondo sepolcro, detto degli Innocentiores in quanto proprietà di un collegio funerario, presenta un'abside a conchiglia, al centro della quale è rappresentato un pavone, simbolo d'immortalità; in alcuni vani sono iscrizioni greche nei caratteri, ma scritte in latino, e un graffito in greco, dove si legge:
  • Il terzo sepolcro, detto dell'Ascia, dallo strumento raffigurato all'esterno, è costituito da una cella decorata con tralci di vite nascenti da kantharoi posti su finti pilastri.
Lastra con Ancora, pesce e monogramma di Cristo

Sulle pareti di tufo che delimitavano gli altri lati della piazzuola si trovavano numerosi loculi romani, anche se, nell'ultimo periodo di vita del sito ci fu la presenza di tombe cristiane, in quanto sono state rinvenute rappresentazioni tipicamente cristiane, quali l'ancora, il pesce e il monogramma di Cristo.

Triclia

Dalla piazzola si sale ad un ambiente, posto circa a metà della basilica e tagliato in alto dalla costruzione della stessa: la Memoria apostolorum (cosiddetta triclia), che poté rimanere in parte accessibile anche dopo l'edificazione della chiesa, costituisce il centro cultuale intorno al cui si articola tutto il complesso. Si tratta in sostanza di un cortile trapezoidale (m 23 x 18), pavimentato in mattoni, chiuso da portici a pilastri sui lati settentrionale ed orientale. Esso è compreso tra la "villa grande" ad ovest e una fila di colombari a nord. Il lato est del cortile era occupato in origine da una sala a volta, appartenente alla villa, della quale resta solo un breve tratto a nord. Ad esso si addossa una struttura a nicchi, nella quale si deve riconoscere il centro del culto.

Le pareti intonacate di rosso dei porticati sono ricoperte da più di 600 graffiti di devoti con invocazioni a san Pietro e san Paolo.[2] È evidente che qui si svolgevano riunioni e si celebravano banchetti funebri in onore dei due apostoli. La data di costruzione del complesso può essere determinata con sicurezza: uno dei graffiti sembra recare la data consolare del 260, mentre un altro, nella sottostante tomba degli Innocentiores, ricoperta al momento della costruzione dei triclia, è databile al 249: siamo in un periodo compresp tra queste due date.

Graffito con invocazione: Paule et Petre petite pro Victore

Dalla Triclia si passa, per un vano di disimpegno, nell'antico ambulacro, che gira intorno all'abside: qui è ordinata una raccolta di epigrafi e un plastico completo dei mausolei, della Triclia e della basilica costantiniana;

Platonia

Si scende poi nella Platonia,[3] ambiente della fine del IV secolo di forma irregolare, a sud-est dell'abside, che si credeva il luogo della sepoltura temporanea dei due apostoli e che, invece, come hanno provato gli scavi del 1892, era la tomba dove vennero deposte le reliquie del martire Quirino.

Cappella di Onorio III

A destra della Platonia, la cappella di Onorio III, adattata nel vestibolo del mausoleo, con interessanti dipinti murali ad affresco, databili al XIII secolo, raffiguranti:

Note
  1. La traslazione delle reliquie degli apostoli in San Sebastiano a metà del III secolo e la loro ricollocazione nei luoghi originari agli inizi del IV secolo è ancora una questione molto dibattuta tra gli studiosi: le spoglie dei due santi sarebbero state trasportate attorno al 256 in questo luogo per evitare che venissero disperse durante le persecuzioni di Valeriano e poi riportate al Vaticano e all'Ostiense in un periodo più favorevole. Rimangono però dei dubbi a proposito: il culto dei due martiri nella zona è senza dubbio presente, la loro venerazione molto forte, ma non è sicura la presenza materiale delle spoglie dei martiri.
  2. Alcuni di questi graffiti sono particolarmente interessanti e suggestivi, come quello di un pellegrino che attorno al III secolo scrisse: Paule et Petre petite pro Victore.
  3. Platonia è un termine che deriva da "platoma", una lastra marmorea sulla quale papa Damaso I fece incidere il suo carme in onore degli apostoli san Pietro e san Paolo, ma questa non si trovava qui, bensì in un'altra parte del sito archeologico.
  4. Con il marcatore blu si identificano le catacombe ebraiche, con quello rosso le deposizioni comunitarie e con quello verde le deposizioni singole o famigliari. Cliccando col mouse sui marcatori si apre la pagina corrispondente.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
Firma documento.png

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 10 maggio 2020 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.