Gloria (Bibbia)

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Tiziano Vecellio, Trinità in gloria (1551 - 1554 ca.), olio su tela; Madrid, Museo del Prado
1leftarrow.png Voce principale: Gloria.

Nella Bibbia il concetto di gloria viene specificandosi nel passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento: da un concetto di gloria inizialmente legato alla ricchezza si passa ad esprimere la gloria di Dio come la sua magnificenza legata alle sue grandi opere, per arrivare con Cristo alla manifestazione della stessa in Gesù, soprattutto nella sua risurrezione di Gesù.

Antico Testamento

Terminologia ebraica

Il termine dell'Antico Testamento che esprime il concetto di gloria è kabōd: tale termine implica l'idea di peso[1]. Il peso di un essere nell'esistenza definisce la sua importanza, il rispetto che ispira, la sua gloria. Per l'ebraico, a differenza del greco e delle lingue moderne, la storia non indica tanto la fama, quanto il valore reale, stimato dal suo peso.

kabōd, riferito a Dio, non ne indica quindi l'essenza, ma il modo di manifestarsi in tutto il suo splendore: è lui stesso che si da a conoscere in tutta la sua gloria. È significativa in tal senso la frequenza con cui kabōd accompagna termini che indicano il vedere (Es 16,7;33,18 ; Is 40,5 ) o l'apparire (Es 16,10 ; Dt 5,24 ; Is 60,1 ).

La gloria degli uomini e delle realtà umane

La gloria può provenire dalle ricchezze; in tal senso Abramo è detto "molto glorioso", perché possiede "bestiame, argento ed oro" (Gen 13,2 ).

La gloria designa pure l'alta posizione sociale occupata da una persona, e l'autorità che essa le conferisce; così Giuseppe dice ai suoi fratelli: "Raccontate al padre mio tutta la gloria che io ho in Egitto" (Gen 45,13 ). Nello stesso senso Giobbe, rovinato ed umiliato, può esclamare: "Egli mi ha spogliato della mia gloria!" (Gb 19,9;29,1-20 ).

Con la potenza (Is 8,7;16,14;17,3-4;21,16 ; Ger 48,18 ), la gloria implica la irradiazione; designa lo splendore della bellezza; così si parla della gloria delle vesti di Aronne (Es 28,2.40 ), della gloria del tempio (Ag 2,3.7.9 ) o di Gerusalemme (Is 62,2 ), della "gloria del Libano" (Is 35,1-2;60,13 ).

La gloria è, per eccellenza, l'appannaggio del re: con la sua ricchezza e la sua potenza essa dice lo splendore del suo regno (1Cr 29,28 ; 2Cr 17,5 ). Salomone riceve da Dio "ricchezza e gloria come nessuno tra i re" (1Re 3,9-14 ; cfr. 6,29). L'uomo, re nella creazione, è "coronato di gloria" da YHWH (Sal 8,6 ).

La fragilità della gloria umana

L'Antico Testamento ha indicato però chiaramente la fragilità della gloria umana: "Non temere quando l'uomo si arricchisce, quando cresce la gloria della sua casa. Alla morte non può portar via nulla, con lui non discende la sua gloria" (Sal 48,17-18 ).

La vera gloria è quella che nasce da valori morali e religiosi (Pr 3,35;20,3;29,23 ). L'obbedienza a Dio prevale su ogni gloria umana (Nm 22,17-18 ). Il fondamento solido della gloria si trova solo on Dio(Sal 61,6.8 ). Il sapiente che ha meditato sulla gloria effimera degli empi non vuole più altra gloria che in Dio: "Mi prenderai nella tua gloria" (Sal 72,24-25 ).

Questo atteggiamento sarà, nella sua perfezione, quello di Cristo. Quando Satana gli offrirà "tutti i regni del mondo con la loro gloria", Gesù risponderà: "Adorerai il Signore Dio tuo; a lui solo renderai culto" (Mt 4,8-10 ).

La "gloria di Dio"

Nell'Antico Testamento l'espressione "la gloria di Dio" designa Dio stesso in quanto si rivela nella sua maestà, nella sua potenza, nello splendore della sua santità, nel dinamismo del suo essere. La gloria di YHWH ha quindi carattere di manifestazione.

