Beato Alberto da Sarteano Berdini

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Beato Alberto da Sarteano Berdini, O.F.M.
Presbitero
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Mansueto Stuffer, Statua del beato Alberto da Sarteano (fine XIX secolo), legno scolpito e dipinto
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 65 anni
Nascita Sarteano
1385
Morte Milano
15 agosto 1450
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa XV secolo
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1410 ca.
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 15 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
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Patrono di giuristi
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Beato Alberto da Sarteano Berdini (Sarteano, 1385; † Milano, 15 agosto 1450) è stato un presbitero, predicatore e diplomatico italiano. Annoverato tra i luminari dell'Ordine, insieme con san Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano e Giacomo della Marca, Alberto da Sarteano viene venerato come beato entro l'Ordine francescano dei minori osservanti al quale egli appartenne.

Cenni biografici

Alberto di Sarteano nacque nel 1385 dalla famiglia Berdini, nel 1405 si fece frate minore, nel 1415 passò fra gli osservanti. Nel 1422 seguì a Verona i corsi dell'umanista Guarino Veronese, ch'era stato già prima suo maestro, e divenne uno dei religiosi più dotti dell'Osservanza.

Fu seguace di Bernardino da Siena, cominciò la predicazione a Modena e poi in Toscana, e fu con lui uno dei più efficaci predicatori del tempo.

Nel 1434 Papa Eugenio IV lo inviò in Oriente per trattare dell'unione dei Greci con Roma, e nel 1435 era a Gerusalemme. Ritornò in Italia nel 1438, insieme con gli orientali che venivano per il concilio di Firenze; frate Alberto, che conosceva il greco, servì loro d'interprete.

Nell'agosto del 1439, fu incaricato da Papa Eugenio di trattare l'unione coi le Chiese scismatiche dei Siri giacobiti, d'Etiopia e dei Copti. Probabilmente agli inizi del 1440 Alberto da Sarteano iniziò la sua seconda missione in Oriente, recandosi dapprima a Gerusalemme: qui s'incontrò con Nicodemo, l'abate della comunità etiopica di Gerusalemme, che accettò di inviare suoi rappresentanti a Firenze. Da Gerusalemme si recò al Cairo, dove trattò con Filoteo I, patriarca melchita di Alessandria, e con Giovanni XI, patriarca copto, e poté anche incontrarsi con il patriarca armeno Gregorio, che visitava allora le comunità armene di Palestina ed Egitto, questi scrisse il 4 settembre 1440 a Papa Eugenio IV, accettando l'unione che era stata proclamata al concilio di Firenze con bolla[1] del 22 novembre 1439. Il patriarca copto accettò di mandare a Firenze una sua delegazione di cui fu capo Andrea, abate del monastero di sant'Antonio d'Egitto[2]. Alberto da Sarteano non poté però proseguire la sua missione in Etiopia e in India per il divieto del sultano d'Egitto Ǧaqmaq. Dei risultati della sua missione al Cairo diede notizia al Papa, prima, mandando in Italia, come suo messo, frate Domenico da Siena, e poi, partito a sua volta dall'Egitto, con una lettera da Rodi del 10 dicembre 1440.

Nel 1441 sbarcò ad Ancona con Andrea, abate del monastero di sant'Antonio d'Egitto, che veniva a nome del suo patriarca a sanzionare la sua unione con la Chiesa latina. Il 26 agosto di quell'anno la delegazione copta ed etiope giunse a Firenze accompagnata da frate Alberto. Il 31 agosto la delegazione copta fu solennemente ricevuta dal Papa Eugenio IV in santa Maria Novella; ed il 2 settembre fu la volta degli Etiopi. Entrambe le delegazioni furono presentate al pontefice dal Berdini.

Nel settembre del 1441, insieme con san Bernardino da Siena, fu inviato dal pontefice a rappacificare i Senesi con la Santa Sede. Nel giugno del 1442 fu eletto quasi all'unanimità, sebbene la carica fosse di norma attribuita a conventuali, ministro della provincia veneta, elezione confermata dal papa il 17 luglio 1442. Il 18 luglio dello stesso anno Eugenio IV lo fece vicario generale dell'intero Ordine francescano nelle sue nuove funzioni cominciò a restaurare l'antica disciplina, specie per quanto riguardava l'osservanza della povertà, come stanno a dimostrare varie alienazioni di beni immobili di conventi, da lui imposte; non poté tuttavia proseguire la sua opera alla guida dell'Ordine perché il tumultuoso capitolo generale tenutosi a Padova l'8 giugno 1443 portò all'elezione del candidato di Filippo Maria Visconti, Antonio Rusconi di Como. Con lettere del 28 maggio 1443 fu nominato dal pontefice insieme a san Giacomo della Marca executor et nuncius, nel territorio del patriarcato di Aquileia, delle disposizioni prese per la crociata bandita allora contro i Turchi. Nel 1444 si recò a Brescia dove si incontrò con Francesco Barbaro; e nel 1446 il marchese di Ferrara Lionello d'Este lo chiamava a predicare nella sua città, dove egli ebbe la gioia di rivedere il Guarino suo maestro. L'anno dopo si ritirò a Milano, allora assediata da Francesco Sforza, ed in Milano morì il 15 agosto 1450 nel convento francescano di sant'Angelo [3].

Note
  1. Testo online
  2. probabilmente del monastero di sant'Antonio del Rif o Deir Mar Antonios, nella valle del Nilo
  3. distrutto nel 1551 da Fernando Gonzaga
Bibliografia
  • Enrico Cerulli Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966) online