Eremo Le Celle (Cortona)
Cortona, Eremo Le Celle | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Arezzo |
Comune | Cortona |
Diocesi | Arezzo-Cortona-Sansepolcro |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Strada dei Cappuccini, 1 52044 Cortona (AR) |
Telefono | +39 0575 603362 |
Fax | +39 0575 601017 |
Posta elettronica | info@lecelle.it |
Sito web | |
Proprietà | Ordine dei Frati Minori |
Oggetto tipo | eremo |
Oggetto qualificazione | francescano |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. |
Sigla Ordine reggente | O.F.M. Cap. |
Fondatore | San Francesco d'Assisi |
Data fondazione | 1211 |
Architetto | |
Inizio della costruzione | 1235 |
Altitudine | 550 metri s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
L'Eremo Le Celle è un romitorio francescano, posto sulle pendici del Monte Sant'Egidio, lungo il torrente Vingone, a circa quattro chilometri da Cortona (Arezzo); esso costituisce uno dei primi insediamenti monastici scelto e voluto da san Francesco d'Assisi.
Storia
Origini
San Francesco d'Assisi, trovandosi a predicare presso Cortona nel 1211, come sua consuetudine domandò ed ottenne un luogo nel quale potersi ritirare in preghiera. Un giovane della città, Guido Vagnottelli, che poi diventerà uno dei suoi primi compagni, gli offrì quello che agli inizi del XIII secolo doveva apparire un luogo aspro e soprattutto privo di qualsiasi presenza umana.
Francesco lo scelse sia per la solitudine che gli donava, ma anche perché particolarmente evocativo, poiché in quel luogo, dove ora sorgono Le Celle, egli vi trovò i segni della presenza del Redentore:
- acqua, segno di Cristo acqua viva;
- pietra, segno di Cristo roccia su cui edificare la propria vita;
- fenditura nella montagna, memoria delle piaghe, tante volte agognate da Francesco, per rivivere nel suo corpo la passione di Gesù Cristo.
Verosimilmente, fin dalla sua prima permanenza cortonese, san Francesco lasciò nel luogo detto Le Celle un piccolo gruppo di frati a custodia di un sito a lui, sin da subito, molto caro.
Soggiorni di san Francesco
Nel 1215 san Francesco, secondo una testimonianza attendibile dell'epoca, tornò nuovamente a "Le Celle", per celebrare la Pasqua, dopo aver trascorso la quaresima sull'Isola Maggiore del Lago Trasimeno.
Durante una sua permanenza a Le Celle, san Francesco:
- predisse ad una donna disperata la conversione del marito;[1]
- donò il suo mantello nuovo, procuratogli dai frati, ad un povero.[2]
Successivamente, in molte altre occasioni san Francesco deve aver sostato presso Le Celle, situate lungo la strada che dall'Umbria conduce verso la Toscana, eppure di nessun'altra abbiamo testimonianza certa se non dell'ultima, che è forse la più importante e che risale al 1226, anno della morte del Santo. Le stimmate già segnavano il suo corpo da due anni, da quando, il 14 settembre 1224, le aveva ricevute in dono da un Serafino crocifisso.
Secondo i biografi, san Francesco, in primavera, si trovava a Siena, forse per curarsi gli occhi. Le sue condizioni apparivano disperate, tanto che i compagni del Santo gli chiesero di scrivere il Testamento e le ultime sue raccomandazioni, e lui, con poche e semplici parole, lo dettò a fra' Benedetto da Piratro.[3] Quando la sua salute migliorò, i suoi compagni decisero di ricondurlo ad Assisi e per rendergli più sopportabile il viaggio, fecero sosta a Le Celle. Durante la permanenza in questo luogo, il Santo ripensò, o forse addirittura iniziò a scrivere, il suo Testamento, dettato a Siena; ad esso, infatti, darà una formulazione più ampia e definitiva ad Assisi, nell'ultimo periodo della sua vita. A Cortona le sue condizioni di salute si aggravarono progressivamente per cui, su richiesta dello stesso Francesco, frate Elia, che lo aveva raggiunto già a Siena, decise di riprendere il viaggio verso Assisi.[4], dove il Santo morirà il 3 ottobre 1226.
Costruzione dell'Eremo
Frate Elia da Assisi, Ministro generale dell'Ordine dei Minori, all'epoca della morte di Francesco, originario di Cortona, nel 1235, cominciò a costruire un convento a Le Celle. A dire di qualche suo detrattore, lo aveva fatto costruire "bellissimo e ameno e dilettevole" e vi dimorava con circa quindici frati.[5]
Sistemò in muratura i luoghi legati alla presenza ed alla memoria di san Francesco, in particolare la cella, dove il Santo si ritirava e l'oratorio dove trascorreva le ore in preghiera. Al di sopra edificò un piccolo refettorio e cinque celle delle dimensioni della cella del santo, dove lo stesso frate Elia trascorrerà l'ultima parte della sua vita.
Dopo la morte frate Elia nel 1253 e le complesse vicende dell'Ordine Francescano, nell'eremo s'instaurò una comunità di Spirituali che furono cacciati nel 1363, dopo la scomunica rivolta loro dal papa Giovanni XXII. In questo periodo, il piccolo romitorio divenne proprietà della Diocesi di Cortona e per circa due secoli fu praticamente disabitato, anche se non completamente abbandonato.
Affido ai Cappuccini
Nel 1537, il Vescovo chiamò i Frati Minori Cappuccini, l'ultima delle Famiglie francescane, approvata pochi anni prima, nel 1528.
I nuovi arrivati compresero subito l'importanza del luogo e vollero farne la casa di noviziato della Provincia toscana. Mancavano tuttavia gli spazi, cosicché vennero edificati:
- chiesa conventuale dedicata a Sant'Antonio da Padova, in sostituzione della primitiva di San Michele Arcangelo;
- corridoio del noviziato, parallelamente alla montagna, che presentava 20 celle (2 x 2 m) per l'accoglienza dei novizi, affinché nella povertà delle strutture essi fossero formati alla essenzialità della vita religiosa.
L'Eremo delle Celle rimarrà casa di noviziato per circa cinque secoli, fino al 1988, mentre dal 1992, è costituito a casa di preghiera e di accoglienza.
Descrizione
Il complesso conventuale è disposto a gradoni su entrambi i versanti della valle, attraversata dal Fosso dei Cappuccini, superato da tre ponti, tra i quali:
- il mediano e più antico, è detto il Ponte Barberini perché fatto costruire tra il 1594 ed il 1596 da Antonio Marcello Barberini (1569 – 1646), frate cappuccino, novizio a Le Celle e fratello del papa Urbano VIII, da lui poi nominato cardinale nel 1624.
- l'ultimo ponte a valle, è detto del Ponte del Granduca perché fatto costruire nel 1728 dal granduca Gian Gastone de' Medici (1671 – 1737).
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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