L'Antico Testamento conosce due tipi di manifestazioni della gloria divina:

I grandi atti di Dio

L'opera della creazione manifesta la gloria di Dio. "La gloria di YHWH riempie tutta la terra" (Nm 14,21 ); tra i fenomeni naturali l'uragano è uno dei più espressivi della gloria (Sal 28,3-9 ; cfr. Sal 96,1-6 ).

A livello storico, Dio manifesta la sua gloria con i suoi interventi meravigliosi, i suoi giudizi, i suoi "segni" (Nm 14,22 ). Il primo grande segno storico della gloria di Dio è il passaggio del Mar Rosso: "Gli Egiziani sapranno che io sono YHWH, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri" (Es 14,18 ); ugualmente la manna e le quaglie donate nel deserto: "Al mattino vedrete la gloria di YHWH" (Es 16,7 ). Il contesto è quello di Dio che viene in aiuto ai suoi; allora la gloria è quasi sinonimo di salvezza (Is 35,1-4;44,23 ; cfr. Is 40,5 ; Lc 3,6 ). Il Dio dell'alleanza pone la sua gloria nel salvare e nel risollevare il suo popolo; la sua gloria è la sua potenza al servizio del suo amore e della sua fedeltà: "Quando YHWH ricostruirà Sion, lo si vedrà nella sua gloria" (Sal 101,17 ; cfr. Ez 39,21-29 ).

Le apparizioni della "gloria di YHWH"

Il secondo tipo di manifestazioni della gloria divina come realtà visibile (Es 16,10 ) è dove si ha l'irradiazione sfolgorante dell'essere divino.

Sul Sinai la gloria di YHWH assume l'aspetto di un fuoco in cima al monte (Es 24,15-17 ; Dt 5,22-24 ). Di qui la preghiera di Mosè: "Fammi vedere, ti prego, la tua gloria!" (Es 33,18 ). Dopo essersi accostato alla gloria di Dio nella nube, Mosè ritorna "con la pelle del volto raggiante" (Es 34,29 ). San Paolo commenterà che si trattava "di una gloria tale che i figli d'Israele non lo potevano fissare" (2Cor 3,7 ).

Dopo la manifestazione del Sinai, la gloria investe il santuario all'interno della tenda del convegno: "Esso sarà consacrato dalla mia gloria" (Es 29,43;40,34 ). La gloria di YHWH vi troneggia sull'arca dell'alleanza. Da allora Israele è al servizio di questa gloria (Lev 9,6.23-24 ), sotto il cui splendore vive, cammina e trionfa (Es 40,36-38 ; Nm 16,1-17;15;20,1-13 ). L'arca e la gloria sono strettamente legate. Per Israele perdere l'una significa perdere l'altra (1Sam 4,21-22 ).

Più tardi, la gloria riempirà il Tempio di Gerusalemme (1Re 8,10-12 ), e da esso si ritirerà in segno di disapprovazione al tempo dell'esilio babilonese (Ez 9-11 ).

Isaia contempla la gloria di YHWH sotto l'aspetto della gloria di un re: vede il Signore, il suo trono elevato, i lembi del suo mantello che riempiono il santuario, la sua corte di Serafini che proclamano la sua gloria (Is 6,1-3 ). Questa è un fuoco divoratore, santità che mette a nudo l'immondezza della creatura, il suo nulla, la sua fragilità radicale.

Tuttavia il trionfo della gloria di Dio non consiste nel distruggere, ma nel purificare e nel rigenerare, e vuole invadere tutta la terra. Le visioni di Ezechiele dicono la libertà trascendente della gloria, che abbandona il tempio (Ez 11,22-23 ), e che poi risplende su una comunità rinnovata dallo Spirito di Dio (36,23-25;39,21-29).

Il rapporto tra i due tipi di manifestazione

Tra la concezione della gloria legata a un luogo e al culto e la concezione attiva e dinamica legata alle gesta storiche il rapporto è stretto. In entrambi i casi Dio si rivela presente al suo popolo per salvarlo, santificarlo e governarlo.

Il legame tra le due nozioni appare chiaramente al momento della consacrazione del santuario. Allora Dio dice: "Essi sapranno che io, YHWH, loro Dio, li ho fatti uscire dal paese d'Egitto per dimorare in mezzo ad essi" (Es 29,46 ).

