San Giuda Taddeo

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San Giuda Taddeo
Personaggio del Nuovo Testamento
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battezzato
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Georges de La Tour, San Giuda Taddeo apostolo (prima metà del XVII secolo), olio su tela
Titolo
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Nascita
Morte Persia
28 ottobre 70 [1]
Sepoltura
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° vescovo di Roma
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Extra San Giuda Taddeo
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 28 ottobre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi Barca, Bastone, Lancia
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Armenia, cause perse, situazioni disperate, ospedali, San Pietroburgo, Florida, Polizia di Chicago, Flamengo
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 28 ottobre, n. 1:
« Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o "Zelota", e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. »

San Giuda Taddeo (o Lebbeo) († Persia, 28 ottobre 70[1]) è un personaggio del Nuovo Testamento, apostolo ebreo di Gesù e primo Catholicos di tutti gli Armeni, da non confondere con Giuda Iscariota che tradì Gesù. Molti esegeti cattolici lo identificano con Giuda "fratello" (cioè cugino) di Gesù, considerandolo figlio di Alfeo-Cleofa e di sua moglie Maria di Cleofa.

Le fonti storiche non permettono con chiarezza di conoscere i dettagli della sua vita, sia durante il ministero di Gesù che successivamente, anche per quanto riguarda le modalità della sua morte. Viene festeggiato come santo il 28 ottobre, assieme all'apostolo Simone il Cananeo (suo possibile fratello e altro cugino di Gesù). È venerato da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.

Ugolino di Nerio, Pala di Santa Croce (part. San Simone e san Giuda Taddeo), 1317 - 1327, tempera su tavola; Gran Bretagna, Londra, National Gallery

Nuovo Testamento

Nel NT non appare come un protagonista di primo piano. Negli elenchi degli apostoli viene chiamato "Taddeo" (Θαδδαῖος) in Mt 10,2-4 e Mc 3,16-19, mentre viene detto "Giuda di Giacomo" in Lc 6,14-16 e At 1,13. Per quanto altrove non venga mai indicato come "Giuda Taddeo", la tradizione cristiana lo ha così chiamato, individuando in "Taddeo" un soprannome del nome proprio Giuda: il termine aramaico tedà (תדא, v. l'ebraico שד, shad)[2] indica il petto e potrebbe aver avuto il significato di "uomo di gran cuore", "magnanimo", "coraggioso". Alcuni manoscritti evangelici antichi invece di "Taddeo" hanno "Lebbeo" (Λεββαιος),[3] oppure "Taddeo soprannominato Lebbeo",[4] che viene comunemente inteso come l'equivalente ebraico (da leb, cuore).

Contro questa tradizione, alcuni studiosi hanno notato come il nome Taddeo compare, al di fuori del NT, come nome proprio ebraico derivato dall'abbreviazione dal nome greco Teodosio (e Teodoto e Teodoreto).[5] Questo porta a tre possibilità:

  • si tratta di due apostoli distinti.[6] Un certo Taddeo avrebbe fatto parte del gruppo dei dodici in un primo tempo, poi ne sarebbe uscito e sarebbe stato sostituito da un nuovo apostolo di nome Giuda. La variante "Lebbeo" sarebbe stato un tentativo di qualche copista latino di includere tra gli apostoli Levi. In tal caso non è chiaro però perché Mt e Mc abbiano preservato una lista "non aggiornata", a differenza di Lc e At;
  • si tratta sempre dello stesso apostolo.[7] Il nome Taddeo non sarebbe un soprannome aramaico ("magnanimo") di Giuda ma un suo secondo nome greco (v. Saulo-Paolo), derivato per assonanza fonetica. Tuttavia l'assonanza Yeuda-Taddaios non è immediata, e l'ipotesi non spiega appieno la variante "Lebbeo";
  • si tratta dello stesso apostolo, di nome Giuda e soprannominato Taddeo (o Lebbeo), epiteto che era anche diffuso come nome proprio. Un parallelo può essere visto nel caso di Giacomo "fratello" di Gesù, che diverse fonti extrabibliche greche chiamano "il Giusto" (dìkaios), corrispondente al latino Justus, che era anche un nome proprio. Questa opzione salva sia la tradizionale identificazione che il dato della diffusione del nome proprio Taddeo nella società ebraica dell'epoca.

Quanto all'epiteto "di Giacomo", nella tradizione cattolica è stato inteso solitamente come indicazione della parentela fraterna, dunque "Giuda fratello di Giacomo", come compare esplicitamente nell'incipit della neotestamentaria Lettera di Giuda, solitamente a lui attribuita. La tradizione cattolica (con qualche incertezza negli studiosi recenti) vede dunque in Giuda-Taddeo il fratello dell'apostolo Giacomo, figlio di Alfeo e "fratello" di Gesù, ed entrambi erano cugini di Gesù.

