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... è un po' curvo per gli anni. Modesta e alquanto timida è la sua fisionomia; il suo sguardo velato pare volgersi piuttosto alle cose dell'anima che alle esterne; è uno dei membri più pii del Sacro Collegio. Cuore eccellente e tenacissimo del proprio dovere, compatisce gli infelici, che soccorre di soppiatto; ogni sventura ha da lui una buona parola ed un soccorso. Né mai si rifiuta quando gli si porge occasione di fare opere di carità. Le lunghe sofferenze di Pio IX l'afflissero nell'intimo del cuore, e fu uno dei più fedeli e più amorevoli assistenti del gran Pontefice, che lo ricambiava di sommo affetto.
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Fabio Maria Asquini (Fagagna, 14 agosto 1802; † Roma, 23 dicembre 1878) è stato un cardinale, patriarca e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Fabio Maria nacque a Fagagna presso Udine in Friuli. Lasciò la sua patria in giovane età e insieme al fratello Vincenzo si trasferì a Roma, dove proseguì gli studi nel collegio Ghislieri, seguendo la sua vocazione entrò nel Seminario romano. Fu ordinato sacerdote nel 1825 e conseguì con lode il dottorato in filosofia e teologia presso il Collegio Romano.
Carriera diplomatica
Avviato alla carriera diplomatica, perfezionò la sua formazione giuridica alla Sapienza. Il 1° maggio 1827, sotto il papato di Leone XII, entrò nella famiglia pontificia con il titolo di cameriere segreto soprannumerario e inviato come uditore presso la nunziatura di Napoli, a fianco del reggente monsignor Luigi Amat di San Filippo e Sorso. Richiamato a Roma nel 1830 da Pio VIII, fu nominato prelato domestico, referendario della Segnatura Apostolica e protonotario apostolico non partecipante. Il 15 marzo 1830 fu nominato vice-legato di Ferrara; il 5 agosto giunse in sede, ma come gli altri vice-legati fu costretto a lasciarla poiché la sua funzione era stata di fatto esautorata e l'amministrazione dell'intera provincia era passata nelle mani dei pro-legati. Autorizzato dal Sacro Collegio, si ritirò quindi a Udine.
Nel febbraio 1831, subito dopo l'elezione di Gregorio XVI, le Legazioni settentrionali insorsero e si ribellarono al governo pontificio. Per sedare i moti rivoluzionari la Santa Sede chiese l'intervento dell'Austria. Il 6 marzo all'Asquini fu ordinato di rientrare immediatamente a Ferrara per assumere il governo della provincia, mentre le truppe austriache avrebbero occupato la città. Successivamente collaborò con gli austriaci in stanza nella Legazione, dimostrando anche una certa simpatia nei loro confronti, atteggiamento rimproveratogli più volte negli anni successivi. Con titolo di pro legato, rimase a Ferrara fino a circa la metà del 1836. Si adoperò per la liberazione del cardinale Giovanni Antonio Benvenuti, vescovo di Osimo e legato a latere dal papa, che stava tentando un negoziato con gli insorti, ma che era stato imprigionato e deportato a Bologna. Nel luglio 1836 divenne delegato apostolico di Ancona e vi rimase solo poco più di un anno, durante il quale gestì l'emergenza causata da una forte epidemia di colera.
Episcopato
In vista della nomina a nunzio a Napoli, nel 1837 fu eletto arcivescovo titolare di Tarso e consacrato l'8 ottobre a Roma dal cardinale Carlo Odescalchi. Il successivo 22 dicembre fu nominato, come da consuetudine per il corpo diplomatico, assistente al Soglio Pontificio e inviato a Napoli, con l'incarico di rendere esecutivo il concordato stipulato nel 1818 tra Pio VII e Ferdinando I di Borbone. A Napoli rimase fino alla primavera 1839 quando fu richiamato a Roma da Gregorio XVI, per assumere la segreteria della congregazione per i Vescovi e i Regolari. Nel 1842 fu investito della presidenza dell'Accademia di religione cattolica, che diresse sino al 1878.
Cardinalato
Fu creato cardinale in pectore nel concistoro del 22 gennaio 1844 ed elevato a patriarca titolare di Costantinopoli dei Latini. La nomina venne resa pubblica nel concistoro del 21 aprile 1845, tre giorni dopo ricevette la berretta rossa con il titolo presbiterale di santo Stefano al Monte Celio e dimissionò dal patriarcato.
Come cardinale fu inserito tra i consultori della congregazione dei vescovi e regolari, dell'immunità e della Sacra Congregazione della Consulta; fece parte della Fabbrica e della Commissione per la ricostruzione della basilica di san Paolo fuori le mura distrutta nell'incendio del 1823. Il 3 gennaio 1846 fu nominato cardinale protettore della Congregazione di Montevergine. In tale veste, sin dal 1851 si fece promotore della realizzazione di una statua di san Guglielmo da Vercelli, fondatore della Congregazione, da collocare nella basilica Vaticana.
Entrò nel conclave del 1846, l'ultimo tenuto nel palazzo del Quirinale, nel quale fu eletto papa Pio IX. L'anno seguente questi lo nominò prefetto della congregazione per le indulgenze e le sacre reliquie. Nel 1863 passò alla prefettura della congregazione dell'immunità ecclesiastica e infine nel 1872 fu segretario dei Brevi.
Fu tra i padri conciliari nel Vaticano I convocato da Pio IX. Nel 1878, dopo essersi schierato tra coloro che ritenevano che quel conclave non dovesse tenersi a Roma per le vicende politiche di quegli anni, prese parte all'elezione di Leone XIII, ma almeno nei primi scrutini sostenne l'agostiniano Tommaso Maria Martinelli, mentre si dice che lui stesso fosse tra i candidati appoggiati dall'Austria.
Nel 1877 ottenne il trasferimento al titolo cardinalizio di san Lorenzo in Lucina. Mantenne sempre stretti contatti con la sua terra d'origine e si adoperò per migliorare le sorti di quella chiesa locale. Con perseveranza e grande zelo, ottenne da Pio IX la bolla Ex catholicae unitatis del 14 marzo 1847, con la quale venivano restituiti alla chiesa di Udine rango arcivescovile e dignità metropolitana, senza giurisdizione sulle diocesi suffraganee, ripristinandone inoltre la dipendenza diretta da Roma.
Morte
Morì a Roma, per le conseguenze di una caduta, il 22 dicembre 1878. Le esequie furono celebrate nella chiesa santa Maria in Vallicella. La salma, trasportata a Fagagna, fu tumulata nella tomba di famiglia.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi