Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia

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Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia
CertosaPavia complessomonastico.jpg
Pavia, Certosa di Santa Maria delle Grazie, complesso monastico
Altre denominazioni Certosa di Pavia
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Lombardia
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lombardia
Provincia Pavia
Comune Certosa di Pavia (comune)
Diocesi Pavia
Religione Cattolica
Indirizzo Via del Monumento, 4
27012 Certosa di Pavia (PV)
Posta elettronica info@certosadipavia.com
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Stato italiano
Oggetto tipo Certosa
Dedicazione Maria Vergine
Sigla Ordine fondatore O.Cart.
Sigla Ordine qualificante O.Cart.
Sigla Ordine reggente O.Cist.
Fondatore Gian Galeazzo Visconti
Data fondazione 27 agosto 1396
Architetti Bernardo da Venezia (progetto originario)
Giacomo da Campione (progetto originario)
Filippino degli Organi (costruzione degli ambienti monastici)
Andriolo da Inzago (costruzione degli ambienti monastici)
Giovanni Solari (ampliamento del complesso)
Guiniforte Solari (ampliamento del complesso e chiostri)
Giovanni Antonio Amadeo (rifacimento del progetto)
Gian Giacomo Dolcebuono (rifacimento del progetto)
Cristoforo Lombardo (completamento della facciata)
Stile architettonico Gotico, rinascimentale, manierismo
Inizio della costruzione 1396
Completamento XVI secolo
Data di consacrazione 3 maggio 1497
Coordinate geografiche
45°15′25″N 9°08′53″E / 45.257, 9.148 Stemma Lombardia
Mappa di localizzazione New: Lombardia
Certosa
Certosa
Milano
Milano
Pavia
Pavia

La Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia (in latino, Gratiarum Chartusia), comunemente nota come Certosa di Pavia, è un complesso monastico, situato nell'omonimo comune in provincia di Pavia, che ospitò un monastero certosino, attualmente affidato all'Ordine cistercense: è uno dei più conosciuti monumenti italiani.

Storia

Dalle origini al Quattrocento

Benedetto Briosco, Fondazione della Certosa di Pavia (1501)

Il 20 novembre 1394, Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), duca e signore di Milano, in un messaggio aveva annunciato alla comunità senese dei certosini la decisione di costruire un monastero quam solemnius et magis notabile poterimus da affidare al loro Ordine, situato al limite settentrionale del parco annesso al Castello di Pavia ("iuxta Papiam, on viridario suo"), in località detta Torre del Mangano. Il 27 agosto 1396, poneva la prima pietra della Certosa, con la quale dava inizio alla realizzazione di un grandioso complesso monastico, spinto principalmente, sembra, dal voto espresso nel testamento del 1390 della sua seconda moglie Caterina Visconti (1362-1404). Infatti, già nel dicembre 1393, il Duca aveva donato vasti possedimenti - che incrementò con il testamento del 1397 - i cui redditi destinava sia all'edificazione, sia alla dotazione della Certosa, che avrebbe accolto le sue spoglie e quelle della sua famiglia.

Dal modellino scolpito nella decorazione di un capitello nel Chiostro grande si può comprendere quale fosse il progetto originario della chiesa di Bernardo da Venezia e Giacomo da Campione (†1398); architetto, quest'ultimo, impegnato nella costruzione del Duomo di Milano, edificio con il quale la Certosa ebbe sempre un ravvicinato confronto stilistico e strutturale. Gian Galeazzo Visconti, inoltre, affiancò ai progettisti sia gruppi di tecnici per controllare il procedere dei lavori e risolvere le varie problematiche che man mano insorgevano, sia gli stessi monaci per rispondere concretamente alle diverse esigenze della loro particolare forma di vita monastica. Nel sito destinato alla Certosa sorse così un enorme cantiere che tra progettisti, artisti, artigiani e operai impegnava circa trecento persone.