Alcuni studiosi contemporanei però notano come l'indicazione di parentela col semplice "di" (cosiddetto genitivo relazionale), nella Bibbia greca ed ebraica come pure nella società greca extrabiblica, sia solitamente patronimica, che porterebbe a intendere "Giuda figlio di Giacomo". In tal caso il Giacomo in questione difficilmente può essere identificato con l'apostolo Giacomo di Alfeo: improbabile, per motivi anagrafici, la presenza di padre e figlio nel gruppo dei dodici. A favore però dell'interpretazione tradizionale "Giuda fratello di Giacomo" si può notare come il genitivo con indicazione parentale fraterna, per quanto raro, non è assente nei testi biblici (compare in Tb 4,20 , cf. Tb 1,14 ),[8] e che l'identificazione esplicita di un personaggio con la parentela fraterna e non paterna è testimoniata in Mt 10,2 ; Mc 3,17 . Quest'ultimo passo mostra una struttura simile a quella usata da Luca per descrivere Giuda di Giacomo:

  • Mc 3,17: Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo
  • Lc 6,15-16: Giacomo d'Alfeo [...] Giuda (fratello) di Giacomo

A parte queste indicazioni nelle liste apostoliche, nelle quali di Giuda Taddeo viene citato solo il nome, nel NT compare solo altre due volte. In Gv 14,22, durante l'ultima cena, "Giuda (non l'Iscariota)" pone una domanda a Gesù "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". Nel secondo passo, il succitato incipit di Gd, parla di "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo".

Identificazione

Oltre alla diffusa e consolidata identificazione tra gli apostoli Giuda di Giacomo, Taddeo, e "Giuda non Iscariota", diversi studiosi hanno proposto, con maggiore o minore grado di certezza, altre identificazioni:

  • con Giuda "fratello" di Gesù (cioè cugino), fratello di Giacomo il Giusto.[9] Nessun passo biblico o delle fonti storiche antiche permette di sostenere direttamente questa identificazione, ma è una conseguenza mediata dall'affermazione "Giuda fratello di Giacomo" e dall'identificazione di Giacomo "fratello" di Gesù con l'apostolo figlio di Alfeo. Dato che anche l'apostolo Giuda, in tal caso, è figlio di Alfeo e non di san Giuseppe, i protestanti (che considerano i "fratelli" come fratelli carnali) e gli ortodossi (che li considerano figli di un precedente matrimonio di Giuseppe) rifiutano questa identificazione.
  • con Giuda Barsabba (At 15,22.27.32 ).[10] Citato solo di sfuggita in At, incaricato assieme ad altri di comunicare alla chiesa di Antiochia le disposizioni del concilio di Gerusalemme (circa 49-50 d.C.). Nessun dato neotestamentario o delle fonti successive permette di identificarlo con verosimiglianza. A favore dell'identificazione c'è l'omonimia. Di contro, Giuda era un nome relativamente diffuso all'epoca, ed appare strano che Luca lo abbia indicato con l'oscuro epiteto "Barsabba" invece dei più autorevoli "apostolo" o "fratello di Gesù".
  • con un Giuda figlio di Giacomo il Giusto,[11] che fu il terzo vescovo di Gerusalemme (Costituzioni Apostoliche 7,46 en; Panarion 66,20,1). Contro l'identificazione, che presuppone l'interpretazione "Giuda (figlio) di Giacomo" negli elenchi di Lc e At, gioca il passo di Gd1 (che dice esplicitamente "Giuda fratello di Giacomo"). Inoltre, assumendo una certa maturità di Giuda durante il ministero di Gesù (circa 28-30 d.C.), un suo episcopato dopo Simone/Simeone (morto attorno al 107) appare improbabile per motivi anagrafici.

Leggende successive

Le tradizioni riferite a Giuda Taddeo sono tardive, leggendarie e confuse, complice anche l'identificazione dell'apostolo con Tommaso e Addai. Avrebbe predicato a Edessa (Siria), o Urfa (Turchia), o Mesopotamia, o Fenicia, o Armenia, o Persia. Una tradizione armena lo vede martire a Beirut con l'apostolo Simone.

La medievale Leggenda Aurea (fine XIII sec.) tratta assieme Simone e Giuda.[12] Li considera fratelli di Giacomo (v. anche voce Fratelli di Gesù), figli di Maria di Cleofa e Alfeo, e cugini di Gesù. Cita la leggenda di Abgar e riferisce di una predicazione di Giuda in Mesopotamia e nel Ponto.

Opere

A lui sono riferite o attribuite diverse opere.

