Galeazzo Marescotti (Vignanello, 1º ottobre 1627; † Roma, 3 luglio 1726) è stato un nunzio apostolico, cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Vignanello (Diocesi di Civita Castellana, Viterbo) il 1º ottobre 1627 da Sforza Vicino, quarto conte di Vignanello e da Vittoria figlia del patrizio romano Orazio Ruspoli. La sorella del padre Clarice, in religione Giacinta, fu canonizzata da Pio VII nel 1807.
Come cadetto fu avviato alla carriera curiale ottenuto un dottorato in utroque iure. Ricevette la tonsura con gli ordini minori il 6 giugno 1653. Con l'elezione di papa Alessandro VII la carriera del prelato ebbe una forte accelerazione. Nel 1655 divenne referendario delle Segnature di grazia e giustizia e nel 1661 governatore della delegazione apostolica di Ascoli. Nel 1662 fu Ordinato presbitero dopo che era entrato a far parte della Camera apostolica. Il primo incarico di rilievo fu la delicata missione del 1664 come inquisitore a Malta. Tornato a Roma, il Marescotti ricevette nel 1666 la nomina arcivescovile e fu assessore del Sant'Uffizio.
Nel 1668 fu nominato arcivescovo titolare di Corinto da papa Clemente IX. Fu consacrato il 4 marzo seguente, nella chiesa romanda dei santi Sisto e Domenico, dal cardinal Pietro Vidoni, assistito da mons. Giacomo de Angelis, allora arcivescovo di Urbino e da mons. Carlo de' Vecchi (Ch), arcivescovo titolare di Atene. Nominato assistente al Soglio pontificio, lo stesso anno fu inviato come nunzio straordinario a Vienna per recare le fascie al neonato, nel frattempo già morto, dell'arciduca Ferdinand Wenzel e per sondare le intenzioni di pace dell'imperatore nel conflitto che opponeva la Francia alla Spagna.
Dopo Vienna ebbe la nunziatura stabile in Polonia, dove il Marescotti risiedette dal 1668 al 1670, quando fu nominato, il 13 agosto, nunzio apostolico in Spagna. Della missione in Polonia il Marescotto redasse, come aveva già fatto per la sua precedente missione a Malta, una relazione scritta La Relazione della nunziatura di Polonia fatta dal sudetto monsignor Marescotti negli anni 1668, 1669 e 1670, pensata come supporto ai suoi successori.
Rientrato a Roma, dopo breve soggiorno a Vignanello, si imbarcò da Civitavecchia per la Spagna. A Madrid trovò una situazione delicata, con la regina Maria Anna d'Austria che, affiancata da una Giunta di governo, esercitava la reggenza per il giovane re Carlo II, giunto al trono all'età di quattro anni. Rimase a Madrid sino alla nomina cardinalizia.
Papa Clemente X lo creò cardinale nel concistoro del 27 maggio 1675. Ricevette il titolo di cardinale presbitero di san Bernardo alle Terme, successivamente traslato nella sede dei santi Quirico e Giulitta nel 1681, poi a santa Prassede nel 1700 e infine a san Lorenzo in Lucina nel 1708. Dal 1676 al maggio 1680 fu governatore pontificio a Ferrara.[1] In quell'anno partecipò al lungo conclave conclusosi con l'elezione di Innocenzo XI.
Nel 1679 fu chiamato alla guida della diocesi di Tivoli con il titolo personale di arcivescovo. Curò la diocesi con grande dedizione, promuovendo un sinodo attraverso il quale adottò una serie di riforme, volte in particolare a contenere l'indisciplina del clero locale. Resse la sede sino al 1684. Rimase comunque molto legato alla diocesi, fondandovi a sue spese, nel 1705, un monastero per le monache francescane di Santa Elisabetta.
Nel 1687 ricoprì la carica di camerlengo del Collegio dei cardinali. Nel 1689 partecipò al Conclave del 1689 che innalzò al soglio pontificio Alessandro VIII e al Conclave del 1691, chiusosi con la scelta di Innocenzo XII. Il suo prestigio crebbe, come testimoniano una serie di riconoscimenti: tra il 1692 e il 1695 fu prefetto della congregazione del Clero e pro-prefetto di quella del Concilio. Il 4 luglio 1698 fu nominato da Innocenzo XII procamerlengo nella delicata fase di passaggio tra la morte di Paluzzo Altieri, che aveva esercitato la carica per quasi trent'anni dandole una forte connotazione personale e l'austero Giovambattista Spinola iunior.
Nel 1702 si occupò delle missioni in Cina, con l'incarico, affidatogli da Clemente XI, di redigere un decreto sui «riti cinesi» introdotti in Cina dai gesuiti e che il vicario apostolico in Cina, mons. Charles Maigrot (Ch), M.E.P., aveva categoricamente proibito.
Il pontefice si avvalse della consulenza del Maidalchini anche in merito agli archivi del Vaticano, dove fu spesso visto accompagnare Clemente XI, che avrebbe inteso mettere ordine in quella immensa mole di documenti. Fu anche protettore della Congregazione benedettina cassinese dal 1692 e dal 1698 dell'Ordine domenicano.
Morte
Morì nel suo palazzo romano il 3 luglio 1726. I funerali si tennero due giorni dopo alla presenza del pontefice Benedetto XIII, nella chiesa del Gesù a Roma.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi
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Note |
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Bibliografia |
- Giuseppe Motta, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 70, 2008, online
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