Il 3 settembre 1402, Gian Galeazzo Visconti morì a Melegnano, dopo aver aggiunto, nei giorni della sua malattia, un codicillo al testamento del 1397 con cui obbligava il primogenito Giovanni Maria (1388-1412) ad assegnare un nuovo reddito di 10.000 fiorini alla fabbrica della Certosa. La sospensione dei lavori per la morte del Duca ne compromise la realizzazione del progetto originario. Da più parti, inoltre, si accamparono diritti sui possedimenti donati ai monaci, mentre il figlio si mostrò più volte irrispettoso della volontà paterna.

Negli anni seguenti, su progetto di Filippino degli Organi (†1450) e Andriolo da Inzago, si procedette alla costruzione delle celle e alla definizione iniziale della sala capitolare, della biblioteca, del refettorio e della sacrestia, mentre venne rimandata alla fine dei lavori, per varie concause, la costruzione della chiesa che in quel tempo si presentava realizzata alle sole fondamenta facta et completa usque ad superficiem terrae equaliter et ad livellum.

Alla morte di Giovanni Maria avvenuta il 16 maggio 1412, il nuovo duca Filippo Maria (1392-1447) confermò le donazioni, i privilegi e le esenzioni già concesse da Gian Galeazzo e dava nuovo impulso ai lavori.

Francesco Sforza (1401-1466), fattosi riconoscere come legittimo successore dei Visconti, riconfermò ai monaci le donazioni e i privilegi già loro precedentemente concessi e inviò alla Certosa l'architetto Giovanni Solari, soprintendente della fabbrica del Duomo di Milano, che diresse il cantiere della Certosa, dal 1428 al 1462, fino al completamento di gran parte del complesso monastico, il quale nel 1450 riprese e modificò il progetto della chiesa, che fu finalmente - a eccezione della facciata - completato.

Nel 1453 risulta presente alla Certosa il figlio di Giovanni, Guiniforte Solari, che dopo aver collaborato per alcuni anni con il padre, assunse nel 1462 la direzione dei lavori e al quale toccò il compito di dar vita al progetto paterno, anche se il suo contributo si estese alla decorazione dei chiostri.

Nel 1473 iniziò la costruzione della facciata della chiesa. Nell'ottobre dello stesso anno, infatti, i religiosi affidavano l'esecuzione dell'apparato decorativo agli scultori Cristoforo e Antonio Mantegazza che s'impegnavano a eseguire totam fazatam... ac portam cum fenestris et aliis laboreriis pro ipsa fazata...de marmore albo e nell'agosto dell'anno successivo a questi due artisti venne affiancato, non senza polemiche, Giovanni Antonio Amadeo (1447-1522).

Nel 1474 le spoglie di Gian Galeazzo Visconti furono traslate nella chiesa della Certosa.

Giovanni Antonio Amadeo divenuto direttore dei lavori nel 1491, dopo il difficile periodo di collaborazione con i fratelli Mantegazza, si assunse l'impegno di completarla da terra sino al primo corridoio..., rielaborando il progetto del Solari con la collaborazione di Gian Giacomo Dolcebuono (1445 ca.-1510), e, forse, di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (autore di gran parte della decorazione pittorica interna), accentuando le linee orizzontali della struttura rispetto all'elevazione verticale.

Il 3 maggio 1497 la chiesa venne consacrata pur risultando ancora in costruzione la monumentale facciata: un dipinto murale raffigurante Gian Galeazzo Visconti con i figli presenta a Maria Vergine il modello della Certosa (1492-1495) dello stesso Bergognone, nel catino absidale del transetto destro, documenta che il rivestimento marmoreo era completato solo fino alla loggetta del primo ordine (mancava però il portale, che sarebbe stato aggiunto nel 1501-1506) e il prospetto stesso risulta modificato rispetto all'originario disegno dei Solari.

Dal Cinquecento al Settecento

Tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo gli eventi politici e bellici che sconvolsero Milano e la Lombardia allontanarono gli artisti e gli artigiani che lavoravano al cantiere del complesso monastico. I monaci certosini, inoltre, avevano ottenuto, nel 1514, di poter edificare altre trentasei celle e trasformare, reducere ad modernam consuetudinem, a discapito della severa unità della primitiva costruzione, le prime 24 celle e gli altri edifici del monastero.

Dopo il trattato di Bologna del 1530 che sancì il dominio spagnolo in Lombardia, la Certosa godette di un periodo di pace che fu il presupposto per un'altra lunga e importante stagione artistica. Infatti, nel 1549 furono ripresi i lavori nella facciata della chiesa, secondo il nuovo progetto di Cristoforo Lombardo, venne curata la stampa dei codici miniati e la realizzazione degli arredi sacri, fu costruito il nuovo altare maggiore e il tramezzo marmoreo che separa il coro dei monaci dal transetto. La Certosa, inoltre, si arricchì, nel 1564, del Monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1497-1499), scolpito da Cristoforo Solari, inizialmente destinato alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano.

Anche il secolo successivo vide la Lombardia teatro, per periodi più o meno lunghi, di guerre, devastazioni, saccheggi, carestie, pestilenze causate dal passaggio degli eserciti invasori. Tristemente nota per la descrizione fattane da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, la pestilenza causata dalla seconda guerra del Monferrato (1627-1631) che infierì anche nsulla comunità certosina provocando circa 14 mila vittime tra i religiosi. Nei periodi di pace nel complesso si continuò a lavorare, restaurare e decorare: fu ristrutturata la sacrestia nuova e il Palazzo Ducale, si rinnovarono gli altari delle cappelle, furono realizzate le cancellate in bronzo e ferro battuto e scolpite le colossali statue allineate a fianco delle navate minori della chiesa.

All'inizio del XVIII secolo, con il Trattato di Utrecht del 1713 e la Pace di Rastadt del 1714 che ponevano fine alla guerra di successione spagnola, il Ducato di Milano passò sotto il dominio dell'Austria. E poco più di un cinquantennio più tardi, mentre la Lombardia sotto l'impulso di un illuminismo particolarmente vigoroso operava riforme in campo culturale-economico-fiscale, la Certosa accusava il colpo più duro della sua lunga storia: l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (1741-1790), decretava, nel 1782, la soppressione degli ordini contemplativi. Con la partenza dei monaci il complesso perse il suo valore umano e spirituale di ricca e secolare testimonianza di vita silenziosamente operosa e divenne un monumento senza vita.

Dall'Ottocento a oggi

Nel 1784, la Certosa fu affidata ai cistercensi e nel 1796 ai carmelitani scalzi, anche se nel 1810, con la soppressione di tutti gli ordini religiosi, voluta da Napoleone, venne completamente abbandonata: queste vicende degradarono il monastero e portarono alla dispersione di parte del suo patrimonio artistico. Tra le opere rimosse si ricordano:

Certosa di Pavia, complesso monastico

Su interessamento di alcuni nobili milanesi, i certosini rientrarono nel monastero nel 1843, per restarvi sino al 1866, quando anche lo Stato italiano soppresse a sua volta gli ordini religiosi. Nel 1881 la Certosa passò sotto la tutela del Ministero della Pubblica Istruzione.

All'indomani dei Patti Lateranensi, il papa Pio XI decise di affidare il monastero nuovamente all'Ordine certosino e, dopo decenni di abbandono, nel 1932 i monaci tornarono ad abitare alla Certosa.

Nel 1947 i certosini lasciarono il complesso monastico che rimase chiuso fino al 1949, quando vi si insediarono nuovamente i carmelitani che vi risiedettero fino al 1961.

Dal 10 ottobre 1968 a oggi dimorano presso la Certosa i monaci cistercensi, che grazie alla loro presenza hanno ridato vita all'antico monastero, portandolo a essere di nuovo un punto di riferimento spirituale e culturale per tante persone che vi giungono ogni giorno.

Il 21 aprile 1995, papa Giovanni Paolo II ha elevato la chiesa della Certosa alla dignità di Basilica minore.[3]

Descrizione

La Certosa, eccettuata l'impressione di magnificenza e di ricchezza voluta dai Visconti, interpreta perfettamente lo schema tipico dei complessi monastici certosini, descritto nel 1130 nelle Consuetudines Domus Cartusiae, che prevedeva che la vita dei monaci si svolgesse intorno ai due chiostri: su quello grande affacciavano le celle, distinte e distanziate, dove essi esercitavano la "scuola" di solitudine dedicandosi al lavoro manuale, alla lectio divina o alla meditatio; su quello piccolo si concentravano tutti i momenti vita comune e ad esso era collegata la chiesa, alle cui funzioni liturgiche erano ammessi i soli monaci.

Certosa di Santa Maria delle Grazie, pianta
Legenda: 1 - Vestibolo; 2 - Piazzale; 3 Basilica; 4 - Sacrestia vecchia; 5 - Sacrestia del lavabo; 6 - Palazzo Ducale (Museo); 7 - Sacrestia nuova; 8 - Chiostro piccolo; 9 - Refettorio; 10 - Biblioteca; 11 - Chiostro grande

Intorno alla Certosa si estendeva la parte riservata ai conversi che, pur rispettando alcune regole di vita claustrale, conservavano i contatti con il mondo esterno provvedendo alle esigenze contingenti del monastero stesso; era a loro riservata la gestione delle grange (aziende agricole).

Vestibolo

Il vestibolo (1), preceduto da un fossato, che corre intorno alle mura claustrali, è composto da due ambienti. Nel primo si notano:

Piazzale

Sul piazzale (2), nel lato orientale, prospetta la scenografica facciata della chiesa; a sud, la foresteria o Palazzo Ducale (6, oggi sede del Museo della Certosa), costruito da Francesco Maria Ricchino intorno al 1625; nel lato occidentale a sinistra, è situata l'antica farmacia; sul lato settentrionale, sono posti i laboratori e le officine dei monaci con antichi strumenti, fra cui si nota:

Basilica di Santa Maria delle Grazie

Esterno

Basilica di Santa Maria delle Grazie

La facciata della basilica (3), capolavoro della scultura rinascimentale e manierista, si presenta articolata in due ordini suddivisi dalla loggia centrale.

Nell''ordine inferiore, iniziato nel 1473 da Guiniforte Solari e continuato nel 1491 da Giovanni Antonio Amadeo e Gian Giacomo Dolcebuono, è più evidente la presenza di elementi decorativi. L'attribuzione delle sculture è ancora oggi oggetto di grande dibattito fra gli studiosi, sia per la carenza di documenti, sia per la compresenza e la collaborazione di diversi artisti sugli stessi soggetti.

La zoccolatura ha una decorazione con bassorilievi che presentano:

Al centro si apre lo splendido portale, realizzato tra il 1501 e il 1506 da Benedetto Briosco che aiutato da collaboratori, vi scolpì a rilievo alcune scene raffiguranti:[6]

Benedetto Briosco e aiuti, Portale (1501-1506), marmo

Ai lati del portale si aprono quattro bifore a candelabro eseguite intorno al 1497 dall'Amadeo e aiuti, con acroteri rappresentati:

L'ordine superiore venne realizzato tra il 1540 e il 1560 da Stefano Lombardo; si compone, oltre la loggia, di edicole a pinnacolo, lunette e bifore, ed è aperta al centro da un ampio oculo, forse impropriamente raccordato con il resto dell'apparato decorativo. Le 70 statue e gli altorilievi che la gremiscono appartengono a vari artisti attivi nel cantiere tra il XV e XVI secolo. Tra questi si notano:

Interno

La chiesa (3), orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una pianta a croce latina a tre navate divise da pilastri polistili che sorreggono alte volte crociera, d'impronta gotica paragonabile al Duomo di Milano. Inoltre, l'aula liturgica, conformemente alla tradizione certosina, è articolata in due parti ben distinte, divise trasversalmente da un tramezzo, una destinata ai conversi e un'altra ai monaci.

I capitelli a fogliami dei pilastri furono intagliati nel 1464 da Giovanni da Cairate e Antonio da Lecco; le volte decorate con dipinti murali ad affresco da Ambrogio e Bernardino Bergognone, Jacopo de' Mottis e altri. Lungo le navate minori si aprono due file di cappelle, mentre alle pareti laterali si notano:

Ambrogio da Fossano, Bifore illusionistiche con busti di conversi certosini affacciati (1492-1494), affreschi

Lungo la navata sinistra si aprono sette pregevoli cappelle:

Nel transetto sinistro si possono ammirare:

Dal transetto sinistro, si accede alla Sacrestia vecchia (4), dove all'interno si ammirano:

All'incrocio tra il transetto e la navata s'innalza il tiburio ottagonale con la grande guglia marmorea, aperto da loggetta decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1599 da Pietro Sorri e Alessandro Casolani, mentre le sculture collocate sui pennacchi furono realizzate nel 1478 da Giovanni Antonio Amadeo.

Il presbiterio, spazio liturgico riservato ai soli monaci, è separato dal transetto da un tramezzo marmoreo del 1578, eseguito da Bernardino Robbiano, su disegno di Martino Bassi, che presenta:

Basilica di Santa Maria delle Grazie, Altare maggiore e coro dei monaci

All'interno del presbiterio si notano:

Dal transetto destro, si accede a un pregevole ambiente, chiamato Sacrestia del lavabo (5), dove all'interno si ammirano:

Ambrogio da Fossano, Gian Galeazzo Visconti con i figli presenta a Maria Vergine il modello della Certosa (1492-1495), affresco

Nel transetto destro si possono ammirare:

Lungo la navata destra si aprono sette pregevoli cappelle:

Sacrestia nuova

Per una porta nel terminale del transetto destro si accede alla Sacrestia nuova (7), costruita alla fine del XVI secolo, unificando due ambienti costruiti nel 1425 che ospitavano la sala capitolare e la biblioteca.[49] All'interno sono custoditi:

Chiostro piccolo

Chiostro piccolo

Dal transetto destro si accede al lato orientale del Chiostro piccolo (8) attraverso una portale marmoreo riccamente decorato che presenta:

Il Chiostro piccolo, uno degli ambienti più suggestivi della Certosa, attorno al quale si dispongono gli ambienti della vita in comune quali la chiesa, la sacrestia, sala capitolare, il refettorio e la biblioteca; venne realizzato intorno al 1460 su un progetto elaborato da Guiniforte Solari: è circondato da un portico ad arcate su colonne con pregevoli capitelli e pieducci scolpiti nel 1461-1464 da maestranze lombarde.[51] La splendida decorazione in terracotta, che ricopre le ghiere dei 50 archi, i pennacchi e il cornicione, venne probabilmente eseguita da Rinaldo de' Stauris su disegni di Giovanni Antonio Amadeo, Francesco Solari e Cristoforo Mantegazza, raffigura:

Nel lato meridionale è ubicato:

Refettorio dei Monaci e biblioteca

Dal Chiostro piccolo si accede all'ampio Refettorio dei Monaci (9), edificato nel XV secolo, dove si notano:[53]

Chiostro grande e celle dei monaci

Per un passaggio che si apre sul lato meridionale del Chiostro piccolo si entra nell'ambiente già adibito a biblioteca (10), dove si conservano - nonostante la dispersione dell'intero patrimonio librario della Certosa a seguito delle soppressioni ecclesiastiche - interessanti corali e antifonari, tra i quali in particolare si ricorda:[54]

Chiostro grande

Da un corridoio, posto sul lato meridionale del Chiostro piccolo, si accede a quello grande (11, m 125 x 102), circondato da un portico di 122 arcate su colonne con pregevoli capitelli e pieducci simili all'altro, e con una splendida decorazione in terracotta plasmata da Rinaldo de' Stauris su disegni di Giovanni Antonio Amadeo, Francesco Solari e Cristoforo Mantegazza.[55] Su tre lati del portico si aprono le 24 celle-casette dei monaci, distinte e distanziate, dove essi si dedicavano nella solitudine alla preghiera e al lavoro manuale. Accanto alle porte d'accesso delle celle si conservano i finestrini per le ruote per il passaggio delle vivande.[56] Le celle disposte su due livelli presentano:

  • al piano terra, due ambienti (laboratorio e legnaia), portico e orto-giardino che il certosino stesso coltivava;
  • al primo piano, studio, camera da letto con inginocchiatoio e loggia.
Note
  1. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Polittico di Perugino su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  2. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 29.10.2019
  3. Basiliche minori in Italia
  4. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 23.10.2019
  5. Ibidem . URL consultato il 23.10.2019
  6. Ibidem . URL consultato il 24.10.2019
  7. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Dipinto murale raffigurante conversi certosini affacciati su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  8. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.10.2019
  9. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Polittico di Perugino su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  10. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.10.2019
  11. Ibidem . URL consultato il 24.10.2019
  12. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Paliotto di San Michele su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  13. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.10.2019
  14. Ibidem . URL consultato il 24.10.2019
  15. Ibidem . URL consultato il 24.10.2019
  16. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Vetrata raffigurante Santa Caterina d'Alessandria su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  17. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.10.2019
  18. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Dipinti murali raffiguranti Storie della Vergine su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  19. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.10.2019
  20. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Vetrata raffigurante il Presepio su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  21. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 26.10.2019
  22. Elisa Curti, Opera d'arte presepio di Foppa Vincenzo ( 1427 ca.- 1515 ca.), a Certosa di Pavia su beni-culturali.eu. 2011. URL consultato il 26.10.2019
  23. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Dipinto murale raffigurante l'Uomo dei Dolori su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  24. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 26.10.2019
  25. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Candeliere di Annibale Fontana su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  26. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  27. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Trittico in avorio degli Embriachi su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 27.10.2019
  28. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Statua di Santa Maria Maddalena ai piedi di Cristo crocifisso su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  29. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Altare maggiore su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 25.10.2019
  30. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Ciclo del coro di Daniele Crespi su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 25.10.2019
  31. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 25.10.2019
  32. Ibidem . URL consultato il 25.10.2019
  33. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Coro ligneo su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 25.10.2019
  34. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 25.10.2019
  35. Ibidem . URL consultato il 27.10.2019
  36. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Lavabo della Sacrestia su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  37. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  38. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Dipinto murale raffigurante la Madonna con Bambino (Madonna del velo) su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  39. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Polittico di Macrino d'Alba su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 26.10.2019
  40. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 26.10.2019
  41. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Pala d'altare raffigurante la Crocefissione su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 27.10.2019
  42. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.10.2019
  43. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Paliotto con Deposizione di Cristo nel sepolcro su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 27.10.2019
  44. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.10.2019
  45. Ibidem . URL consultato il 27.10.2019
  46. Ibidem . URL consultato il 27.10.2019
  47. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Paliotto con insegne pontificali con vasi di fiori e uccelli su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 27.10.2019
  48. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.10.2019
  49. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Sacrestia Nuova su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  50. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.10.2019
  51. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Chiostro piccolo su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  52. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 28.10.2019
  53. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Refettorio su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  54. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Biblioteca su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  55. Museo della Certosa di Pavia (a cura di), Chiostro grande su museo.certosadipavia.beniculturali.it. 4 ottobre 2005. URL consultato il 28.10.2019
  56. In origine i cibi venivano preparati dal monaco stesso nella cella, ma a partire dal 1276 il Capitolo generale aveva disposto che le certose si dotassero di cucine e di spazi adeguati per la preparazione comunitaria dei pasti, per questo a partire dal XIII secolo vennero introdotte le ruote per il passaggio delle vivande.
Bibliografia
  • AA.VV., La Certosa di Pavia, Torchio de' Ricci, Pavia, 1996
  • Paola Bernardi, La Certosa di Pavia, De Agostini, Novara, 1981
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Voci correlate
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