  • Lettera di Giuda (circa 80-90). Attribuita pseudoepigraficamente a "Giuda fratello di Giacomo".
  • Vangelo di Taddeo (?). Da alcuni studiosi contemporanei[13] viene citato un vangelo attribuito a Taddeo, andato perduto, che sarebbe incluso come apocrifo nel Decreto di Gelasio, ma in questo documento non ve ne è traccia.
  • Dottrina di Addai (forse IV secolo). Descrive l'evangelizzazione di Edessa e della Siria ad opera di Addai, considerato uno dei settanta discepoli, in seguito identificato con Taddeo.
  • Atti di Simone e Giuda (variamente datato tra il IV-VII secolo). Il testo è pseudoepigraficamente attribuito al leggendario Abdia, primo vescovo di Babilonia, e contenuto nella Storia Apostolica a lui riferita. Descrive predicazione, miracoli e martirio dei due apostoli in Persia e Babilonia.
  • Atti di Taddeo (III secolo). Descrive Giuda Taddeo come un ebreo originario di Edessa (Siria), che in Giudea aderì al movimento battista e quindi seguì Gesù. Tornato in patria predicò e organizzò le comunità cristiane. Morì di morte naturale a Beirut.

Devozione

I credenti invocano San Giuda, cugino di Gesù, e particolarmente quindi vicino a Gesù nella vita e sicuramente vicino anche nella gloria, per favori spirituali eccezionali.

Note
  1. Scheda relativa a San Giuda Taddeo su sangiudataddeo.net. URL consultato il 31-12-2007
  2. Zorell, 1968, s.v. שד.
  3. D, k, μ, Orig. lat.
  4. C2, L, W, Θ et al.
  5. Ilan (2002: 284).
  6. Casey (1998: 195-196); Meier (2001: 140.201-02).
  7. Bauckham (2006: 100).
  8. Tb 4,20: Γαβαήλῳ τῷ τοῦ Γαβρία; Tb1,14: καὶ παρεθέμην Γαβαήλῳ τῷ ἀδελφῷ Γαβρία.
  9. Chapman (1906: 421); De la Garenne (1928: 15-24); Sickenberger (1932: §28); Botz (1935: 57-58); Kalt (1938: 680); Collins (1944: 490); Tulaba (1950: 1713-15); Van der Mensbrugghe (1952: 492).
  10. Chapman (1906: 421).
  11. Ipotesi accennata da Ulrichs (1992: 766).
  12. Tr. inglese.
  13. P.es. Lumpkin, J.B. (2007). The Gospel of Judas: The Man, His History, His Story, p. 60; Tixeront J. (2009). A Handbook of Patrology, p. 67.
Bibliografia
  • Bauckham, R. (2006). Jesus and the eyewitnesses: the Gospels as eyewitness testimony. Cambridge: Eerdmans.
  • Botz, P.R. (1935). Jungfrauschaft Mariens im Jungfrauschaft Mariens im Neuen Testament und in der nachapostolischen Zeit: Eine dogmatisch biblische Studie. Tubinga.
  • Casey, M. (1998). Aramaic Source of Mark’s Gospel. Cambridge: Cambridge University Press.
  • Chapman, J. (1906). "The Brethren of the Lord". The Journal of Theological Studies, os-VII(27), 412-433.
  • Collins, J.J. (1944). "The Brethren of the Lord and Two Recently Published Papyri". Theological Studies, 5, 484-494.
  • De la Garenne, G.M. (1928). Le Problème Des "Frères Du Seigneur". Parigi: Parution.
  • Ilan, T. (2002). Lexicon of Jewish Names in Late Antiquity, Part 1, Palestine 330 B.C.E.-200 C.E. Tubinga: Mohr Siebeck.
  • Kalt, E. (1938). Biblisches Reallexikon, vol. 2. Paderborn: Schöningh.
  • Meier, J. P. (1991). A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus. Vol. 1: The Roots of the Problem and the Person. New York: Doubleday. Tr. it. (2001). Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Vol. 1: Le radici del problema e della persona. Brescia: Queriniana.
  • Sickenberger, J. (1932). Leben Jesu nach den vier Evangelien. Münster i.W: Aschendorff.
  • Ladislao Tulaba, Fratelli di Gesù, in Pio Paschini (a cura di), Enciclopedia Cattolica, Ente per l'Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico, Città del Vaticano, 12 voll., 1948-1954, vol. V, 1950, c. 1713-1715.
  • Ulrichs, K. F. (1992). "Judas Jakobi". Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, vol. 3. Herzberg: Traugott Bautz, 760.
  • Van der Mensbrugghe, A. (1952). "The Relatives of Our Lord". Sobornost, 3/11, 483-494.
  • Zorell, F. (1968). Lexicon Hebraicum et aramaicum veteris testamenti. Roma: PIB.
Collegamenti esterni