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Francesco Saverio de Zelada o Francisco Javier (Roma, 27 agosto 1717; † Roma, 19 dicembre 1801) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Roma il 27 agosto 1717 in una nobile famiglia spagnola. Il padre Juan de Zelada era di nobile famiglia murciana e la madre, Manuela Rodríguez, di una nobile famiglia originaria di Oviedo.
Formazione e attività
Compì gli studi superiori all'Università La Sapienza di Roma dove si addottorò in utroque iure. Fu ordinato sacerdote il 23 ottobre 1740. Cappellano privato soprannumerario di papa Benedetto XIV, entrò nella prelatura romana e dal 25 gennaio 1742 fu referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica di grazia e giustizia. Relatore presso la Congregazione del Buon Governo dal giugno 1742, nel settembre di quello stesso anno divenne uditore della Camera Apostolica e quindi prelato della Reverenda Fabbrica di San Pietro. Nel 1749 fu uditore del Tribunale della Segnatura Apostolica. Dal 1755 fu prelato membro della Sacra Congregazione per l'Immunità Ecclesiastica. Alla morte del cardinale Clemente Argenvilliers, avvenuta il 23 dicembre 1758, ne divenne esecutore testamentario. Il 26 febbraio 1760 fu promosso uditore del Tribunale della Sacra Rota, ottenendone ufficialmente l'incarico il 14 marzo successivo.
Fu segretario della Congregazione della visita apostolica. Nel luglio 1764 fu nominato penitenziere apostolico succedendo a mons. Urbano Paracciani, che era stato nominato arcivescovo di Fermo. Nel 1766 assunse il segretariato della Congregazione del Concilio e della Residenza dei Vescov. L'anno seguente divenne arcidiacono del capitolo della Cattedrale di San Giacomo (Santiago di Compostela) in Spagna. Fu consultore della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio dal gennaio 1768 e divenne segretario della Sacra Congregazione per l'Esame dei Vescovi dal novembre 1770. Nel giugno 1772 divenne inoltre priore commendatario del priorato di Sant'Anna a Barcellona.
Episcopato
Nel 1776 Francesco Saverio de Zelada fu nominato arcivescovo titolare di Petra. Ricevette la consacrazione episcopale il 28 dicembre successivo nel Palazzo del Quirinale, dalle mani di papa Clemente XIII, assistito dall'allora arcivescovo titolare di Teodosia Scipione Borghese e da Ignazio Reali (Ch), arcivescovo titolare di Atene.
Cardinalato
Papa Clemente XIV lo creò cardinale nel concistoro del 19 aprile 1773. Ricevette la berretta cardinalizia il 22 aprile successivo ottenendo dal 26 aprile il titolo cardinalizio di Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, unitamente al titolo di abate commendatario dell'Abbaye Saint-Pierre de Marcilhac-sur-Célé e nel luglio successivo quello di abate commendatario di San Pedro de Osma.
Fu il principale negoziatore della Santa Sede con i monarchi di Spagna e Portogallo nella preparazione della bolla Dominus ac Redemptor, con la quale il pontefice soppresse la Compagnia di Gesù nel 1773. La preparazione del documento fu largamente ispirata e diretta dall'allora ambasciatore a Roma del re Carlo III di Spagna, conte di Floridablanca. Il porporato fu largamente ricompensato dal re spagnolo, per aver ridonato alle monarchie iberiche pieno potere sui loro possedimenti. Fu membro della commissione istituita il 16 agosto 1773 con il breve Gravissimis ex causis, incaricata del compito di informare i gesuiti e di risolvere i problemi pratici causati dalla soppressione dell'Ordine. In tale veste rilevò il Collegio Romano dai Gesuiti e ne divenne prefetto degli studi nel novembre 1773.
Prese parte al conclave 1774-1775 che vide eletto al soglio di Pietro il cardinale Giovanni Angelo Braschi, che prese il nome di Pio VI.
Nel 1779 fu nominato bibliotecario e archivista di santa romana Chiesa, incarichi che ricoprì sino alla sua morte. Fu pure pro-prefetto della Congregazione per i Vescovi e i Regolari in assenza del cardinale prefetto Francesco Carafa di Traetto dal novembre 1780 all'ottobre 1786.
Fu camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali nell'anno 1783-1784. Nel 1788 assunse a vita la conduzione della Penitenzieria Apostolica. Nel 1790 divenne presidente dell'Università di Ferrara e nel 1793 optò per il titolo cardinalizio di Santa Prassede, mantenendo in commendam il titolo di San Martino ai Monti.
Dal 1789 al 1796 fu cardinale segretario di Stato. Come tale incarico diresse praticamente la politica ecclesiastica antifrancese nel periodo della rivoluzione e della preparazione del Concordato napoleonico. Il 13 luglio 1796 firmò un Editto che esortava il popolo romano ad accogliere con atteggiamento rispettoso i Commissarj Francesi all'indomani dell'armistizio di Bologna siglato dalla Santa Sede con l'occupante francese[1]
. Nell'agosto di quell'anno rinunziò alla carica e si appartò quasi completamente dalla vita pubblica.
Dopo la deportazione di Pio VI in Francia nel 1798 lasciò Roma per la Toscana. Fu poi a Venezia per prendere parte al travagliato conclave del 1799-1800 che elesse Pio VII dopo tre mesi di votazioni. Nel 1800 divenne arciprete del Laterano.
Morte
Morì a Roma il 19 dicembre 1801. I funerali furono celebrati dal cardinal Francesco Maria Pignatelli; alle esequie parteciparono oltre al pontefice, altri ventisette porporati. Fu sepolto nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi
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Collegamenti esterni |
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Voci correlate |
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- ↑ Studi Napoleonici Fonti Documenti Ricerche 2017, op. cit.