L'ultima parte del libro di Isaia unisce i due aspetti della gloria: Dio regna nella città santa, ad un tempo rigenerata dalla sua potenza ed illuminata dalla sua presenza: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria di YHWH risplende sopra di te" (Is 60,1 ). Gerusalemme si vede "eretta in gloria al centro della terra" (Is 62,7 ; cfr. Bar 5,3 ). Da essa la gloria di Dio irradia su tutte le nazioni, che vengono ad essa, abbagliate (Is 60,3 ).

Nei profeti dell'esilio, nei Salmi del regno e nelle apocalissi la gloria raggiunge questa dimensione universale, di carattere escatologico: "Verrò a radunare le nazioni di tutte le lingue. Esse verranno a vedere la mia gloria" (Is 66,18-19 ; cfr. Sal 96,6 ; Ab 2,14 ).

La lode della gloria di Dio

Il dovere dell'uomo è di riconoscere e di celebrare la gloria divina. L'Antico Testamento canta la gloria del creatore, re, salvatore e santo d'Israele (Sal 147,1 ), deplora il peccato che la copre di un velo (Is 52,5 ; Ez 36,20-21 ; Rm 2,24 ), arde del desiderio di vederla riconosciuta da tutto l'universo (Sal 145,10-11;56,6.12 ).

La gloria di Dio nel Servo sofferente

Sullo sfondo luminoso delle manifestazioni meravigliose della gloria di Dio si staglia la figura "senza bellezza, senza splendore" (Is 52,14 ) del Servo del Signore, che ha l'incarico di far risplendere la gloria divina fino all'estremità della terra: "Tu sei il mio servo, in te io rivelerò la mia gloria" (Is 49,3 ).

Nuovo Testamento

La rivelazione fondamentale del Nuovo Testamento è il legame della gloria con la persona di Gesù. Rispetto al kabōd dell'Antico Testamento, il concetto neotestamentario di gloria riceve una significativa amplificazione, che ha il suo fondamento nella nuova prospettiva escatologica: il Nuovo Testamento indica con gloria la realtà o la maniera di essere divino-escatologica.

Terminologia greca

Per esprimere i significati che stanno dietro il concetto italiano di "gloria" (e anche della parola "onore") il greco ha due famiglie verbali distinte[2]:

  • τιμή (timê): tale termine ha sempre indicato, fin dall'antichità classica, il riconoscimento della posizione e della dignità dell'altro; può essere riconosciuta a Dio o a un'altra persona, anche non costituita in autorità;
  • δόξα (doxa): è spesso sinonimo del precedente, ma nella Bibbia è riservato quasi esclusivamente a Dio, e solo di riflesso è detto anche dell'uomo; si riferisce soprattutto alla magnificenza che impressiona profondamente.

La gloria di Cristo

La gloria di Dio è tutta presente in Gesù. In quanto Figlio di Dio egli è "lo splendore della sua gloria, l'immagine della sua sostanza" (Eb 1,3 ). La gloria di Dio è "sul suo volto" (2Cor 4,6 ); da lui essa irradia sugli uomini (2Cor 3,18 ). Egli è "il Signore della gloria" (1Cor 2,8 ). Già Isaia contemplava la sua gloria e "di lui parlava" (Gv 12,41 ).

Nel ministero terreno e nella passione

La gloria di Dio si manifesta in Cristo nella sua vita, nel suo ministero e nella sua morte.

In Luca

È soprattutto l'evangelista Luca a far notare le manifestazioni della gloria di Dio in Cristo:

La gloria di Gesù traspare anche al battesimo di Gesù ed alla sua trasfigurazione (9,32.35; cfr. 2Pt 1,17-18 ), nei suoi miracoli, nella sua parola, nella santità eminente della sua vita, nella sua morte. Quest'ultima è l'atto di ingresso del Messia nella sua gloria (Lc 24,26 ), e i segni che l'accompagnano rivelano nel Crocifisso lo stesso "Signore della gloria" (1Cor 2,8 ).

In Giovanni

Nel quarto Vangelo la rivelazione della gloria nella vita e nella morte di Gesù è ancora più esplicita. Gesù è il Verbo incarnato, nella cui carne abita e si rivela la gloria del Figlio unico di Dio (Gv 1,14.18 ):

  • essa si manifesta fin dal primo "segno" di Cana (2,11);
  • la gloria appare nell'unione trascendente di Gesù con il Padre che lo manda, meglio ancora nella loro unità (10,30);
  • le opere di Gesù sono le opere del Padre che, nel Figlio, le compie (14,10) e vi rivela la sua gloria (11,40), luce e vita per il mondo.

La gloria risplende soprattutto nella passione, che è l'ora di Gesù, la più grande delle teofanie: Gesù si "consacra" alla sua morte (17,19) con piena lucidità (13,1.3;18,4;19,28), in obbedienza al Padre (14,31), e per la gloria del suo nome (12,28); fa libero dono della sua vita (10,18) per amore verso i suoi (13,1).

Nel Vangelo secondo Giovanni la croce, trasfigurata, diventa il segno della elevazione del figlio dell'uomo (12,23.31). Il Calvario offre agli sguardi di tutti (19,37) il mistero dell'Io sono divino di Gesù (8,27). L'acqua ed il sangue, sgorgati dal costato di Cristo, simboleggiano la fecondità della sua morte, sorgente di vita: tale è la sua gloria (7,37-39;19,34.36).

Nella Pasqua

Con la risurrezione e l'ascensione Cristo "entra" (Lc 24,26 ) nella gloria divina che il Padre, nel suo amore, gli ha "dato prima della creazione del mondo" (Gv 17,24 ), e che gli appartiene come Figlio alla pari del Padre.

L'uomo-Dio è stato preso nella nube divina, "elevato in alto" (At 1,9.11 ), "assunto nella gloria" (1Tim 3,16 ). "Dio lo ha risuscitato... e gli ha dato la gloria" (1Pt 1,21 ). Dio ha "glorificato il suo servo Gesù" (At 3,13 ). Tale gloria di Cristo, allo stesso modo della "gloria di YHWH" dell'Antico Testamento, è sfera di purità trascendente, di santità, di luce, di potenza, di vita. Gesù risorto irradia questa gloria in tutto il suo essere.

Stefano morente vede "la gloria di Dio, e Gesù in piedi alla destra di Dio" (At 7,55 ). Saulo è accecato dalla sua "gloria luminosa" (At 22,11 ). In confronto, la gloria del Sinai non è nulla (2Cor 3,10 ). La gloria di Cristo risorto abbaglia Paolo come la luce di una nuova creazione: "Quel Dio che ha detto: 'Risplenda dalle tenebre la luce', è colui che la fece risplendere anche nei nostri cuori per irradiare la conoscenza della gloria di Dio, che brilla sul volto di Cristo" (2Cor 4,6 ).

La gloria escatologica

La manifestazione completa della gloria divina di Gesù avrà luogo alla parusia: "Il figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli" (Mc 8,38 ; cfr. Mt 24,30;25,31 ), e manifesterà la sua gloria con la consumazione della sua opera, che è ad un tempo giudizio e salvezza.

Il Nuovo Testamento è teso verso questa "apparizione della gloria del nostro grande Dio e salvatore, Cristo Gesù" (Tt 2,13-14 ), verso la "gloria eterna in Cristo" (1Pt 5,10 ), alla quale Dio ci ha chiamati (1Ts 2,12 ) e che "sarà rivelata" (1Pt 5,1 ); "la piccola tribolazione di un momento ci prepara, ben oltre ogni misura, un peso eterno di gloria" (2Cor 4,17 ).

La creazione intera aspira alla rivelazione di questa gloria (Rm 8,19 ). Giovanni vede la Nuova Gerusalemme discendere dal cielo, inondata di luce: "La gloria di Dio l'ha illuminata, e la sua lampada è l'Agnello" (Ap 21,23 ).

La gloria di Cristo nei cristiani

Già nell'Antico Testamento il comandamento divino era la gloria di Israele (Sal 118,5-6 ), e l'idolatria il suo supremo peccato: quando Israele vi cade, esso "baratta la sua gloria con l'idolo" (Sal 105,20 ).

A maggior ragione la gloria di Cristo risorto si riflette nei cristiani, trasformandoli a sua immagine "di gloria in gloria" (2Cor 3,18 ; Col 1,10-11 ; 2Ts 1,12 ). In essi la glorificazione di Cristo giunge a compimento (Gv 17,10 ). In essi il sacrificio di Gesù porta il suo frutto a gloria del Padre e del Figlio (Gv 12,24;15,8 ).

