Sant'Umile da Bisignano
Sant' Umile da Bisignano, O.F.M. Religioso | |
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al secolo Lucantonio Pirozzo | |
Santo | |
Età alla morte | 55 anni |
Nascita | Bisignano 26 agosto 1582 |
Morte | Bisignano 26 novembre 1637 |
Vestizione | 1609 |
Professione religiosa | 4 settembre 1610 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Venerabile il | 4 ottobre 1780, da Pio VI |
Beatificazione | 29 gennaio 1882, da Leone XIII |
Canonizzazione | 19 maggio 2002, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 26 novembre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 26 novembre, n. 10:
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Sant' Umile da Bisignano, al secolo Lucantonio Pirozzo (Bisignano, 26 agosto 1582; † Bisignano, 26 novembre 1637) è stato un religioso e mistico italiano dell'Ordine dei Frati Minori.
Biografia
Nato da Giovanni Pirozzo e Ginevra Giardino e proveniente da una famiglia calabrese di modeste condizioni.
Verso il diciottesimo anno sentì la chiamata di Dio alla vita consacrata; chiamata che fu procrastinata, per varie ragioni, per nove anni, impegnandosi tuttavia in una vita più austera e fervorosa. Finalmente, a ventisette anni, entrò nell'Ordine dei Frati Minori, seguendo tutto il cammino formativo nei conventi di Bisignano (Cs) e in quello di Mesoraca (Crotone), dove fece il noviziato. Alla vestizione il nome del battesimo, Lucantonio, gli venne cambiato in Umile da Bisignano.
Nel noviziato erano preposti alla formazione dei giovani due santi religiosi: padre Antonio da Rossano come maestro e padre Cosimo da Bisignano come superiore del convento. Già durante il noviziato si distinse per la maturità spirituale e per il fervore nell'osservanza della regola. Si dedicò con slancio all'orazione e Dio fu sempre al centro dei suoi pensieri. Fu obbediente, umile, docile, condividendo con gioia i vari momenti della vita di comunità. Superate non poche difficoltà, affidandosi in modo particolare all'intercessione della Vergine, emise la professione religiosa il 4 settembre 1610.
In seguito intensificò l'impegno nella via della santità. Svolse con semplicità ed esattezza le tipiche mansioni dei religiosi non sacerdoti, quali la questua, il servizio alla mensa della comunità, la cura dell'orto e ogni altro lavoro manuale richiesto dai superiori. Moltiplicò le mortificazioni, i digiuni e lo zelo nel servizio di Dio e della sua comunità. La carità lo rese caro a tutti: ai frati, al popolo e ai poveri, che aiutava distribuendo loro quanto la Provvidenza gli dava. Gli stessi doni carismatici, che ebbe in abbondanza, li esercitò per la gloria di Dio, per la costruzione del regno di Cristo nelle anime e per la consolazione dei bisognosi.
Ebbe fin da giovane il dono di continue estasi, tanto da essere chiamato il frate estatico. Queste estasi, dal 1613, cominciarono a diventare pubbliche e furono per lui occasione di una lunga serie di prove e di umiliazioni, alle quali i superiori lo sottoposero per assicurarsi che provenissero realmente dalla sua unione con Dio e che non vi fosse inganno personale. Ma tali prove, felicemente sostenute e superate, accrebbero la fama della sua santità sia presso i confratelli, sia presso gli estranei. Fu dotato inoltre dei doni singolari del discernimento dei cuori, della profezia, di fatti straordinari e soprattutto della scienza infusa. Benché analfabeta e indotto, dava risposte sopra la Sacra Scrittura e sopra qualunque punto della dottrina cattolica, tali da far meravigliare insigni teologi. Venne interrogato al riguardo più volte, con la proposta di dubbi e obiezioni, da un'assemblea di sacerdoti secolari e regolari, presieduta dall'arcivescovo di Reggio Calabria, da alcuni professori della città di Cosenza e in Napoli dall'inquisitore Mons. Campanile, alla presenza del padre Benedetto Mandini, teatino e di altri. Ma fra Umile rispose sempre in maniera da sorprendere e convincere i suoi esaminatori.
Padre Benigno da Genova, ministro generale del suo Ordine, si fece accompagnare dall'umile frate per la visita canonica ai Frati Minori della Calabria e della Sicilia. Godette della fiducia dei Sommi Pontefici Gregorio XV e Urbano VIII, i quali lo chiamarono a Roma e, dopo averlo fatto rigorosamente esaminare nello spirito, si giovarono delle sue preghiere e dei suoi consigli in merito al governo della Chiesa. Si trattenne a Roma parecchi anni, soggiornando per pochi mesi nel convento di Sant'Isidoro degli Irlandesi, passando poi al convento di San Francesco a Ripa, dove esisteva una buona infermeria, giacché era di salute malferma. Conobbe padre Bernardo, al quale predisse l'anno in cui sarebbe diventato procuratore generale dell'Ordine, cosa che avvenne puntualmente quarant'anni dopo la morte di Umile. Soggiornò per qualche tempo anche a Napoli, nel convento di Santa Croce, dove profuse il suo impegno nel diffondere il culto del beato Giovanni Duns Scoto, particolarmente venerato nella diocesi di Nola.
Nel 1635 chiese di essere assegnato al convento di Bisignano: la morte lo colse due anni dopo, all'età di 55 anni.
Culto
Oggetto di particolare venerazione popolare sin dalla morte, i procedimenti che lo portarono all'innalzamento all'onore degli altari vennero avviati nel 1684: riconosciutane l'eroicità delle virtù, papa Pio VI gli riconobbe il titolo di Venerabile (4 ottobre 1780); con il breve apostolico del 1º ottobre 1881, Leone XIII ne autorizzò la beatificazione, avvenuta il 29 gennaio 1882. Infine, Giovanni Paolo II lo canonizzò in piazza San Pietro il 19 maggio 2002.
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