Beato Tommaso Bellacci

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Beato Tommaso Bellacci, O.F.M.
Religioso
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Beato
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Beato Tommaso Bellacci
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 77 anni
Nascita Firenze
1370 ca.
Morte Rieti
31 ottobre 1447
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa 1390
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 1771, da Clemente XIV
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 31 ottobre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
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Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 31 ottobre, n. 7:
« A Rieti, beato Tommaso da Firenze Bellaci, religioso dell'Ordine dei Minori, che, partito per la Terra Santa e l'Etiopia, patì il carcere e le torture per Cristo da parte degli infedeli e, tornato infine in patria, riposò in pace quasi centenario. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beato Tommaso Bellacci, o da Firenze (Firenze, 1370 ca.; † Rieti, 31 ottobre 1447), è stato un religioso italiano.

Note biografiche

Nacque attorno al 1370 a Firenze, nel quartiere presso il Ponte delle Grazie, da famiglia originaria di Linari (FI).

In gioventù condusse una vita talmente sregolata e dissipata che quando, persuaso da un amico a cambiare i propri costumi, cercò di entrare in qualche ordine religioso, trovò forti resistenze a essere accolto. Inizialmente fu ammesso in una confraternita laica chiamata "Compagnia del Ceppo". Attorno al 1390 divenne fratello laico nel convento dei frati osservanti di Fiesole, sotto la guida spirituale di Giovanni da Stronconio.

Qui condusse una vita tanto edificante quanto famigerata era stata quella precedente. Pur rimanendo un fratello laico, divenne maestro dei novizi. Insistette molto con coloro che gli venivano affidati perché seguissero la Regola francescana nel modo più fedele e letterale possibile, dandone per primo l'esempio con la sua vita. Nel 1414 un certo frate Giovanni, dovendosi recare a Napoli per diffondere la riforma osservante nei conventi francescani del posto, prese con sé Tommaso come assistente. Egli trascorse in quella città sei anni, operando con la predicazione e l'esempio per portare a compimento la riforma e sostenuto nei propri sforzi da molti miracoli.

Nel 1419 tornò a Firenze presso papa Martino V. Su richiesta del pontefice collaborò con fra Beato Antonio di Stroncone nella predicazione contro i "fraticelli nella Marenuna senese", branca dell'Ordine francescano condannata come eretica per le sue radicali opinioni sulla povertà. L'azione di fra Tommaso si estese all'isola d'Elba, dove per concessione del senese Bartolomeo Ghini, vescovo di Massa Marittima e Populonia, eresse il convento di san Cerbone; ed in Corsica, dove dimorò un anno e dove fondò i monasteri di Calvi, Bonifacio e Nonza.

Durante questo primo periodo della sua vita, fra Tommaso ebbe anche numerosi discepoli, fra i quali il principe Ladislao di Ungheria, Clemente Capponi dell'illustre famiglia fiorentina, Gerolamo Della Stufa, anch'egli nobile fiorentino, Polidoro Romano, già podestà di Siena, ed altri ancora.

Nel 1438 Giovanni da Capestrano lo volle suo compagno nella missione, affidatagli dal maestro generale dei minori, di visitare la provincia d'Oriente, e in particolare Gerusalemme e gli stabilimenti genovesi nel Mar Nero.

Il concilio ecumenico di Firenze del 1439 portò, per un breve periodo, a una riunificazione tra le Chiese di Oriente e di Occidente. Padre Alberto di Sarzana fu inviato come legato papale presso i siro-giacobiti e di nuovo fra Tommaso fu scelto come assistente. Fra Tommaso partì su di una nave per raggiungere Costantinopoli nel 1440, ma la nave fu catturata dai Turchi; egli fu messo con i suoi compagni a remare sulle galere. Giunta la notizia a Costantinopoli, alcuni mercanti fiorentini nel Levante lo riscattarono insieme a tre confratelli. Dopo lo scampato pericolo la delegazione volle riprendere il viaggio per raggiungere la Persia attraverso la tradizionale "via settentrionale" per la colonia genovese di Caffa, il mar d'Azof la Georgia ed infine Tabriz. Ma fu di nuovo preso dai Turchi, sembra nella Tracia, e tenuto prigioniero sin che gli stessi mercanti fiorentini nuovamente lo riscattarono. Anche dopo questo nuovo rilascio non si diedero per vinti e proseguirono il viaggio verso l'India e per la terza volta caddero prigionieri degli infedeli.

Giunta in Italia la notizia di questa nuova cattura, Alberto da Sarteano scrisse, il 24 ottobre 1443, a papa Eugenio IV chiedendogli di riscattarlo con i suoi compagni. Con i fondi concessi dal papa e con quelli raccolti dall'Ordine fu inviato in Levante Giovanni da Marostica che trattò ed ottenne il rilascio dei prigionieri.

Tornato così a Firenze nel 1444, fu accolto nel convento di santa Croce. In seguito fu ricevuto dal papa Eugenio IV in Roma e trasferito all'Aquila presso il suo antico superiore Giovanni da Capistrano, allora vicario della Provincia cismontana dei minori osservanti. Il Capistrano gli assegnò il convento di Monte Piano, nell'Abruzzo, non lontano da Ortona, dove fra Tommaso visse un periodo di vita edificante, suscitando la devota ammirazione dei suoi confratelli e della popolazioni.

Poi, nonostante i peso degli anni, decise di recarsi a Roma a chiedere l'autorizzazione del nuovo papa Niccolò V a tornare in Oriente, ma in viaggio si ammalò e fu trasportato a Rieti nel convento di san Francesco, dove morì il 31 ottobre 1447.

Culto

Papa Clemente XIV ne approverò il culto come beato nel 1771. Nel 2006 i resti mortali furono traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo.

Bibliografia
  • Enrico Cerulli Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 7, (1970), online