Lo Spirito Santo, mandato dal Padre e dal Figlio è, con l'acqua ed il sangue sacramentali (1Gv 5,7 ), l'artefice di questa glorificazione. Per mezzo dello Spirito i cristiani entrano nella conoscenza e nel possesso delle ricchezze di Cristo (Gv 16,14-15 ; 2Cor 1,22;5,5 ). Per mezzo dello Spirito la stessa sofferenza dell'uomo è trasfigurata (1Pt 4,14 ).

Il senso dell'onore cristiano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Onore

La coscienza del riflesso della gloria di Dio nel cristiano è la base del sentimento della dignità cristiana e dell'onore cristiano.

Dinanzi alla gloria del nome cristiano sparisce ogni sentimento di inferiorità sociale: "Il fratello di umile condizione si glorierà della sua esaltazione ed il ricco della sua umiliazione" (Gc 1,9 ); non c'è più posto per "discriminazioni personali" (Gc 2,1-3 ).

La ricerca dell'onore mondano ha precluso a più d'uno l'accesso alla fede (Gv 5,44;12,43 ). Gesù stesso ha aperto la via al senso cristiano dell'onore. Il suo unico onore era di compiere la sua missione, "non ricercando la propria gloria", ma "la gloria di colui che l'ha mandato" (Gv 7,18 ), rimettendosi per il suo onore al solo Padre suo (Gv 8,50.54 ).

La lode alla gloria di Dio in Cristo

Nel Nuovo Testamento la dossologia ha come centro Cristo. "Grazie a lui noi diciamo il nostro amen alla gloria di Dio" (2Cor 1,20 ). Per mezzo suo sale "a Dio solo sapiente... la gloria per tutta l'eternità" (Rm 16,27 ; Eb 13,15 ).

A Dio è resa gloria per la nascita di Gesù (Lc 2,20 ), per i suoi miracoli (Mc 2,12 ecc.) e per la sua morte (Lc 23,47 ). Le dossologie scandiscono i progressi dell'annuncio del suo messaggio (At 11,18;13,48;21,20 ), così come punteggiano le esposizioni dogmatiche di Paolo (Gal 1,3-4 ; ecc.). Le dossologie dell'Apocalisse ricapitolano in una solenne liturgia tutto il dramma della redenzione (Ap 15,3-4 ). Infine, poiché la Chiesa è "il popolo che Dio si è acquistato per la lode della sua gloria" (Ef 1,14 ), al Padre è resa "gloria nella Chiesa ed in Cristo Gesù per tutte le generazioni e tutti i secoli!" (Ef 3,21 ).

Alla dossologia liturgica il martire aggiunge la dossologia del sangue. "Disprezzando la sua vita fino alla morte" (Ap 12,11 ), il fedele professa in tal modo che la fedeltà a Dio supera ogni gloria ed ogni valore umano. Egli, come Pietro, "glorifica Dio" (Gv 21,18 ) a prezzo del suo sangue.

L'ultima dossologia, al termine della storia, è il canto delle "nozze dell'Agnello" (Ap 19,7 ). La sposa appare ornata di "una veste di lino di bianchezza splendente" (Ap 19,8 ). Nel fuoco della "grande tribolazione" la Chiesa si è abbigliata, per le nozze eterne, della sola gloria degna del suo sposo, delle virtù, delle offerte, dei sacrifici dei santi.

Tuttavia la gloria della sposa le viene tutta dallo sposo. È nel sangue di Cristo che sono state "rese bianche" le vesti degli eletti (Ap 7,14;15,2 ), e se la sposa porta questa splendida acconciatura, è perché "le è stato dato" di farlo (Ap 19,8 ). Essa si è lasciata rivestire giorno per giorno delle "buone opere che Dio ha preparato in anticipo affinché noi le praticassimo" (Ef 2,10 ). L'amore di Cristo è all'origine di questa gloria; infatti "Cristo ha amato la Chiesa e si è dato per essa...: voleva presentarla a se stesso tutta risplendente di gloria, senza macchia né ruga, né altra cosa del genere, ma santa ed immacolata" (Ef 5,25.27 ).

Note
  1. kabōd rappresenta il corrispettivo di doxa nell'uso dei LXX.
  2. Sverre Aalen (1976) p. 809
Bibliografia
Voci correlate
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 5 marzo 2011 da Don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.