Ignazio Busca (Milano, 31 agosto 1731; † Roma, 12 agosto 1803) è stato un cardinale, vescovo e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Nacque a Milano, in una nobile famiglia ascritta dalla seconda metà del sedicesimo secolo ai patrizi di Milano. Era ultimogenito dei cinque figli di Lodovico, marchese di Lomagna e della moglie Bianca nata Arconati Visconti, dei conti di Lomazzo. Ebbe come fratelli Maria, Carlo, Giuseppe e Bianca divenuta monaca.
Formazione e attività prelatizia
Avviato alla carriera ecclesiastica, fu mandato a Roma a completare gli studi presso l'Università La Sapienza, dove si addottorò in utroque iure il 26 aprile 1759.
Iniziò quindi la carriera prelatizia come governatore di Rieti dal 1761 al 1764 e poi di Fabriano per un anno. Rientrato a Roma, fu nominato nel 1767 prelato domestico di Sua Santità e divenne ponente della Sacra Consulta, dando ottima prova delle sue capacità: in questo periodo fu anche referendario delle due Segnature.
Designato alla nunziatura di Bruxelles, prese gli ordini sacri il 20 agosto 1775. L'11 settembre fu nominato arcivescovo titolare di Emesa e assistente al soglio pontificio e il 3 settembre nunzio apostolico nelle Fiandre (Ch). Fu consacrato vescovo il 17 settembre 1775 nella cattedrale di Frascati, per imposizione delle mani del cardinal Enrico Benedetto Stuart, assistito da mons. Francesco Maria Piccolomini (Ch), arcivescovo titolare di Perge, e da mons. Stefano Evodio Assemani (Ch), arcivescovo titolare di Apamea.
Il decennio trascorso da mons. Busca nelle Fiandre sotto dominio asburgico fu caratterizzato dal giuseppinismo, la politica riformista di Giuseppe II d'Asburgo volta a ridimensionare l'autorità ecclesiastica nell'impero. Con essa vi fu un incremento delle riforme giuseppine in campo ecclesiastico con l'estensione, con editto imperiale del 1781, della giurisdizione della nunziatura di Bruxelles ai ducati di Limburgo e Lussemburgo, già soggetti al Nunzio apostolico a Colonia. Il nunzio non vi si oppose, seguendo anche le istruzioni della Curia.
Giuseppe II, con queste misure, volle far coincidere le frontiere politiche con quelle religiose, con l'intenzione di sottrarre alla giurisdizione di vescovi e superiori stranieri tanto il clero secolare quanto quello regolare; questo senza chiederne preventiva autorizzazione al papa, con la chiara volontà di diminuire il potere della Chiesa a sua favore. Questa politica di affermazione di autonomia dell'imperatore nei confronti di Roma fu ulteriormente estesa il 17 marzo 1783, con il decreto imperiale che imponeva la soppressione di numerosi conventi e che culminò nella creazione del seminario generale di Lovanio. Mentre a Vienna il nunzio noms. Giuseppe Garampi era portavoce della protesta della Santa Sede, duramente respinta dal ministro Kaunitz, il Busca si limitò a tenere informata Roma e a mantenere a Bruxelles un sostanziale riserbo, fino al termine della sua missione.
Rientrò a Roma dove il 1º marzo 1785 fu nominato governatore di Roma e Vice-camerlengo, cariche che tenne sino alla sua nomina cardinalizia. Fu creato da papa Pio VI cardinale del titolo di Santa Maria della Pace. Fu camerlengo del Sacro Collegio dall'aprile 1791 al febbraio dell'anno seguente. Nel 1795 optò per il titolo di Cardinale presbitero di Santa Maria degli Angeli. L'anno seguente fu nominato cardinale Segretario di Stato, succedendo al cardinal Francesco Saverio de Zelada, dimessosi ufficialmente per l'età avanzata e per motivi di salute.
Appena eletto, intavolò nuove trattative di pace con i Francesi a Firenze, ricorrendo alla mediazione dell'ambasciatore spagnolo José Nicolás de Azara. Le istruzioni affidate al plenipotenziario pontificio presso il Direttorio, Lorenzo Caleppi, riflettono una piena sfiducia nella disponibilità dei Francesi al negoziato e suggeriscono la volontà di esprimere una posizione di dignitosa intransigenza prima della definitiva rottura e della temuta aggressione, ritenute ormai inevitabili. Nel frattempo tentò di ottenere un aiuto sia dal re di Napoli che dall'Austria, ma senza successo. L'anno seguente si arrivò, attraverso nuovi negoziati, al trattato di Tolentino del 19 febbraio, voluto e imposto da Napoleone Bonaparte. Esso prevedeva pesanti condizioni, sia economiche che territoriali, per lo Stato pontificio, ma non pregiudicavano in alcun modo la situazione religiosa.
Le gravi conseguenze di quell'accordo e le proteste spagnole per la politica pro-austriaca del Busca lo portarono a offrire il 9 marzo le proprie dimissioni, che respinte dal papa furono rinnovate il 15 e accettate il 18 marzo seguente. Fu nominato Segretario di Stato Giuseppe Maria Doria Pamphilj, uomo più gradito alla Francia.
L'anno seguente, con la formazione della Repubblica romana, il Busca, come tutti i cardinali non romani fu costretto a lasciare la città. Si rifugiò nel Regno di Napoli, rimanendo a Palermo fino alla convocazione del conclave di Venezia, in cui non ebbe una parte di rilievo.
Ritornato a Roma nel 1800 fu nominato in una speciale congregazione voluta dal nuovo papa Pio VII, incaricata di elaborare un piano di ristabilimento del governo pontificio. Con il ristabilimento dell'amministrazione papale, fu ascritto a molte congregazioni, tra cui quelle di Propaganda Fide, dei Vescovi e Regolari, della Concistoriale, della Sacra Consulta e delle Acque.
Il 2 dicembre di quell'anno fu nominato prefetto della congregazione del buon governo, congregazione che diresse sino alla morte.
Morte
Morì a Roma il 12 agosto 1803. È sepolto nella basilica del suo titolo, Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi
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Bibliografia |
- Giuseppe Pignatelli, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 15 (1972), online
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